Il Colosseo. Destrutturazione e riuso tra IV e VIII secolo - article ; n°1 ; vol.111, pg 183-195
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age - Année 1999 - Volume 111 - Numéro 1 - Pages 183-195
Rossella Rea, Il Colosseo. Destrutturazione e riuso tra IV e VIII secolo, p. 183-195. La destrutturazione dell'anfiteatro flavio iniziò nella seconda meta del V secolo, per cause naturali, terremoti e antichità delle strutture, cui seguirono le demolizioni teodoriciane nel versante meridionale. Nel Colosseo sono rari i depositi archeologici altomedievali indisturbati, causa la capillare asportazione dei pavimenti in pietra attuata tra l'XI e il XIII secolo. Tuttavia neanche il 10% délia superficie del I ordine è stata, finora, esplorata. La rarità di reperti databili tra VI e IX secolo contrasta con la massiccia presenza, a quote crescenti, di tracce di riuso. Terminati gli spettacoli, nel Colosseo prosegue la frequentazione per fini diversi, associati da un comune denominatore : l'attività demolitoria. Il censimento dei vari tipi di tracce e il loro successivo accorpamento entro quote di frequentazione omogenee consente di individuare 9 fasi, comprese tra fine VI e XVIII secolo. Le prime 4 fasi coprono il periodo tra i secoli VI e VIII.
13 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1999
Nombre de lectures 24
Langue Romanian
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

Rossella Rea
Il Colosseo. Destrutturazione e riuso tra IV e VIII secolo
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 111, N°1. 1999. pp. 183-195.
Riassunto
Rossella Rea, Il Colosseo. Destrutturazione e riuso tra IV e VIII secolo, p. 183-195.
La destrutturazione dell'anfiteatro flavio iniziò nella seconda meta del V secolo, per cause naturali, terremoti e antichità delle
strutture, cui seguirono le demolizioni teodoriciane nel versante meridionale. Nel Colosseo sono rari i depositi archeologici
altomedievali indisturbati, causa la capillare asportazione dei pavimenti in pietra attuata tra l'XI e il XIII secolo. Tuttavia neanche il
10% della superficie del I ordine è stata, finora, esplorata. La rarità di reperti databili tra VI e IX secolo contrasta con la massiccia
presenza, a quote crescenti, di tracce di riuso. Terminati gli spettacoli, nel Colosseo prosegue la frequentazione per fini diversi,
associati da un comune denominatore : l'attività demolitoria. Il censimento dei vari tipi di tracce e il loro successivo accorpamento
entro quote di frequentazione omogenee consente di individuare 9 fasi, comprese tra fine VI e XVIII secolo. Le prime 4 fasi
coprono il periodo tra i secoli VI e VIII.
Citer ce document / Cite this document :
Rea Rossella. Il Colosseo. Destrutturazione e riuso tra IV e VIII secolo. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age,
Temps modernes T. 111, N°1. 1999. pp. 183-195.
doi : 10.3406/mefr.1999.3685
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9883_1999_num_111_1_3685ROSSELLA REA
IL COLOSSEO
DESTRUTTURAZIONE E RIUSO TRA IV E Vili SECOLO
I primi dati concernenti l'inizio del fenomeno della spoliazione sono
emersi al I ordine, nel corridoio 74 ·, oggetto di un ampio intervento di re
stauro a opera di Nicola Salvi e Luigi Canina2 che, rimossi i depositi ar
cheologici, ricostruirono parte dei muri perimetrali, comprese le strutture
di fondazione (fig. 1). Lo sterro giunse fino al piano di allettamento del pa
vimento originario in blocchi di travertino, intaccando anche parte del
l'impianto idraulico per le opere di fondazione. La continuità di frequenta
zione del locale è comunque testimoniata dalle tracce in negativo presenti
lungo le pareti e dai depositi archeologici rinvenuti in due dei cinque canali
individuati : il condotto anulare A, ubicato lungo il limite esterno del
l'ambiente e il B, normale al precedente (tav. I a).
II canale A aveva piano di scorrimento in bipedali e spallette a cortina
laterizia. La copertura era costituita dai blocchi di travertino posti a pavi
mentare l'ambiente. Gli altri condotti conservano invece parte della coper
tura e del piano di scorrimento in bipedali. Il canale fu spoliato del piano
di scorrimento; un intervento successivo determina la demolizione delle
spallette. All'interno del condotto sono stati rinvenuti quattro strati di
riempimento : il primo è inquadrabile tra la fine del IV e gli inizi del V se
colo3; lo strato successivo conteneva esclusivamente i detriti prodotti dalla
demolizione delle spallette. Il riempimento posteriore ha fornito un solo
elemento datante, un frammento di ceramica laziale; nello strato più tardo
sono stati rinvenuti, accanto a materiali residui d'età romana imperiale, re
perti post-medievali databili fino al XVIII secolo.
1 1 lavori sono stati condotti nel 1988 dalla Soprintendenza archeologica di
Roma.
2 C. Mocchegiani Carpano e R. Luciani, / restauri dell'Anfiteatro Flavio, in Rivi
sta dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte, 4, 1981, p. 9-69, in particola
re p. 60.
3 1 risultati dell'indagine archeologica sono in corso di stampa.
