La definizione pittorica dello spazio tombale nella «età della crisi» - article ; n°1 ; vol.137, pg 229-243
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La definizione pittorica dello spazio tombale nella «età della crisi» - article ; n°1 ; vol.137, pg 229-243

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Publications de l'École française de Rome - Année 1990 - Volume 137 - Numéro 1 - Pages 229-243
Lo studio si propone di isolare, nel quadro della pittura funeraria del V sec. a.C, considerata «in crisi» quantitativa e qualitativa, i sintomi propri e indipendenti di una evoluzione specifica, ideologica, del fenomeno. Il riesame di alcuni elementi di base della « interpretazione » pittorica del vano tombale (come il discusso « mensolone » del timpano), e poi quello di alcuni temi e schemi iconografici evolventisi tra VI e V sec. a.C, porta all'accertamento della polivalenza dei simboli applicati : l'allusione architettonica, indotta dal taglio dell'ipogeo, è poco più che punto d'avvio verso contaminazioni e aperture simboliche di varia natura. Il valore sacrificale dei temi, non solo esornativi, del timpano e, tra la fine del VI e la prima metà del V secolo, l'emergere dell'allusione ai Dioscuri, indicano una collocazione già da tempo « mista » - terrena, ctonia ed ultraterrena - del locus repositionis : essa anticipa nella sostanza le allusioni all'Ade del pieno ellenismo e accoglie senza traumi, lungo l'intero arco del V secolo a.C, spunti tematici nuovi (lotte di galli, geni alati, demoni infernali, lo stesso viaggio all'aldilà).
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Publié le 01 janvier 1990
Nombre de lectures 57
Langue Italiano
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Extrait

