Ulisse Aldrovandi, Le statue di Roma e i marmi romani - article ; n°2 ; vol.104, pg 479-490
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée - Année 1992 - Volume 104 - Numéro 2 - Pages 479-490
Daniela Gallo, Ulisse Aldrovandi, «Le statue di Roma» e i marmi romani, p. 479-490. Se Le statue di Roma di Ulisse Aldrovandi sono da sempre considerate come un testo fondamentale per gli studi sulla Roma cinquecentesca, non si è invece mai riflettuto sulle scelte metodologiche che il grande naturalista bolognese operò nel suo approccio alle statue romane. Oltre a valutazioni di ordine estetico e conservativo, furono soprattutto le iconografie di certi simulacri a fermare in un primo momento la sua attenzione di studioso. Ma il «teatro» dell'antichità si trasformò poi in un repertorio di materiali : in qualche decennio il peso dei naturalia si era fatto preponderante.
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Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1992
Nombre de lectures 77
Langue Italiano

Extrait

Daniela Gallo
Ulisse Aldrovandi, Le statue di Roma e i marmi romani
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 104, N°2. 1992. pp. 479-490.
Riassunto
Daniela Gallo, Ulisse Aldrovandi, «Le statue di Roma» e i marmi romani, p. 479-490.
Se Le statue di Roma di Ulisse Aldrovandi sono da sempre considerate come un testo fondamentale per gli studi sulla Roma
cinquecentesca, non si è invece mai riflettuto sulle scelte metodologiche che il grande naturalista bolognese operò nel suo
approccio alle statue romane. Oltre a valutazioni di ordine estetico e conservativo, furono soprattutto le iconografie di certi
simulacri a fermare in un primo momento la sua attenzione di studioso. Ma il «teatro» dell'antichità si trasformò poi in un
repertorio di materiali : in qualche decennio il peso dei naturalia si era fatto preponderante.
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Gallo Daniela. Ulisse Aldrovandi, Le statue di Roma e i marmi romani. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et
Méditerranée T. 104, N°2. 1992. pp. 479-490.
doi : 10.3406/mefr.1992.4223
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9891_1992_num_104_2_4223DANIELA GALLO
ULISSE ALDROVANDI,
«LE STATUE DI ROMA» Ε Ι MARMI ROMANI
Tra il settembre 1549 e la primavera successiva Ulisse Aldrovandi si
trovò a soggiornare per alcuni mesi a Roma in seguito ad una accusa di
eresia che gli costò anche un periodo di carcerazione1. Testimonianza im
peritura di questo soggiorno è per noi la sua prima opera a stampa, il trat
tato Di tutte le statue, che per tutta Roma in diversi luoghi, e case particolarì
si veggono, raccolte e descritte per M. Ulisse Aldrovandi, opera non fatta più
mai da scrittore alcuno, e stampata a Venezia da Giordano Ziletti nel 1556
in appendice a Le antichità della città di Roma brevissimamente raccolte [. . .]
per Lucio Mauro2.
Testo da sempre consultatissimo - non vi è studio sulla Roma del XVI
secolo ο indagine di archeologo e di storico dell'arte sulla scultura antica e
sulle collezioni romane che non lo ricordi per qualcuna delle sue molte, e
spesso uniche occorrenze - ad eccezione di alcune note dovute alla critica
positivista del secolo scorso3 non ha invece acquistato pari rilievo nella sto
ria degli studi antiquari4. Il titolo stesso dell'opera, la sua genesi raccontata
1 Cfr. in merito G. Montalenti, 5. v. Aldrovandi Ulisse, in Dizionario biografico
degli Italiani, 2, Roma, 1960, p. 118; G. Olmi, Ulisse Aldrovandi. Scienza e natura nel
secondo Cinquecento, Trento, 1978, p. 42 sq.; e S. Tugnoli Pattaro, Metodo e sist
ema delle scienze nel pensiero di Ulisse Aldrovandi, Bologna, 1981, p. 45 sq.
2 Titolo completo dell'opera è Le antichità della città di Roma brevissimamente
raccolte da chiunque ha scritto, ο antico, ο moderno : per Lucio Mauro, che ha voluto
particolarmente tutti questi luoghi vedere : onde ha corretti molti errori, che ne gli altri
scrittori di queste Antichità si leggono.
3 Cfr. H. L. Urlichs, Ueber die Abfassungszeit der Statue Antiche des Ulisse Al
drovandi, in Mitteilungen des Deutschen archaeologischen Instituts. Römische Ab
teilung, 6, 1891, p. 250-251; e poi ancora P. G. Hübner, Le statue di Roma. Grundla
gen für eine Geschichte der antiken Monumente in der Renaissance, 1, Lipsia, 1912,
p. 29-33.
4 Oltre al puntuale aggiornamento sul contenuto dovuto a Ph. P. Bober, Fran
cesco Lisca's Collection of Antiquities. Footnote to a New Edition of Aldrovandi, in Es
says in the History of Art presented to Rudolph Wittkower, 2a ed., Londra, 1969, p. 119-
122, cfr. F. Haskell e N. Penny, Taste and the Antique. The Lure of Classical
MEFRIM - 104 - 1992 - 2, p. 479-490. 480 DANIELA GALLO
dalla stessa penna dell'autore ed alcune considerazioni sulla storia di Ro
ma e del papato attorno alla metà del XVI secolo sembrano invece sugger
irci tangenze non del tutto ovvie e, comunque, abbastanza sollecitanti per
tentare nuove direttive nella indagine sulla pur dibattutissima antiquaria
