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UniNomade » Sotto il regim0e7 d/0e1lla/1 p3recarietà – Bring Your Own Dev ice (if y ou want to surv iv e…) » … Sotto il regime della precarietà – Bring Your Own Device (if you want to survive…) 28 / 11 / 2012 di GIORGIO GRIZIOTTI In vista di fine d’anno, fase cruciale del consumismo, le corporation del capitalismo digitale ci bombardano d’annunci e lanci di nuovi dispositivi tecnologici mobili a colpi di campagne promozionali da miliardi di dollari[i]. La dinamica di crescita del traffico internet mobile[ii], oggi al 12%, conferma l’avvento del Bioipermedia[iii], l’ambiente in cui interagiscono corpi vite, macchine, reti, codici, dati, territorio e tempo. I devices, quali smartphone, tablet, reader o ultrabook sono gli strumenti fisici di mediazione dell’homo cognitivus con questo nuovo ambiente. Come le altre componenti del Bioipermedia, con cui entrano in pulsazioni crescenti, essi sono in continuo mutamento, si ibridano e fanno germogliare articolazioni e sinapsi tecnosensoriali sempre nuove. Come si modificano in questo nuovo contesto i rapporti di produzione, quelli di potere e le relazioni fra le persone? Si tratta di un’ulteriore trasformazione strutturale che prelude ad una evoluzione della società dell’informazione[iv]? Le campagne marketing e comunicazione ci proiettano i devices in immagine di merce- feticcio che caratterizza una nuova fase del capitalismo cognitivo.

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Publié le 09 juillet 2013
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UniNomade » Sotto il regim0e7 d/0e1lla/1 p3recarietà – Bring Your Own Dev ice (if y ou want to surv iv e…) » …
Sotto il regime della precarietà – Bring
Your Own Device (if you want to survive…)
28 / 11 / 2012
di GIORGIO GRIZIOTTI
In vista di fine d’anno, fase cruciale del consumismo, le corporation del capitalismo digitale
ci bombardano d’annunci e lanci di nuovi dispositivi tecnologici mobili a colpi di campagne
promozionali da miliardi di dollari[i].
La dinamica di crescita del traffico internet mobile[ii], oggi al 12%, conferma l’avvento del
Bioipermedia[iii], l’ambiente in cui interagiscono corpi vite, macchine, reti, codici, dati,
territorio e tempo.
I devices, quali smartphone, tablet, reader o ultrabook sono gli strumenti fisici di
mediazione dell’homo cognitivus con questo nuovo ambiente. Come le altre componenti del
Bioipermedia, con cui entrano in pulsazioni crescenti, essi sono in continuo mutamento, si
ibridano e fanno germogliare articolazioni e sinapsi tecnosensoriali sempre nuove.
Come si modificano in questo nuovo contesto i rapporti di produzione, quelli di potere e le
relazioni fra le persone? Si tratta di un’ulteriore trasformazione strutturale che prelude ad
una evoluzione della società dell’informazione[iv]?
Le campagne marketing e comunicazione ci proiettano i devices in immagine di merce-
feticcio che caratterizza una nuova fase del capitalismo cognitivo. La stessa operazione fatta
precedentemente con l’automobile nella seconda parte dell’era industriale e poi con i
personal computers (PC). La Finanza, impietosa ed ossessiva garante della competitività,
sancisce l’operazione ed oggi Apple ha preso il posto che fu di General Motors o d’Exxon.
Per quanto?
Già nel decennio precedente la telefonia mobile aveva stabilito record assoluti di volumi e di
rapidità di diffusione d’una tecnologia. Nemmeno Steve Jobs, nella sua maniacale ricerca di
Forme Pure per stimolare nei suoi clienti il sentimento d’appartenenza ad una élite, poteva
immaginare che i dispositivi mobili diventassero la sofisticata e diffusa chiave della sociétà
bioipermediatica.
www.uninomade.org/bring-y our-own-dev ice/print 1/7UniNomade » Sotto il regim0e7 d/0e1ll/a1 p3recarietà – Bring Your Own Dev ice (if y ou want to surv iv e…) » …
La sfera d’uso dei devices, più vicina alla mobilità dell’auto che alla sedentarietà dei PC,
impone il nuovo paradigma delle applicazioni. Le centinaia di migliaia d’Apps sorte in pochi
anni e disponibili sui devices prendono origine dall’incrocio di due fattori:
- l’esistenza d’un general intellect diffuso, che essendosi forgiato nel calderone della
produzione comune del software, dispone delle competenze operative per sviluppare su
piattaforme mobili fondate su un freeware “privatizzato” dai vari Apple, Google Android
etc.
- il desiderio e la necessità di disporre in mobilità d’unità funzionali semplici e rapide che
svolgano un compito definito.
Il fenomeno delle Apps viene istanziato ed istituzionalizzato per la prima volta nell’App
Store, un recinto in cui Apple si autorizza il diritto di vita e morte prelevando, fra l’altro,
rendita sul lavoro della comunità degli sviluppatori[v]. Apple gioca spesso sull’ambiguità
d’una propaganda che esalta lo spirito “rivoluzionario” dell’innovazione tecnologica, come
nel famoso spot ispirato al 1984 Orwelliano che lancia il MacIntosh, per meglio consolidare
una politica di stretta osservanza neoliberale. Benefici per azionisti, manager ed architetti
software e trattamenti indecenti per tutti gli altri, dai giovani precari che animano i negozi
Apple Store ai lavoratori cinesi semischiavizzati che costruiscono a ritmo forsennato
iPhone e simili nelle città-fabbrica della Foxconn.