MEFRM - 111 - 1999 - 1, p. 183195. QUOTA 25,00
PRIMO ORDINE ACCESSI HTERMEDI AL
ACCESSI AL PRIMO SETTORE
SCALE DI COLLEGAMENTO:
AL SECONDO OROINE
A RAMPA UNICA ACCESSI AGLI IPOGEI
, -O AL SECONDO ORDINE ACCESSI ALL'AMBULACRO 1 » A DOPPIA RAMPA (Μ Λ -Ι DI SERVIZIO INTERNO ("A")
Fig. 1 - Roma. Anfiteatro Flavio. I ordine. Rilievo planimetrico. IL COLOSSEO 185
Nel canale Β erano due strati : l'interro tardoantico e il riempimento
definitivo attuato dopo l'asportazione della copertura in bipedali e del pavi
mento del locale. Il materiale ceramico contenuto nel secondo strato ha
evidenziato una sedazione cronologica ampia in cui, accanto a reperti resi
dui di età romana, appaiono forme databili dal IX al XVI secolo. L'occlu
sione dei canali A e Β inizia dunque tra la fine del IV e gli inizi del V secol
o; in una fase successiva, databile non più precisamente entro il IX secolo,
il pavimento del locale viene completamente spoliato; in un momento forse
di poco posteriore si demoliscono anche le spallette del condotto A. I ri
nvenimenti negli strati successivi testimoniano una frequentazione presso
ché ininterrotta fino ai restauri del XIX secolo, quando un battuto sigilla
l'interro dei canali.
Sulla parete orientale sono gli incassi per le travi di due soppalchi
(tav. I b) di cui uno posto a m 4 dal piano del pavimento spoliato, l'altro a
m 3,20. Il soppalco a quota inferiore venne realizzato dopo la rimozione
dei blocchi pavimentali, quindi in un arco cronologico che va dal V al
IX secolo.
La presenza dei soppalchi4 è documentata con molta regolarità all'i
nterno degli spazi del I ordine, in particolare lungo i corridoi, che definisco
no ambienti più spaziosi rispetto ai contigui sottoscala e inoltre aperti, ο
apribili, su due fronti. I soppalchi si attestano generalmente su due livelli,
in alcuni casi anche su tre, con altezze inversamente proporzionali alla lo
ro antichità : il più alto è sempre il più antico, realizzato in ambienti che
conservano la pavimentazione originale; il più basso è più recente, costrui
to quando, spoliata la pavimentazione, il piano di calpestio si abbassa an
che di m 0,90.
Seconda metà del V secolo : le trasformazioni del III ordine
Un episodio di destrutturazione e presumibile modifica della funzione
degli spazi è documentato al III ordine nel corso della seconda metà del
V secolo, in concomitanza con la prima fase di interro dello spazio ipogeo5.
Un recente intervento di impermeabilizzazione dell'estradosso delle volte
severiane ha consentito l'analisi delle strutture antiche superstiti nell'area
4 1 soppalchi sono stati individuati e censiti nel corso degli studi che la Soprin
tendenza archeologica di Roma sta conducendo sulle fasi postantiche dell'anfiteatro.
5 R. Rea, // Colosseo e la Valle da Teodorico ai Frangipane. Note di studio, in
P. Delogu e L. Paroli (a cura di), La stona economica di Roma nell'alto Medioevo alla
luce dei recenti scavi archeologici, Firenze, 1993, p. 71-88. 186 ROSSELLA REA
restaurata da L. Valadier agli inizi dell'800 per la costruzione dello sperone
occidentale6 (tav. II a). Della costruzione flavia non è rimasta alcuna test
imonianza. Il terminus post quem è pertanto il III secolo, e precisamente l'e
tà severiana quando, a seguito dell'incendio del 2177, furono ricostruite
ampie porzioni dell'edificio.
Lo studio recentemente condotto8 sulla struttura delle volte dell'anfi
teatro ha consentito di individuare sia gli interventi flavi che quelli ricon-
ducibili al III secolo. L'area indagata rientra nell'ambito delle opere di r
istrutturazione, come confermato anche dalla presenza, sull'estradosso del
la volta, di porzioni di laterizi bollati di epoche precedenti9.
Del pavimento «severiano» si conserva solo un bipedale in situ; in que
sta fase la base delle scale che conducevano all'ordine superiore è rivestita
con lastre di marmo bianco (tav. II b). Lungo il piede del muro entro il
quale si aprivano i vomitoria d'accesso alla cavea era la canaletta di raccol
ta delle acque di risulta delle attività di manutenzione e delle acque meteo-
riche filtrate dagli stessi vomitoria (tav. II a). Canalette analoghe si conser
vano lungo gli ordini I e II, atte a raccogliere e convogliare ridotte quantità
di acqua.
Nel corso di una successiva e massiccia ristrutturazione furono sosti
tuiti sia la pavimentazione che il canale. Il più tardo piano di calpestio con
servatosi è uno spicatum che si raccorda in quota a un impianto drenante
realizzato con blocchi di travertino di riutilizzo, entrambi posti in opera su
un riempimento (tav. Ili a) spesso m 0,50, costituito esclusivamente da
frantumi di travertino e marmi. La composizione eterogenea del condotto,
i cui blocchi non sono allettati, ma direttamente poggiati, anche con uso di
grosse zeppe marmoree, sul riempimento, è tuttavia mitigata da interventi
funzionali a garantire la continuità dello scorrimento dell'acqua, quale la
posa in opera di uno strato di malta nell'irregolare linea di giunzione tra
due blocchi contigui.
Il nuovo assetto oblitera quanto restava del rivestimento parietale mar
moreo. Siamo di fronte a un evidente caso di risistemazione di una vasta
area con riutilizzo di materiali, presumibilmente recuperati dallo stesso
edificio,

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