Agide
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The Project Gutenberg EBook of Agide, by Vittorio AlfieriThis eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it,give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online atwww.gutenberg.netTitle: AgideAuthor: Vittorio AlfieriRelease Date: January 25, 2010 [EBook #31079]Language: Italian*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK AGIDE ***Produced by Carlo Traverso, Francesca Apicella, Claudio Paganelli and the Online Distributed Proofreading TeamEurope at http://dp.rastko.net (Images generously made available by Editore Laterza and the Biblioteca Italiana athttp://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia)SCRITTORI D'ITALIAVITTORIO ALFIERI TRAGEDIEA CURA DI NICOLA BRUSCOLIVOLUME TERZO BARI GIUS. LATERZA & FIGLI TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI 1947AGIDEALLA MAESTÁ DI CARLO PRIMO RE D'INGHILTERRA.Parmi, che senza viltá né arroganza, ad un re infelice e morto io possa dedicare il mio Agide.Questo re di Sparta ebbe con voi comune la morte, per giudizio iniquo degli efori; come voi, per quello d'un ingiustoparlamento. Ma quanto fu simile l'effetto, altrettanto diversa n'era la cagione. Agide, col ristabilire l'uguaglianza e lalibertá, volea restituire a Sparta le sue virtú, e il suo splendore; quindi egli pieno di gloria moriva, eterna di se lasciandola fama. Voi, col tentare di rompere ogni limite ...

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Publié le 08 décembre 2010
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Langue Italiano

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 BARI  GIUS. LATERZA & FIGLI  TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI  1947
AGIDE
SCRITTORI D'ITALIA
VITTORIO ALFIERI TRAGEDIE A CURA DI NICOLA BRUSCOLI VOLUMETERZO
Title: Agide Author: Vittorio Alfieri Release Date: January 25, 2010 [EBook #31079] Language: Italian
Produced by Carlo Traverso, Francesca Apicella, Claudio Paganelli and the Online Distributed Proofreading Team Europe at http://dp.rastko.net (Images generously made available by Editore Laterza and the Biblioteca Italiana at http://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia)
*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK AGIDE ***
ALLA MAESTÁ DI CARLO PRIMO RE D'INGHILTERRA.
Parmi, che senza viltá né arroganza, ad un re infelice e morto io possa dedicare il mio Agide.
Questo re di Sparta ebbe con voi comune la morte, per giudizio iniquo degli efori; come voi, per quello d'un ingiusto parlamento. Ma quanto fu simile l'effetto, altrettanto diversa n'era la cagione. Agide, col ristabilire l'uguaglianza e la libertá, volea restituire a Sparta le sue virtú, e il suo splendore; quindi egli pieno di gloria moriva, eterna di se lasciando la fama. Voi, col tentare di rompere ogni limite all'autoritá vostra, falsamente il privato vostro bene procacciarvi bramaste: nulla quindi rimane di voi; e la sola inutile altrui compassione vi accompagnò nella tomba.
I disegni d'Agide, generosi e sublimi, furono poi da Cleoméne suo successore, che il tutto trovò preparato, felicemente e con grande sua gloria eseguiti. I vostri, comuni al volgo dei regnanti, da molti altri principi furono e sono tuttavia tentati, ed anche a compimento condotti, ma senza fama pur sempre. Della vostra tragica morte, non essendone sublime la cagione, in nessun modo, a mio avviso, se ne potrebbe fare tragedia: della morte d'Agide (ancorché tentata io non l'avessi) crederei pure ancora, attesa la grandezza vera dello spartano re, che tragedia fortissima ricavarsene potrebbe.
Sí l'uno che l'altro, ai popoli foste e sarete un memorabile esempio, e un terribile ai re: ma, colla somma differenza tra voi, che de' simili alla MAESTÁ VOSTRA, molti altri re ne sono stati e saranno; ma de' simili ad Agide, nessuno giammai.
Martinsborgo, 9 Maggio 1786.
VITTORIO ALFIERI.
PERSONAGGI
 AGIDE.  LEONIDA.  AGESISTRATA.  AGIZIADE.  ANFARE.  Efori.  Senatori.  Popolo.  Soldati di Leonida.
Scena, il Foro, poi la prigione, di Sparta.
