Gli avvenimenti di Sicila e le loro cause
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Publié le 08 décembre 2010
Nombre de lectures 28
Langue Italiano

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The Project Gutenberg eBook, Gli avvenimenti di Sicila e le loro cause, by Napoleone Colajanni
This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it , give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online atwww.gutenberg.org
Title: Gli avvenimenti di Sicila e le loro cause
Author: Napoleone Colajanni
Release Date: January 16, 2010 [eBook #30984]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
***START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK GLI AVVENIMENTI DI SICILA E LE LORO CAUSE***
E-text prepared by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, and the Project Gutenberg Online Distributed Proofreading Team (http://www.pgdp.net) from page images generously made available by Internet Archive (http://www.archive.org)
Note: Images of the original pages are available through Internet Archive. See http://www.archive.org/details/gliavvenimentidi00colauoft
NOTA DEL TRASCRITTORE
L’ortografia originale è stata mantenuta.
L’uso dell’apostrofo dopo “un” e i suoi composti è stato regolarizzato secondo le convenzioni moderne.
I nfondo al volumetrova una lista delle correzioni si effettuate, identificate nel testo da una sottolineatura.
r D. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento
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AVVENIMENTIDISICILIA
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CON PREFAZIONE DIMARIO RAPISARDI
PALERMO REMO SANDRON—EDITO RE VIAVITT. EMAN., 324 1895
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Opere dello stesso autore
La libertà e la questione sociale.(1879) (Esaurito). La repubblica e le guerre civili.(1882) (Esaurito) Le istituzioni municipali.(1 vol. in 16º pag. 331) Il Socialismo.Appunti (1 vol. in 16 di pag. 100) (Esaurito). La delinquenza della Sicilia e le sue cause.(Esaurito). Un sociologo pessimista: Gumplowicz.(Esaurito).
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L’alcoolismo, sue conseguenze morali e sue cause.(Un vol. di pag. 201 in-8º con tavole statistiche) Oscillations thermometriques et delits contre les personnes.(Opuscolo) Di alcuni studi recenti sulla proprietà collettiva.(Opuscolo). Corruzione politica.(Un vol. in-16º di pag. 96). (Esaurito) Corruzione politica. Chiarimenti e risposte.2ª edizione con numerose aggiunte e lettere di Gabriele Rosa, A. Saffi e Giov. Bovio, (Un vol. in-16 gr. di pagine 112) Sociologia criminale.Appunti. (2 volumi) Ire e spropositi di Cesare Lombroso.(1 volume) La politica coloniale.(Un volume) La Difesa Nazionale e le economie militari.(Un opuscolo). Banche e Parlamento.(Un vol. Milano 1891) In Sicilia.(Un volume, Roma 1891)
INDICE
Prefazione Pag.3 I.— Prime armi del socialismo in Sicilia7 II.— Forze del socialismo11 III.— Il programma—I risultati—Le accuse19 IV.— Le cause—Il malcontento in alto28 V.— Il malcontento tra i lavoratori delle miniere42 VI.— Le classi rurali57 VII.— I paria della terra65 VIII.— Il latifondo74 IX.— Rapida depressione economica83 X.— Organizzazione sociale e rapporti tra le varie classi89 XI.— I partiti in lotta e le amministrazioni dei corpi locali97 XII.— L’odio di classe111 XIII.— Nulla è mutato!115 XIV.— Facili presagi141 XV.— Provocazione e preparazione ai tumulti147 XVI.— La repressione174 XVII.— Le responsabilità. a) Il Clero194 XVIII.— Le responsabilità. b) I fasci208 XIX.— Le responsabilità. c) Il governo234 XX.— La reazione260
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L. 1,25
L. 13,50 L. 1,00 L. 3,50 L. 0,80 L. 2,00 L. 1,00
XXI.— I tribunali militari XXII.— Il processo mostruoso XXIII.— L’opera civile del generale Morra XXIV.— La discussione parlamentare Conclusione
GLI AVVENIMENTI DI SICILIA
Proprietà letteraria dell’Editore REMO SANDRON
AVVERTENZA
286 342 395 419 471
Di questo libro fu fatta una 1.ª edizione per cura di Edoardo Perino. Accintosi l’A. a questa seconda trovò tanto da correggere e da aggiungere c he ne raddoppiò la mole, e la modificò talmente che solo in pochissime pagine è uguale all’antecedente, sicchè può a ragione considerarsi libro affatto nuovo.
