L architettura delle città medievali. Rapporto su una metodologia di ricerca (1964-74) - article ; n°2 ; vol.86, pg 481-525
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L'architettura delle città medievali. Rapporto su una metodologia di ricerca (1964-74) - article ; n°2 ; vol.86, pg 481-525

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes - Année 1974 - Volume 86 - Numéro 2 - Pages 481-525
Enrico Guidoni,~~ L'architettura delle città medievali. Rapporto su una metodologia di ricerca (1964-1974)~~, pp. 481-525. L'autore propone, sulla base di un'esperienza di ricerca su numerosi centri italiani, una générale revisione della metodologia di studio délia storia urbana e territoriale del medioevo, che rivaluti decisamente il valore documentario délie strutture materiali e délia loro interrelazione. Partendo dall'analisi dettagliata dei centri e dei territori reali (e non più soltanto da un'idea schematica di città o dalle fonti descrittive) si può giungere a ricostruire nel suo complesso la dinamica storica délie trasformazioni del-l'ambiente fisico (dalla piazza cittadina al territorio), dando risalto alla strut-tura socio-economica e alla sovrastruttura ideologica e simbolica che inter-feriscono nella costruzione, da non ritenere mai casuale, délia città. Attraverso nuovi parametri filologici e critici è possibile mettere a fuoco i modelli spaziali propri dei vari periodi e délie diverse aree, costruendo una piattaforma per gli studiosi che si occupano délia storia urbana con l'ottica politico-sociale, archeologica, architettonica.
45 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

Informations

Publié par
Publié le 01 janvier 1974
Nombre de lectures 80
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 5 Mo