 OTTAOIMPRAEGISn m'era a mia noadu  nimpaipne oreo itstosatgiegonniznecatiu al val o ril mia. I llCq,euaiotaccco liignscor ioglssetsi atrapS idabdn;oe r oe ,hc'è il peggio, innargmet d oprtlao on viosiisn  ilid si os  eou,ln coin usurpll'unerappa iv oi azvr Ai.sscc umiia,oi' er onrohc ,er fgio . ONilE evll?oELaptr aon re di S l'altro iassA ?olisa nuo ndmol  abieb, icav asuaptridS sul a, epartdi S Sdirtpaala e, rnem  ertv oi odapassi trovo? oh!.SC ihn 'em ei igiagi rsoro ndrai onrotnioggev ohiudraccuí ie, qs cac iuis lora degi Ai.rsdia o apS arebil ellovdiniitta i crta;it ,f rola,iu ugrrteilibdiar, ti inas niS ;itrapa nullo omma: e ere  iovosrvsaaten ro osoipmet lentil  iISESAGe?pSra . A e aat ,Leonme,  seiida,ton q :o iauneisi o oituqu,  saiei n'dgAdi e iaflli, è brevissimoronlut ims f mua eilleg? Co piúim ocimen e ;oreen g èmir coan; gaoi nuq.eM,ac  il vuol sia, se ,riuihc ousllafhe cl  ialala,trhi i a co scl miorotóebmuq,oi in atout tAga orllis ortteled ronge discolpe ei fedi eadav ,ig áimhe,car t Adadegi .ecaf Ael reus ; nero è, chl dít ou eliodf c urn  ied, nndao su.esrof oeV .NOEL che re, tua vit aon nits reabavtiespe, a,nse  stticnidaie oúip meiaidt on nol ,vivrnon 'or ; chd otrepa ocimen soo tur naeg rel lim oif,ic ehi ostrossigliuol marbm ut  iggemirile uo pmeal sn,ied nos O .ipmetpe, dituleelh'rc eroo'rpv ris nodi Lta: da leoniub i,ino ni rapSrei  pi, ciú dhehch'vaivc poaid opred'Agide, perl'n soi llFa. lelov al adinoeL ,ll'èto eppunle aq aull,emiebas ,, vavidia,ccer selivir ,o nI oizirtude. e e in vi andrrill,ec eh,l
SCENA PRIMA LEONIDA, ANFARE.
SCENA SECONDA AGESISTRATA, LEONIDA, ANFARE.
ANFAR. Ecco, or di nuovo sul regal tuo seggio stai, Leonida, assiso. Intera Sparta, o d'essa almen la miglior parte, i veri maturi savj, e gli amator dell'almo pubblico bene, a te rivolti han gli occhi, per ottener dei lunghi affanni pace. LEON. Di Sparta il re non io perciò mi estimo, finché rimane Agide in vita. Ei vive non pur, ma ei regna in cor de' molti. Asilo gli è questo tempio, il cui vicino foro empie ogni dí tumultuante ardita plebe, che re lo vuol pur anco, e in trono un'altra volta a me compagno il grida. ANFAR. E temi tu d'esserne or vinto? Io 'l giuro, e gli altri efori tutti il giuran meco; Agide mai non fia piú re. Ma, vuolsi oprar destrezza or, piú che forza… LEON. Egli era da tanto giá, che co' raggiri suoi, con le sue nuove mal sognate leggi, tutto sossopra a forza aperta porre, e me cacciarne ardia del soglio in bando: ed io, da' miei fidi Spartani al soglio richiamato, or dovrò con vie coperte la vendetta pigliarne? ANFAR. Un velo è forza porvi: ei genero t'è. Quel dí, che in crudo esiglio, solo, abbandonato, e privo del regio serto, fuor di Sparta andavi, umano ei t'era. Ai percussor feroci che Agesiláo crudel su l'orme tue a svenarti inviava, Agide a viva forza si oppose; e di Tegéa (il rimembri) salvo al confin ti trasse: in ciò soltanto non figlio ei d'Agesístrata, ed avverso apertamente al rio di lei fratello. Sol del pubblico bene or puoi far dunque a tua vendetta velo. LEON. Infame dono ei mi fea della vita, il dí ch'espulso m'ebbe dal seggio; e a vie piú grande oltraggio recar mel debbo. Ei mi credea nemico da non piú mai temersi? oggi nel voglio disingannare appieno. In me raddoppia l'esser egli mio genero il dispetto. Genero a me? deh! quale error fu il mio, d'avere a lui donna dissimil