I pesci di pregio nella Vita di delizie di Archestrato di Gela - article ; n°1 ; vol.111, pg 67-77
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1999 - Volume 111 - Numéro 1 - Pages 67-77
Ornella Montanari, I pesci di pregio nella Vita di delizie di Archestrato di Gela, p. 67-77. La Vita di delizie di Archestrato di Gela, poeta gastronomo alle soglie dell'età ellenistica, s'impone all'attenzione dei lettore non solo corne un succulento «breviario dei buongustaio» (Lesky), ma anche corne una vivace e stimulante carrellata di cibi in particolare pesci - che, sulle orme della «periegetica geografica seria» (Bettini), sfilano alteri, in ordine sparso. In una parodica «detorsio» dei modello epico, l'autore si premura di fornire, secondo il «calendario gastronomico» di Ananio, precise indicazioni sulla stagione propizia, sul luogo di elezione nonché sulla migliore ricetta, inaugurando uno schéma destinato a divenire canonico ed ancora in uso presso i ricettari moderni più accreditati. La campionatura ittica è di grande pregio, raffigurati gli aromi, misurati i condimenti : motto programmatico di questo ricco Siculo, che ha girato il mondo per philedonia, è «comprare all'istante quanto fa comodo, senza far questione di prezzo» (cfr. XXXIV 4).
Omelia MONTANARI pesci di pregio nella Vita di delizie di Archestrato di Gela 67-77 La Vita di delizie di Archestrato di Gela poeta gastronomo alle soglie età el lenistica impone attenzione del lettore non solo come un succulento breviario del buongustaio Lesky) ma anche come una vivace stimolante carrellata di cibi in particolare pesci che sulle orme della periegetica geografica seria Bettini) sfilano alteri in ordine sparso In una parodica detorsio del modello epico autore si premura di fornire se condo il calendario gastronomico di Ananio precise indicazioni sulla stagione propizia sul luogo di elezione nonché sulla migliore ricetta inaugurando uno sche ma destinato divenire canonico ed ancora in uso presso ricettari moderni più ac creditati La campionatura ittica di grande pregio raffigurati gli aromi misurati condimenti motto programmatico di questo ricco Siculo che ha girato il mondo per philedonia comprare istante quanto fa comodo senza far questione di prezzo cfr XXXIV 4)
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Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1999
Nombre de lectures 50
Langue Romanian

Extrait

Ornella Montanari
I pesci di pregio nella Vita di delizie di Archestrato di Gela
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 111, N°1. 1999. pp. 67-77.
Riassunto
Ornella Montanari, I pesci di pregio nella Vita di delizie di Archestrato di Gela, p. 67-77.
La Vita di delizie di Archestrato di Gela, poeta gastronomo alle soglie dell'età ellenistica, s'impone all'attenzione dei lettore non
solo come un succulento «breviario dei buongustaio» (Lesky), ma anche come una vivace e stimulante carrellata di cibi - in
particolare pesci - che, sulle orme della «periegetica geografica seria» (Bettini), sfilano alteri, in ordine sparso.
In una parodica «detorsio» dei modello epico, l'autore si premura di fornire, secondo il «calendario gastronomico» di Ananio,
precise indicazioni sulla stagione propizia, sul luogo di elezione nonché sulla migliore ricetta, inaugurando uno schema destinato
a divenire canonico ed ancora in uso presso i ricettari moderni più accreditati. La campionatura ittica è di grande pregio,
raffigurati gli aromi, misurati i condimenti : motto programmatico di questo ricco Siculo, che ha girato il mondo per philedonia, è
«comprare all'istante quanto fa comodo, senza far questione di prezzo» (cfr. XXXIV 4).
Citer ce document / Cite this document :
Montanari Ornella. I pesci di pregio nella Vita di delizie di Archestrato di Gela. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome.
