Tito a Salerno - article ; n°1 ; vol.143, pg 691-704
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Publications de l'École française de Rome - Année 1991 - Volume 143 - Numéro 1 - Pages 691-704
Studio di una iscrizione romana, mutila, di Salerno (Salernum), relativa ad un imperatore della dinastia flavia nel quale alcuni studiosi hanno voluto riconoscere Vespasiano, altri Tito. Il nuovo, attento esame dei superstiti elementi della titolatura conduce ad attribuire a Tito il documento e a fissarne la data tra gli ultimi mesi del 79 d.C. e la prima metà dell'anno seguente. Poiché l'epigrafe riguarda un restauro, edilizio, l'ipotesi più probabile - sulla base anche di altre testimonianze simili - è che essa si riferisca ad un intervento di restauro di un monumento ο edificio della città di Salerno, compiuto da questo imperatore in seguito al terremoto che ha colpito la Campania nel 79 d.C. in concomitanza con la famosa eruzione del Vesuvio. Resta ignota la natura dell'edificio oggetto di tali cure.
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Publié le 01 janvier 1991
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Langue Romanian
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Extrait

Monsieur Gianfranco Paci
Tito a Salerno
In: Epigrafia. Actes du colloque international d'épigraphie latine en mémoire de Attilio Degrassi pour le centenaire de
sa naissance. Actes de colloque de Rome (27-28 mai 1988). Rome : École Française de Rome, 1991. pp. 691-704.
(Publications de l'École française de Rome, 143)
Riassunto
Studio di una iscrizione romana, mutila, di Salerno (Salernum), relativa ad un imperatore della dinastia flavia nel quale alcuni
studiosi hanno voluto riconoscere Vespasiano, altri Tito. Il nuovo, attento esame dei superstiti elementi della titolatura conduce
ad attribuire a Tito il documento e a fissarne la data tra gli ultimi mesi del 79 d.C. e la prima metà dell'anno seguente. Poiché
l'epigrafe riguarda un restauro, edilizio, l'ipotesi più probabile - sulla base anche di altre testimonianze simili - è che essa si
riferisca ad un intervento di restauro di un monumento ο edificio della città di Salerno, compiuto da questo imperatore in seguito
al terremoto che ha colpito la Campania nel 79 d.C. in concomitanza con la famosa eruzione del Vesuvio. Resta ignota la natura
dell'edificio oggetto di tali cure.
Citer ce document / Cite this document :
Paci Gianfranco. Tito a Salerno. In: Epigrafia. Actes du colloque international d'épigraphie latine en mémoire de Attilio Degrassi
pour le centenaire de sa naissance. Actes de colloque de Rome (27-28 mai 1988). Rome : École Française de Rome, 1991. pp.
691-704. (Publications de l'École française de Rome, 143)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1991_act_143_1_4115GIANFRANCO PACI
TITO A SALERNO
Credo sia necessario riprendere in esame un frammento di iscrizio
ne imperatoria di Salerno, noto da tempo, ma di interpretazione tuttora
controversa1. Il documento è stato rinvenuto nel 1948, durante lo scavo
di alcune tombe d'età imperiale, individuate nei pressi della stazione
ferroviaria della città campana2. Rotto a sua volta in tre pezzi comba-
cianti, il frammento risultava aver fatto parte d'una lastra che era stata
segata in antico per essere adattata alle misure d'una delle tombe : di
qui la regolarità del margine sui tre lati conservati (Fig. 1). Nelle attuali
condizioni esso misura cm. 62 di larghezza massima (in basso), cm. 50
di altezza e cm. 3 di spessore. Il testo contiene chiaramente la menzione
d'uno dei due primi imperatori della casa flavia, come induce subito a
ritenere il nome Vespasianus, comune sia a Vespasiano sia a Tito, che si
legge nella seconda linea.
1 Di questo documento ho già avuto occasione di parlare durante una conferenza
tenuta presso la cattedra di Storia greca dell'Università di Parigi «La Sorbona» (Paris
IV) : al Prof. A. Laronde e ai Colleghi francesi intervenuti desidero esprimere la mia gra
titudine per l'ampia e proficua discussione che ne è seguita. Mi è particolarmente gradito
trattarne ora in questa sede, nell'occasione di questo incontro che si tiene per commemor
are A. Degrassi : le considerazioni che seguono, e che avevo in animo da tempo di render
e pubbliche, sono state suggerite proprio dalla lettura d'una pagina dello Studioso. Le
conclusioni cui credo di poter pervenire sono diverse dalle Sue; ma lo spirito che ha
animato questo riesame del frammento salernitano muove da quella stessa amorosa
ricerca della verità cui si informò, esemplarmente, la prestigiosa attività del grande Maes
tro d'epigrafia romana.
2 P.C. Sestieri, Salerno. Scoperta di tombe romane, in Not. Scavi, 1949, p. 101-105.
Sulla necropoli di Salerno vd. S. De Caro - A. Greco, Campania (Guide archeologiche
Laterza, 10), Bari, 1981, p. 126. La foto dell'epigrafe salernitana, che qui si pubblica alla
Fig. 1, mi è stata cortesemente messa a disposizione dalla Direzione dei Musei Provinciali
di Salerno che desidero ringraziare anche in questa sede. 692 GIANFRANCO PACI
Fig. 1 - Salerno : frammento d'iscrizione relativa ad un imperatore flavio.
