Banchetti pubblici e banchetti privati nell iconografia funeraria romana del I secolo d. C. - article ; n°2 ; vol.104, pg 659-689
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Banchetti pubblici e banchetti privati nell'iconografia funeraria romana del I secolo d. C. - article ; n°2 ; vol.104, pg 659-689

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1992 - Volume 104 - Numéro 2 - Pages 659-689
Caria Compostella, Banchetti pubblici e banchetti privati nell'iconografia funeraria romana dei I secolo d.C, p. 659-689. Vengono esaminati alcuni monumenti funerari romani dei I secolo dell'impero, decorati con immagini di convivio. Si cerca di dimostrare che queste scene non sono riferibili, per lo più, alla pietas familiare nei confronti dei defunto, ma vanno piuttosto interpretate corne espressioni di munificenza e di status. Orientano verso questa interpretazione sia alcuni significativi dettagli iconografici, sia le informazioni delle fonti relative ai banchetti romani di carattere pubblico e privato. In qualche caso si può verosimilmente supporre che la rappresentazione rispecchi un pasto offerto da o in onore di magistrati; in altri si può vedere, comunque, il riferimento ad una occasione pubblica e non privata. (v. rétro) Conviti di tipo evergetico, spesso connessi a cerimonie funebri, conoscono infatti a Roma una lunga tradizione e, a partire dal III sec. a.C, sotto l'influsso culturale ellenistico, essi assumono forme più fastose diventando, soprattutto nell'ultimo secolo della Repubblica, preziosissimi strumenti di propaganda politica. Con l'instaurazione del principato, il banchetto perde i suoi connotati prettamente politici, ma continua ad esprimere il desiderio di ostentazione e di liberalità, soprattutto da parte dei nuovi ricchi.
31 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1992
Nombre de lectures 90
Langue Romanian
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

Carla Compostella
Banchetti pubblici e banchetti privati nell'iconografia funeraria
romana del I secolo d. C.
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 104, N°2. 1992. pp. 659-689.
Riassunto
Caria Compostella, Banchetti pubblici e banchetti privati nell'iconografia funeraria romana dei I secolo d.C, p. 659-689.
Vengono esaminati alcuni monumenti funerari romani dei I secolo dell'impero, decorati con immagini di convivio. Si cerca di
dimostrare che queste scene non sono riferibili, per lo più, alla pietas familiare nei confronti dei defunto, ma vanno piuttosto
interpretate corne espressioni di munificenza e di status.
Orientano verso questa interpretazione sia alcuni significativi dettagli iconografici, sia le informazioni delle fonti relative ai
banchetti romani di carattere pubblico e privato.
In qualche caso si può verosimilmente supporre che la rappresentazione rispecchi un pasto offerto da o in onore di magistrati; in
altri si può vedere, comunque, il riferimento ad una occasione pubblica e non privata.
(v. rétro) Conviti di tipo evergetico, spesso connessi a cerimonie funebri, conoscono infatti a Roma una lunga tradizione e, a
partire dal III sec. a.C, sotto l'influsso culturale ellenistico, essi assumono forme più fastose diventando, soprattutto nell'ultimo
secolo della Repubblica, preziosissimi strumenti di propaganda politica. Con l'instaurazione del principato, il banchetto perde i
suoi connotati prettamente politici, ma continua ad esprimere il desiderio di ostentazione e di liberalità, soprattutto da parte dei
nuovi ricchi.
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Compostella Carla. Banchetti pubblici e banchetti privati nell'iconografia funeraria romana del I secolo d. C. In: Mélanges de
l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 104, N°2. 1992. pp. 659-689.
doi : 10.3406/mefr.1992.1771
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1992_num_104_2_1771CARLA COMPOSTELLA
BANCHETTI PUBBLICI E BANCHETTI PRIVATI
NELL'ICONOGRAFIA FUNERARIA ROMANA
DEL I SECOLO D.C.