Antiquité T. 111, N°1. 1999. pp. 67-77.
doi : 10.3406/mefr.1999.2069
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1999_num_111_1_2069ORNELLA MONTANARI
I PESCI DI PREGIO NELLA VITA DI DELIZIE DI
ARCHESTRATO DI GELA
Innanzitutto ringrazio l'École française de Rome per il gentile invito e
per l'opportunità che mi ha accordato di portare all'attenzione di tutti Loro
un autore forse sconosciuto ai più, ma che ebbe un ruolo non di secondaria
importanza nell'ambito della poesia parodico - gastronomica, alle soglie
del periodo ellenistico. Intendo infatti occuparmi di Archestrato di Gela ed,
in particolare, di quella curiosa operetta che ebbe un titolo assai stravagant
e, Vita di delizie, se si vuoi prestare fede all'autorità del testimone Ateneo
di Naucrati, che cita l'avallo del prestigioso Callimaco (fr. 436 Pf.)1.
In genere, siamo abituati a pensare alla letteratura greca come al setto
re culturale deputato alla conservazione dei valori «eterni» dell'orizzonte
letterario e, malgrado la profonda crisi che da oltre un ventennio ha intac
cato la fiducia negli studi classici, le facoltà umanistiche delle varie Univers
ità guardano ancora con compunto rispetto quel settore baciato dagli dèi,
che è da sempre considerato la grecistica. Il greco, dunque, alla base degli
umani saperi, il greco, tutela della tradizione, il greco ancora, depositario
dello schema culturale archetipico, popolato di eroi e di gesta memorabili.
Ma non è di questo che noi oggi intendiamo parlare : l'inatteso del nostro
discorso - aprosdoketon lo definirebbe Aristotele - sta nel portare alla ribal
ta un genere «minore», per lo più ignorato dalle storie della letteratura, ma
che ebbe in Grecia un'ampia diffusione, la poesia gastronomica appunto.
Si tratta di un tipico prodotto di «intrattenimento», gradevole quanto sor
ridente, un lusus certamente meno ingenuo di quanto si potrebbe, a prima
vista, ipotizzare e, non di rado, frutto di un impegno artistico considerevol
e. Una poesia faceta e sorridente (ludibunda), che rientra nel genere ampio
dello spoudogeloion (= serio-comico), rivestendo di aulici panni un argo
mento umile, a volte triviale, con immediata rottura del codice espressivo
«alto». Non va dimenticato, infatti, che il riferimento al cibo (e così pure
1 Altre denominazioni correnti risultano i più banali Deipnologia, Gastrologia,
Opsologia, Opsopoiia, etc., con immediato ed immediatamente perspicuo riferimen
to al contenuto specifico dell'opera.
MEFRA - 111 - 1999 - 1, p. 67-77. ORNELLA MONTANARI 68
alle funzioni corporali, agli organi sessuali e all'esternazione degli affetti)
risulta programmaticamente bandito dall'epica omerica, con una sorta di
«pruderie», che non deve ritenersi casuale. Opportunamente Ateneo rileva
va, senza alcuno stupore, che Omero «ha lasciato da parte (παρέλιπε) legu
mi, pesci, volatili», ritenendoli «di livello troppo basso rispetto alle imprese
di eroi e di dèi» (I 25d). In effetti, in Omero non esiste una vera e propria
cucina : gli stessi eroi ο le donne preparano sommariamente il pranzo e si
tratta sempre di cibi assai semplici, senza alcuna concessione ai dettagli2.
Manca completamente la figura del cuoco di professione che, come quella
del parassita, tanta parte avrà, più tardi, nel filone comico. Un discorso a
parte merita la giambografia. Ipponatte ama parlare di raffinate vivande : è
il caso del fr. 26 Dg. :
Uno di loro placidamente ed in abbondanza sbafandosi per tutto il gior
no tonnina e salsa piccante di formaggio ed aglio ed aceto (myssoton = more-
turn) come un eunuco di Lampsaco finì per divorarsi tutti gli averi, cosicché
deve zappare pietre montane, cibandosi di fichi di modesta pezzatura e di pa
ne d'orzo, cibo da schiavi,
oppure, per citare solo gli esempi più cospicui, del fr. 26a :
Divorando non francolini di monte né lepri, temprando nella salsa di s
esamo non maritozzi al formaggio né intingendo nel miele esotiche fritelline,
mentre Ananio sciorina un vero e proprio «calendario gastronomico» e si
pone, senza ombra di dubbio, come il primo esempio di programmatica
poesia edifagetica. Ancora una volta Ateneo, il testimone del celeberrimo
fr. 5 W., non ha dubbi in proposito :
Ho citato parecchi versi di Ananio, nel pieno convincimento che sia stata
sua ferma intenzione disporre tali ammonimenti ad uso e consumo dei crapu
loni (VII 282ab).