Pubblicato con grande sollecitudine dall'archeologo responsabile di
quegli scavi, P. C. Sestieri3, il documento non ha mancato di suscitare,
in seguito, l'interesse degli studiosi, tanto che su di esso è venuta ad
accumularsi una bibliografia abbastanza consistente. Senonché, a r
ipercorrere tali contributi, non si può far a meno di osservare un fatto a
dir poco curioso : ciascuno degli studiosi che s'è cimentato con i proble
mi ermeneutici di questo testo è riuscito a fornirne una interpretazione
diversa, almeno su qualche punto ο in qualche particolare, da quella
degli altri. D'altra parte, ad esaminare le soluzioni via via proposte, si
nota come ciascuna presenti dei punti discutibili ο palesemente errati e
3 Art. cit.; la notizia è ripresa in Fasti archaeologici, II, 1950, n. 3376. TITO A SALERNO 693
che nessuno degli studi fin qui compiuti è riuscito a dare del document
o un completo inquadramento storico, che, al di là dei problemi di
integrazione delle parti mancanti, ne chiarisca la precisa natura e le
ragioni che ne hanno determinato l'origine. Va peraltro riconosciuto
che degli studiosi che se ne sono occupati, quasi tutti vi hanno visto ο
hanno saputo fornire qualche nuovo e diverso elemento che alla fine di
questo nuovo esame è risultato esatto. Tutto ciò sta innanzitutto ad
indicare come il frammento in questione presenti in realtà maggiori
difficoltà d'interpretazione di quanto, a prima vista, potrebbe sembrar
e.
Nel suo scritto del 1949 il Sestieri, il primo editore dell'epigrafe, ha
creduto di riconoscere Tito nell'imperatore ivi menzionato ed ha rit
enuto di dover fornire dell'intero documento questa lettura4 :
[Imp. T. C]aesar
[Vesp]asianus [Aug.]
[tribu]nic. potest. VI
[cos. V] censor p.p.
[imp. X\II a.p.s. restitu[it\.
La ragione per cui lo studioso ha pensato a Tito ed ha escluso
Vespasiano sta nella necessità di conciliare i dati relativi alla tribunicia
potestas che, secondo la sua interpretazione della parte finale della 1. 3,
sarebbe la 6a, con il numero relativo alla salutazione imperatoria, che
egli crede di poter riconoscere all'inizio della 1. 5 e che sarebbe la 12a.
Lasciamo ora stare i problemi di natura tecnica e gli aspetti dubbii di
questa ricostruzione del testo (per es., se è corretto limitare alla 6a il
numero della tribunicia potestas, escludendo la possibilità di numeri
più alti; oppure se è giusto collocare l'acclamazione imperatoria pro
prio alla fine della titolatura); limitiamoci invece ad osservare che
nell'ultima linea del testo il Sestieri ha letto A.P.S. : la sua idea sarebbe
che l'imperatore Tito ha restaurato {restituii) un «oggetto» il cui nome
doveva incominciare per A, a proprie spese {pecunia sua).
L'interpretazione del Sestieri è stata sostanzialmente accolta dal
Merlin neìY Année épigraphique 1951, 200, ma con due modifiche. Ques
ti ha proposto di sciogliere la sigla P.P. (alla fine della 1. 4) con pater
patriae invece che con perpetuus, come aveva pensato il Sestieri; inoltre
''Art. cit., p. 101. 694 GIANFRANCO PACI
lo studioso francese ha proposto di interpretare l'ultima parte de testo,
con la strana sigla A.P.S., come aigros) p(ublicos) S(alernitanis) resti
tuait]. Quest'ultimo suggerimento, in particolare, ha trovato successiva
mente accoglienza presso altri studiosi5.
Un contributo importante all'interpretazione del frammento epi
grafico di Salerno ha dato il Degrassi in un lavoro pubblicato nelle
Mem. Acc. Naz. Lincei del 19656. Si tratta di una breve nota - due pagi
ne e mezzo in tutto - ma densa e meditata. Lo studioso è stato il primo
ad accorgersi della necessità di leggere, nella 1. 5, la parola
CO]NLAPS. : si tratta d'una osservazione esatta e, come si vedrà, prezio
sa per l'inquadramento storico del documento. Sbarazzatosi della salu:
tazione imperatoria all'inizio della 1. 5 - là dove aveva creduto di scor
gerla il Sestieri - e non avendo più il problema, di conseguenza, di con
ciliare i vari elementi della titolatura, il Degrassi non ebbe dubbi che
l'imperatore dell'epigrafe salernitana fosse Vespasiano. Diede quindi la
seguente ricostruzione del documento, proponendone altresì una data
zione tra il luglio del 74 e il giugno del 78 d.C. :
[Imp. C]aesar [Aug.]
[Vespjßsianus
[pont, max., tribüjnic. potest. V7[-?]
[imp. — , cos. — ,] censor, p.p.
[ co\nlaps. restitu[ii\.
Nel 1980 è apparsa una piccola monografia di T. V. Buttrey, dedi
cata alla titolatura degli imperatori flavii. In essa compare anche la
nostra iscrizione, di cui viene presentato un testo che si discosta in più
punti sia da quello del Sestieri sia, ancor più, da quello del Degrassi7 :
[Imp. T. C]flesar [divi f.]
[Vesp\asianus [Aug.]
[p.m. tribü]nic. potest. VI\III]
[imp. XV] censor, p.p.
[cos, VI]II a.p.s. restitu[it].
5 A. Garzetti, L'impero da Tiberio agli Antonini, Bologna, 1960, p. 640; A. Piganiol,
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