L’Editore
TIPO G RAFIADIRETTADASANTI ANDÒ —Via Celso N. 49
PREFAZIONE
Carissimo Colajanni
Catania, 10 Febbraio 94.
Indice
I tumulti recenti della Sicilia hanno, per le origi ni e gli effetti loro, una importanza sociale, che la facilità onde sono stati repressi non parrebbe loro
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concedere. Tu che li hai osservati con occhio di fi losofo, moderati con accorgimento d’uomo politico e con cuore di cittadino, fai bene di consegnarli alla storia con quella serenità di giudizio, che alle coscienze intemerate non è difficile mantenere nei momenti più tempestosi e fra le passioni più vive.
Due principali verità risultano, a parer mio, dalla notizia sincera dei fatti: la indipendenza dei moti siciliani da qualunque opera di partito, e la prepotenza d’un governo che vuol parer forte e non è.
Non che essere eccitate e preparate dai socialisti, a me pare che le ribellioni, determinate unicamente dalle condizioni specialissime dell’isola, dagli arbitrî feudali dei proprietarî, dalla spieta ta ingordigia delle amministrazioni, dalla miseria ineffabile dei lavoratori, abbiano fatto constatare e toccar con mano la nessuna coesione del partito socialista, la discordia dei suoi capi, la varietà bizzarra dei suoi gruppi, l’i ncertezza dei principî, dei metodi, dell’azione. Il socialismo in Sicilia ha av uto più presa che altrove, perchè ha trovato terreno più proprio: la propagazione meravigliosa dei Fasci prova che esso non è artificiale e superficiale, ma ha radici nelle viscere stesse della vita del proletario siciliano; è piuttosto effetto che causa. Il popolo, per altro, quale ch’esso sia, poco suole accogliere e fecondare delle teoriche d’un partito: afferra tutt’al più un’idea rispondente al suo stato, un sentimento che consuona col suo; e quando si sente alle strette, si getta nell’azione, senza chiedere consiglio a nessuno. La miseria e la mala signoria furono e saranno mai sempre i motivi principali delle rivolte.
Questa condizione di cose rende ancor più colpevoli e mostruosi i modi adottati dal governo per reprimere le ribellioni. Qualche agevolezza conceduta lì per lì alle prime avvisaglie, avrebbe probabilmente sedato il fermento dei contadini affamati. Ma sì! I cartelloni erano già stati affissi alle cantonate; la baracca era aperta, i biglietti distribuiti; la gra n cassa rintronava già negli stomachi degli spettatori; e come si faceva a sopprimere lo spettacolo.
La signora Astrea, che dietro alle quinte avea fatto copia di sè a tutta la borghesaglia legittima e legalitaria, venne allora su la ribalta e recitò col peggior garbo del mondo la parte della verginella o ltraggiata: scaraventò i pesi in faccia ai presunti seduttori: agguantò la b ilancia per il giogo e la sbatacchiò su la testa dei primi poveri diavoli che le vennero a tiro. La borghesaglia legittima e legalitaria si dichiarò so ddisfatta; si soffiò il naso impeperonito: e con le dita intrecciate sul buzzo e tentennando la testa come i cuorcontenti di gesso, esclamò in falsetto pecorino: Le istituzioni son salve; l’ordine regna in Varsavia; ora possiamo tornare tranquillamente a barattare, a banchettare e a russare.
A proposito: e le riforme? Ah! sì: ci sono anche queste per aria; o per dir meglio, c’è una commissione che le studia, e che ponza la felicità del genere umano. Lasciamola ponzare; e che Dio la renda lubri ca. Che cosa saranno queste riforme il gazzettume ufficioso nol dice: esso spreca tutto il suo fiato prezioso per informarci di balzelli nuovi, di soppressioni di ufficî, di monopolî audaci, di ricchezze cavate dalle borse e dalle vene di tutti. Le istituzioni, si sa, han da salvarsi; i sagrificî non sono mai troppi. E poi, i balzelli hanno l’ale; e le riforme la gotta. Aspettiamo dunque che l’erba cresca; e se l’asino muore, peggio per lui. Ciò che saranno codeste riforme pos siamo immaginarlo:
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riforme borghesi; e non occorrerebbe dir altro: semi di lino su la cancrena; concessioni ed elemosine tirate in faccia con la balestra. E se non bastano, piombo: procedura solita e spicciativa.