L'amore per il cibo diverrà argomento continuo di scherzo nell'Ar-
chaia, dove, ben presto, troverà ampio spazio quella «versione plebea del
l'aristocratica età dell'oro»3 che è il mito popolare del paese di cuccagna (si
veda Pher. fr. 137 K.-A.), destinato a dilagare nella Commedia di mezzo.
Nei comici della Mese, infatti, si incontrano di continuo pantagrueliche de
scrizioni, quali quelle del Protesilao di Anassandride (fr. 41 K.-A.), ο degli
Efebi di Efippo (fr. 8 K.-A.), oppure sussiegose «tirate» di cuochi, che riem
piono la scena, vantando inenarrabili benemerenze acquisite sul campo,
vale a dire davanti ai fornelli. È una documentazione imponente che ha
2 Qualche isolata compiacenza si giustifica più su basi rituali che su vere istanze
edifagetiche, cf. al riguardo K. Kerényi, Miti e misteri, trad, it., Torino, 1979.
3 Cf. P. Camporesi, // paese della fame, Bologna, 1978, p. 7. I PESCI DI PREGIO DA ARCHESTRATO DI GELA 69
trovato esaustivo e puntiglioso riscontro nei dotti lavori di E. Degani, cui
va riconosciuto il merito di aver aperto profìcuamente la strada di un filo
ne di ricerca, troppo a lungo ignorato4. Nella commedia, dunque, il richi
amo al ventre come quello al sesso - altra incoercibile manifestazione di for
za vitale - deve dirsi di primaria rilevanza, ma si tratta, pur sempre, di tira
te gastronomiche, inserite in opere che non si pongono statutariamente
come tali. La letteratura specifica, infatti, sviluppatasi già a partire dalla
seconda metà del V secolo, restò ostinatamente confinata in una produzio
ne in prosa, di scarso valore artistico, oggi completamente perduta. Labili
tracce permangono nella farraginosa silloge di Ateneo, i cui Deipnosofisti
debbono dirsi l'estrema propaggine antiquaria di una galassia di notevolis
sime dimensioni e di robusta e consolidata tradizione. Accanto ai Deipna,
non mancarono ben presto gli Opsartytika, veri e propri libri di cucina, di
cui non restano tuttavia che alcuni isolati titoli.
Il lungo preambolo ha una finalità specifica e, soprattutto, una cogente
funzionalità in riferimento al tema del nostro incontro. In questa sede in
fatti si discute delle «culture del mare» e dell'incidenza dei prodotti di lus
so, non solo nella pratica quotidiana, bensì nella considerazione degli autor
i assurti al rango di «maîtres à penser». Ed Archestrato fu appunto uno di
questi. Egli non fu mai il cantore delle mense plebee, i suoi gusti erano par
ticolarmente raffinati ed il suo motto emblematico era « comprare all'istan
te quanto fa comodo, senza questionare sul prezzo» (fr. XXXIV v. 4). Una
tale Weltanschauung non poteva non procurargli un'aura sinistra agli oc
chi soprattutto di quei burberi fustigatori della morale altrui, che furono
ben presto i Cinici. In particolare Cratete, una volta giunto ad Atene dalla
originaria Tebe, dovette farsi un punto d'onore a contrastare i dettami del
siculo gastronomo in un'Arte culinaria (Opsopoietiké) di segno completa
mente opposto, rispetto alla liberalità del mode

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