Timeo in Strabone V, 4, 3, C 242-243 e le origini campane - article ; n°1 ; vol.27, pg 573-585
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Timeo in Strabone V, 4, 3, C 242-243 e le origini campane - article ; n°1 ; vol.27, pg 573-585

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Publications de l'École française de Rome - Année 1976 - Volume 27 - Numéro 1 - Pages 573-585
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Publié le 01 janvier 1976
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Langue Italiano
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Ettore Lepore
Timeo in Strabone V, 4, 3, C 242-243 e le origini campane
In: L'Italie préromaine et la Rome républicaine. I. Mélanges offerts à Jacques Heurgon. Rome : École Française de
Rome, 1976. pp. 573-585. (Publications de l'École française de Rome, 27)
Citer ce document / Cite this document :
Lepore Ettore. Timeo in Strabone V, 4, 3, C 242-243 e le origini campane. In: L'Italie préromaine et la Rome républicaine. I.
Mélanges offerts à Jacques Heurgon. Rome : École Française de Rome, 1976. pp. 573-585. (Publications de l'École française
de Rome, 27)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1976_ant_27_1_1822ETTORE LEPORE
TIMEO IN STRABONE V, 4,3 C 242-243 E LE ORIGINI CAMPANE
La prospettiva ionica di Ecateo di Mileto deve avere influito a lungo
sulla storiografia greca, se ancora alla metà del V secolo a. C. Antioco
di Siracusa parla per « il paese intorno al Cratere » (che è il nome più
antico di quella che fu detta Campania, solo dopo l'occupazione dei Campani,
alla fine del secolo) di Ausoni (555 F 7 Jacoby), riprendendo la tradizione
etnica nota ad Ecateo \ anche avendo a disposizione altre notizie e cono
scendo certamente gli Opici2 che egli, tuttavia, riteneva una semplice
variante onomastica rispetto agli Ausoni3.
Una più completa e precisa individuazione degli strati etnici in Cam
pania affiora tuttavia soprattutto in fonti più tarde, la cui tradizione risale
probabilmente all'altro celebre storico siceliota, vissuto tra il quarto e il
terzo secolo a. C, interessato a etnografia e geografia, Timeo di Tauro-
menio. A lui attinse Polibio, pur criticandolo violentemente, e attraverso
costui e altre fonti - ma forse anche direttamente - prese materiali e
giudizi Strabone. Sarà, perciò, utile partire dal passo dell'opera geografica
di quest'ultimo sulla Campania che sembra contenere elementi timaici sulla
successione dei vari popoli nella regione.
« Prima di tutto bisogna che si parli della Campania. Si apre a partire
da Sinuessa lungo il litorale che segue un ampio golfo fino a Miseno, e di
là un altro golfo molto più grande del precedente; lo chiamano Cratere e si
estende dal Miseno fino all'Ateneo, i due promotori. L'intera Campania si
trova al di là di queste coste, pianura la più fertile di tutte; la circon-
1 P. es. per Noia, «città degli Ausoni», 1 F 61 Jacoby.
2 Ibid., e F 4; oltre che Tue. VI 4,6 su Cuma che ha per fonte probabile proprio Antioco.
3 Arisi., Polit, VII, 9,3, 1329 b 18-20 ripete la spiegazione, con espressione non chiara,
attingendola forse alla stessa fonte, data la conoscenza che ha della storiografia locale: ibid.
1329b 8. 574 ETTORE LEPORE
dano colline che danno frutti abbondanti e monti, quelli dei Sanniti e quelli
degli Osci. Antioco dice che questo paese era abitato dagli Opici e che
questi si chiamavno anche Ausoni. Polibio invece mostra che si tratta di
due popoli tramandando queste notizie; infatti dice che il paese intorno al
Cratere abitano gli Opici e gli Ausoni » (Strab. V, 4,3 = C 242). Fin qui il
passo di Strabone non pone problemi e sottolinea il contrasto di opinioni
tra la più antica storiografia locale (che abbiamo visto essere probabilmente
ancora sotto l'influenza di Ecateo) e il giudizio di Polibio che conosce
Ausoni e Opici come due popoli distinti.
Tutto il contesto straboniano, anche precedente, sembra risalire a Polibio,
il cui libro XXXIV conteneva una descrizione geografica dell'Italia4. I
riferimenti di V, 4,2 (in fine) - 3 (inizi), a Frentani e Dauni, concordano
con i dati polibiani (v. p. es. Ili, 88,3; X, 1,3), specie con l'importanza che
quest'ultimo popolo ha in essi5; così la netta distinzione della Campania
(in senso stretto e proprio), come un hinterland con le sue famose risorse,
rispetto alle coste - distinzione che torna in tutto lo schema di Strabone,
con le πόλεις δ'έπί μεν τη οαλάττη (di V, 4,4 ss = C 242-43), ed έν δε τη
μεσογοά^ Καπύη (di V, 4,10 = C 249) con le altre città di Cales e Teano
Sidicina da una parte, Nuceria e quelle interne come Noia, dall'altra - cor
risponde alla breve descrizione della Campania in Polibio (III, 91, spec. 4-6),
che è a sua volta sintesi aggiornata all'epoca annibalica e insieme forse
anticipazione del più ampio excursus geografico già citato (XXXIV, 11,7 ed.
