(1/9)E. Satie, Gymnopédie n. 1 (versione orchestrale e versione ...
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(1/9)E. Satie, Gymnopédie n. 1 (versione orchestrale e versione ...

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(1/9)E.
Satie, Gymnopédie n. 1 (versione orchestrale e versione pianistica)
Scritta da "un selvaggio dotato di gusto", questa è la versione orchestrata da C. Debussy di uno dei
brani più noti di Erik Satie.
Nel tentativo di portare all'attenzione del pubblico il lavoro compositivo dell'amico Satie, l'emergente
Debussy, a poco meno di dieci anni dalla composizione delle Gymnopédies, ne preparò
un'orchestrazione (tralasciando il secondo dei tre brani) che venne pubblicata nel 1898 con inversione
dei pezzi.
Effettivamente la Seconda Gymnopédie, che peraltro è più tarda (almeno 1895) è anche differente dal
punto di vista strutturale. La prima e la terza si dividono in due metà precise costituite rispettivamente
da 39+39 battute e 30+30 battute, la seconda è tripartita secondo uno schema di battute 25+12+28. La
numerazione di tutte le battute nel manoscritto facilita la definizione di un clima volutamente in cerca
di simmetrie, qui costituite dall'utilizzazione della Sezione Aurea più in termini esoterici che linguistici.
. Peraltro, le tre composizioni non solo condividono lo stesso metro (3/4), ma anche
-
approssimativamente – lo stesso tempo, dunque l'elemento strutturale costituito dall'uso della Sezione
Aurea è più giustificabile che altrove
Nelle Prima Gymnopédie però sussistono delle varianti: nella seconda metà ne abbiamo una di quattro
battute tra le misure 33-37 e un'altra tra le misure 72-76, né la breve introduzione, sempre di 4 battute
(schema che si ricollega alla più pura norma fraseologica), è bilanciato da una coda analoga.
Le semplici melodie modali vengono ripetute con variazioni minimali, mentre l'uso di accordi di
settima e nona forniscono un sostegno ricco di colori la cui sonorità evocativamente "magica" mitiga
però l'effetto dissonante. C'è un centro tonale, ma instabile, e circondato da modulazioni ondeggianti e
ritmi armonici ridondanti che finiscono per sospendere anche il decorso del vettore tempo: all'inizio
abbiamo una progressione alternata di une accordi di settima maggiore, la prima alla sottodominante
Sol, la seconda alla tonica Re; così la scelta della ripetizione e giustapposizione delle brevi e semplici
melodie in luogo dello sviluppo melodico, finisce con rafforzare la staticità e la ipnoticità del brano, la
sua trasparente melanconia. L'etimologia del titolo diviene significante, pur se incerta. Sicura è la
volontà di riconnettersi ad un passato arcaico che fa riferimento all'antica Grecia, ma pure il riferimento
a "Les Antiques" del poeta Contamine de Latour. Del resto Satie, già nel 1887, si era presentato come
di professione "gimnopedista".
"Questo brano è assai famoso, in quanto utilizzato (spesso a sproposito) in moltissime situazioni:
colonne sonore, pubblicità, servizi giornalistici. Qualcuno lo ricorderà eseguito da Sergio Rubini nel
film "Al lupo al lupo" di Verdone.
La versione orchestrale resta più lieve, più impalpabile, meno materica di quella pianistica,
fors'anche meno "immobile" in ragione dell'alternanza coloristico-timbrica
Di fatto la prima Gymnopédie è un concentrato di emozioni e sensazioni che supera i confini del
"genere" e diventa un'icona della moderna musica da camera; oggi preferibilmente etichettata con
termini meno retrò, ma nella sostanza analoghi. Il tocco post-romantico, la delicatezza con cui la mano
deve affrontare la tastiera, l'atmosfera che si sublima tra le note è quanto di più commovente ed
evocativo si possa immaginare. Sarà anche per questo che il pezzo viene usato in tutti i contesti che
devono esprimere affettività, memoria, malinconia."
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