La ricostruzione della voluta ionica vitruviana nei trattati del Rinascimento - article ; n°1 ; vol.105, pg 133-175
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée - Année 1993 - Volume 105 - Numéro 1 - Pages 133-175
Maria Losito, La ricostruzione della voluta ionica vitruviana nei trattati del Rinascimento, p. 133-175. La costruzione della voluta ionica è una famosa crux vitruviana che comprende un problema matematico, poiché si forma dalla spirale di Archimede. Già nell'alto Medioevo era noto un metodo di costruzione primitivo della voluta, basato su mezzi cerchi. La spirale che ne risulta matematicamente è inesatta e, adottata corne voluta, appare sgraziata. Quella costruzione semplice venne impiegata da Alberti. Vitruvio descrive soltanto l'impostazione della costruzione della voluta del capitello ionico ispirandosi al De spiralibus di Archimede per la spirale equabile e per il resto rimanda ad uno dei suoi schemi smarriti, che sarà ricostruito dagli architetti rinascimentali, che confronteranno le poche parole di Vitruvio sull'argomento con i resti antichi. Il tracciato della voluta del capitello ionico è (v. rétro) descritto per la prima volta in maniera scientifica da Durer (1525), senonché la sua spirale risulta del tutto diversa dai modelli antichi. Nel suo capitello Salviati (1540c), ricostruisce la spirale del Teatro di Marcello, seppure approssimativamente mediante archi di cerchio, ma per la prima volta con grandissima precisione. Bertani (ante 1558) trova un'ottima approssimazione della spirale archimedea per cerchi e non è inverosimile pensare che la sua costruzione fosse corrispondente a quello che Vitruvio intendeva.
43 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1993
Nombre de lectures 692
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 3 Mo