cit.). Anche in questa si dice che « quanto alla pianura intorno a Capua
essa è la più rinomata d'Italia ... in essa si trovano pure le più belle e
famose città della penisola. Sono situate sulla costa le città di Sinuessa,
Cuma, Dicearchia, quindi Neapolis, ultimo il popolo dei Nucerini. Nell'entro-
terra sono situate verso nord Cales e Teano, verso oriente e mezzogiorno
i Dauni e Noia. Proprio al centro della pianura si trovava la città di
Capua, che era allora la più fiorente di tutte ». Dopo aver identificato la
pianura campana con quella Flegrea (con un riferimento che è anch'esso in
Timeo, 566 F 89 Jacoby, e che ritroveremo in Strab. V, 4,4 = C 243 e
V, 4,6 = C 246, a proposito di Cuma e del suo territorio), Polibio aggiunge
anche che « essa è limitata . . . per lo più da monti alti e ininterrotti ». Questi
4 Da esso deriva probabilmente anche questa citazione: cfr. ed. Biittner-Wobst, voi. IV,
pp. 421-22.
3 Come forse già in Timeo, cfr. Geffken, Timaìos' Geographie des Westens, Berlin
1892, pp. 5 ss. TIMEO IN STRABONE V, 4,3 C 242-243 E LE ORIGINI CAMPANE 575
sono probabilmente quelli che Strabone chiama monti dei Sanniti e degli Osci,
senza che si riesca a precisare meglio; infatti il seguito del passo polibiano
che ci aiuterebbe a una identificazione, elencandoci gli accessi alla Camp
ania attraverso quei monti dall'interno, è lacunoso e non menziona che il
Sannio (άπο της Σαυνίτιδος) e, dopo le parole perdute per la corruzione,
il territorio irpino (άπο των κατά τους Ίρπίνους τόπους). A meno che la
lacuna non contenesse una terza menzione etnica è difficile dire che cosa
Strabone intendesse con monti degli Osci, specie se il passo deriva da
Polibio.
Polibio, che nella breve descrizione della Campania non nomina i popoli
che la abitavano, in nessun contesto giuntoci direttamente conosce il te
rmine "Οσκοι; anche nella citazione esplicita, contenuta nel nostro passo,
egli menziona Ausoni e Opici. Evidentemente egli usa il termine Όπικοί
proprio nel significato di Osci; lo proverebbe anche il frammento di Stefano
Bizantino, attribuito al libro IX, 9,10 a (ed. Büttner- Wobst), se quel che
segue al lemma Άτελλα, πόλις Όπικών Ιταλίας μεταξύ Καπύης και Νεαπόλεως
è come la citazione finale sull'etnico Ατελλανός sicuramente derivato dal
testo polibiano. Il passo del libro XXXIV, citato da Strabone, distingue dunque
gli Ausoni dagli Opici, riferendosi a due momenti culturali (e forse cronol
ogici) - oltre che a due elementi etnici - diversi; esso rispecchia la s
ituazione campana dopo l'arrivo delle genti osche e loro gruppi minori
(Campani, Nucerini, Sanniti, ecc).
A veder bene gli si accosta strettamente per concezione un altro brano
di Strabone, nella parte precedente dello stesso libro riguardante il Lazio
meridionale: V, 3,6 = C 232-233. Ivi si dice infatti: « Al di là del litorale
nelPentroterra si stende la pianura Pomentina e la regione contigua ad essa
abitavano precedentemente gli Ausoni, che possedevano anche la Campania.
Dopo di questi invece gli Osci; ed anch'essi avevano parte della
Ora però il territorio è tutto dei Latini fino a Sinuessa, come ho detto ». A
prescindere dai confini geografici del Lazio, di cui Strabone ha già parlato
(in V, 2,1 = C 219 e in V, 3,4 = C 231) accettando la stessa frontiera, secondo
una tradizione che risponde alla situazione tra IV e II secolo a. C, anche i
dati etnici di questo passo sono polibiani6. Essi, tuttavia, se accettati
alla lettera, sarebbero l'unica evidenza in Polibio dell'uso del termine
"Οσκοι (cui contraddice, invece, tutto il resto della sua opera storica, come
6 Così sostiene anche F. Lasserre, nella sua edizione di Strabone: Geographie, t. Ill,
Paris 1967, nota 4 di p. 85 a p. 207. 576 ETTORE LEPORE
si è visto). In questo caso, dunque, bisogna pensare - contrariamente a
quanto accade di solito per la tradizione polibiana in Strabone, attinta quasi
sempre direttamente7 - ch'essa è stata filtrata, e aggiornata nella te
rminologia, da una fonte intermedia, probabilmente Artemidoro, cui risale lo
schema generale di tutto V, 3,6 e che anche in altre citazioni di Polibio
lascia intravedere la sua presenza8. Qui se l'uso di notizie leggendarie
da Timeo può confermare l'attività di Artemidoro anche in margine ai suc
cessivi dati polibiani9, le osservazioni seguenti sulla scomparsa degli Osci
(των μεν γαρ "Οσκων έκλελοιπότων) e la loro eredità dialettale e culturale
a Roma, anche se valgono per l'epoca di Polibio 10, fanno supporre media
zione attraverso Posidonio, che è

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