Ma il piombo credi che basterà? Io modestamente credo di no: salvo che siasi trovato il modo di renderlo digeribile e nutritivo, come il pane che manca.
In conclusione, questi tumulti hanno rivelato condi zioni tali, che non possono e non devono assolutamente durare, per l’onore d’Italia e della razza umana; hanno resa necessaria una fraterna intesa di tutti i partiti democratici in un ideale, in una fede, in un’opera comune; hann o ridotta la questione sociale all’aut autdegli scolastici. L’idea-valanga s’è già staccata dal vertice, e seguirà fatalmente il suo corso. O unirsi ad essa o rimanere stritolati nel fango. È la Storia che passa.
I.
M. RAPISARDI
PRIME ARMI DEL SOCIALISMO IN SICILIA.
Indice
Dopo le elezioni politiche generali del 1890, e più ancora dopo quelle del 1892, la stampa che rispecchia le tendenze, i bisogni e i timori delle classi dirigenti italiane, gittò un grido di allarme, additando una macchia grigia sulla carta geografica d’Italia, che rappresentava la zona dove maggiormente si era rivelato potente per numero di adepti e per organizzazione ilsocialismo. La macchia era più scura nel Modenese, nella provincia di Reggio Emilia e di Parma; ma si manteneva abbastanza cupa in alcuni punti della provincia di Cremona, nel Mantovano, nel Polesine ecc., mentre si era rischiarata nel più antico centro di diffusione: nelle Romagne.
Giovani ardenti, colti, instancabili nella propagan da, sinceri nella fede, come Berenini, Agnini e Prampolini erano venuti in Parlamento da quelle zone ed era significante assai che il secondo fosse rius cito contro il generale Gandolfi, che pure, a parare la sconfitta, nel suo programma e nei suoi discorsi molte dichiarazioni in senso socialista aveva fatte.
Allora pochi o nessuno avevano dato importanza a ciò che avveniva in Sicilia, non ostante la doppia
FATTI SIGNIFICANTI
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elezione dell’amico G. De Felice, non ostante l’onore delle quattro candidature, che mi toccò nel 1890 e la vittoria che ebbi allora e nel 1892. Non senza fondamento questi due ultimi avvenimenti furono spiegati collo intervento di alcuni fattori, che attenuarono sensibilmente la importanza del contributo che vi aveva apportato il socialismo . Intanto nel silenzio, o almeno con un rumore che non si faceva sentire al d i là dello stretto di Messina, si organizzavanoi Fasci dei lavoratori, da principio con intenti non nettamente determinati, sicchè si sarebbe potuto prenderli per organizzazioni non molto dissimili dalle antiche società operaie; ma più tardi, e particolarmente dopo il Congresso di Genova, con programma schiettamente socialista, ed anzi esclusivamente marxista.
Credo di essere stato il primo, o uno dei primi, a notare la esistenza dei Fasci fuori d’Italia, in un articolo pubblicato nel laGrande Revue di Parigi-Pietroburgo nello scorso inverno; e confesso che al lora non sospettavo che avessero dovuto fare parlare molto, e presto, di lo ro; e fui dei primi, pur rallegrandomi, come socialista, dei progressi che facevano le idee, a dare un grido di allarme per certi fenomeni poco rassicuranti da me osservati.
Parlai al vento; e gli eventi seguirono il loro corso, come se nulla avesse dovuto e potuto farsi per impedire che riuscissero dolorosissimi. Così si arrivò ai massacri di Giardinello, di Pietraperzia, di Marineo, di Gibellina, di Santa Caterina ecc., che, per una serie incredibile di errori, di violenze di arbitrî, di infamie, si riannodano, a meno di un anno di distanza, a quello di Caltavuturo!
E il movimento socialista siciliano, per virtù degl i IL MOVIMENTO iniziatori, per colpa degli avversarî e per favorevole PREOCCUPA coincidenza di diversi fattori, assunse tali proporzioni da preoccupare, finalmente, i nostri governanti di ogni partito; alcuni dei quali con stoltezza, che risente della calunnia, piuttost o che confessare la imprevidenza propria, preferirono attribuirlo all’oro della Francia ed alle mene dei clericali.
