Tragedia e lotta di classe in Grecia : il giorno dopo - article ; n°2 ; vol.17, pg 79-90
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Description

Dialogues d'histoire ancienne - Année 1991 - Volume 17 - Numéro 2 - Pages 79-90
12 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1991
Nombre de lectures 6
Langue Romanian

Extrait

Monsieur Vittorio Citti
Tragedia e lotta di classe in Grecia : il giorno dopo
In: Dialogues d'histoire ancienne. Vol. 17 N°2, 1991. pp. 79-90.
Citer ce document / Cite this document :
Citti Vittorio. Tragedia e lotta di classe in Grecia : il giorno dopo. In: Dialogues d'histoire ancienne. Vol. 17 N°2, 1991. pp. 79-90.
doi : 10.3406/dha.1991.1935
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/dha_0755-7256_1991_num_17_2_1935DHA 17,2 1991 79-90
TRAGEDIA E LOTTA DI CLASSE IN GRECIA :
IL GIORNO DOPO*
Vittorio CITTI
Universita di Cagliari
Nclla polis ateniese del quinto secolo il teatro costituiva,
come già l'epos e successivamente la lirica nella comunità arcaica, il
veicolo di comunicazione dei valori fondamentali destinati ai
cittadini dal poeta tragico, e dalle istituzioni cittadine che
affidavano a lui la rappresentazione nel teatro di Dioniso durante
la celebrazione délie feste annuali in onore del dio. L'ufficialità di
questa comunicazione era sancita dalla sede specifica in cui essa
aveva luogo, ed è riaffermata nel testo cui ci riferiamo sempře per
Questo testo с stato comunicato per la prima volta a Berlino il 9 déc.
1988, in occasione délia Internationale Tagung "Volksbewegungen
und Klassenkàmpfe" promossa dal Zentralinstitut fur Alte Geschichte
und Archaologie délia Akademie der Wissenschaften der DDR : gli
avvenimenti successivi in Germania hanno reso impossibile la
pubblicazione degli atti di quel convegno, e ringrazio Pierre Lévêque
per aver accolto in questa sede la mia comunicazione. Corrono tempi
duri per le ideologie, ma noi crediamo ancora che queste prospettive
costituiscano l'orizzonte circoscrivente di qualsiasi discorso storico
sensato. 80 Vittorio Citti
qualsiasi riflessione sul teatro antico, le Rané di Aristofane l, in quel
passo a tutti ben noto in cui il personaggio di Eschilo proclama la
funzione del poeta di istruire i giovani, come ai bambini insegna il
maestro di scuola. Uno degli elementi che contribuiscono a rendere
eccezionale la civilità ateniese del quinto secolo, in relazione alla
stessa Grecia, è stato certamente il teatro, questo strumento
fortissimo di circolazione délie idee che, intensificando l'effetto
normale délia comunicazione poetica mediante l'empatia scenica,
domina va gli spettatori 2, in modo che il messaggio del poeta cui
l'arconte eponimo aveva affidato il coro raggiungeva non solo i
cittadini ma anche gli ambasciatori e gli uomini di stato del resto
délia Grecia, accorsi ad assistere al festival ateniese in oonore di
Dioniso. Anche questa funzione specifica era forse présente al Pericle
tucidideo, quando definiva la sua polis 'EXXaSoç naiSeumv 3.
Questo messaggio, comunicato ufficialmente nell'esecuzione
del concorso teatrale, veniva ripetuto in seguito nei festival minori
dell'Attica, e con particolare frequenza nella comunicazione
simposiaca, che ancora Aristofane documenta nell'agone délie
Nuvole 4, quando rievoca il banchetto in cui Strepsiade aveva
chiesto al figlio di intonare un fiéXoç di Simonide e quindi un brano di
Eschilo, ascoltando invece l'esecuzione un passo delYEolo di
Euripide, a suo avviso scandaloso. Noi sappiamo, per altra via, che
queste esecuzioni simposiache davano luogo ad una circolazione
continua dei testi tragici, tanto che a un ateniese eu nenaiSeufiivoc si
poteva chiedere senza preavviso di recitare una rhesis di Sofocle о
di Euripide 5. In questo modo l'esecuzione unica délia sede ufficiale
veniva riecheggiata aile orecchie degli ateniesi in pubblico e in
privato, con un effetto durevole di convalidazione dei valori
dominanti, che puô essere in qualche modo paragonato a quello dei
moderni mass media.
1. Aristoph. ran. 1054-56.
2 Cf. О. TAPLIN, Greek Tragedy in Action, London 1978, 159-71 e la mia
nota Formes et niveaux du transfert dans le théâtre grec, CGITA 4,
1988, 143-45, anche per ulteriore bibliografia.
3. Thuc. 1,41,1.
4. Aristoph. nub. 1351-90, con il commentario di DOVER,
ARISTOPHANES Clouds, by K.J.D., Oxford 1958.
5. Per questa forma di trasmissione di testi tragici nel simposio, cf. la mia
nota Lo scortese e la tradizione orale dei testi tragici, Lexis 2, 1989,
75-77. DIALOGUES D'HISTOIRE ANCIENNE 81
