Alla tavola del re : ceti produttivi tra la leggerezza dell economia e la pesantezza della politica - article ; n°1 ; vol.109, pg 57-74
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Alla tavola del re : ceti produttivi tra la leggerezza dell'economia e la pesantezza della politica - article ; n°1 ; vol.109, pg 57-74

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée - Année 1997 - Volume 109 - Numéro 1 - Pages 57-74
Giorgio Fiocca, Alla tavola del re : ceti produttivi tra la legerezza dell'economia e la pesantezza della politica, p. 57-74. La domanda a cui si è voluto rispondere in questo articolo può cosi sintetizzarsi : esiste una corrispondenza diretta tra rappresentazione della gerarchia dei poteri e delle classi sociali e il loro potere politico? E ancora: esiste un rapporto diretto tra i modelli espressivi di questa rappresentazione e cause che ne determinano la realizzazione? Le risposte sono state cercate analizzando da un lato la relazione esistente nella Milano del primo '900 tra mito «economicistico» della capitale morale e ruolo politico e amministrativo locale dei ceti produttivi; dall'altro, di verificare la rappresentazione del mito e delle gerarchie in occasione dell'allestimento e dell'apertura dell'Esposizione universale di Milano del 1906. In particolare, si è sottolineato corne il desiderio di rendere l'esposizione la vetrina della (v. rétro) civiltà borghese si sia piegata alla febbre della speculazione edilizia e corne i valori dello sviluppo produttivo (che pure vi erano rappresentati) venissero dietro a quelli politico-istituzionali e di casta.
18 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1997
Nombre de lectures 40
Langue Italiano
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Extrait