Francesco Roncalli
La definizione pittorica dello spazio tombale nella «età della
crisi»
In: Crise et transformation des sociétés archaïques de l'Italie antique au Ve siècle av. JC. Actes de la table ronde de
Rome (19-21 novembre 1987). Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 229-243. (Publications de l'École
française de Rome, 137)
Riassunto
Lo studio si propone di isolare, nel quadro della pittura funeraria del V sec. a.C, considerata «in crisi» quantitativa e qualitativa, i
sintomi propri e indipendenti di una evoluzione specifica, ideologica, del fenomeno. Il riesame di alcuni elementi di base della «
interpretazione » pittorica del vano tombale (come il discusso « mensolone » del timpano), e poi quello di alcuni temi e schemi
iconografici evolventisi tra VI e V sec. a.C, porta all'accertamento della polivalenza dei simboli applicati : l'allusione architettonica,
indotta dal taglio dell'ipogeo, è poco più che punto d'avvio verso contaminazioni e aperture simboliche di varia natura. Il valore
sacrificale dei temi, non solo esornativi, del timpano e, tra la fine del VI e la prima metà del V secolo, l'emergere dell'allusione ai
Dioscuri, indicano una collocazione già da tempo « mista » - terrena, ctonia ed ultraterrena - del locus repositionis : essa anticipa
nella sostanza le allusioni all'Ade del pieno ellenismo e accoglie senza traumi, lungo l'intero arco del V secolo a.C, spunti tematici
nuovi (lotte di galli, geni alati, demoni infernali, lo stesso viaggio all'aldilà).
Citer ce document / Cite this document :
Roncalli Francesco. La definizione pittorica dello spazio tombale nella «età della crisi». In: Crise et transformation des sociétés
archaïques de l'Italie antique au Ve siècle av. JC. Actes de la table ronde de Rome (19-21 novembre 1987). Rome : École
Française de Rome, 1990. pp. 229-243. (Publications de l'École française de Rome, 137)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1990_act_137_1_3906RONCALLI FRANCESCO
LA DEFINIZIONE PITTORICA DELLO SPAZIO TOMBALE
NELLA «ETÀ DELLA CRISI»
L'interrogativo che intendo porre, e la cui legittimità stessa è da
verificare, nasce da una esigenza che gli studi più recenti sulla pittura
funeraria etrusca di età protoellenistica ed ellenistica hanno portato a
definitiva evidenza. In essi infatti, pur secondo itinerari metodologi
diversi, è stato posto in modo singolarmente univoco il problema della
organizzazione dello spazio immaginario perseguita, nel sepolcro, me
diante il duplice strumento della configurazione dello spazio architetto
nico reale, da un lato, e della trasformazione ο interpretazione di esso
indotta dal mezzo pittorico, dall'altro1. Questo approccio individua
con precisione un problema ed un momento interpretativo ben distinto
da quello della lettura pura e semplice delle scelte architettoniche ope
rate nella strutturazione della tomba e della identificazione dei soggetti
raffigurati.
Ora, se fosse vero, come si è sempre sostenuto e ripetuto anche di
recente2, che proprio con il quarto secolo inoltrato l'involucro della
tomba, intesa come spazio delimitato e luogo della immaginata soprav
vivenza del defunto, si spezza definitivamente sui più fluidi panorami
di un oltretomba di tipo greco-ellenistico, ecco che, sottoposte ad analo
go esame le fasi precedenti quel drastico trapasso, si sarebbe portati ad
attendersi una tanto più leggibile risposta, in quanto la maggiore semp
licità del disegno complessivo, architettonico e pittorico, delle tombe
1 Cfr. F. Coarelli, Le pitture della tomba François a Vulci : una proposta di lettura, in
Dialoghi di archeologia, III, 1/2 1983, p. 43-69; M. Torelli, Ideologia e rappresentazione
nelle tombe tarquiniesi dell'Orco I e II, in Dialoghi di archeologia, III, 1/2 1983, p. 7-17;
F. Roncalli, La decorazione pittorica, in La tomba François di Vulci, Roma, 1987, p. 79-
110.
2 S. Steingraeber, in Catalogo ragionato della pittura etrusca, Milano, 1984, p. 61 sg. FRANCESCO RONCALLI 230
di tale fase fa sì che in esse il luogo reale (punto nello spazio e volume
definito dalla struttura architettonica) e quello immaginario (individuat
o dall'effetto concertato dei dipinti) siano portati ad una più stretta
coincidenza potenziale. Ma non sembra che ciò avvenga con quella
chiarezza ed univocità che lo status quaestionis lascerebbe intendere : di
qui, appunto, l'interrogativo che credo vada riproposto.
Ma vi è una seconda esigenza, del tutto indipendente dalla prima,
che induce ad affrontare il medesimo problema.
L'indagine storico-politica e socio-economica sul «secolo della cri
si» in Etruria ha cercato e trovato, sul terreno della produzione artisti
ca e artigianale, risposte e conferme di varia natura, non tutte e non
sempre previamente selezionate in funzione dei fenomeni specifici dei
quali dovrebbero rendere testimonianza : così si è giunti a vedere tutte
le manifestazioni artistiche etrusche come sospese in una εποχή da
manuale3, in attesa degli eventi del capitolo successivo. In particolare,
per il tema che qui ci occupa, l'innesto del tema della «crisi» nel qua
dro dello sviluppo della pittura funeraria etrusca viene tradizionalment
e risolto mediante il ricorso ad una semplificazione suggestiva, ma non
del tutto convincente : quella appunto che, muovendo dalle ben note
informazioni di fonte storiografica sui rovesci politico-militari subiti
dagli Etruschi tra gli ultimi decenni del VI ed i primi del V secolo a.C,
ne cerca - e puntualmente ritrova - le tracce in quegli altrettanto noti
segni di stanchezza che la pittura tombale esibisce fra l'inoltrato V
secolo e la prima metà del IV : il numero delle tombe, che apparente
mente si contrae, i temi trattati nelle tombe, che parimenti si sclerotiz-
zano, la qualità stilistica ed il livello tecnico dei dipinti, che sembrano
decadere. Non è mia intenzione contestare questi segni, quanto piutto
sto verificare se davvero dietro di essi si possano cogliere i sintomi più
specifici di una crisi, che non si identifica né con quella politica né con
quella economica, né con quella dei talenti né con quella della tavo
lozza.
È infatti chiaro che questi aspetti permangono sostanzialmente
marginali alla più intima sostanza del complesso fenomeno rappresent
ato dalla pittura tombale, e dunque marginali anche rispetto alla defi
nizione di una eventuale crisi specifica che tale investa. Se
infatti per pittura tombale intendiamo, com'è doveroso fare almeno a
3 È il concetto di «Interimsperiode» esplicitato da T. Dohrn, Die etruskische Kunst
im Zeitalter der griechischen Klassik. Die Interimsperiode, Magonza, 1982. DEFINIZIONE PITTORICA DELLO SPAZIO TOMBALE NELLA «ETÀ DELLA CRISI» 231 LA
partire del VI secolo a.C, non un generico dipingere sul «supporto-
tomba», bensì un'arte nella quale si è ormai realizzato un pieno ade
guamento delle peculiari risorse del mezzo pittorico alla funzione ritual
e, il loro globale asservimento ai contenuti e scopi ideologici e cultuali
della sepoltura, si vedrà quanto poco significhino, di per sé, l'impover
irsi della tavolozza, il monotono ripetersi di temi ο schemi iconografic
i, addirittura il contrarsi della intera produzione : sintomi bensì di una
crisi, che però potrebbe non avere nulla a che fare con altre, e più pro
fonde. In teoria, scadimenti di qualità artigiana in una produzione si
possono verificare anche in presenza di situazioni opposte a quelle che
si sogliono chiamare critiche : una esplosione, ad esempio, della do
manda, indotta dall'attenuarsi della sua connotazione di élite, cui l'a
pparato produttivo risponda con una caduta nella «routine». È chiaro
dunque che altra è la crisi di cui si deve verificare l'insorgenza e tenta
re l'analisi : quella che investe precisamente la sfera nell'ambito della
quale si svilupperebbero, se si sviluppano, i rivolgimenti che emerge
ranno tanto vistosi nel IV secolo a.C.
Una simile verifica non è evidentemente possibile se si limita l'es
ame entro i confini, artificiosi dal nostro punto di vista, del V secolo a.C.
Anche se è incontestabilmente l'assetto ideologico-figurativo raggiunto
fra il primo ed il secondo quarto del secolo, e concretamente rappre
sentato dalle T. delle Bighe, dei Leopardi, del Triclinio, del Letto Fune
bre ecc.4, a gettare la propria ombra lunga sui decenni successivi, tut
to, in tale assetto, elabora e seleziona entro un repertorio saldamente
predisposto nel mezzo secolo precedente : e non è possibile prescindere
da indicazioni che solo in quello si colgono con chiarezza.
Occorre ritornare con pazienza all'esame degli elementi fondanti,
fin dall'inizio, l'individuazione architettonico-pittorica del vano tombal
e. Osserviamo subito che, se la ovvia struttura/base della camera ipo
gea coperta da un tetto

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