L onomastica femminile nel ducato di Napoli : l esempio di Maria - article ; n°2 ; vol.106, pg 641-651
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L'onomastica femminile nel ducato di Napoli : l'esempio di Maria - article ; n°2 ; vol.106, pg 641-651

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes - Année 1994 - Volume 106 - Numéro 2 - Pages 641-651
Matteo Villani, L'onomastica femminile nel ducato di Napoli : l'esempio di Maria, p. 641-651.
Un'indagine sul patrimonio onomastico in uso nella Napoli ducale può illustrare un aspetto non marginale del particolarismo napoletano nell'Alto Medioevo. Tanto più è interessante l'indagine, anche a fini comparativi, per i nomi propri femminili, data l'alta presenza di donne nelle carte napoletane d'età ducale, superiore a quella che si ha in molti altri fondi coevi.
Lo spoglio della documentazione, evidenziando il carattere cristiano e greco-latino dell'onomastica femminile napoletana, chiusa all'influenza germanica, ha rivelato l'ampia prevalenza di pochi nomi, tra cui, soprattutto, Maria (27-30% del totale). Questo nome è présente anche in altre aree all'epoca, soprattutto nelle zone rimaste legate a Bisanzio, ma non raggiunge mai i livelli napoletani. La fortuna del nome a Napoli trova forse una spiegazione nel culto, intorno al IX secolo, di s. Maria Egiziaca, culto a carattere penitenziale che, ponendo Napoli come un ponte tra Oriente e Occidente, può aver trovato buona diffusione nella città, dove erano note numerose forme di devozione legate all'intercessione dei santi in favore dei peccatori.
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Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1994
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Langue Italiano

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Matteo Villani
L'onomastica femminile nel ducato di Napoli : l'esempio di Maria
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 106, N°2. 1994. pp. 641-651.
Riassunto
Matteo Villani, L'onomastica femminile nel ducato di Napoli : l'esempio di Maria, p. 641-651.
Un'indagine sul patrimonio onomastico in uso nella Napoli ducale può illustrare un aspetto non marginale del particolarismo
napoletano nell'Alto Medioevo. Tanto più è interessante l'indagine, anche a fini comparativi, per i nomi propri femminili, data l'alta
presenza di donne nelle carte napoletane d'età ducale, superiore a quella che si ha in molti altri fondi coevi.
Lo spoglio della documentazione, evidenziando il carattere cristiano e greco-latino dell'onomastica femminile napoletana, chiusa
all'influenza germanica, ha rivelato l'ampia prevalenza di pochi nomi, tra cui, soprattutto, Maria (27-30% del totale). Questo nome
è présente anche in altre aree all'epoca, soprattutto nelle zone rimaste legate a Bisanzio, ma non raggiunge mai i livelli
napoletani. La fortuna del nome a Napoli trova forse una spiegazione nel culto, intorno al IX secolo, di s. Maria Egiziaca, culto a
carattere penitenziale che, ponendo Napoli come un ponte tra Oriente e Occidente, può aver trovato buona diffusione nella città,
dove erano note numerose forme di devozione legate all'intercessione dei santi in favore dei peccatori.
Citer ce document / Cite this document :
Villani Matteo. L'onomastica femminile nel ducato di Napoli : l'esempio di Maria. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome.
Moyen-Age, Temps modernes T. 106, N°2. 1994. pp. 641-651.
