Il castello di Calatubo. Genesi e caratteri di un inedito impianto fortificato siciliano fra l XI ed il XII secolo - article ; n°2 ; vol.110, pg 607-663
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Il castello di Calatubo. Genesi e caratteri di un inedito impianto fortificato siciliano fra l'XI ed il XII secolo - article ; n°2 ; vol.110, pg 607-663

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Description

Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age - Année 1998 - Volume 110 - Numéro 2 - Pages 607-663
57 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1998
Nombre de lectures 368
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 3 Mo

Extrait

Rosa Di Liberto
Il castello di Calatubo. Genesi e caratteri di un inedito impianto
fortificato siciliano fra l'XI ed il XII secolo
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 110, N°2. 1998. pp. 607-663.
Résumé
Rosa Di Liberto, Il castello di Calatubo. Genesi e caratteri di un inedito impianto fortificato siciliano fra l'XI ed il XII secolo, p. 607-
663.
L'esistenza di Calatubo (Trapani) è nota dal 1093. Il rilievo del complesso e l'analisi stratigrafica delle murature restituiscono la
consistenza e la cronologia relativa delle fabbriche medievali, rapportate ad una datazione assoluta attraverso l'analisi storico-
critica ed il confronto con alcune fortificazioni siciliane e di area bizantina ed islamica. Si documenta, per la prima volta in Sicilia,
l'impianto di un hisn confrontabile con esempi andalusi di X-XI sec. Altresi, le analogie con coeve attestazioni calabresi
evidenziano il ruolo della tradizione bizantina. Elementi di discrimine cronologico, quali le successive costruzioni del cosiddetto
donjon e delle torri di fiancheggiamento, denunciano la matrice normanna di tali interventi, ascritti al XII sec. La compresenza di
soluzioni proprie delle culture bizan tina, islamica e nordeuropea rivela corne anche le fortificazioni manifesti-no quei caratteri che
hanno reso peculiare il linguaggio architettonico nor-manno siciliano.
Citer ce document / Cite this document :
Di Liberto Rosa. Il castello di Calatubo. Genesi e caratteri di un inedito impianto fortificato siciliano fra l'XI ed il XII secolo. In:
Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 110, N°2. 1998. pp. 607-663.
doi : 10.3406/mefr.1998.3650
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9883_1998_num_110_2_3650ROSA DI LIBERTO
IL CASTELLO DI CALATUBO
GENESI E CARATTERI DI UN INEDITO IMPIANTO FORTIFICATO
SICILIANO FRA L'XI ED IL XII SECOLO
Nel territorio di Alcamo (Trapani), su una cresta rocciosa da cui si do
minano il golfo di Castellamare ed il vasto entroterra fino al monte Bonifato,
si erge il castello di Calatubo, oggi grande casale fortificato in abbandono
(Tav. I). L'insieme delle sue strutture, ancorché pluristratificato, costituisce
un complesso architettonico coerente ed unitario di notevoli dimensioni
(ca. 150 χ 35 m), i cui corpi di fabbrica si snodano lungo un compatto banco
di roccia calcarea, assecondandone completamente l'andamento in direzio
ne prevalente est-ovest. Alle pendici dell'altura, lungo il versante orientale, è
ancora chiaramente leggibile il letto del fiume omonimo, il cui antico trac
ciato può seguirsi fino al mare, distante 2 miglia circa dalla rocca.
Inaccessibile dai versanti settentrionale ed orientale, caratterizzati dal
forte scoscendimento della roccia, il castello di Calatubo rivolge il suo in
gresso ad occidente, dove la rupe scende verso la valle in dolce declivio.
Qui, una rampa gradonata conduce al monumentale fronte turrito ed al
piano della corte (26 χ 20 m; fig. 1). Un pozzo, una chiesa ad aula ed alcuni
diruti locali attigui costituiscono le uniche strutture architettoniche comp
rese entro questa prima linea difensiva, chiusa a Sud da un muro conti
nuo. Il cortile è dominato dal castello, che vi prospetta dall'alto dell'incom
bente costone di roccia con la sua facciata sovrastata da torrette che con
servano tracce di una merlatura (Tav. II). Un portale, prossimo al centro
del lato est della corte, introduce al secondo recinto.
Quest'area, di forma fortemente allungata (ca. 20 χ 100 m), è compresa
fra le ripide pareti di roccia su cui si fondano le strutture del castello ed un
ininterrotto corpo di fabbrica che, nell'ultima fase di vita del complesso,
era adibito a magazzini per la produzione vinicola. Un muro, conservatosi
frammentariamente, chiude il perimetro di questa corte in direzione est.
Inerpicandosi sul rilievo, tale muro raggiunge un terzo circuito murario
che recinge la zona più elevata dell'altura, dove si attesta ad una torre
MEFRM - 110 - 1998 - 2, p. 607-663. 608 ROSA DI LIBERTO
Illustration non autorisée à la diffusion
Fig. 1 - Calatubo. Pianta del castello alla quota del primo cortile.