I governanti, imprevidenti e prepotenti pel passato , non si limitarono a spargere la voce che l’oro francese alimentasse i malumori della Sicilia, ma con abile e repentina preveggenza cominciarono ad accreditare nel continente il sospetto che nell’isola si preparasse un movimentoseparatista.
In tal guisa, pensarono che il sentimento pubblico avrebbe agevolata e approvata qualunque repressione.
Quando il moto fu meglio conosciuto, i socialisti di L’ORGANIZZAZIONE Europa se ne rallegrarono e fecero atto di solidari età mandando il loro obolo; e laVolks TribuneVienna di ha potuto così riassumerlo afferrandone esattamente il carattere: «per le condizioni specifiche del luogo e per le qualità pe rsonali degli agitatori, il movimento proletario di Sicilia, ha qualche cosa in sè di vibrato, di solenne, di primitivo, di spontaneo, che in tutta l’Italia se ne risente l’effetto. La stampa borghese d’Italia ne ha risentito come per effetto l’azione, e per la prima volta essa ha parlato sul serio del movimento socialistic o.—La gran massa di proletari organizzati e disciplinati neiFasci è di salariati di campagna, di salariati delle miniere di zolfo, di lavoratori dell’industria vinicola, di artigiani, di
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piccoli borghesi e di studenti. La disciplina di tale organizzazione ha dato già prova di sè in modo notevole e palese... Questa organizzazione siciliana è il primo grande movimento di massa proletaria, che si veda in Italia, ed è il primo attodel socialismo Italiano.»[1]
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NOTE:
L’on. Comandini in una delle sue splendide ed oneste corrispondenze alCorriere della SeraMilano ricorda che la colta di gioventù socialista di Sicilia si sente assai lusingata della iniziativa dell’isola. (Nº del 16-17 Gennajo 1894). L’osservazione è esatta e collima con quelle del giornale di Vienna. Avverto una volta per sempre che ripetutamente mi riferirò ai giudizi dell’on. Comandini, non già perchè egli sia stato il solo ad enunziarli; ma perchè venendo da lui, che non milita tra radicali e socialisti, non può essere sospettato di esagerazione e di partigianeria.
Notevolissime sono del pari le osservazioni del Borelli nelPopolo Romano, che nella serie di corrispondenze dal titoloLa Sicilia com’ è—ha saputo sintetizzare acutamente e onestamente le condizioni economiche, politiche e morali dell’Isola.
II.
FORZE DEL SOCIALISMO
Indice
Sarebbe grave errore disconoscere la importanza del movimento socialista siciliano, che s’imperniava nella organizzazione deiFasci dei lavoratori; giova, però, ridurlo alle sue giuste proporzioni.
Ciò è necessario in vista delle notizie numerose pu bblicate dai giornali italiani e stranieri, ora esagerate, ora addirittura false.
Una statistica esatta del numero deiFasci, che corrisponda alla realtà, è difficile, perchè molti ne sorgevano ogni giorno e non pochi ne scomparivano senza che se ne avesse notizia. Chi dice che erano 300 e chi li riduceva a 120; il Comitato centrale deiFasci1º novembre li portava a 163, oltre 35 in al formazione. Reputo, poi, esageratissima la cifra dei soci, che da tutti si ripete
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ammontasse a 300,000 e più; la esagerazione la desumo da ciò ch’è a mia personale conoscenza: moltiFascierano puramente nominali, come quello di Caltanissetta; di alcuni altri il numero dei soci e ra stato per lo meno quintuplicato.
Appena si aprivano le iscrizioni i soci accorrevano numerosi; ma poco dopo le file si diradavano, sia perchè i soci non amavano pagare il piccolo contributo mensile o settimanale, sia perchè si scoraggiavano presto, non ottenendo miglioramenti immediati.
IFascierano più numerosi e più disciplinati nelle Provincie di Palermo, di Catania e di Trapani; molti ne sorsero nel novembre e dicembre scorsi nella provincia di Siracusa mercè l’opera indefessa dell’ avvocato De Stefano Paternò, ma sulla loro consistenza non si potè portare un giudizio perchè erano di data assai recente; meno numerosi erano in quell e di Girgenti e di Caltanissetta; scarsissimi, infine, in quella di Messina.