doi : 10.3406/mefr.1994.3393
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9883_1994_num_106_2_3393MATTEO VILLANI
L'ONOMASTICA FEMMINILE NEL DUCATO
DI NAPOLI : L'ESEMPIO DI MARIA *
Un aspetto non marginale del particolarismo napoletano nell'Alto
Medioevo riguarda le caratteristiche peculiari dell'onomastica cittadina,
rilevabili attraverso la superstite documentazione edita. Il problema non è
del tutto nuovo. Infatti le prime osservazioni di antroponimia napoletana
ai tempi del ducato, intorno alla precoce diffusione dei cognomi, di cui ci
occuperemo solo marginalmente, risalgono al 1845, ad opera dei curatori
dei Regii Neapolitani archivi monumenta1. Ma ci sembra che non sia fuor di
luogo anche un discorso sui nomi propri, che pure avevano caratteristiche
particolari, come può osservare chiunque abbia in mente la documentaz
ione napoletana, dove si vedono ben altri nomi rispetto a quelli diffusi a
Salerno, Capua e Benevento (si pensi solo ai presenti nelle cronotassi
dei duchi napoletani e dei principi longobardi). Solo recentemente questi
problemi sono stati affrontati dal punto di vista storico in un breve articolo
di Stefano Palmieri sull'influenza gotica a Napoli2. L'argomento non è di
poco peso, riguardando il difficile e delicato rapporto tra onomastica e
reminiscenze di insediamenti etnici, ma esula dal tema di questo contri
buto, che cerca invece di porre le basi di un discorso sull'onomastica femm
inile3.
* Una prima stesura di questa comunicazione è stata letta al seminario su //
particolarismo della Napoli ducale il 6 dicembre 1993 presso l'École française de
Rome. Si ringraziano i proff. Jacques Dalarun e Jean-Marie Martin per gli utili sug
gerimenti e per aver ospitato la versione definitiva del testo in questo numero dei
MEFRM.
1 Regii Neapolitani archivi monumenta edita et illustrata, 6 vol., Napoli, 1845-61
(d'ora in poi RNAM), qui voi. I, p. 20. Ma sui cognomi napoletani ci riserviamo di
approfondire il discorso in uno studio successivo.
2 S. Palmieri, Reminiscenze gotiche nelle fonti napoletane d'età ducale, in Koi-
nonia, 6, 1982, p. 61-72, che osserva come nomi di tradizione gotica (Aligerno, Teo
dorico) siano presenti nelle carte napoletane ancora nei secoli X-XI.
3 Sui problemi riguardanti l'antroponimia femminile v. ora Genèse médiévale
de l'anthroponymie moderne, a cura di M. Bourin e P. Chareille, II/2, Tours, 1992.
MEFRM - 106 - 1994 - 2, p. 641-651. 642 ΜΑΤΓΕΟ VILLANI
Infatti l'onomastica femminile può essere ben studiata nelle carte
napoletane, più che nella documentazione di altre aree della Campania ο
dell'Italia medioevali, essendo molto alto il numero delle donne che incon
triamo nei documenti privati della Napoli ducale. Ciò dipende da una serie
di fattori ben noti. Di questi bisogna in primo luogo considerare la concen-
trazione di monasteri femminili nella città4, ma non si devono dimenticare
alcune particolarità giuridico-sociali della zona. In proposito non pen
siamo soltanto alla maggiore capacità giuridica della donna secondo il
diritto romano, vigente a Napoli5, ma anche al carattere consortile della
proprietà fondiaria nel ducato6. Ciò comportava che nelle transazioni
riguardanti i fondi cointestati fossero presenti, insieme ai loro mariti e
parenti, tutte le donne delle famiglie coinvolte nell'azione giuridica. Per
tanto, partecipando le donne napoletane alla gestione del patrimonio fon
diario, vendendo, comprando ο prendendo a livello terra insieme ai loro
mariti e parenti, è possibile condurre une ricerca ben documentata. Inoltre
i risultati napoletani, comparati con la situazione di altre aree, possono
fornire lumi sulle costanti di lungo periodo dell'onomastica femminile, qui
verificabili per il carattere conservativo di alcuni aspetti della società napol
etana, poco sensibile a influssi esterni. Infatti molti nomi di persona citta
dini si rifanno a modelli tardo-antichi, come, d'altro canto, la terminologia,
altrettanto conservativa, delle cariche amministrative e politiche che regge
vano le sorti del ducato, egemonizzato dalla militia Neapolitana1 .