cinquecentesca.
Il ricordo dello splendore dei monumenti della Roma antica non era
mai venuto meno nel corso dei secoli. La vaghezza di una statua fortunosa
mente portata alla luce in qualcuna delle molte «vigne» che si erano venute
a sovrapporre alle rovine della classicità aveva ormai ammaliato generazion
i di monaci e di pellegrini, e le preghiere e le devozioni sulla tomba di Pie
tro mai avevano impedito di visitare, ο almeno vedere lungo itinerari dive
nuti ormai canonici, questa ο quella porzione di tempio ο edificio illustre.
«Certo di ferma sono oppinione che le pietre che ne le mura sua stanno sia
no degne di reverenzia» aveva affermato Dante in una pagina del Conviv
io5, e queste pietre si erano proposte alla considerazione dei nuovi Roman
i cariche di tutte le loro valenze storiche, politiche, religiose e artistiche6.
Taccuini e albums, soprattutto dalla seconda metà del XV secolo, avevano
divulgato le immagini di questo glorioso passato e tutta una serie di guide
specializzate si erano andate proponendo ai sempre più numerosi turisti in
sostituzione delle vecchie e superate Miracole de Roma e di Itinerari di an-
cor più antica memoria7. Con i primi decenni del Cinquecento, poi, le ricer-
Sculpture. 1500-19002, New Haven-Londra, 1981, p. 18-21; S. Grassi Fiorentino,
Note sull'antiquaria romana nella seconda metà del secolo XVI, in Baronio storico e la
Controriforma, Atti del Convegno internazionale di studi (Sora, 6-10 ottobre 1979), a
cura di R. De Maio-L. Giulia-Α. Mazzacane, Sora, 1982, p. 209; G. Cantino Wata-
ghin, Archeologia e «archeologie». Il rapporto con l'antico fra mito, arte e ricerca, in
Memoria dell'antico nell'arte italiana, a cura di S. Settis, 1, Torino, 1984, p. 203;
Ph. P. Bober e R. O. Rubinstein, Renaissance Artists and Antique Sculpture, Lond
ra, 1986, p. 47; Ph. P. Bober, Ligorio and Aldrovandi, in Pirro Ligorio Artist and An
tiquarian, a cura di R. W. Gaston, Milano, 1988, p. 287-290; e Gherardo Cibo alias
Ulisse Severino da Cingoli. Disegni e opere da collezioni italiane, catalogo della mostra
a cura di A. Nesselrath, Firenze, 1989, p. 102-103, n. 24.
5 Trattato IV, cap. V, 20.
6 Cfr. M. Bettini, Tra Plinto e sant'Agostino : Francesco Petrarca sulle arti figurat
ive, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, a cura di S. Settis, Torino, 1, 1984,
p. 221-264; C. Frugoni, L'antichità : dai «Mirabilia» alla propaganda politica, ibid.,
p. 5-70; M. Miglio, Roma dopo Avignone. La rinascita politica dell'antico, ibid. , p. 75-
111; S. Settis, Continuità, distanza, conoscenza. Tre usi dell'antico, in Memoria del
l'antico nell'arte italiana, a cura di S. Settis, 3, Torino, 1986, p. 375-486; e Roma, cen
tro ideale della cultura dell'antico nei secoli XV e XVI. Da Martino Val Sacco di Roma.
1417-1527, Atti del Convegno internazionale di studi su Umanesimo e Rinascimento
(Roma, 25-30 novembre 1985), a cura di S. Danesi Squarzina, Milano, 1989.
7 Per taccuini e albums cfr. ora A. Nesselrath, / libri di disegni di antichità. ALDROVANDI, «LE STATUE DI ROMA» Ε Ι MARMI ROMANI 481 ULISSE
che sempre più fruttuose avevano riportato alla luce nuove e reiterate test
imonianze dell'abilità degli artisti antichi, così che busti di non sempre
identificati uomini illustri, immagini di divinità e frammenti di bassorilievi
erano andati a popolare giardini, cortili e sale dei palazzi di prelati e di ari
stocratici della capitale pontificia8. E l'antichità ancora una volta era diven
tata simbolo di eleganza e di ricchezza9.
La disposizione di queste reliquie, solo apparentemente casuale, in
molti casi veniva infatti affidata al genio e alla fantasia di artisti famosi che
erano così chiamati ad apprestare un «degno e reale spettacolo» atto a rap
presentare e a descrivere «la grandezza del generoso e magnifico animo»
del proprietario10. Di questi allestimenti quello che ancora viene ricordato
come il più ricercato e spettacolare fu senza dubbio il progetto di giardino
pensile realizzato nel 1520 da Lorenzo Lotti per il cardinale Andrea Della
Valle11. Qui le sculture, inserite all'interno di nicchie, animavano, su due re-
Tentativo di una tipologia, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, a cura di S. Settis,
3, Torino, 1986, p. 87-147; e Antikenzeichnung und Antikenstudium in Renaissance
und Frühbarock, Atti del simposio internazionale (Coburgo, 8-10 settembre 1986), a
cura di R. Harprath e H. Wrede, Magonza, 1989. Per le guide, oltre a L. Schudt, Le
guide di Roma. Materìalen zu einer Geschichte der römischen Topographie, Vienna-
Augsburg 1930, p. 185-235, cfr. G. Cantino Wataghin, op. cit., p. 190-195, e 201 sq.; e
A. Di Nola, Mutamenti della coscienza storica e dei moduli cronologici nelle guide di
Roma dell'età moderna, in Archivio della Società romana di storia patria, 111, 1988,
p. 311-322.
8 Cfr. Chr. Hülsen, Römische Antikengärten des XVI, Jahrhunderts, in Abhand
lungen der

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