tanto data in consorte? Ammenda omai null'altra, che lo spegnerlo, resta. Unica figlia, Agiziade diletta, a me compagna, sostegno a me nel duro esiglio l'ebbi. Abbandonava ella il suo amato sposo, perché al padre nemico; ella i legami di natura tenea piú sacri ancora che quei d'amore: e al fianco mio trar vita misera volle errante, anzi che al fianco del mio indegno offensore in trono starsi. ANFAR. Pur, per quanto sia giusto in te lo sdegno, premilo in petto, se sbramarlo or vuoi. Io men di te non odio Agide altero; e la sua pompa di virtudi antiche, finta in biasmo di noi. Sparta ridurre qual giá la fea Licurgo, è al par crudele, che ambizíosa stolidezza: è tale pure il disegno suo; quindi ebbe ei quasi la cittá nostra all'ultimo ridotta: e, sconvolta pur anco, in risse e affanni egra ella sta. Ma, van cangiando i tempi: quei traditori, efori allor, che schiavi eran d'Agesiláo, piú a lui venduti che ad Agide, con esso ora sbanditi son tutti, o spenti: e sta in noi soli Sparta. Ma il popol rio, mendico, e ognor di nuove cose voglioso, Agide ancora elegge mezzo a sue mire ingiuste. A schietta forza, mal frenare il potremmo; ogni novello governo erra adoprandola. Deluso, pria che sforzato, il popol sia. Tal cura, che a cor mi sta non men che a te, mi lascia. Ecco la madre d'Agide: gran donna ogni dí piú degli Spartani in core si fa costei: temer si debbe anch'ella.
to vien dal rivaidotbsna i'l ,ucr: merba re a unos li ,alot oilgl', oronnzcenoinri suoi ,per altidpsteot e aut oleil ssoiv ve o im iaef etastillassi ass gliarmicudi artll oaretrsfo, degi Aa,avdnam iliv ious n
e' ricchi e de' emdnci,ii n nos premdee cri ited iroed eotibd ,rsimio e i t'le eAt re.ares rop on na, Mia ge, mEGA.iammtoN .SISels eur ocuman r, eivinticchezzese olpmen lartso dtoaci aso ettripsneds A igrt,ioi dsi pistoe. VegA ,imoninatrapalh' ciú po,lásinocstlov e orppo pIlolopui qi,ndemu uggailnaaz .mpediva la subli'd odnani ,orofecoarnc imitaon cat ,rbtucaorlis ll'ao dazia vari: iotee l  aggseaihcavam ,aniretnte appe rinascebireatedats aul baursta  l etointse non rivres lra ite feman, trbboi ,udp úiseoscoe llvosao tul  al eugnasoreneginau ed  impditad  ieras,ec nur ue qgrl  cane oringongamminarpo'a. Agide eccelsoc noatiman ron noi itranodrep la ei:lstois dol noti neatest f roi:d'avre lo nvanl anrebinieheip teenes r stá guapsnoatenitutri ,cinge. Do, si acimn re ; egAcauq figanto È vlio?nu idro mon lat  fáoileso;llterartraimi  oam iopAgide madre, mos a eleuq id t nua te cdi mororinse Adelu ei ndo,bmara odevirzi jN.EOLsiesn coe m e ,atrapS,edigbera elo. Con li ogeilè  eniedngsuú  voie ntrtvioc eif nneuq ,azai.Le' mer d temnis lg iS e'OE.Nden noi  ei,rsriirtla'd én ,er l l'asiloe, a chets oigdu ?lag uiste soes cuo sorits ssamoer non  nrtéhonA?EGraer PerSIS.d'arché epa oiziopop otr pmer larcpea ri iivtrdu egiunad: perché tu piene imo'd t orit uai fcu s, do deii éhcrep ,ammos in: ceoson clarepeupien e  dde,ia ridett veno dirretd ro ,or ehcen blt asui anonro iunvoraat ,feon di Sp tuoi, nnf ilaale ; iaamsrot am d louv itaAgavenmio;ide gg.i ielalp N luot p serusi paurs òurpmehc eli i breve, altrui padlr,aa cnroc eh dtonoegtr senomveilla a ie gecsare i mo rincalzacgnaiibll ion ntiasgui lun  iliopoplI .imutsoc vint, avessol stadavt  im na oniauq lC lbmóeotore  rr puandi ezieltt:oe i  lopopl stesso alla cuo aidotsd alos rilasuni ndbaabo lig no a