Partiamo intanto da una prima schedatura, che comprende i nomi
femminili registrati nei Regesta Neapolitana, raccolti da Bartolommeo
4 Per questo e altri caratteri originali della vita religiosa nella Napoli ducale v.
sempre N. Cilento, La Chiesa di Napoli nell'alto medioevo, in Storia di Napoli, II,
Napoli, 1969, p. 641-735, qui p. 648 sg.
5 Al fattore giuridico è data molta importanza in A. Guillou, L'Italia bizantina
dalla caduta di Ravenna all'arrivo dei Normanni, in Storia d'Italia, diretta da
G. Galasso, III, Torino, 1983, p. 3-128, qui p. 94-6, ma cfr., per un'area simile a
Napoli, P. Delogu, // ducato di Gaeta dal IX all'XI secolo. Istituzioni e società, in
Stona del Mezzogiorno, II, Napoli, 1988, p. 189-236, qui p. 213.
6 G. Cassandro, // ducato bizantino, in Storia di Napoli, II, cit., p. 1-408, qui
p. 234. Un esempio di gruppo consortile, a Casapicta, che divide i suoi beni col
monastero dei SS. Sergio e Bacco, è in RNAM, II, n. 63, p. 27 sg., a. 952. V. anche le
indicazioni di confine designate con un cognome, come clausuria de UH Spicarelli ο
terra de UH Colaflammoli in RNAM, III, p. 75, a. 988 ο la menzione degli heredum de
UH medici in RNAM, IV, n. 310, p. 125, a. 1019.
7 Cassandro, op. cit., p. 191 sg. e C. Russo Mailler, // ducato di Napoli, in
Storia del Mezzogiorno, II, cit., p. 341-405, qui p. 343. Tuttavia l'egemonia della
militia, formata principalmente da proprietari terrieri, non esclude che nella città vi
fosse anche una certa mobilità sociale (Cassandro, op. cit., p. 235 sg.). L'ONOMASTICA FEMMINILE NEL DUCATO DI NAPOLI 643
Capasso nei suoi Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia& ,
affiancata dallo spoglio delle carte edite integralmente, ma purtroppo
senza indici, nei Regii Neapolitani archivi monumenta9, già comunque rege-
state dal Capasso. Da quanto appare nei regesti capassiani, vediamo che, in
una documentazione che copre più di due secoli (912-1139) con 681 carte, il
nome di Maria è di gran lunga il più diffuso tra i nomi femminili. Tra le
338 donne che compaiono negli indici del Capasso, che raccolgono logica
mente solo i nomi citati nei regesti, ma non tutti quelli presenti nei docu
menti, il nome di Maria è attestato ben 93 volte (cioè copre il 27,5% della
documentazione). è seguita da Anna (43 attestazioni, pari al 12,7%),
Drosu (26 attestazioni, pari al 7,6%), Theodonanda, che compare 21 volte,
pari al 6,2%, cui seguono Euphimia ed Eupraxia (15 volte cadauna, equival
enti al 4,4%). In tutto questi sei nomi coprono il 50,2% del campione.
Risultati abbastanza simili si ottengono dallo spoglio delle carte edite int
egralmente nei RNAM. Esse sono utili per allargare il margine di copertura
della nostra ricerca, che così si estende anche a personaggi non citati dai
regesti di Capasso, come i confinanti e tutti i componenti dei gruppi cons
ortili, ma pongono problemi di omogeneità statistica. Infatti i RNAM
offrono documentazione più numerosa per il secolo X che per il periodo
successivo, meno noto in assoluto e, comunque, conosciuto soprattutto
attraverso fondi, come quello di S. Gregorio Armeno, di cui non dispo
niamo dell'edizione integrale10. Ad ogni modo, nelle carte edite nei RNAM

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