L articolazione feudale di Abruzzo, Molise e Capitanata in età moderna in rapporto al sistema della Dogana - article ; n°2 ; vol.100, pg 909-922
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L'articolazione feudale di Abruzzo, Molise e Capitanata in età moderna in rapporto al sistema della Dogana - article ; n°2 ; vol.100, pg 909-922

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes - Année 1988 - Volume 100 - Numéro 2 - Pages 909-922
Raffaele Colapietra, L'articolazione feudale di Abruzzo, Molise e Capitanata in età moderna in rapporto al sistema della Dogana, p. 909-922. L'articolo segue il passaggio da una concezione essenzialmente militare della feudalità tardomedievale a quella caratteristica dell'età moderna e consistente nel controllo delle comunicazioni e nello sfruttamento razionale e programmato delle risorse. Taie evoluzione, nell'arco cronologico compreso tra la meta del Quattrocento e Masaniello, e dunque lungo un paio di secoli, va letta, per quanto concerne il versante medio adriatico del regno di Napoli, in stret-to e costante chiaroscuro col sistema fiscale e giurisdizionale della Dogana di Foggia. È esso, infatti, che accentua l'alternativa pastorale fino a farla predominare su quella granaria, la cui commercializzazione costituiva la prospettiva prevalente per la grande feudalità, dai Di Capua ai Di Sangro, dopo la fase militare dei Caldora. (v retro) Precisamente l'inserimento nella logica armentaria, fino alla realizzazione di una calcolata dislocazione geografica lungo i tratturi, consente al baronaggio (si ricordino anche i D'Afflitto) di mantenere e potenziare il proprio ruolo economico, mentre la politica spagnola garantisce l'articolazione della preponderanza sociale.
14 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1988
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Langue Romanian
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Extrait