Non c’è problema a riconoscere che il primo iPhone apre nel 2007 la fase bioipermediatica
della produzione cognitiva così come il PC aveva segnato il declino di quella industriale in
termini di centralità politica e finanziaria . Cinque anni dopo Apple non ha più il monopolio,
ma smartphones e tablets si vendono a centinaia di milioni all’anno e le basi istallate sono
rispettivamente dell’ordine del miliardo; ci sono voluti trent’anni al PC per arrivare a questo
livello.
Per tracciare meglio le mappe dove s’intersecano produzione comune e prelievo di rendita è
necessario fare un’analisi politica dei ruoli che i devices possono assumere, anche tramite
analogie e differenze con altri dispositivi chiave di epoche precedenti, come automobili e
PC. Ruoli spesso antagonisti che vanno da strumento di produzione del comune nelle mani
del movimento reticolare emergente a quello di esche per nuove forme di sfruttamento
pervasivo della precarietà diffusa; una continua tensione fra il lavoro vivo prodotto dalla
moltitudine ed il tentativo di racchiuderlo in recinti sempre più immateriali ed invisibili
introducendo procedure coercitive che lo trasformano in lavoro morto.
Anche l’auto è una macchina di mediazione col territorio in cui però il valore d’uso è cablato
nelle funzioni centrali di trasporto e viaggio, che all’apice dell’era industriale sono al centro
delle dinamiche di produzione e di vita. Tanto da diventare il soggetto centrale d’uno dei
romanzi-culto di quell’epoca: “On the road”, dove il famoso rotolo di teletype su cui Jack
Kerouac lo scrive d’un fiato nel ‘51 si trasforma in prolungamento simbolico del nastro
d’asfalto percorso al volante.
L’emergere negli anni ottanta dei PC rompe invece gli schemi dell’innovazione industriale ed
ora, a qualche decennio di distanza, appare evidente la relazione fra l’affermarsi
dell’intellettualità di massa e queste macchine sufficientemente duttili, riconfigurabili e di
costo abbordabile. Benché all’inizio i PC non fossero ancora in rete, il sapere scientifico
generale crea una condizione ideale per sfruttare autonomamente questa nuova potenza ed
è maturo e pronto a servirsene.
www.uninomade.org/bring-y our-own-dev ice/print 2/7UniNomade » Sotto il regim0e7 d/0e1ll/a1 3precarietà – Bring Your Own Dev ice (if y ou want to surv iv e…) » …
Questa richiesta di sapere passa su assi esterni alle imprese e anzi, anticipando il fenomeno
odierno del BYOD[vi], sono spesso i lavoratori concettuali, secondo l’etimologia dell’epoca,
che li introducono sul lavoro. Una prova tangibile che il PC è in un primo tempo uno
strumento d’indipendenza nella cooperazione sociale all’interno dei luoghi di lavoro e nelle
attività dei servizi in pieno boom. Una macchina cognitiva su cui già si gioca il braccio di
ferro fra produzione autonoma e comando sul lavoro.
Non amando la creazione di spazi d’auto-organizzazione in cui il suo ruolo di grande
organizzatore è rimesso in causa, il comando d’impresa in un primo tempo adotta i PC
controvoglia per poi riprendere la mano ristabilendo gerarchia e controllo della produzione
all’interno del suo perimetro coll’architettura client-server [vii]e i packages de l’ERP[viii]
(Enterprise Resource Planning).
La diffusione dei primi apparecchi mobili, telefoni e Pc portatili, nella fase seguente, dà un
forte impulso iniziale al confondersi di vita e lavoro, all’imporsi del realtime macchinico nei
ritmi di vita quotidiani quasi ad estensione delle cadenze della catena al di fuori della
fabbrica fordista.
I dispositivi del bioipermedia integrano, potenziano e rendono portatili le tecnologie
precedenti. La chiave del cambiamento sta nella combinazione di miniaturizzazione e
mobilità che permette d’averne sempre uno o più a portata di corpo in qualsiasi quadro di
vita, interno o esterno. In un’era di predominanza delle emozioni, l’interazione au fil du
temps dei sensi con le reti diventa centrale ed il dispositivo una lunga manus di azioni
remote: il mediatore mobile ed i suoi sensori, sempre più numerosi, interagiscono con udito,
vista, tatto e parola, permettono geolocalizzazione, controllo a distanza e scambio con
oggetti comunicanti, aumentano[ix] la realtà fisica del territorio con informazioni di ogni
genere, commerciali, culturali, ecologiche, possono agire da macchina biomedica di
controllo, correzione e supporto delle nostre funzioni biologiche vitali e mille altre
possibilità a venire fra cui i dispositivi più antropomorfi che affiancheranno o sostituiranno
gli schermi.
Mentre il PC ha una funzione centrale di mediatore dei processi linguistici scritti ed i suoi usi
più tipici sono spesso legati alla concatenazione logica del pensiero, alla gestione di
sequenze e priorità che si susseguono nel tempo, i devices mobili sono concentratori di
percezione complessiva degli stimoli nella loro organizzazione spaziale e intervengono
nell’interpretazione emotiva. Probabilmente il nostro emisfero sinistro è più accaparrato
dal lavoro al PC mentre quello destro lo è nelle continue interazioni con uno smartphone.
Il capitalismo digitale ha intuito che questi devices sono il mezzo essenziale di rendita e di
profitto tramite una captazione capillare di valore sulle produzioni e proprietà comuni e
vuole farne lo strumento chiave del controllo biopolitico nel tempo e nello spazio. Questo
spiega la durezza della lotta apertasi al suo interno, che viene rivelata per esempio dal
clamoroso insuccesso dell’introduzione

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