ímaáis Agidato l rie, iiP úuctsA.FNRA .dolo suoverito ic ,id eh iggassalldalee itodè o l geleeliEd ol . asi suoestoa qurup ,rotallunna e,oritrtveov sgia noi la sua sald beebdae ss e erifoer v ai,pa SzzevE .an a e ioi dai, ei será duttttr aanzn aniglvao reiach aia :otnoc  non evo, onta nen desseml arot f ta oapsoesil, stiuspo ,ocngni p esa ruche rto: eso, tiinadL oeul,i o atron cora os cerdnerpmi non A.apsraatone lg iree; antico tanto 'd rdigAmi ebrebdiroch A,teimare oocrAtáiop  'use il ducnde  graepas nonotunac aui ci,err fais dgA'd edi non ehc bal denopl', reia ,hca'udbboim nsieri, nco i pegros roc oimni er iegglen  useesmo eotn t naroethe si, ca noè fr smeroac t asie m :arp a,omif e  patria. Non so,s  eaprtaiu  nonmptel daan d eo,serpseonalled osieveon lgior un  ertonn ts iraerbaer sneortttue mon li edigA .avr noo pucarco inasirceselin  ; erast vnei nte sup eleseratralen star prisuoi re u' ned 'cineedd l emet iimafni an noi ma'e sò,pu oemomtl òpS nupra.Aa ve. E NFARqnudA euedigout EO.L CN. fheá arccihsu otsraiso ? piú a lungo ra retsaecr nif aei no'armdellrror.olos edigA erts flito Eli gí, Sp rad  ituot .lAsanno i noi ciò pS iatraimend icov nloelin, ui cra gssopdiniliorit ;t tucna eam. ISESAGmae idAgc e ;acnt iul non ne adempie: ma lisucari tnnaot d etrene o orfu è ic aláttios ;elar a ci sesi es atgril ,es .aMo,ilasl' otout t:louv li ennart iú per suo re, naptr alit eienp  nalvouoí  d Sné,euggid  ,il ehcm iaavatp orn nota ealtareessemp ,artsov azneconina stue qartrosup,rs  eseose  isi me st; e accufid adne ,iles efil egn Es.  acapSe edigli ,atrao liig fe aregpiDvous.a,it ertsi sou curi An ca.SISf A israliv  ne, ion no,voé iat meipa qlautno, e indurloAGE .RAFNAa iollegr coé pe.oetgni  l, man noar p: la'l a ariS ahtrapco esiglDal fresbrti oieoii anec: tuemtr nar ponarpot a s ouonnené chi a lui diénoonA igedm ia ,at plar r:loa riativ al ep ehc , ed rmi,rospin pb net ,unia hc étuti ,it restlovon nos fSpi taargirop eiam ,lir , io priio madre iererolpmi igge ltean sleel dnouq ed nu.rOlgoio fil mira icontuqni'doit  iseucso. In voi temenn azè noid ;ut 'me? ioglr pei:vopSram  alg iat ,i, eefor, vid ioos maid ni onu lio grote m ao,rne,entro era sortro eocsnlat ouc  se, polo ci tdiosseert t rets ena,  DonEON.mi.Ld u';ee amrdes i siá gbeebh' com ;ies li ,orttecvíolenze e rabidgiilboarim ,rf arii ovtr ia,sal oc esetnm ,es la ai arsii. Stemp,oa mlneadttlla' bile i  fel denneb li ettut id meci irca llron a drittoeonida,  rolrrapatrala ; doiSpi ered vememtnlaadihc inge tu  ciòe ini. SLe ,oi de ,atrap S ei,rtraopade ribrúip mes cerptronila uo tig fil o iubno.iA ssai tu puoi, d'Agrpo allurep ie aé  nò:cillberii m donaitrt o ilan, cfaranacehe i)adicel ile re cmut itlurassiad to or tr, e ques ropoca gaig ,epront ee,drmae idttep inatraps a ide r'Ag sovi, ea(m ll iq euip:úer puo sSpo liiga alradunoc rocnpoictú, a lah'os ial nulv ris auravess e der ie'assAup ila re at nuovo Licurgo. ebarot resocdn,on am ;olopop li dari g elaolff a .iSFNRAasA.'dselia avig marr la atrocnani òapS restpu, arl'vomirrrod le úed letiché, piarta; po'lmici e otsemsn di uolotaniSpargeds aisapSid onss aa,rt del maiermm.oC ehd ler e lo sdegno non n ,ipS éatradni lourai mon not pdre,e pa vocalta ,il neratidc tie er fon cnoma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SCENA TERZA AGESISTRATA, ANFARE.
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