In generale si mostrarono meglio organizzati e più I FASCI DEI compatti, più disciplinati e più ardenti iFascidei centri LAVORATORI—LE agricoli, specialmente nella provincia di Palermo, DONNE dov’era singolarissima la partecipazione simpatica e ardita delle donne, che richiamò l’attenzione del Lombroso, del Morselli, mia e di tutta la stampa italiana, che giustamente ha consacrato al fatto parole di alta ammirazione non iscompagnata da un certo senso di meraviglia, perchè le condizioni intellettuali e sociali, il genere di vi ta e la educazione delle donne siciliane avrebbero dovuto allontanarle dal moto attuale.[2] Invece inferiori si mostrarono iFasci delle città, non ostante che fossero stati prepara ti dai congressi, dai giornali e dalla propaganda socialista da molti anni.
Superiore a tutti in modo assoluto, pel numero dei soci iscritti e attivi, per la organizzazione e per la coscienza dei fini da raggiungere, era ilFascio di Catania, che formava uno strano contrasto con quelli della provincia, che erano fiacchi e incoscienti.
IL FASCIO DI CATANIA E QUELLO DI PALERMO
A Catania, mercè l’instancabile propaganda dell’on. De Felice Giuffrida, sorse quattro anni or sono il primo sodalizio. Ivi il terreno era preparato dalla vita non inonorata, che vi ebbero parecchie società operaie, che dal 1860 in poi avevano organizzato scuole, mutuo soccorso, assistenza medica e anche prestiti sull’onore; ed alcune di esse, come quella deiFigli dell’Etna, deiFigli del lavoro, della Pace ecc., sussistono ancora, sebbene facessero capo al Fascioe con questo procedessero ed agissero di conserva.
La visita dei mille soci delFascio di Catania alla esposizione di Palermo determinò la organizzazione di analoga associazione nella città delle iniziative, d’onde, aiutata dall’Isolae dalGiornale di Siciliae dall’attivissima azione di un generoso gruppo di giovani, il movimento si propagò in tutta la Sicilia; sicchè, se a Catania spetta il merito della iniziativa, il centro di diffusione divenne Palermo, per quel maggiore ascendente esercitato sempre dall’antica capitale sull’isola tutta.
È da notarsi che non pochi degli organizzatori deiFasciappartenevano alla
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classe borghese; alcuni sono agiatissimi, come il B allerini; pochi ricchissimi vengono dall’alta aristocrazia, come il marchese di Montemaggiore e il principe di Cutò.[3]
L’organizzazione era abbastanza semplice e LA COSTITUZIONE DEI logica. Dove i soci erano numerosi, vennero divisi FASCI secondo le arti e i mestieri e ciascun gruppo aveva la sua speciale bandiera; vi erano anche delle squadre coi rispettivi capi per quartieri.[4]
Og n iFascio aveva il suo rosso gonfalone con qualche altro particolare emblema; e quel benedetto rosso che scioccamente dà ai nervi delle autorità politiche, ha dato luogo a pericolose colluttazioni, ad arresti e processi. Ogni socio, nelle feste, portava una coccarda rossa, ed i capi una fascia pure rossa: bisognava vedere con quanta fierezza la indossavano i contadini e gli operai nelle solenni occasioni.
Non pochiFascila fanfara, composta quasi sempre di reduc i avevano dall’esercito, che vi avevano portato il sentimento della disciplina, unito ad entusiasmo e attività notevoli. La fanfara, talvolta discreta, serviva a richiamare l’attenzione delle donne, destava l’invidia di molti e pur troppo somministrò occasione a numerose contravvenzioni alla legge rea zionaria dipubblica sicurezza, le quali costrinsero i poveri soci o a pagare o a scontare le non piccole multe col carcere. Ajutarono moltissimo la propaganda lepasseggiate da un paese all’altro, abilmente organizzate, che s viluppavano elevati sentimenti di solidarietà e davano ai lavoratori coscienza della propria forza.
Nelle sedi deiFascipareti vi erano grandi striscie di carta con motti sulle significativi di Marx, di Lassalle, di Bovio, di Hugo, di L. Blanc ecc. Non di rado vi si trovavano i ritratti di Marx, di Mazzini, di Garibaldi, del Re e della Regina. Il Rossi dellaTribuna, ed io stesso, in alcuni luoghi non trovammo sul tavolo che un Cristo col suo lumicino, che costituiva tutto l’ ornamento del luogo; e confesso che tanta semplicità impose a Rossi ed a me, e di più doveva imporre a contadini ed operai, tra i quali è ancora vivo il sentimento religioso e che si esaltano maggiormente quando si parla loro in nome del Nazzareno.
