La storia congetturale. Ipotesi di Condorcet su passato e futuro - article ; n°2 ; vol.108, pg 457-468
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée - Année 1996 - Volume 108 - Numéro 2 - Pages 457-468
Remo Bodei, La storia congetturale. Ipotesi di Condorcet su passato e futuro, p. 457-468. Nel momento in cui sembrano tramontare concezioni délia storia legate all'idea di necessita, l'analisi delle idée di Condorcet può servire da reagente per colorare di senso i nostri problemi. Anche attraverso gli strumenti offerti dal calcolo delle probabilità, egli ha infatti elaborato congetture non chimeriche sul futuro, nella forma della proposizione ipotetica «se..., allora». In tal modo è sfuggito sia alla profezia di un avanzamento automatico degli eventi, sia al loro completo abbandono alla casualità. Nello sforzo di dominare l'incertezza, Condorcet punta cosi sull'aumentata quantité di informazione (o di sapere) quale strumento per poter rettificare in itinere il corso delle azioni. Taie controllo dell'esistenza associata degli uomini risulta oggi possibile grazie a un progresso misurabile secondo (v. rétro) indicatori attendibili e all'espandersi dell'istruzione pubblica secondo «tableaux» che rendono il sapere più facilmente accessibile agli incolti e ai bambini.
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Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1996
Nombre de lectures 33
Langue Romanian