Un recente articolo di F. Ghedini x offre l'occasione per aggiungere
alcune osservazioni riguardanti un ambito molto più limitato di monum
enti funerari e cioè quelli realizzati nel corso del I secolo d.C e caratter
izzati dallo schema del banchetto «a sigma» dove più convitati sono
seduti ο distesi su letti tricliniari ο su uno stibadium.
Come si cercherà di illustrare nelle pagine che seguono, tali immagin
i non sembrano riferirsi, per lo più, alla pietas familiare nei confronti
del defunto, ma più verosimilmente esprimono la liberalità e lo status
sociale del committente.
Prima di affrontare il tema sul piano semantico, qualche osservazio
ne preliminare va dedicata allo schema iconografico che, com'è noto, in
questo periodo è molto meno documentato di quello greco e orientale in
cui il defunto eroizzato è raffigurato disteso sulla kline, da solo oppure
affiancato dalla moglie e dai servitori, e che fu ampiamente utilizzato nel
mondo romano2 su stele, altari funerari e, più tardi, su sarcofagi, con
1 F. Ghedini, Raffigurationi conviviali nei monumenti-funerari romani, in
R.dA., XIV, 1990, p. 25 s. Si tratta di una ricerca molto densa e ricca di spunti
soprattutto per quanto riguarda la cospicua documentazione pittorica tardo antica,
anche se non sempre si possono condividere pienamente le interpretazioni propos
te dall'autrice.
2 Su tale tradizione iconografica la bibliografia è estesissima. Un testo fonda
mentale per quanto riguarda il mondo greco-orientale è quello di J.-M. Dentzer, Le
motif du banquet couché dans le Proche-Orient et le monde grec du VIIe au IVe siècle
avant J-.C, Roma, 1982, passim; per i monumenti romani con questo tipo iconograf
ico : H. Gabelmann, Die Typen der römischen Grabstelen am Rhein, in B. Jb., 172,
1972, p. 115 s.; N. Himmelmann, Typologische Untersuchungen an römischen Sarko
phagreliefs des 3. und 4. Jahrhunderts n.Chr., Magonza, 1973, p. 25 s., 47 s. ; E. Will,
Banquets et stèles de banquet dans les cultes de la Grèce et de l'Empire romain, in
Mélanges P. Collari, Losanna, 1976, p. 353 s.; J.-M. Dentzer, Relief au banquet dans
la moitié orientale de l'Empire romain : iconographie hellénistique e traditions loca-
MEFRA - 104 - 1992-2, p. 659-689. 44 CARLA COMPOSTELLA 660
Illustration non autorisée à la diffusion Illustration non autorisée à la diffusion
Fig. 1 - Torino, Museo Fig. 2 - Torino, Museo
Archeologico. Archeologico.
svariate interpretazioni più ο meno fedeli ai modelli ellenici, come si può
osservare nelle scene riprodotte su alcune stele della Cisalpina (fig. 1-4)3.
les, in R.A., 1978, 1, p. 63 s.; Id., Reliefs grecs au banquet en Italie: importations,
copies, pastiches, in L'Art décoratif à Rome à la fin de la République et au début du
Principal (Collection de l'École française de Rome, 55), Roma, 1981, p. 1 s.; L. Bian
chi, Le stele funerarie della Dacia, Roma, 1985, p. 98 s.; D. Böschung, Antike Grabalt
äre aus den Nekropolen Roms, Berna, 1987, η. 955, tav. 56; η. 966, tav. 57; η. 852b,
tav. 45; n. 754, tav. 36; n. 775, tav. 33; per ulteriore bibliografia anche sulla docu
mentazione etrusca si veda Ghedini, art. cit. a nota 1, note 97-99, p. 58.