La comunicazione tragica, sul cui carattere ufficiale intendo
porre l'accento ancora una vol ta, ave va un significato specif ico in
rapporto ai valori délia vita associata ateniese. In un saggio
meritatamente famoso su Tensioni e ambiguità nella tragedia greca,
J.-P. Vernant ha negato che la tragedia greca sia il riflesso délia
realtà sociale : "essa non riflette questa realtà : la mette in
discussione" 6. Non intendo affermare che Vernant abbia
espressamente negato che la cultura greca e le sue manifestazioni
letterarie possano anche esprimere i valori fondamentali di quella
società : egli, fra l'altro, è anche autore di un pregevole intervento
sulla lotta di classe in Grecia, presentato per la prima volta in
occasione di un Congresso di Eirene 7. Resta il fatto che le sue analisi
vertono prevalentemente sulle tensioni e sulle contraddizioni
ideologiche espresse dalla tragedia, piuttosto che a individuare la
sua funzione di convalidazione dell'esistente. La stessa dizione
dell'enunciato che ho riportato è ambigua : il suo significato va
ricercato nel secondo membro dell'enunciato piuttosto che nel primo.
Per discutere certi aspetti délia realtà sociale se ne debbono
accogliere altri : senza un punto di appoggio non si puô pensare di
sollevare il mondo. Taluni studiosi marxisti hanno attaccato
duramente l'impostazione e i risultati délie analisi di Vernant sulla
tragedia 8 : credo, sostanzialmente, a torto. Il marxismo è un metodo
e non un sistema. Questo non significa che esso possa accogliere
indiscriminatamente qualsiasi dottrina, ma che nell'ambito del
marxismo c'è spazio per punti di vista differenti e molteplici, e che
esso ha la capacità di accogliere nel proprio contesto le verità che
6. J.-P. VERNANT, Le moment historique de la tragédie en Grèce, in
J.-P. VERNANT et P. VIDAL-NAQUET, Mythe et tragédie en Grèce
ancienne, Paris 1972, 25, tr. it., Mito e tragedia nell'antica Grecia,
Torino 1976, 12 : su una posizione prossima si colloca quindi il saggio di
S. GOLDHILL, The Great Dionysia and Civic Ideology, ]HS 107, 1987,
58-76.
7. J.-P. VERNANT, Remarques sur la lutte de classe dans la Grèce
ancienne, Eirene 4, 1965, 5-19, rist. in J.-P. VERNANT, Mythe et société
en Grèce ancienne, Paris 1974, 11-19, tr. it., Mito e società nell'antica
Grecia, Torino 1981, 3-22.
8. V. DI BENEDETTO, La tragedia greca di Jean-Pierre Vernant,
Belfagor 33, 1978, 462-68, rist. in V. DI BENEDETTO - A. LAMI,
Filologia e marxismo, Contro le mistificazioni, Napoli 1981, 107-14 ; in
questo volume il primo capitolo, "Dogmatisme ed eclettismo", è
particolarmente efficace per la comprensione del pensiero di
Di Benedetto. 82 Vittorio Citti
vengono da altri punti di vista, se di verità si tratta. Altrimenti esso
sarebbe una teologia rovesciata : credo che tmo dei suoi pregi sia
proprio la sua valenza antidogmatica per cui difficilmente lo si puô
pensare coniugato con una teologia o con qualsiasi concezione
dogmatica délia realtà.
Per quanto riguarda il metodo con cui Vernant ha affrontato lo
studio della tragedia greca, se si conviene che qualsiasi discussione a
proposito della realtà sociale implica l'accettazione di una parte di
essa, si tratta di accertare i limiti entro i quali 1'assunto che
abbiamo riportato с verificabile, e oltre i quali si deve credere
invece che il messaggio tragico non comporti discussione, bensi
accettazione e convalidamento della realtà sociale. Giacché il testo
tragico è una comunicazione che la comunità indirizza a se stessa,
attraverso le proprie istituzioni civili e religiose, per bocca del
poeta designato a questo ufficio da un magistrato della città,
dovremmo aspettarci piuttosto una comunicazione in positivo, la
conferma a scopo paideutico dei valori in nome dei quali i cittadini
si riuniscono, nella vita quotidiana della polis corne nella
celebrazione rituále del dio. Questa è la funzione che spetta alla
parola nel rito collettivo, corne nella sepoltura rituále dei caduti il
logos epitaphios ricapitola i valori civici per cui quelli hanno
offerto la loro vita e i superstiti li onorano. Ed è, soprattutto, la
funzione paideutica che il personaggio aristofaneo di Eschilo
attribuisce alla tragedia. Su questa base, sul riconoscimento dei
valori che legano insicme i cittadini e che fondano la polis, si puô
instaurare la discussione. Essa verterà sul contrasto tra il diritto del
genos, rappresentato dalle Erinni, e i nuovi rapporti che si
instaurano nell'ambito della polis, oppure questa opposizione
prenderà

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