Raffaele Colapietra
L'articolazione feudale di Abruzzo, Molise e Capitanata in età
moderna in rapporto al sistema della Dogana
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 100, N°2. 1988. pp. 909-922.
Riassunto
Raffaele Colapietra, L'articolazione feudale di Abruzzo, Molise e Capitanata in età moderna in rapporto al sistema della Dogana,
p. 909-922.
L'articolo segue il passaggio da una concezione essenzialmente militare della feudalità tardomedievale a quella caratteristica
dell'età moderna e consistente nel controllo delle comunicazioni e nello sfruttamento razionale e programmato delle risorse.
Taie evoluzione, nell'arco cronologico compreso tra la meta del Quattrocento e Masaniello, e dunque lungo un paio di secoli, va
letta, per quanto concerne il versante medio adriatico del regno di Napoli, in stret-to e costante chiaroscuro col sistema fiscale e
giurisdizionale della Dogana di Foggia.
È esso, infatti, che accentua l'alternativa pastorale fino a farla predominare su quella granaria, la cui commercializzazione
costituiva la prospettiva prevalente per la grande feudalità, dai Di Capua ai Di Sangro, dopo la fase militare dei Caldora.
(v retro) Precisamente l'inserimento nella logica armentaria, fino alla realizzazione di una calcolata dislocazione geografica lungo
i tratturi, consente al baronaggio (si ricordino anche i D'Afflitto) di mantenere e potenziare il proprio ruolo economico, mentre la
politica spagnola garantisce l'articolazione della preponderanza sociale.
Citer ce document / Cite this document :
Colapietra Raffaele. L'articolazione feudale di Abruzzo, Molise e Capitanata in età moderna in rapporto al sistema della Dogana.
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 100, N°2. 1988. pp. 909-922.
doi : 10.3406/mefr.1988.2995
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1988_num_100_2_2995RAFFAELE COLAPIETRA
L'ARTICOLAZIONE FEUDALE DI ABRUZZO, MOLISE
E CAPITANATA IN ETÀ MODERNA IN RAPPORTO
AL SISTEMA DELLA DOGANA *
L'istituzione della Dogana della mena delle pecore di Puglia, nel
1447, coglie le regioni medioadriatiche del regno di Napoli all'indomani
di una lunga e rovinosa guerra di successione che precisamente in esse
aveva trovato uno degli epicentri ambientali e strategici più caratteristi-
ci.
Protagonista non soltanto militare del conflitto era stato, com'è noto,
fino alla morte nel 1439, Giacomo Caldora, il quale ne aveva in certo sen
so approfittato per strutturare fra il Sangro ed il Trigno, con centro, a
partire dal 1422, ad Agnone, un ridotto non soltanto militarmente strate
gico ma complessamente ambientale e culturale, in chiave restauratrice
di feudalità armentaria.
Esso si estendeva dalla conca peligna e dalla Maiella fino al Fortore,
al Matese ed all'alto Volturno, facendo capo in quest'ultimo caso alla col
laborazione di Francesco Pandone per una catena di possessi feudali che,
tra il 1413 e il 1440, si sarebbe estesa da Venafro a Boiano attraverso Car
pinone1.
Per il resto, gli stati caldoreschi si attestavano su una linea avente per
capisaldi Trivento e Vasto, oltre Agnone, con Pacentro e Palena a nord,
Monteodorisio, Guglionesi, Termoli e Campomarino.
Tale linea controllava sostanzialmente il tratturo marittimo ο ciò che
rimaneva della principale via di comunicazione non esclusivamente com
merciale tra l'Abruzzo e la Puglia.
* Per la prima parte del presente lavoro mi avvalgo in più punti, talora lett
eralmente, del testo della relazione presentata a Foggia nella giornata di studio del
7 novembre 1984 sulla transumanza, e pubblicata in Clio, ottobre-dicembre 1985,
p. 583-597.
1 G. Morrà, / Pandone conti di Venafro e signori di molte terre, in Almanacco
del Molise, 1977, p. 317 sgg.
MEFRM - 100 - 1988 - 2, p. 909-922. RAFFAELE COLAPIETRA 910
Più all'interno, e nell'ambito della medesima rigorosa logica armentar
ia, Campo di Giove e Ferrazzano, estremamente dislocate fra di loro,
miravano al controllo del tratturo marsicano in due dei suoi passaggi
nevralgici, l'accesso al piano delle Cinque Miglia e l'attraversamento del
Biferno, mentre Barrea e Scontrone, all'opposto assai concentrate, ma
con analoga funzione, sorvegliavano il tratturo sangritano prima dell'a
ltrettanto decisivo passaggio del fiume alla taverna della Zittola, a monte
di Castel di Sangro.
Il sistema del Caldora si articolava in un fitto viluppo di rocche talo-
ra residenziali e di strade di montagna, e nel 1433 si era opportunamente
integrato con la Marsica, a costituire un autentico sbarramento dalla
montagna al mare, grazie alle nozze di Giacomo con Covella figlia di Rug-
giero conte di Celano che a cavallo dei due secoli aveva realizzato un
ampio ed elaborato sistema militare ed insediativo di castra, fortellitia e
castella gravitante sulla valle del Sagittario.
Tale sistema, posto in crisi dalla scomparsa del condottiero e dall'in
adeguatezza del figlio Antonio, fu cominciato ad intaccare programmatica
mente già nel 1442, l'anno della definitiva vittoria su Renato d'Angiò, dal
Magnanimo, con la promessa di perpetua demanialità a Vasto e ad Agno-
ne, mentre non a caso Bucchianico e Borrello, a controllo del maggiore
dei tratturi, venivano infeudati a congiunti della favorita Lucrezia d'Ala-
gno2.
Il primo scorcio degli anni quaranta del Quattrocento, immediata
mente precedente alla lettera al Montluber, assiste dunque ad un radicale
rimaneggiamento della carta feudale delle nostre regioni, mediante l'ins
ediamento dei due più prestigiosi nobili collaboratori iberici del re, Innigo
de Guevara a Vasto, non a caso prontamente sottratta alla demanialità, ed
a cui nel 1453 verrà aggiunta altrettanto sigificativamente Serracapriola,
caposaldo insostituibile nella zona del riposo pastorale fra il Saccione e il
Fortore, l'altro Innigo, l'Avalos, fidanzato alla figlia del marchese di
Pescara, ad opportuno controllo del tratturo adriatico, e nipote di France
sco d'Aquino conte camerlengo di Loreto e Monteodorisio (nella quale
ultima dignità, a ridosso di Vasto, come anche nella titolarità del camer-
lengato, gli succederà appunto l'Avalos) che nel 1443 ha accquistato
Castel di Sangro.
Nell'agosto dell'anno successivo, sintomaticamente nella chiesa dei
2 L. Marchesana Storia di Vasto, Napoli, 1838, p. 99, L. De Leonardis, Brevi
illustrazioni storiche sopra Bucchianico e le sue chiese, Chieti, 1897, p. 20. ARTICOLAZIONE FEUDALE E SISTEMA DELLA DOGANA 911
Conventuali di S. Francesco, si elaborano gli statuti di Agnone3 che con
tengono tra l'altro una non meno significativa franchigia estesa all'intero
mondo dei tratturi, da Celano a Castel di Sangro, e da Chieti a Foggia, già
così vigorosamente ed organicamente controllato da Giacomo Caldora.
La Capitanata, quanto ad essa, si era per così dire preparata all'istit
uzione del sistema doganale grazie ad una certa vitalizzazione delle tradi
zionali grandi direttrici pastorali, di cui era stato sintomo, nel 1436,
l'apertura di un ospizio di S. Angelo in agro di Serracapriola ad opera dei
Cistercensi di Ripalta4.
A questo movimento di struttura si affianca peraltro un preciso dise
gno politico territoriale di cui, accanto alle dipendenze daune di Leonello
Acclozamora conte di Celano ed all'arroccamento dei Monforte intorno a
Campobasso, sono protagonisti Paolo e Carlo Di Sangro, la cui famiglia
nel 1442 s'impadronisce per la prima volta, sia pure temporaneamente, di
Sansevero, come anche di Agnone, mentre più stabile è il controllo di altri
capisaldi del tratturo marittimo, Atessa, Montenero, Campomarino, a cui
si aggiungono in seguito Torremaggiore e Castelluccio degli Schiavoni, la
futura Castelnuovo.
La figlia di Paolo Di Sangro sposa Cola Monforte, il famoso conte di
Campobasso che al mito romanzesco e cavalieresco rievocato con tanta
efficacia suggestiva da Benedetto Croce nella preziosa biografia contenut
a nelle Vite di avventure, di fede e di passione, affianca, negli anni immed
iatamente successivi alla metà del Quattrocento, un riassestamento terri
toriale da Campobasso e Gambatesa fino a Guglionesi ed a Termoli che,
nella sua logica strutturale interna, costituisce uno dei risultati principali,
ed in lato senso culturali, dell'istituzione della dogana, tale da modificare
radicalmente, nello spazio di pochi decenni, la «filosofia» dell'ambiente e
del territorio.
Mentre infatti Giacomo Caldora, come s'è visto, mirava essenzialment
e dalle sue rocche a controllare e dominare la pianura, anziché inglobarl
a, servendosi del Molise in primo luogo come di un ridotto strategico,
Cola Monforte ha ben presente la preminenza del problema delle comunic
azioni, quindi dei tratturi, e delle fiere e dei mercati che vi sono con
nessi.
Appunto perciò, nell'ambito di un'evoluzione complessiva del Molise
3 Vedine il riassunto in F. La Gamba, Statuti e capitoli della terra di Agnone,
Napoli, 1972, p. 32-43.

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