Extrait

Enrico Guidoni
L'architettura delle città medievali. Rapporto su una metodologia
di ricerca (1964-74)
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 86, N°2. 1974. pp. 481-525.
Riassunto
Enrico Guidoni, L'architettura delle città medievali. Rapporto su una metodologia di ricerca (1964-1974), pp. 481-525.
L'autore propone, sulla base di un'esperienza di ricerca su numerosi centri italiani, una generale revisione della metodologia di
studio della storia urbana e territoriale del medioevo, che rivaluti decisamente il valore documentario délie strutture materiali e
della loro interrelazione.
Partendo dall'analisi dettagliata dei centri e dei territori reali (e non più soltanto da un'idea schematica di città o dalle fonti
descrittive) si può giungere a ricostruire nel suo complesso la dinamica storica délie trasformazioni del-l'ambiente fisico (dalla
piazza cittadina al territorio), dando risalto alla struttura socio-economica e alla sovrastruttura ideologica e simbolica che inter-
feriscono nella costruzione, da non ritenere mai casuale, della città. Attraverso nuovi parametri filologici e critici è possibile
mettere a fuoco i modelli spaziali propri dei vari periodi e délie diverse aree, costruendo una piattaforma per gli studiosi che si
occupano délia storia urbana con l'ottica politico-sociale, archeologica, architettonica.
Citer ce document / Cite this document :
Guidoni Enrico. L'architettura delle città medievali. Rapporto su una metodologia di ricerca (1964-74). In: Mélanges de l'Ecole
française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 86, N°2. 1974. pp. 481-525.
doi : 10.3406/mefr.1974.2318
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1974_num_86_2_2318L'ARCHITETTURA DELLE CITTA MEDIEVALI
EAPPOETO SU UNA METODOLOGIA DI KICEBCA (1964-74)
PAH
Enrico Guidoni
Premesso che per città non possa intendersi né l'aggregato di un in
sieme di strutture edilizie, né la società che ne dispone, ma le due cose
contemporaneamente, l'ipotesi critica su cui si fonda la proposta metodol
ogica che da anni stiamo ampliando e approfondendo è che la città medie
vale possa essere analizzata, oltre che nelle sue istituzioni, nei suoi edifìci,
nella sua funzione economica, anche nel suo formarsi storico specifico 1.
Intendiamo sottolineare la necessità di un approccio specialistico che
permetta di ricostruire dall'interno della storia urbana i lineamenti di
uno sviluppo che troppo spesso viene ancora considerato dipendente da
forze ad esso esterne.
La città medievale è stata affrontata, come problema storiografico,
soprattutto da punti di vista particolari, da angolazioni diverse che ne
1 Queste pagine toccano solo alcuni problemi relativi all'urbanistica mediev
ale, specificamente inerenti al ruolo della progettazione. Non abbiamo nessuna
fiducia nella tradizione storiografica che, facendo perno sul concetto di « cre
scita spontanea », ha finora relegato la maggior parte delle più complesse città
europee nel limbo delle strutture casuali, cresciute su se stesse si direbbe a insa
puta dei loro stessi abitanti. Tuttavia, soprattutto per l'alto medioevo, il proble
ma interpretativo deve essere ancora affrontato in modo deciso, tenendo conto
che l'apparenza « caotica » di molti impianti è più un prodotto della stratif
icazione storica che della mancanza di intenzionalità pianificataci (naturalmente
diverse per ogni periodo e per ogni ambito culturale). Pensando alla riutilizza
zione delle città antiche, ai modelli urbani mediterranei di ispirazione islamica
e a molte città altomedievali della G-ermania, non si può fare a meno di prevedere
che le ricerche future ridurranno drasticamente la terra di nessuno rappresentata
dalla città « spontanea ». 482 ENRICO GUIDONI
hanno illuminato aspetti parziali: merito dell'archeologia, della storia
economica, politico-istituzionale, giuridica, religiosa, architettonica, agrar
ia, commerciale, eco. I risultati raggiunti in questi campi sono preziosi;
tuttavia la struttura fìsica delle città è stata raramente analizzata e
valutata nel suo insostituibile valore di documento storico, senza dubbio
il documento più obbiettivo e esauriente che lo storico possa avere a
propria disposizione. Inoltre, benché sia ormai scontata la continuità
su scala europea dell'impianto viario della stragrande maggioranza delle
città dal tardo medioevo fin quasi ai nostri giorni x, solo sporadicamente,
e per città grossolanamente « regolari » a prima vista, si è sentita la necess
ità di una rigorosa analisi degli impianti, basata sul reciproco confronto
e sulla ricerca dei modelli urbanistici impiegati nel controllo delle strutture
urbane e territoriali e nella loro progettazione 2.
1 Sulla continuità dell'impianto si basano gli studi dimensionali e proporz
ionali sulle città di nuova fondazione della Polonia, a partire dalle ricerche
di T. Zagrodzki, Analiza rozplanowania Starego Miasta w Warszawie, in Kwar-
talnik architelctury i urbanistyki, I, 3, 1956, pp. 225-66; Id., Begularny plan
miasta éredniowiecznego a limitacja miernicza, in Studia wczesnosredniowieczne,
V, 1962, pp. 1-101, proseguite da Kozaczewski, Pudelko e altri. I limiti di que
ste analitiche e meticolosissime ricostruzioni del modello d'impianto sono costi
tuiti proprio dalla percezione di ogni « deviazione » dalla regolarità assoluta come
« errore »; in una ennesima riduzione del concetto di progettazione a quello di
tracciato rettilineo e geometrico, come appare ad esempio in T. Zagrodzki,
L'influence de la tradition antique de la distribution de V étendue sur le tracé des
plans des villes créées au moyen âge, in Mélanges offerts à René Orozet, Poitiers
1966, I, pp. 451-60.
2 II limite che impedisce anche alle più approfondite ricerche archeologiche
di configurarsi come storia delle città è la settorializzazione del tema considerato,
che rende errata l'estensione generalizzante dei risultati conseguiti in ambiti
nei quali si deve utilizzare, per forza di cose, una più ridotta disponibilità di
dati. In altre parole, quando il discorso da archeologico si fa storico-urbanistico,
si passa troppo spesso da una metodologia « scientifica » sempre aperta a nuovi
risultati, ad affrettate conclusioni intuitive. Per fare un esempio, non ci sentiamo
di includere in una stessa « categoria » tipologica Winchester, Chichester, Exeter,
Colchester, Wareham, Cricklade, Wallingford: i centri considerati da M. Biddle,
D. Hill, Late Saxon Planned Towns, in The Antiquaries Journal, LI, 1971, pp. 70-
85. Gru impianti definiti sommariamente come « rettilinei » non solo non sono
omogenei tra loro, ma trovano una loro naturale collocazione storica nel qua
dro dei diversi modelli di intervento nell'Europa del IX-XI secolo, come mi
propongo di discutere in altra sede. Anche recentemente tuttavia Biddle a
fferma: « Analoghi sistemi viari sono riscontrabili in molti altri dei burhs co
struiti da Alfred e senza dubbio essi rivelano l'intento deliberato di costituire c
omunità urbane; questo esempio inglese di creazione di città organizzate non
trova riscontro in Europa all'inizio del Medioevo » (M. Biddle, L'archeologia di l'architettura delle città medievali 483
Basta tuttavia un minimo di conoscenza della vita (e delle lotte)
economico-sociale degli ultimi secoli del medioevo e della rispondenza
della città, in ogni sua parte, alle necessità della società, per convincersi
della non-casualità della stragrande maggioranza delle strutture urbane.
L'analisi storica e il confronto su basi statistiche degli impianti,
nell'insieme e nelle loro parti, dimostra viceversa che, come condizione
minima, ogni città medievale è, tìsicamente, un sistema dinamico uni
tario ed equilibrato che, nei casi di rigida programmazione urbanistica,
è riconoscibile come una figura ο un insieme di figure significanti, e negli
esempi di nuova fondazione più controllati è progettata come un'ar
chitettura.
In questa sommaria sintesi dedichiamo una prima parte al richiamo
delle principali ricerche che abbiamo svolto sull'urbanistica medievale
italiana; nella seconda parte, riassumendo alcuni dei principali problemi
anticipiamo risultati parziali, programmi di ricerche e lineamenti pro
blematici che ci sembrano particolarmente indicativi all'interno di un
ampio programma di lavoro; infine si farà brevemente cenno al rap
porto tra l'ambito italiano e quello europeo, in vista di una prospettiva
di dibattito che deve, ormai, ricercare una unità tra metodi personali e
« nazionali » tra loro spesso incompatibili e complementari.
Nel ribadire la necessità di superare gli specialismi per tentare di deli
neare una Storia dell'Urbanistica scientificamente autonoma, non possia
mo non rilevare le care

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