La Sardegna prearagonese : una società senza feudalesimo? - article ; n°1 ; vol.44, pg 523-550
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Publications de l'École française de Rome - Année 1980 - Volume 44 - Numéro 1 - Pages 523-550
Questo saggio ripropone il problema dell'introduzione del feudalesimo in Sardegna. Esso costituisce un contributo alla conoscenza del « caso sardo », muovendo dal desiderio di una verifica che, pur tenendo conto dei problemi generali che si legano alla discussa definizione e concettualizzazione del feudalesimo, si basa principalmente sul piano di un riesame diretto della documentazione. Dopo un cenno al dibattito storiografico sul problema sardo, avutosi alla fine del secolo scorso e agli inizi del nostro, di cui viene posto in evidenza l'importante contributo al rinnovamento della problematica della storia sarda, l'autore sottolinea l'importanza della conquista aragonese dell'isola del 1323-26 e della conseguente frattura nella storia della Sardegna. Infatti per il periodo precedente a tale conquista non sembra che si possa parlare di una evoluzione verso il feudalesimo sulla base di pochi e tardivi elementi che l'analisi dei documenti consente di accertare. Alla vigilia della conquista aragonese, la società sarda rimaneva sostanzialmente estranea al feudalesimo nonostante che alcuni elementi propriamente feudali fossero entrati almeno ai vertici della struttura sociale, soprattutto sul piano internazionale.
28 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1980
Nombre de lectures 51
Langue Romanian
Poids de l'ouvrage 2 Mo