3 Fig. 1 : C. Carducci, Substrato ligure nelle sculture romane del Piemonte e della
Liguria, in Rivista Ingauna e Intemelia, anno VII, Bordighera, 1941, p. 86-87, BANCHETTI PUBBLICI E BANCHETTI PRIVATI NELL'ICONOGRAFIA FUNERARIA ROMANA 661
T^BBRIMìls \-\7MU) Illustration non autorisée à la diffusion Illustration non autorisée à la diffusion
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ΓAMOENAE· FRATI11€TRVFR1AE'P'L· F ET- S\ìS- I -
Fig. 3 - Torino, Museo Archeologico. Fig. 4 - Brescia, Museo Civico.
L'origine dell'immagine non è ancora ben chiarita, ma è verosimilmente
legata alla elaborazione di uno schema compositivo semicircolare di figu
re gravitanti verso un punto centrale, con conseguenti problemi di pro
fondità spaziale e di veduta di scorcio delle figure.
fig. 15; Arte e civiltà romana nell'Italia settentrionale dalla repubblica alla tetrachia,
Bologna, 1964, n. 241, tav. CXVIII, 2; fig. 2 : Carducci, cit., p. 86, fig. 13; Arte e
civiltà, cit., η. 371 ; fig. 3 : C. Carducci, Aspetti della scultura romana in Piemonte, in
Atti del VII Congresso internazionale di archeologia classica, Roma, 1961, tav. II.
Fig. 4 (stele di Brescia) : CIL V, 4466 ; L. Garzetti, Inscriptiones Italiae, Brixia I,
Roma, 1984, n. 255, p. 169-170. CARLA COMPOSTELLA 662
Una delle più antiche formulazioni di questa iconografia compare
rozzamente incisa su un rilievo votivo di Golgoi, risalente alla metà del IV
secolo a.C, che presenta cinque personaggi distesi su un terreno in lieve
pendio, con capo coronato e una coppa in mano4. In forme meno incerte
lo schema viene riprodotto nella coeva ceramica apula5, ma va ricordato
che l'uso di disporre più statue su basi semicircolari è già diffuso nella
Grecia classica : basti richiamare il podio con sette statue rinvenuto a
Delo all'interno della cella del secondo tempio di Apollo, datato al
425 a.C, ma molto probabilmente a questo anteriore6.
Tale disposizione teatrale ebbe una vastissima fortuna a partire dal
IV secolo, soprattutto per l'arredo di esedre ο scholae architettoniche : il
principio dell'emiciclo consentiva infatti di creare efficaci e piacevoli
variazioni nella posizione dei personaggi e dei loro gesti. La raffigurazio
ne di consessi « intellettuali » cui partecipavano poeti, saggi, dottori, a vol
te guidati da un maestro ο un personaggio eminente, si avvantaggiò spes
so di questo modello : ricordiamo i gruppi ellenistici del tipo dei « sette
sapienti » da cui derivano le raffigurazioni dei mosaici di Torre Annunzia-
ta7, di Villa Albani8 e di Apamea9 e, soprattutto, il gruppo statuario
dell'esedra del Serapeion di Memphis10 con undici personaggi alternat
amente in piedi e seduti, che sono stati interpretati come saggi oppure
come notabili locali. Tali monumenti non rappresentano però dei ban
chetti e sembrano avere affinità con l'iconografia in questione solo su un
piano compositivo e non concettuale.
Da questo tema ellenistico deriva certamente anche la scena di
un'urna volterrana con sei personaggi seduti a semicerchio11, forse filoso-
4 F. Ghedini, On rilievo da Golgoi e il culto di Apollo Magirios, in A.M., 103,
1988, p. 193 s.
5 Dentzer 1982, cit. a nota 2, fig. 121.
6 S. Settis, Esedra e ninfeo nella terminologia architettonica del mondo romano.
Dall'età repubblicana alla tarda antichità, in A.N.R.W., 1, 1973, 4, p. 662 s.
7 B. Maiuri, Museo Nazionale di Napoli, Novara, 1957, p. 122; G. Richter, The
Portraits of the GreeL·, I, Londra, 1965, fig. 316; G.W. Elderkin, Two Mosaics
representing the Seven Wise Men, in A.J.A., XXXIX, 1935, p. 92 s.

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