Extrait

Maria Losito
La ricostruzione della voluta ionica vitruviana nei trattati del
Rinascimento
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 105, N°1. 1993. pp. 133-175.
Riassunto
Maria Losito, La ricostruzione della voluta ionica vitruviana nei trattati del Rinascimento, p. 133-175.
La costruzione della voluta ionica è una famosa crux vitruviana che comprende un problema matematico, poiché si forma dalla
spirale di Archimede. Già nell'alto Medioevo era noto un metodo di costruzione primitivo della voluta, basato su mezzi cerchi. La
spirale che ne risulta matematicamente è inesatta e, adottata come voluta, appare sgraziata. Quella costruzione semplice venne
impiegata da Alberti. Vitruvio descrive soltanto l'impostazione della costruzione della voluta del capitello ionico ispirandosi al De
spiralibus di Archimede per la spirale equabile e per il resto rimanda ad uno dei suoi schemi smarriti, che sarà ricostruito dagli
architetti rinascimentali, che confronteranno le poche parole di Vitruvio sull'argomento con i resti antichi. Il tracciato della voluta
del capitello ionico è
(v. retro) descritto per la prima volta in maniera scientifica da Durer (1525), senonché la sua spirale risulta del tutto diversa dai
modelli antichi. Nel suo capitello Salviati (1540c), ricostruisce la spirale del Teatro di Marcello, seppure approssimativamente
mediante archi di cerchio, ma per la prima volta con grandissima precisione. Bertani (ante 1558) trova un'ottima approssimazione
della spirale archimedea per cerchi e non è inverosimile pensare che la sua costruzione fosse corrispondente a quello che
Vitruvio intendeva.
Citer ce document / Cite this document :
Losito Maria. La ricostruzione della voluta ionica vitruviana nei trattati del Rinascimento. In: Mélanges de l'Ecole française de
Rome. Italie et Méditerranée T. 105, N°1. 1993. pp. 133-175.
doi : 10.3406/mefr.1993.4253
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9891_1993_num_105_1_4253MARIA LOSITO
LA RICOSTRUZIONE DELLA VOLUTA IONICA
VITRUVIANA NEI TRATTATI DEL RINASCIMENTO1
1 - Per una breve storia della voluta ionica vttruviana
La costruzione della voluta ionica è una famosa crux vitruviana. Il suo
tracciato è descritto in maniera scientifica per la prima volta da Alberti nel
suo De re aedificatoria del 1485 al cap. 8 del VII libro e subito dopo da Dürer
nel primo capitolo dell' Unterweisung der Messung (1525), senonché la spirale
risulta del tutto diversa dai modelli antichi e brutta architettonicamente. Nel
1544 appare la costruzione di Philander ancora insoddisfacente e nello stesso
anno quella molto più bella di Giuseppe Porta detto il Salviati.
A pubblicarla è Francesco Marcolini nella terza edizione del Quarto Li
bro delle Regole Generali di Sebastiano Senio aggiungendola a quella del
l'architetto bolognese e dichiarandola come propria invenzione (cc.
XXXVIIv - XXXVIIIr). Veritas filia temporis si legge nell'impresa dell'edito
re e nel 1552 egli pare fare ammenda con il pubblicare La regola di far per
fettamente col compasso la voluta et del capitello ionico et d'ogn'altra sorte
sotto il nome di Giuseppe Salviati in una plaquette in folio. Il pittore la de
dica a Barbaro e scrive di averla inventata a Padova fra il 1540 e il 1541, un
dici anni prima.
«Poco tempo dopo - aggiunge - essendo io ritornato in Venetia, Messer
Sebastiano Serlio . . . hebbe notitia di questa mia inventione dal mirabile e i
ngegnoso M. Francesco Marcolini, col quale teneva molta dimestichezza, e con
esso lui venuto un girno a casa mia per vederla, mostrò che gli piaceva som
mamente, e lodolla per la migliore, che in sin a qust'hora fusse stata ritrovata,
et datogli la regola di farla, mi promise che se per alcun tempo gli fusse acca
duto di metterla in luce, egli sotto il mio nome l'haveria publicata».
1 Questo saggio è la riscrittura del cap. IV della mia tesi di dottorato sul capitello
ionico nel Rinascimento italiano, toscano, romano e Veneto (1423-1570), relatore Prof.
Salvatore Settis, Scuola normale superiore : Classe di lettere, Pisa, novembre 1993.
Ringrazio per costanti ed utili consigli i Proff. Pierre Gros, Pier Nicola Pagliara, Sal
vatore Settis, Manfredo Tafuri e il dott. Marco Cavenago per l'assistenza tecnica.
Ogni pagina di questo lavoro è dedicata alla memoria di Charles Pietri.
MEFRIM - 105 - 1993 - 1, p. 133-175. 134 MARIA LOSITO
Ma, dice ancora Salviati
«mi sono poi accorto dopo qualche anno un mio garzone havermene fu
rato il disegno, il quale per avventura potrebbe aver dato occasione ad alcuno
di attribuirsela, et mandarla fuori come sua propria inventione... et perché è
cosa giusta che ciascuno riconosca per suo quel che ragionevolmente gli per
viene, ho pensato di non meritar biasimo venendo a palesarlo per cosa mia...
ma si come io mosso dalla singolare affettione che meritamente le porto per le
sue rare et degne qualità, et hanco per esserle già stata promessa dal Marcoli-
ni, a lei riverentemente la dedico, così debbo sperare che le abbia da essere
non mediocremente cara».
Stranamente Daniele Barbaro quattro anni dopo il testo del Salviati
nella edizione vitruviana in volgare del 1556 pubblicata dallo stesso Fran
cesco Marcolini, ma anche nel cod. it., Cl. IV, 152 = 5106 (tale passo manca
del tutto nel cod. it., Cl. IV, cod. XXXVII = 5133), sembra ignorare o non
voler riconoscere questa opera2.
2 Nel terzo libro scrive infatti «et qui ho caro, che si veda, che quanti hanno
scritto sopra questa voluta, et quanti s'hanno attribuito l'inventione di essa, non han
no considerato bene quello, che ha detto Vitruvio negli effetti di quelle linee, ch'egli
manda à basso, ma havendosi usurpato alquanto del conoscimento d'altri, e delle fa
tiche, hanno creduto saper il tutto; et è meraviglia grande, che vogliono haversi por
tato così bene nel far della voluta, della quale però non ne rendono ragione, ch'è cosa
difficillima; et poi non hanno inteso le cose facili di Vitruvio et vogliono che Vitruvio
habbia fatto un libro che non si trove, oltra i dieci, che egli confessa d'haver fatto, et
non più, perché dice Vitruvio haver posto la voluta et la sua ragione nell'estremo l
ibro, et non vedeno, che intende in fine del libro presente : perché usava egli
in fine di ciascun libro porre i dissegni delle cose sue; ma lasciamo questo alla inad-
vertenza loro. Della voluta veramente io ne ho trovato dieci inventori per loro sagra-
mento, et molti che non sanno altro di Vitruvio che la voluta, se pur la sanno bene,
che però non rendono conto degli effetti di tante linee che Vitruvio dice dover esser
mandate à basso; io ragionando più volte con Messer Andrea Palladio Architetto Vi
centino, et mostratoli alcuni modi di tirar la voluta a sesta molto differenti da quelli
di Alberto, Philandro, et del Serlio, benché pareva che io m'incontrassi con le parole
di Vitruvio, nientedimeno la voluta non era garbata, dove non satisfacendo io ancho
a me stesso, egli, che è molto pratico di fabricare, et intendente se alcun altro si tro
va, mi espose la sua inventione, nata dal misurare con diligenza ogni capitello anti
co, et veramente è quella, et meravigliandomi io che Vitruvio non havesse accennato
in qualche modo, come si facesse questa voluta; egli mi disse che Vitruvio istesso
dice di volerlo fare in fine del libro. Io mi doleva, che molte belle cose ci mancassero
con queste promesse di Vitruvio però andava pur discorrendo, et volendo, che Vitru
vio ci havesse dato qualche lume, et havendo pur avvertito che Vitruvio nel descri
vere le belle cose era breve, non lasciava cosa necessaria, non diceva cosa superflua,
... mi risolsi di non voler ingannar me stesso, ma di voler haver l'occhio alle mani,
come si dice, à Vitruvio et veder, s'egli havesse detto qualche parola al proposito, et
in somma ritrovassimo che una linea che ci fa tirar Vitruvio, era quella che accenna
va i termini di un quadrato, che va nell'occhio della voluta, nel quale si segnano que' LA RICOSTRUZIONE DELLA VOLUTA IONICA VITRUVIANA 135
E nella illustrazione del capitello ionico si ritrova che il «giro» della
voluta (che avverte darà in forma grande alla fine di tutta l'opera), è simile
a quello pubblicato quattro anni prima da Salviati. A chiunque può sem
brar strano che il Barbaro non nomini il Salviati nella sua lunga digressio
ne sulla voluta; e pertanto si potrebbe intuire non solo che Palladio e non il
Porta fosse l'inventore della nuova regola, ma che i rimproveri citati, dello
stesso Salviati, fossero rivolti al Barbaro. La costruzione di Palladio, infatt
i, è del tutto simile a quella di Salviati e si basa sull'inscrizione di un qua
drato al centro, («occhio» della voluta), sui vertici del quale far centro con
il compasso a varie aperture, ma la tavola a pagina 95 non dimostra ciò che
è scritto e ce ne da solo il risultato finale.
Solo in appendice al volume del 1556 troviamo un'esatta immagine
della costruzione, Salviati è ri

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