Extrait

Monsieur Marco Tangheroni
La Sardegna prearagonese : una società senza feudalesimo?
In: Structures féodales et féodalisme dans l'Occident méditerranéen (Xe-XIIIe siècles). Bilan et perspectives de
recherches. Actes du Colloque de Rome (10-13 octobre 1978). Rome : École Française de Rome, 1980. pp. 523-
550. (Publications de l'École française de Rome, 44)
Riassunto
Questo saggio ripropone il problema dell'introduzione del feudalesimo in Sardegna. Esso costituisce un contributo alla
conoscenza del « caso sardo », muovendo dal desiderio di una verifica che, pur tenendo conto dei problemi generali che si
legano alla discussa definizione e concettualizzazione del feudalesimo, si basa principalmente sul piano di un riesame diretto
della documentazione. Dopo un cenno al dibattito storiografico sul problema sardo, avutosi alla fine del secolo scorso e agli inizi
del nostro, di cui viene posto in evidenza l'importante contributo al rinnovamento della problematica della storia sarda, l'autore
sottolinea l'importanza della conquista aragonese dell'isola del 1323-26 e della conseguente frattura nella storia della Sardegna.
Infatti per il periodo precedente a tale conquista non sembra che si possa parlare di una evoluzione verso il feudalesimo sulla
base di pochi e tardivi elementi che l'analisi dei documenti consente di accertare. Alla vigilia della conquista aragonese, la società
sarda rimaneva sostanzialmente estranea al feudalesimo nonostante che alcuni elementi propriamente feudali fossero entrati
almeno ai vertici della struttura sociale, soprattutto sul piano internazionale.
Citer ce document / Cite this document :
Tangheroni Marco. La Sardegna prearagonese : una società senza feudalesimo?. In: Structures féodales et féodalisme dans
l'Occident méditerranéen (Xe-XIIIe siècles). Bilan et perspectives de recherches. Actes du Colloque de Rome (10-13 octobre
1978). Rome : École Française de Rome, 1980. pp. 523-550. (Publications de l'École française de Rome, 44)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1980_act_44_1_1241MARCO TANGHERONI
LA SARDEGNA PREARAGONESE :
UNA SOCIETÀ SENZA FEUDALESIMO?
I - Nella bibliografia della sua classica opera sulla società feudale
Mare Bloch riservò una sezione a quelques pays sans féodalité e il primo
esempio di questi paesi che egli da è proprio la Sardegna1. Egli faceva
riferimento alle uniche tre opere di sintesi sul Medio Evo sardo allora
effettivamente disponibili2; su questa base egli si era formato l'idea che, se il
Medio Evo aveva conosciuto una società largement seigneurialisée, non
féodalisée : la Sardaigne, ciò era dipeso dal fatto che l'isola era un «povero
paese le cui popolazioni vivevano in un quasi isolamento», confermato
dall'antichità dei documenti in volgare sardo. La Sardegna, terra sottratta
alle grandi correnti di influenza che percorrevano il continente, avrebbe per
il Bloch conservato un antico sistema di chefferies rurales, regolarizzato
durante il periodo romano. Il caso sardo appariva, insomma, al Bloch come
quello di una società signorile senza feudalità; ben diverso, dunque, da dei paesi privi anche di signoria oltre che di vassallità: le società
celtiche, la penisola scandinava, le basse terre tedesche del Mare del
Nord3.
II rinvio alle opere di Enrico Besta e di Arrigo Solmi non rimanda
soltanto ai due studiosi che effettivamente avevano profondamente rinnovat
o la problematica della storia sarda, traendola fuori, agli inizi del nostro
1 M. Bloch, La société féodale, Parigi, 1949, p. 456.
2 E. Besta, La Sardegna medioevale, 2 voli., Palermo, 1908-09; A. Solmi, Studi storici sulle
istituzioni della Sardegna nel Medio Evo, Cagliari, 1917; R. Carta Raspi, Le classi sociali nella
Sardegna medioevale, Cagliari, 1938.
3 M. Bloch, op. cit., p. 124 e 377. Si può osservare, di passaggio, che la posizione
biochiana è stata, su questo punto, ripresa quasi alla lettera da R. Boutruche, Signoria e
feudalesimo. I. Ordinamento curtense e clientele vassallatiche, Bologna, 1961, p. 207 : «... soltanto
un paese doveva rimanere in disparte : sfiorata dalle influenze esterne e dalle avventure dei
conquistatori, la Sardegna rimase un centro signorile e contadino, chiuso di fronte al feudalesi- LES ÉTATS PONTIFICAUX, L'ITALIE MÉRIDIONALE ET LES ILES 524
secolo, dalle secche di una storiografia provincialistica, i cui meriti erano
stati soverchiati da una eccessiva ristrettezza di vedute e da una deplorevol
e inclinazione all'accettazione dei falsi, ma dimostra anche la conoscenza
da parte del Bloch della divergenza tra i due storici proprio sul punto
dell'introduzione del feudalesimo nell'isola.
Tra le due posizioni il Bloch effettuò una scelta. Ecco, questo mio
contributo muove dal desiderio di una verifica di questa scelta; una verifica
che, pur tenendo conto dei problemi generali che si legano alla discussa
definizione e concettualizzazione del "feudalesimo", si muoverà principa
lmente sul piano di uno sforzo di riesame diretto della documentazione.
Tuttavia, conviene prima fare rapido cenno della discussione storiografica
relativa al caso sardo, assai viva alla fine del secolo scorso e agli inizi del
nostro4.
A questo proposito, va anche ricordato che la discussione storiografica
sul feudalesimo affondava, in Sardegna, le sue radici in un terreno ancora
molto vivo, giacché soltanto da circa mezzo secolo Carlo Alberto aveva
eliminato forme di feudalesimo non puramente residuali dalle istituzioni
dell'isola5. Ma, a parte ciò, il problema sardo fu anche, per oltre due
decenni, dibattuto nell'ambito di una più generale ed ampia discussione tra
gli storici italiani del diritto, per la quale esso si prestava assai bene a
funzionare come da rivelatrice cartina di tornasole ο da banco di prova sul
quale misurare la validità di schemi teorici ο di ricostruzioni storiche6.
Certamente, alcuni tratti di questa discussione possono apparire invec
chiati e superati, per un insistente formalismo nel porre le domande ο nel
rispondervi, giacché abbiamo ormai imparato a guardare più che alle
formule astrattamente considerate alla struttura della società. E, del resto,
non appare troppo difficile riconoscere, sotto altre spoglie, il ricorrente
4 Può essere interessante osservare che le moderne enciclopedie giuridiche alla voce
feudo offrono trattazioni in cui manca ogni riferimento al caso sardo, del quale invece
ampiamente si trattava nelle analoghe voci di simili più antiche opere. Cfr. ad esempio le voci
Feudalità del Ciccaglione per l'Enciclopedia Giurìdica Italiana e Feudo del Del Giudice per il
Digesto Italiano, voi. XI.
5 Con una serie di provvedimenti e decreti emanati tra il 1835 ed il 1838, riportati in
A. Boscolo, II feudalesimo in Sardegna, Cagliari, 1969. Il carattere non "accademico" della
discussione storiografica nasceva anche dal fatto che all'abolizione del feudalesimo così come
alla permessa ed incoraggiata recinzione dei terreni (l'editto delle chiudende) e alla fusione del
'48 (dopo la volontaria rinuncia all'autonomia da parte dei ceti dirigenti sardi) non erano
seguiti gli attesi benefici.
6 Fondamentale in proposito G. Tabacco, Fief et seigneurie dans l'Italie communale.
L'évolution d'un thème historiographique, in Le Moyen Age, 1969, p. 5-38 e 203-218. LA SARDEGNA PREARAGONESE 525
dilemma metodologico : concetto ristretto ο concetto allargato della nozio
ne di feudalesimo. Così, ancora, è certo che gli storici del diritto oggi non
ragionerebbero più in termini di «fattori storici» e di «elementi costitutivi».
Ma lo stesso Cortese, che parla, a questo proposito, di «fossili del diritto»,
aggiunge subito : «i risultati conseguiti . . . non sono stati a tutt'oggi superati,
non solo per via dell'indubbio ristagno degli studi, ma anche perché gli
intelletti veramente superiori dei maestri delle vecchie generazioni - basti
pensare al Besta e anche al Solmi - hanno saputo evitare gli esiti deteriori
di un'impostazione non scevra di pericoli»7.
Il Tabacco ha osservato che gli studiosi italiani furono allora quelli che
maggiormente raggnipparono sotto il concetto di feudo istituzioni molto
diverse : immunità dei domini ecclesiastici, giurisdizione comitale, benefici
ai vassalli8. E certamente potremmo ritrovare una certa tendenza alla
indiscriminata "feudalizzazione" di realtà svariate negli scritti di coloro che,
come il Del Giudice, il Bonazzi, il Solmi e - nella forma più estrema - il Di
Tucci9 andarono in cerca di elementi feudali Sardegna prearagonese10.
E non è un caso che ad essi si opponesse, accanto al Ciccaglione e al
Mondolfo, quel Besta di cui il Tabacco, pur non esaminandone gli scritti
relativi alla Sardegna, mette in rilievo il «pensiero chiaro e rigoroso» che
esigeva «chiarezza nella definizione dei diversi tipi di benefici e di feudi»11.
D'

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