I socî pagavano un tenuissimo contributo mensile e DEBOLEZZA settimanale, che variava da luogo a luogo, ma che non ECONOMICA oltrepassava una lira al mese. Le casse, come si può immaginare, non erano provviste e non avrebbero potuto far fronte alle spese ordinarie di amministrazione e molto meno a quelle straordinarie incontrate nell’aspra lotta col governo e colle classi dirigenti—se i più ricchi del partito non avessero fatto sacrifizî considerevoli. Soccorsi, ma in tenue misura, vennero dai socialisti del continente, della Germania, dell’Austria ed anche della Rumenia. Le scarse somme venute dall’estero, passarono per le mani del Prof. Labriola, che con vivo rammarico altra volta mi fece osservare che tra gli oblatori brillavano per la loro assenza i socialisti francesi. In qualche paese agricolo si fecero sufficienti provviste di frumento per opera di Presidenti e di soci preveggenti; ciò che consentì loro la resistenza, vittoriosa spesso, negli scioperi. Così a Corleone.
A l cuniFasciil mutuo soccorso; altri praticavano
AVVERSIONEALLE
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AVVERSIONE ALLE avrebbero voluto fondare casse di resistenza, ma i COOPERATIVE DEI mezzi erano del tutto inadeguati ai fini; si accennò qua FASCI e là, acooperative di consumo, che fecero cattiva prova a Catania, dove cercarono sostituirvi dei prezzi di favore con particolari venditori di oggetti di consumo; scioperi inconsulti furono tentati ed una cooperativa di produzione ebbe vita per poco tempo in Palermo e finì miseramente. Erano pochissime lecooperative di lavoro, in conformità della legge dell’11 Luglio 1889, che avrebbero potuto dare eccellenti risultati. Ma non c’è da meravigliarsene perchè erano malviste dalle amministrazioni locali, che preferiscono tuttavia confidare i lavori agli a ppaltatori prediletti, dando luogo a sospetti, non sempre infondati, d’illecite partecipazioni ai lucri per parte degli amministratori.
A Catania, mercè il tenue versamento di centesimi 1 5 per settimana, si praticava l’assicurazione collettiva, mercè la quale alle famiglie dei socî che morivano venivano date L. 400. Sino allo scioglimento del sodalizio la cassa fece fronte ai suoi impegni; ma avrebbe potuto continuare per lo avvenire, se non avessero fatto meglio i calcoli e non avessero tenuto conto esatto delle tavole di mortalità?
Non poche ed inconsulte furono le spese per le inaugurazioni dei gonfaloni; e non poche volte ho assistito a banchetti relativa mente luculliani, che ho biasimato con tutte le mie forze.
Lo spagnolismo in Sicilia s’impone anche tra i lavoratori!
Molti deiFasci erano ascritti alPartito italiano dei I FASCI E IL PARTITO Lavoratoris’inspiravano alla intolleranza e al e ITALIANO fanatismo della chiesa di Milano; alcuni, per così dire, erano indipendenti specialmente se erano sorti per ragioni locali. Vera direzione centrale non c’era per quanto ilFascioPalermo aspirasse a tale di onore e facesse di tutto per meritarlo. LaLotta di Classedi Milano penetrava in qualche luogo e vi esercitava la sua azione; in molti altri, il giornale prediletto e r aLa Giustizia sociale, che seguiva il metodo della prima, di Palermo; L’Unione di Catania,Il Mare di Trapani erano giornali settimanali diffusi nell e rispettive provincie e redatti con criterî più conformi alle condizioni locali.
Per la propaganda, più che sui giornali—essendo grandissimo in Sicilia il numero degli analfabeti—si contava sulle conferenze , sulle amichevoli conversazioni, sulle feste da ballo alle quali partecipavano le famiglie dei socî, e che riuscivano splendide—anche dal lato economico —in Catania, e sul teatrino socialista di Palermo, istituzione che se avesse trovato scrittori ed interpreti adatti avrebbe potuto dare buoni frutti.[5]
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NOTE:
Il Sonnino fin dal 1876, nel suo libro suiContadini in Sicilia, che dovrò citare ripetutamente, aveva rilevato che le condizioni delle donne non erano adatte a farle partecipare ai moti sociali.
Il Marchese di Montemaggiore colla morte delpadre divenuto
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