oblunga. La forma di questa torre, sul limite orientale dello strapiombo, è
determinata dalla stessa morfologia del banco roccioso su cui si fonda
(fìg. 2).
Un camminamento fra muri collega il piccolo baluardo difensivo al
nucleo principale del castello costituito da un compatto parallelepipedo di
7 χ 21,50 m costruito lungo la cresta meridionale del rilievo roccioso. Il
fianco nord di tale corpo di fabbrica prospetta su un cortile di forma pres
soché triangolare, al di sotto del quale è un'ampia cisterna che sfrutta una
cavità naturale della roccia. In direzione ovest, senza soluzione di continui- CASTELLO DI CALATUBO 609 IL
Illustration non autorisée à la diffusion
tà, si succede una serie di ambienti dal carattere più marcatamente resi
denziale, compresi entro i limiti naturali dell'altura.
Le più antiche notizie relative all'esistenza di un insediamento nel sito
di Calatubo si ricavano da fonti archeologiche. Nell'area antistante l'ingres
so del castello, il rinvenimento accidentale di tombe pertinenti ad una va
sta necropoli e di materiale ceramico databile fra il VII ed il V secolo a.C.
denota la presenza di un abitato, del quale, tuttavia, sono ancora incerte 610 ROSA DI LIBERTO
l'ubicazione e l'identificazione1. Lo studio della ceramica, che copiosa si
rinviene in superfìcie, indica una sostanziale continuità di vita dell'antico
insediamento fino alla prima metà del III secolo a.CA Pur con molta caut
ela, è stata avanzata la possibilità che possa trattarsi di uno dei tre piccoli
centri (Ilarus, Tyrittus, Ascelus) gravitanti attorno a Segesta, noti esclusiv
amente dal riferimento di Diodoro Siculo, storico del I secolo a.C.3
Il primo documento che attesta l'esistenza di Calatubo è il diploma di
fondazione della diocesi di Mazara del 1093, nel quale, fra gli altri possedi
menti, si annovera anche «Calatub cum omnibus suis pertinentiis»4. Fra le
1 Al VI-V secolo a.C. sono stati datati numerosi frammenti ceramici pertinenti
alla necropoli messa in luce dagli aratri meccanici dei contadini locali e da scavatori
clandestini. Sono state rinvenute tombe ad incinerazione e ad inumazione collettive
dentro camerette costruite con blocchetti di pietra calcarea, oltre che sepolture den
tro pithoi (enkythrismòi). In via ipotetica, V. Giustolisi ha posto l'antico abitato nelle
vicinanze della necropoli, nell'area antistante l'ingresso del Castello (V. Giustolisi,
Calatubo nella protostoria, in V. Regina, Calatubo dalla preistoria ai nostri giorni, Al-
camo, 1985, p. 13-20). Lo stesso studioso mette in relazione il vuoto nella docu
mentazione archeologica registrato dalla seconda metà del III secolo a.C. alla prima
guerra punica. Una più recente ricognizione nell'area, sulla base del rinvenimento di
ceramica geometrica di età arcaica, ha ribadito l'antichità del sito (A. Filippi, Anti
chi, insediamenti nel territorio di Alcamo, Alcamo, 1996, in particolare p. 62-64 per il
sito di Calatubo in età arcaica e classica). Nel corso della lunga campagna di rilev
amento, noi stessi abbiamo effettuato una breve perlustrazione dell'area antistante
l'ingresso del castello, nel corso della quale è stato selezionato un gruppo di 52 fram
menti che, nella sostanza, confermano le indicazioni cronologiche fornite dai due
studiosi. Per il periodo successivo, segnaliamo la presenza nello stesso sito di abbon
dante materiale ceramico databile tra ΓΧΙ ed il XIII secolo. I frammenti recuperati
sono stati affidati alla Soprintendenza di Trapani, accompagnati da un elenco redat
to dal dott. Sergio Aiosa, che mi ha fornito indicazioni relative alla cronologia dei re
perti. Della competenza e fattiva partecipazione dello studioso, mi sono inoltre av
valsa in ogni fase di questa ricerca. Ulteriori informazioni circa la datazione della ce
ramica medievale mi sono state gentilmente offerte dalla dott.ssa Fabiola Ardizzone,
dal dott. Franco D'Angelo e dalla dott.ssa Elena Pezzini. Ringrazio gli amici archeol
ogi per la preziosa collaborazione.
2 Tuttavia, la presenza di materiale databile al I-II secolo d.C. sembra indicare
che il sito non venne del tutto abbandonato dopo la cesura della metà del III secolo
a.C. (V. Giustolisi, Calatubo cit, p. 16, Id., Nakone ed Entella, Palermo, 1985, p. 79;
sui reperti recuperati a Calatubo si veda anche Id., in V. Regina, Alcamo paesaggio
urbano e rurale, Alcamo, 1986, p. 51-60).
3 Diodoro Siculo, XXIII, 5. L'ipotesi è stata avanzata da V. Giustolisi, Nakone
cit., p. 78.
4 Ci riferiamo al diploma con il quale Ruggero il Gran Conte fonda la cattedrale
ed il vescovado di Mazara, documento nel quale si definisce il vasto territorio della
nascente diocesi. Reso noto già nella metà del XVII secolo (R. Pini, Sicilia sacra dis-
quisitionibus et nods illustrata, rist. an. dell'edizione di Palermo, 1773, con uno scrit

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