Problematicità della Germania tacitiana - article ; n°1 ; vol.22, pg 5-19
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Problematicità della Germania tacitiana - article ; n°1 ; vol.22, pg 5-19

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Description

Publications de l'École française de Rome - Année 1974 - Volume 22 - Numéro 1 - Pages 5-19
15 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1974
Nombre de lectures 92
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

Luigi Alfonsi
Problematicità della Germania tacitiana
In: Mélanges de philosophie, de littérature et d'histoire ancienne offerts à Pierre Boyancé. Rome : École Française
de Rome, 1974. pp. 5-19. (Publications de l'École française de Rome, 22)
Citer ce document / Cite this document :
Alfonsi Luigi. Problematicità della Germania tacitiana. In: Mélanges de philosophie, de littérature et d'histoire ancienne offerts à
Pierre Boyancé. Rome : École Française de Rome, 1974. pp. 5-19. (Publications de l'École française de Rome, 22)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1974_ant_22_1_1663Luigi Alfonsi
PROBLEMATICITÀ DELLA « GERMANIA » TACITIANA
La « Germania » di Tacito rimane per noi un enigma: come un mi
stero è sempre per noi l'anima germanica. Bisogna dare atto realmente
a Tacito non solo, come già Grimm osservò (x) e recentemente il Drexler
precisò (2), di aver tenuto per così dire a battesimo le due grandi forze
storiche destinate a dominare l'avvenire, cioè il Germanesimo e il Cri
stianesimo; ma ancor più di aver inteso del primo la profonda essenza
problematica. Ogni volontà di caratterizzazione assoluta svanisce e non
resiste alla più rigorosa analisi. L'opera è un documento umano del
dramma di Tacito, che nella certezza scientifica — la ricerca etnografica
e storico-geografica — vorrebbe placare le angosce suscitate dalla proble
matica etico-politica dell'« Agricola » in cui la « barbarie » è ancor da
conquistare, e il conquistare è il merito principale del romano e il sigillo
del capo. La « Germania », proprio nell'assoluta priorità accordata all'i
mpostazione scientifica del problema fondamentale, trascurando ο riducendo
a strettissimi margini i problemi collaterali della libertà, della cultura,
dell'educazione, vorrebbe essere quasi una catarsi nell'assoluto della
scienza. Ma anche qui rinascono i più inquietanti interrogativi, primo:
si è proposto, recentemente, il quesito se sia la libertas il discriminante
tra civiltà e barbarie, e come essa vada intesa. Secondo: Tacito apprezza
(o condanna) soprattutto la civiltà — cioè per allora (e forse non solo
per allora) la civiltà romana — ο viceversa la barbarie? Dunque, confer
mata la sua fedeltà, sia pure per accenni, alla sua impostazione del pro
blema della diretta educazione nei primissimi anni (e. 20,1 sua quemque
mater uberibus alit nee ancillis aut nutricibus delegantur = Agricola 4, 2
in Jiuius sìnu indulgentiaque educatus (3) = Dialogus 28, 4 ss. e 29, 1-2),
i1) Si veda il giudizio di G. Grimmin, in C. Giarratano, Cornelio Tacito, Roma 1941,
pag. 56.
(2) H. Drexler, Die Germania des Tacitus, Gymnasium 1952, pp. 52-70; P. Trêves,
Sperarne e disperazione in Tacito, saggio introduttivo agli Annales tradotti da
Λ. Hindi, Milano, 1960; Id., Milano, 1968. N. I. Barbu, Concetti di Tacito
sulla morale e sulla politica, in Quaderni dell'Umanesimo, 1974, pp. 121-130.
(3) E per il significato educativo di molte parti dell'Agricola, si veda ora G. Margot
Streng, Agricola - Das Vorbild römischer Statthalterschaft nach dem Urteil des Tacitus,
Bonn 1970, passim. 6 LUIGI ALFONSI
si deve convenire che il problema centrale rimane per Tacito quello di
valutare e comprendere il mondo dei « barbari » germani, non in una
prospettiva romana, come un episodio nella vita di un capo romano e
in quella dell'Impero (tale era stato il caso dell'Agricola, con l'inserzione,
secondo lo schema sallustiano, di tutto il λόγος περί Βρεττανία,ς, cfr.
L. Alfonsi, Struttura letteraria delV« Agricola » e caratterizzazione del per
sonaggio, in « Studi di storiografia antica in memoria di L. Ferrerò »,
Torino 1971, pp. 157-161 specialmente), ma in sé e per sé, come opera
autonoma. Magari frammento e preparazione di un'opera successiva,
certo originato da contingenze e motivato da situazioni momentanee
dell'Impero (*), quindi scritto sempre con l'occhio puntato su Roma,
comunque come oggetto di una considerazione primaria, e di uno studio
esclusivo. Si è detto che il primo elemento positivo dei barbari nei con
fronti dei Eomani è il loro culto della libertà, che limiterebbe la infinita