Giorgio Fiocca
Alla tavola del re : ceti produttivi tra la leggerezza dell'economia
e la pesantezza della politica
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 109, N°1. 1997. pp. 57-74.
Riassunto
Giorgio Fiocca, Alla tavola del re : ceti produttivi tra la legerezza dell'economia e la pesantezza della politica, p. 57-74.
La domanda a cui si è voluto rispondere in questo articolo può così sintetizzarsi : esiste una corrispondenza diretta tra
rappresentazione della gerarchia dei poteri e delle classi sociali e il loro potere politico? E ancora: esiste un rapporto diretto tra i
modelli espressivi di questa rappresentazione e cause che ne determinano la realizzazione? Le risposte sono state cercate
analizzando da un lato la relazione esistente nella Milano del primo '900 tra mito «economicistico» della capitale morale e ruolo
politico e amministrativo locale dei ceti produttivi; dall'altro, di verificare la rappresentazione del mito e delle gerarchie in
occasione dell'allestimento e dell'apertura dell'Esposizione universale di Milano del 1906. In particolare, si è sottolineato come il
desiderio di rendere l'esposizione la vetrina della
(v. retro) civiltà borghese si sia piegata alla febbre della speculazione edilizia e come i valori dello sviluppo produttivo (che pure vi
erano rappresentati) venissero dietro a quelli politico-istituzionali e di casta.
Citer ce document / Cite this document :
Fiocca Giorgio. Alla tavola del re : ceti produttivi tra la leggerezza dell'economia e la pesantezza della politica. In: Mélanges de
l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 109, N°1. 1997. pp. 57-74.
doi : 10.3406/mefr.1997.4478
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9891_1997_num_109_1_4478GIORGIO FIOCCA
ALLA TAVOLA DEL RE : CETI PRODUTTIVI
TRA LA LEGGEREZZA DELL'ECONOMIA
E LA PESANTEZZA DELLA POLITICA
Alla fine di aprile del 1906 venne solennemente inaugurata, alla pre
senza dei sovrani, l'esposizione internazionale di Milano. La sua realizza
zione costò al municipio, allo Stato italiano e ai privati complessivamente
la notevole cifra di 12.000.000 di lire. Il battage pubblicitario era stato av
viato con largo anticipo e indirizzato efficacemente verso tutte le classi so
ciali di ogni regione. Al termine della manifestazione, i visitatori ammontar
ono a circa 6.000.000 di persone1.
Con questo evento Milano voleva sugellare un periodo di sviluppo eco
nomico sia manifatturiero che finanziario tale da suscitare sentimenti di
legittimo orgoglio :
«(...) Chi, lasciando Roma ο le città sonnolente del Meridione, capita in mez
zo a noi, riceve a tutta prima una sgradevole impressione nel trovarci così af-
facendati, così occupati, così impazienti di fare e di guadagnare : sembra un
pragmatismo poco spirituale il nostro e se ne ha quasi terrore (...) Ma più tar
di, se non siamo venuti con meschini pregiudizi provinciali, bisogna arrenders
i all'evidenza dei fatti, riconoscendo che qui si é in un mondo veramente mod
erno, all'altezza dei tempi e delle necessità (...)»2.
Questa affermazione era una delle tante orgogliose manifestazioni di
quella milanesità su cui da tempo indulgevano commentatori e intellettual
i, uomini d'affari e personalità politiche ambrosiane. Basta ricordare le
frasi pronunciate un quarto di secolo prima dal consigliere comunale An
gelo Villa-Pernice in occasione dell'inaugurazione della precedente esposi
zione milanese del 1881 :
«(...) Milano, città di 300 mila abitanti, con un bilancio commerciale di circa
13 milioni l'anno, ripete l'importanza sua commerciale dalla regione ricca per
1 Cfr. M. Picone-Petrusa, M.R. Pessolano e A. Bianco, Le grandi esposizioni in
Italia (1861-1911), Torino, 1988, p. 116-117.
2 A. Avancini, L'esposizione internazionale di Milano, in Rassegna nazionale,
1906, voi. 3°, p. 654.
MEFRIM - 109 - 1997 - 1, p. 57-74. 58 GIORGIO FIOCCA
traffici, per industria, per agricoltura che la circonda (...) dalla ricchezza di
capitali accumulativisi, facilmente volgentesi al commercio ed all'industria,
dall'indole svegliata e dallo spirito di ardita iniziativa, accoppiata a prudente
diligenza e a solida onestà dei suoi abitanti (...)»3.
E pronunciando il discorso di benvenuto ai sovrani intervenuti all
'inaugurazione dell'esposizione del 1906, il sindaco Ettore Ponti ricordava
appunto come nel 1881 Milano avesse voluto celebrare «la rinascente Italia
economica» e, ora, tornasse a festeggiarne le medesime virtù. Subito dopo
il ministro dell'Industria Pantano4 riconosceva la Lombardia come «(...)
l'espressione più alta dell'industria e del lavoro italiano» e in Milano la se
de dove «palpita quello che vi é di più moderno nella vita economica della
nostra gente»5.
Parole di circostanza? Potrei citare decine di altre occasioni nelle quali
fu ugualmente esaltato Γ« economico» come elemento distintivo della citt
adinanza ambrosiana. Questo aspetto - quasi interscambiabile con l'aggetti
vo «milanese» - faceva capo necessariamente a persone ο a istituzioni che
ne erano depositari ufficiali in tanto e in quanto la rappresentavano :
«(...) la presenza ο l'assenza di un gruppo nella classificazione ufficiale dipen
de dalla sua capacità di farsi riconoscere, di farsi vedere, di farsi ammettere
(...)»'.
«(...) La rappresentanza é pur sempre rivolta a un pubblico innanzi al quale si
dispiega. Soltanto i banchetti dei notabili dell'alta borghesia diventano, a por
te chiuse, esclusivi (...)»7.
Dunque, partendo da queste due affermazioni, la peculiarità «econo
mica» di Milano si definisce in rapporto a soggetti e a luoghi. E non c'è
dubbio che un'Esposizione universale costituisca l'ambito nel quale si
estrinsecano entrambi i fattori. Ma l'esposizione, tutte le esposizioni di al
lora, sono state giustamente definite pure come «effimere» manifestazioni
di un'idealità relazionale tra classi e tra gerarchie che fa parte della visione
pedagogica del processo costitutivo di una nazione8. Ed è altresì evidente
che dentro questa pedagogia sta pure la rappresentazione della gerarchia
3 Milano commerciale, in Mediolanum, 1881, p. 1.
4 Edoardo Pantano, nato nel 1843 in Sicilia, medico, si dedicò agli studi di so
ciologia e di economia. Fu eletto alla Camera per la prima volta nel 1886.
5 Mostra internazionale di Milano 1906, Le giornate dei Reali a Milano (1906),
Milano, 1907, p. 13 e 17.
6 P. Bordieau, La distinzione, Bologna, 1975, p. 475.
7 J. Habermas, Storia e critica dell'opinione pubblica, Bari, 1988, p. 21.
8 Sul genere cfr. B. Tobia, Una patria per gli Italiani, 1991, p. 71 sq. ALLA TAVOLA DEL RE 59
politica delle classi. Dunque ci sono vari piani di espressione rappresentati
va che, in ipotesi, dovrebbero coincidere proprio laddove si verifica la rico
struzione allegorica della «società perfetta».
L'esposizione del 1906 vuole essere il terreno di verifica di questo as
sunto. Il suo progetto nasce quasi casualmente, in occasione del 4° Con
gresso geografico internazionale (Milano 10-14 aprile 1901), quando il Co
club" di tenere una mitato promotore accolse l'idea avanzata dal "Touring
retrospettiva dei mezzi di trasporto in occasione dell'apertura del traforo
del Sempione prevista per il 19049 e per questo fu nominata una Commiss
ione ordinatrice incaricata di dar corpo al progetto formata da 13 persone.
A sua volta essa designò un Comitato esecutivo composto da 11 persone, di
cui più della metà - come i precedenti - erano consiglieri e dirigenti della
camera di commercio e del "Circolo per gli interessi industriali, commerci
ali e agricoli" di Milano10. Nei due sottocomitati incaricati di allestire la
sezione «trasporti» entrarono a far parte illustri uomini d'affari e imprend
itori ambrosiani come Luigi V. Bertarelli, Ernesto Breda, Cesare Saldini,
G.B. Pirelli, Alberto Riva, Cesare Mangili, anch'essi esponenti della camera
commerciale e del Circolo suddetto.
Rimandiamo, per comodità di sintesi, alla tab. I in appendice dove so
no riportate le loro qualifiche professionali e amministrative pubbliche.
Tutti appartenevano, a pieno titolo, a quel sistema economico tanto elogia
to nei discorsi di cui si è detto. Dunque, il germoglio della futura esposizio
ne fu, fin dall'inizio, nelle mani di un gruppo di uomini d'affari. L'assetto
"istituzionale" mutò in parte quando, dopo due mesi, al progetto originario
sui trasporti si affiancò quello di una mostra artistica voluta dall'" Associa
giornalisti" per rilanciare il patrimonio figurativo milazione lombarda dei
nese. Contemporaneamente, alla camera di commercio si procedette alla
unificazione delle due iniziative sollecitata da Cesare Saldini (uomo di
spicco del'imprenditoria in vari settori merceologici) e dall'industriale
9 Sulle vicende

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