Extrait

Remo Bodei
La storia congetturale. Ipotesi di Condorcet su passato e futuro
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 108, N°2. 1996. pp. 457-468.
Riassunto
Remo Bodei, La storia congetturale. Ipotesi di Condorcet su passato e futuro, p. 457-468.
Nel momento in cui sembrano tramontare concezioni della storia legate all'idea di necessità, l'analisi delle idee di Condorcet può
servire da reagente per colorare di senso i nostri problemi. Anche attraverso gli strumenti offerti dal calcolo delle probabilità, egli
ha infatti elaborato congetture non chimeriche sul futuro, nella forma della proposizione ipotetica «se..., allora». In tal modo è
sfuggito sia alla profezia di un avanzamento automatico degli eventi, sia al loro completo abbandono alla casualità. Nello sforzo
di dominare l'incertezza, Condorcet punta così sull'aumentata quantità di informazione (o di sapere) quale strumento per poter
rettificare in itinere il corso delle azioni. Tale controllo dell'esistenza associata degli uomini risulta oggi possibile grazie a un
progresso misurabile secondo
(v. retro) indicatori attendibili e all'espandersi dell'istruzione pubblica secondo «tableaux» che rendono il sapere più facilmente
accessibile agli incolti e ai bambini.
Citer ce document / Cite this document :
Bodei Remo. La storia congetturale. Ipotesi di Condorcet su passato e futuro. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie
et Méditerranée T. 108, N°2. 1996. pp. 457-468.
doi : 10.3406/mefr.1996.4448
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9891_1996_num_108_2_4448REMO BODEI
LA STORIA CONGETTURALE
IPOTESI DI CONDORCET SU PASSATO E FUTURO
II pathos della necessità
A lungo siamo stati abituati, in molte tradizioni teoriche e politiche, a
considerare la storia come guidata da un'intrinseca logica della necessità.
Usi cioè a pensare che l'intervento umano consapevole dovesse abbreviare
il tempo necessario al prodursi dell'inevitabile, «accelerare le doglie del
parto» in vista di una società migliore o, comunque, del «progresso»,
frutto - a sua volta - degli sforzi di tutte le passate generazioni.
Oggi che, per diversi motivi, questa prospettiva appare improponibile,
il futuro sembra aver riconquistato la sua natura di assoluta contingenza ο
di luogo di esplicazione di forze che sfuggono al controllo degli uomini (si
mostra senza senso ο nelle mani di Dio). Avendo gli eventi perduto il loro
scopo, persino il passato tende talvolta, nella storiografia attuale, a essere
più raccontato, in forma di «romanzo vero», che spiegato.
Pare così realizzarsi l'affermazione di John Maynard Keynes (autore,
per inciso, di un Treatise on Probability del 1921), secondo cui «l'inevitabile
non accade mai, l'inatteso sempre».
È inutile tanto deprecare questa situazione, quanto osannarla e non è
del resto questa la sede per soffermarsi ad analizzarla a fondo. Più proficuo
sembra invece servirci del pensiero di Condorcet come una specie di rea
gente chimico che può - come effetto collaterale - colorare di senso anche i
nostri problemi.
Il periodo ipotetico
Nella sua volontà di sottoporre i rapporti sociali e la storia al «soave
dispotismo della ragione»1, egli si è servito notoriamente di congetture
1 Condorcet, Œuvres complètes, a cura di A. Condorcet, O'Connor e M. F. Arago,
Parigi, 1847-1849 [= O. C], X, 75.
MEFRIM - 108 - 1996 - 2, p. 457-468. REMO BODEI 458
rivolte tanto al passato (soprattutto quello remoto che precede la nascita
della scrittura), quanto al futuro, alla «decima epoca» nello sviluppo dello
«spirito umano», quella aperta dalla Rivoluzione francese. Si è così posto
tra «l'inevitabile» e «l'imprevisto».
Da grande studioso di calcolo delle probabilità, ha ipotizzato non solo
una linea evolutiva che dal passato conduce al presente (sotto il segno di
un progresso, dapprima «lentissimo», come nel caso della nascita del
l'agricoltura, poi sempre più accelerato), ma ha, anche e soprattutto, elabo
rato congetture non chimeriche sul futuro nella forma della proposizione
ipotetica del «se... allora». In tal modo, è sfuggito sia alle tentazioni della
profezia di un avanzamento automatico basata sul solo presupposto della
fede nel «progresso», sia all'idea di una contingenza assoluta degli eventi.
Per conseguire tale obiettivo ha cercato di mostrare come la specie
umana sia giunta (e possa ulteriormente avanzare in questa direzione) a
porre un argine al «dominio del caso»2.
Purtroppo, nello studio del Condorcet matematico, si è data impor
tanza quasi esclusivamente alle sue applicazioni alla politica (al paradosso
del voto) e pochissimo, ο quasi niente, alla storia. È bensì vero che il primo
aspetto risulta tecnicamente più elaborato da Condorcet stesso (che ha esa
minato le procedure di votazione dei giurati nei tribunali). Non mancano
tuttavia una serie di studi sul rapporto tra congetture e storia che vanno
dalle Réflexions sur la méthode de déterminer la Probabilité des événements
futurs, d'après l'Observation des événements passés1 sino all' Esquisse.
L'homme raisonnable di Condorcet può avere una scienza dell'incer
tezza, calcolare «i diversi gradi di certezza ai quali possiamo sperare di
giungere»4, ponendosi così alla confluenza di due tradizioni di calcolo delle
2 Condorcet, Esquisse d'un tableau historìque des progrès de l'esprit humain, in
Ο. C, X, trad. it. di M. Minerbi, Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spiri
to umano, Torino, 1969 [= E], p. 192.
3 Apparse nella quarta parte del Mémoire sur le calcul des probabilités (apparsa
sui Mémoires de l'Académie royale des sciences de Paris pour 1783 (1786), p. 539-543
(ora in Condorcet, Arithmétique politique. Textes rares et inédits (1767-1789), a cura di
Β. Bru et P. Crépel, Parigi, 1994, p. 419-431). Sulla matematica (in particolare Γ« ari
tmetica politica», la statistica e il calcolo delle probabilità in Condorcet), cfr. Κ. Μ.
Baker, Condorcet : from Natural Philosophy to Social Mathematics, Chicago, 1975; L.
Krüger et alii, The Probabilistic Revolution, Cambridge, Mass. 1987; B. Bru, Statis
tique et bonheur des hommes, in Revue de synthèse, 1988, p. 69-95; L. Daston, Classi
cal Probability and the Enlightment , Princeton, 1988 e C. I. Hacking, The Taming of
Chance, Cambridge, 1990, trad. it. // caso domato, Milano, 1994.
4 Si consideri l'intero contesto. Condorcet è consapevole che le applicazioni del
calcolo delle probabilità «fanno presagire quanto possano concorrere ai progressi
delle altre scienze; qui stabilendo la verosimiglianza dei fatti straordinari e inse- IPOTESI DI CONDORCET SU PASSATO E FUTURO 459
probabilità che - in termini moderni - si definiscono «oggettiva» e «soggett
iva».
Il primo genere di probabilità si potrebbe formulare (classicamente,
nel linguaggio di Laplace) come «una frazione il cui numeratore è il
numero dei casi favorevoli e il cui denominatore è il numero di tutti i casi
possibili». Si stima cioè la frequenza di un evento sulla base dei suoi possib
ili esiti noti. Prendendo un esempio molto semplice : se lancio un dado a
sei facce per un numero sufficientemente alto di volte, la probabilità che
esca il 3 - poniamo - è 1/6. Diremo allora che il singolo lancio ha luogo in
condizioni di «rischio», in quanto il numero di esiti possibili (o, come
attualmente si usa dire, di outputs) è conosciuto.
Se si considera invece un azione qualsiasi i cui effetti siano ancora
indeterminati e imprevisti (una reazione chimica tra sostanze mai speri
mentate in combinazione, l'immissione di un prodotto in commercio), tale
atto avviene in condizioni di «incertezza», in quanto gli outputs non sono
esattamente stabiliti e calcolabili.
Dominare l'incertezza
È possibile ridurre il rischio e l'incertezza? Nei giochi d'azzardo, ossia
quelli in cui domina il rischio, ciò non è affatto possibile a meno che non si
bari. Qualora infatti - come ha mostrato Max Weber - si sposti gradual
mente il baricentro del dado verso una delle facce5, si avrà una probabilità
sempre più alta che esca un determinato numero sino a giungere, se il peso
grava massicciamente e direttamente sulla relativa superficie del dado, alla
gnando a valutare se debbano essere scartati ο se al contrario meritino di essere va
lutati; là calcolando quella del ritorno costante di quei fatti che si presentano spesso
nella pratica delle arti, e che non sono per se stessi legati ad un ordine già considerat
o come legge generale; tale è, per esempio, la medicina, l'effetto salutare di certi r
imedi, il successo di certi preservativi. Queste applicazioni ci mostrano an

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