aut libera potestas dei reges, che consentirebbe ai duces di ascendere ex
virtute (e. 7, 1), che equilibrerebbe la discussione de maioribus (se. rebus)
(e. 11, 1) tra i principes e omnes, la plebs, che circoscriverebbe lo stesso
potere dei liberti (25, 2). Ma sarà anche opportuno aggiungere che di
questa libertas Tacito avverte pure i limiti: illud ex liberiate vitiwn, quod
non sitnul nec ut iussi conveniunt, sed et alter et tertius dies cunctatione
coeuntium absumitur (e. 11, 1), che si allinea con quanto detto poi in
Hist. IV, 76, 2 Germanos . . . non iuberi, non regi, sed cuncta ex libidine
(*) Basti rinviare a E. Syme, Tacito, trad, it., Brescia 1967, vol. I, pp. 170-174
che tende a ridurne però il valore; C. Marchesi, Tacito, Messina 1924, pp. 54-56; inoltre
E. Paratore, Tacito, Milano 1951, pp. 239-340, e specialmente pp. 282-340, ed ora Id.,
Tacito e l'Impero, II Tempo 1973, 31 marzo, p. 3; H. Drexler, Tacitus-Grundzüge einer
politischen Pathologie, Frankfurt am Main 1939, passim; F. Arnaldi, Due capitoli su
Tacito, Napoli 1945, pp. 69-122 e Id., Tacito, Napoli 1973 passim per il problema gene
rale di « Tacito storico » e « Tacito artista » nonché con l'intermezzo su « II Tacito del
Syme»; A. Salvatore, Stile e ritmo in Tacito, Napoli 1950, pp. 58-78, ,T. Perret, Recherches
sur le texte de la « Germanie », Paris 1950 passim, per il testo e la sua tradizione; U.
Zuccarelli, Psicologia e semantica di Tacito, Brescia 1967 passivi; ed ora F. Giancotti,
Strutture delle monografie di Sallustio e di Tacito, Firenze 1971, pp. 343-471; A. Ronconi,
Tacito, Da Lucrezio a Tacito, Firenze 1968, pp. 237-260 e specialmente p. 249; inoltre
l'introduzione di K. Büchner, Tacitus, Die historischen Versuche, übers, und herausgeg.
von K.B., Stuttgart 19632, pp. 125-148; Viktor Pöschi- Albert Klinz, Zeitkritik bei Taci
tus, Heidelberg 1972, sia il capitolo del Foschi, Tacitus als Politologe (pp. 5-32), sia quello
del Klinz sull'Agricola (pp. 33-76) e specialmente Didaktische Vorbesinnung (pp. 33-
37). Come commento ho tenuto particolarmente presente quello di Forni-Galli, Taciti,
De origine et situ Germanorum librum edidit et illustrava I.F., commentariolo instruxit
F.G., Romae 1964 e il saggio di E. Wolff, Das geschichtliche Verstehen in Tacitus'
Germania, in Eömertum, Darmstadt 1970, pp. 299-358. PROBLEMATICITÀ DELLA « GERMANIA » TACITIANA t
agere, ed in parte è preceduto da Agr. 12, 1-2, Agr. 29, 3 e Agr. 30, 1. E
dei re sottolinea il prepotere man mano che ci si allontani dalla sfera di
influenza romana: se in Germ. 12, 2 a proposito di Quadi e Marcomani
si dice che usque ad nostram memoriam reges manserunt ex gente ipsorum,
nobile Marobodui et Tudri genus {iam et externos patiuìitur), sed vis et
potentia regibus ex auetoritate Romana. Raro armis nostris, saepius pecunia
iuvantur, nec minus valet (da confrontarsi con Agr. 11, 1 quaedam civitates
Cogidumno regi donatae [is ad nostram usque memonam fidissimus mansif]
vetere ac iam pridem recepta populi Romani consuetudine ut haberet instru
menta servitutis et reges), ed altrettanto al e. 11, 1 Gotones regnantur, paulo
iam adduetius quam ceterae Germanorum gentes, nondum tarnen supra liber-
tatem-, poi Rugii et Lemovii: omniumque Jiarum gentium insigne rotunda scuta,
breves gladii et erga reges obsequium (11, 1); più avanti però i Suioni: est
apud illos et opibus Jionos eoque unus imperitat nullis iam exceptionibus,
non precario iure parendi. Nec arma ut apud ceteros Gennanos in promiscuo,
sed clausa sub custode et quidem servo. . . enimvero neque nobilem neque
ingenuum, ne Ubertinum armis praeponere regia utilitas est (11, 3).
E poi l'estremo abominio della servitù presso le Sithonum geritesi cetera
similes mio differunt quod femina dominatur: in tantum non modo a liber
iate sed etiam a servitute dégénérant (15, 6). Quindi, se è vero che i Germani
a contatto con i Eomani potevano rappresentare la libertà ed asserire
per loro la libertà dallo straniero (e. 37, 3 quippe regno Arsacis acrìor est
Germanorum libertas), è altrettanto vero che tra i Germani stessi, là dove
vigeva la libertà, per così dire esterna, era sempre più contratta dall'affer-
marsi del dispotismo la libertà interna. È il primo e fondamentale aspetto
di questa tacitiana considerazione tutta luci ed ombre di Germani — e
Eomani — messi a confronto.
Ma questa opera di scienza — che, come è ben noto, rivela cono
scenze attinte a varie fonti, — è, pur nell'apparente distacco, un documento
umano altamente significativo del progredire, diciam così, di Tacito
lungo la traiettoria di una visione

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