Nota sui giardini antichi del Palatino - article ; n°2 ; vol.104, pg 917-951
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1992 - Volume 104 - Numéro 2 - Pages 917-951
Maria Antonietta Tomei, Nota sui giardini antichi del Palatino, p. 917-951. Gli scavi da anni in corso su ampi settori del Palatino hanno fornito importanti dati sui giardini antichi del colle, ancora pochissimo noti. Già presenti nelle lussuose domus repubblicane, essi dovettero acquistare un particolare rilievo nelle costruzioni di Auguste Si arricchirono ulteriormente con Nerone, corne attestano i numerosi resti degli edifici attribuiti a questo imperatore. Nel grandioso palazzo costruito da Domiziano le aree di giardino, di cui è stata proposta una planimetria ricostruttiva, si estendevano principalmente nei grandi peristili, arricchiti da complesse fontane. Importanti zone verdi sono state localizzate anche fuori del Palazzo dei Flavi : sia nella ex Vigna Barberini, dove gli scavi hanno messo in luce ben quattro livelli di giardini antichi, che sulla terrazza della Domus Tiberiana, dove le indagini hanno permesso di ricostruire l'architettura del giardino di età neroniana.
35 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1992
Nombre de lectures 71
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

Maria Antonietta Tomei
Nota sui giardini antichi del Palatino
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 104, N°2. 1992. pp. 917-951.
Riassunto
Maria Antonietta Tomei, Nota sui giardini antichi del Palatino, p. 917-951.
Gli scavi da anni in corso su ampi settori del Palatino hanno fornito importanti dati sui giardini antichi del colle, ancora pochissimo
noti. Già presenti nelle lussuose domus repubblicane, essi dovettero acquistare un particolare rilievo nelle costruzioni di Auguste
Si arricchirono ulteriormente con Nerone, come attestano i numerosi resti degli edifici attribuiti a questo imperatore. Nel
grandioso palazzo costruito da Domiziano le aree di giardino, di cui è stata proposta una planimetria ricostruttiva, si estendevano
principalmente nei grandi peristili, arricchiti da complesse fontane. Importanti zone verdi sono state localizzate anche fuori del
Palazzo dei Flavi : sia nella ex Vigna Barberini, dove gli scavi hanno messo in luce ben quattro livelli di giardini antichi, che sulla
terrazza della Domus Tiberiana, dove le indagini hanno permesso di ricostruire l'architettura del giardino di età neroniana.
Citer ce document / Cite this document :
Tomei Maria Antonietta. Nota sui giardini antichi del Palatino. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 104, N°2.
1992. pp. 917-951.
doi : 10.3406/mefr.1992.1778
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1992_num_104_2_1778MARIA ANTONIETTA TOMEI
NOTA SUI GIARDINI ANTICHI DEL PALATINO
I giardini del Palatino, che nell'età imperiale occupavano ampie zone
dei Palazzi, coprendo gran parte della superficie del colle, sono ancora
pochissimo noti1 (fig. 1). Eppure per essi si può ricostruire un'origine
addirittura leggendaria, legata a Romolo : infatti fino al tempo di Cesare,
sul versante verso il Circo Massimo, cresceva un corniolo, che si diceva
nato dall'asta che Romolo aveva scagliato dall'Aventino dopo aver tratto
gli auspici2. Plutarco (Romul. 20) aggiunge che «se a qualcuno sembrava
che deperisse per siccità, subito i passanti accorrevano a gara. . ., portan
do recipienti pieni d'acqua».
La più antica abitazione del Palatino, in qualche modo legata ad un
giardino, è quella del ricchissimo Vitruvio Vacco, condannato nel 330
perché aveva sostenuto i nemici di Roma. In seguito alla condanna la sua
proprietà fu dichiarata suolo pubblico, e ancora al tempo di Cicerone esi
steva un'area libera, probabilmente occupata da giardini, che conservava
il nome di prata Vacci (Liv. XXXVIII, 19, 4; cfr. Cic, de domo 101)3.
Nella seconda metà del II secolo a.C. ai primitivi horti, sprovvisti di
particolari ornamenti e coltivati innanzitutto per motivi di sussistenza
(Cic, De senect. 16; De rep. I, 9; Colum., De re rust. XI, 3; Plin., N.H.,
19,19), cominciarono a sostituirsi a Roma giardini veri e propri, ricchi di
piante e di fiori.
Anche in questo campo la conquista della Grecia aveva prodotto un
radicale cambiamento; il nuovo clima culturale e il progressivo raffinarsi
* Questo articolo è una rielaborazione e un ampliamento dell'intervento tenuto
a Clisson (Nantes) in occasione del convegno 'De Italia in Hortis', organizzato dal
Centre d'Études sur le Patrimoine et l'Italianité en Architecture (19-20 giugno
1992).
1 Lo studio generale più completo e recente sull'argomento si trova in Grimal,
p. 157 ss. Cfr. anche G. e S. Jellicoe, The Oxford Companion to Gardens, Oxford-
New York, 1991, p. 478.
2 G. B. Marliani, Topographia antiquae Romae, Lione, 1534, p. 88 s.
3 II terreno dovette essere nuovamente utilizzato per le costruzioni imperatorie
(Liv. Vili, 19-20; Cic, pro domo 38). Cfr. De Ruggiero, p. 1015.
MEFRA - 104 - 1992 - 2, p. 917-951. 918 MARIA ANTONIETTA TOMEI
Illustration non autorisée à la diffusion
Fig. 1 - Veduta aerea della zona centrale del Palatino.
del gusto avevano lasciato il segno non solo nella decorazione pittorica e
musiva delle abitazioni, ma anche nella sistemazione dei giardini, che
proprio a partire da quest'epoca cominciarono ad assumere un'importan
za particolare4.
Il Palatino, via via divenuto sempre più ricercato come zona residenz
iale esclusiva, nel I secolo a.C. fu in gran parte coperto dalla costruzione
di lussuose dimore5. Tra le numerose residenze che ci sono note6, si
4 Grimal, p. 112 ss.
5 È stato calcolato che prima di Augusto sul Palatino avessero la loro casa 17
senatori. Queste abitazioni erano assai costose : Cicerone pagò 3.5OO.OOO sesterzi la
casa di M. Crasso (Ad jam., V, 6, 2), e Clodio addirittura 14.800.000 sesterzi la lus
suosa dimora di Scauro (Cic. Off., I, 138; Plin., N.H., 36, 6). Sulla politica di acquis
ti e di ampliamenti delle case sul Palatino nel I secolo a.C. cfr. La Rocca, p. 5 ss.
6 Sia Cicerone che il fratello avevano una casa sul Palatino. Inoltre Clodio (cfr.
nota 5); M. Crasso; M. Scauro; Cn. Ottavio, vincitore di Perseo (Cic, Off., I, 138);
F. Fiacco (Cic, De domo, 49). Sappiamo inoltre che Messala Corvino, insieme ad SUI GIARDINI ANTICHI DEL PALATINO 919 NOTA
distingueva per il verde la sontuosa casa dell'oratore Lucio Crasso, note
vole soprattutto per i suoi sei maestosi bagolari (celtis australis)7 che, dice
Plinio, «erano lussureggianti per il rigoglio dei rami che facevano un'amp
ia ombra» (N.H., 17, 3-6). Ancor più delle sei colonne di marmo
dell'Inietto, di cui pure la casa andava famosa al punto che il suo propriet
ario veniva chiamato Venus Palatina (Plin., N.H., 37, 6), erano proprio
questi alberi ad essere considerati il valore più grande dell'abitazione.
Infatti Domizio Enobarbo, che offrì a Crasso sei milioni di sesterzi per
acquistare la domus, era disposto a sborsare una cifra così alta essenzia
lmente per gli alberi, e non per il lusso eccessivo dei marmi che anzi
mostrava di disprezzare. Sappiamo che questi bagolari, assai longevi,
svettavano ancora al tempo di Plinio e che furono distrutti dall'incendio
di Nerone (Plin., N.H., 17, 3-6).
Sappiamo che anche la casa che Cicerone aveva sul Palatino gli offri
va, come dice l'autore stesso «tutti i piaceri che possono dare i giardini»
(Ad Quinci, fratrem, III, 1, 4).
Nonostante siano rare le notizie dettagliate sulle case che la ricca
nobiltà della fine della repubblica aveva sul colle, c'è da ritenere, anche
in considerazione dell'importanza ormai acquistata dai giardini in
quest'epoca8, che molte delle abitazioni avessero aree verdi, più ο meno
grandi. L'amore per la natura, per le piante e i fiori, era istintivo nella
vita dei romani : il giardino, lontano dall'essere considerato un settore a
sé stante della costruzione9, era strettamente legato non solo all'architet
tura, alla scultura ο alla pittura, ma anche alle attività quotidiane, come il
Agrippa, ricevette in eredità la casa di Antonio sul Palatino (Dio, LUI, 27) ; sempre
sul Palatino avevano la casa L. Catulo e l'oratore Ortensio ; la casa di quest'ultimo
fu poi acquistata da Augusto (Svet., Aug. 72).
7 Questi alberi vengono menzionati da Plinio (N.H., 16, 124) con il termine di
loti.
8 In particolare si distinguevano per la loro magnificenza i giardini di Lucullo
sul Pincio (Grimal, p. 131 ss); e quelli di Sallustio, tra il Quirinale e Porta Collina
(Grimal, p. 134 ss).
9 È significativa a riguardo la controversia citata da Seneca (Controversiae, V,
5 : 'domus cum arbore exusta') riguardante un ricco proprietario, disturbato dalla
presenza del platano della modesta casa del vicino. Essendosi il povero rifiutato di
abbattere l'albero, il ricco lo bruciò, distruggendo in questo modo anche la casa. A
Roma chi recava danno senza intenzione doveva soltanto ripagare il danno arrecat
o; chi invece agiva intenzionalmente, pagare quattro volte la somma. Di
qui il motivo del contendere. Interessante notare che gli argomenti portati avanti
dal povero erano proprio che, poiché la casa e l'albero erano un insieme indivisibil
e, non solo per l'albero, bruciato di proposito, ma anche per la distruzione della
casa si doveva pagare quattro volte la cifra. 920 MARIA ANTONIETTA TOMEI
lavoro ο la ricreazione, per non dire degli aspetti sacri e religiosi, che vi
svolgevano un ruolo di primaria importanza.
Questi giardini, sebbene di dimensioni forzatamente modeste per la
densità di abitazioni presenti nel I sec. a.C. sul Palatino, in qualche caso
arrivavano a comprendere perfino una palestra di tipo greco. Sempre
Cicerone, infatti, in una lettera del 59 a.C. (Ad Att., II, 4, 7) parla di 'am-
bulationem et loconicum' ; mentre Yambulatio, senza possibilità di dubbi,
indica un semplice viale di giardino, fatto per passeggiare (CIL, VI,
29774-29775), nel secondo termine dobbiamo forse vedere una palestra10.
In età augustea il giardino era ormai diventato per i romani una
necessità al pari dell'abitazione e, come crede Lugli, non vi era «in Roma
domus di una certa importanza che non avesse il suo giardino annesso, ο
coltivato nell'i

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