Stringimi a Te
143 pages
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Description

Libro 3 della Trilogia Dark Romance Best Seller del New York Times e USA Today



Prigioniero e prigioniera. Amanti. Anime Gemelle.



Siamo tutto questo e molto di più.



Credevamo che il peggio fosse passato. Credevamo che finalmente avremmo avuto una possibilità. 



Ci sbagliavamo. 



Siamo Nora e Julian, e questa è la nostra storia.



***Stringimi a Te è la conclusione della trilogia Strapazzami, raccontata dal punto di vista di Nora & Julian.***

Informations

Publié par
Date de parution 28 septembre 2017
Nombre de lectures 3
EAN13 9781631422171
Langue Italiano

Informations légales : prix de location à la page 0,0400€. Cette information est donnée uniquement à titre indicatif conformément à la législation en vigueur.

Extrait

STRINGIMI A TE


STRAPAZZAMI: LIBRO 3


ANNA ZAIRES

♠ MOZAIKA PUBLICATIONS ♠
Questo libro è un’opera di fantasia. Tutti i nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autrice o sono usati in maniera fittizia. Qualsiasi riferimento a persone reali, viventi o scomparse, luoghi o eventi è puramente casuale.

Copyright © 2015 Anna Zaires
www.annazaires.com/book-series/italiano/

Tutti i diritti riservati.

La riproduzione e la distribuzione di qualsiasi parte di questo libro in forma stampata o elettronica è vietata, se non autorizzata, ad eccezione dell’utilizzo in una recensione.

Pubblicato da Mozaika Publications, stampato da Mozaika LLC.
www.mozaikallc.com

Traduzione italiana: Martina Stefani 2016
Revisione italiana a cura di Immacolata Sciplini
Copertina di Najla Qamber Designs
www.najlaqamberdesigns.com

e-ISBN: 978-1-63142-217-1
ISBN: 978-1-63142-218-8
INDICE




I. Il Ritorno


Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3


II. La Guarigione


Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14


III. Il Viaggio


Capitolo 15

Capitolo 16

Capitolo 17

Capitolo 18

Capitolo 19

Capitolo 20

Capitolo 21

Capitolo 22

Capitolo 23

Capitolo 24

Capitolo 25

Capitolo 26

Capitolo 27

Capitolo 28

Capitolo 29

Capitolo 30

Capitolo 31

Capitolo 32

Capitolo 33

Capitolo 34

Capitolo 35

Capitolo 36

Capitolo 37

Capitolo 38


IV. Qualche Tempo Dopo


Capitolo 39

Capitolo 40

Capitolo 41

Epilogo


Estratto da Catturami

Biografia dell’autrice
PARTE I



IL RITORNO
1



J ulian
Un grido soffocato mi fa svegliare, interrompendo il mio sonno inquieto. Una scarica di adrenalina mi fa aprire l’occhio sano, e mi siedo, provocando con quel movimento improvviso un forte dolore alle costole rotte. Il gesso sul mio braccio sinistro sbatte al monitor che controlla il battito cardiaco accanto al mio letto, e l’ondata di dolore è così intensa da farmi girare la stanza dalle vertigini. Il cuore mi batte all’impazzata, e ci metto un attimo a rendermi conto di cos’è stato a svegliarmi.
Nora.
Dev’essere stata in preda a un altro incubo.
Il mio corpo, già pronto a combattere, si rilassa un po’. Non ci sono pericoli, nessuno che ci stia dando la caccia. Sono sdraiato accanto a Nora nel mio lussuoso letto d’ospedale, e siamo entrambi al sicuro, visto che Lucas si è assicurato che la clinica svizzera fosse il posto più sicuro possibile.
Il dolore alle costole e al braccio è più sopportabile ora, più tollerabile. Muovendomi attentamente, poggio la mano destra sulla spalla di Nora e cerco di svegliarla delicatamente. È girata dall’altra parte, con lo sguardo rivolto nella direzione opposta, quindi non posso guardarla in faccia per dire se stia piangendo o meno. La sua pelle, tuttavia, è fredda e sudata. Dev’essere stato un incubo lungo. Sta addirittura tremando.
"Svegliati, tesoro" mormoro, accarezzando il suo esile braccio. Vedo la luce filtrare dalla finestra, e capisco che è mattina. "È solo un sogno. Svegliati, gattina mia . . ."
Si irrigidisce al mio tocco, e mi rendo conto che non si è ancora svegliata, e che è ancora in preda all’incubo. Sento i suoi respiri corti, e i tremori che le scuotono il corpo. La sua sofferenza mi fa male, molto più di una ferita, e sapere di essere ancora una volta il responsabile di questo—di non essere riuscito a tenerla al sicuro—mi fa contorcere l’intestino dalla rabbia.
Rabbia rivolta a me stesso e a Peter Sokolov—l’uomo che ha permesso a Nora di rischiare la sua vita per salvare me.
Prima del mio maledetto viaggio nel Tajikistan, si stava lentamente riprendendo dalla morte di Beth, e i suoi incubi stavano diventando meno frequenti col passare dei mesi. Ora, però, i brutti sogni sono tornati—e Nora sta peggio di prima, a giudicare dall’attacco di panico che ha avuto ieri mentre stavamo facendo sesso.
Voglio uccidere Peter per questo—e potrei, se mai dovesse incrociare il mio cammino. Il russo mi ha salvato la vita, ma ha messo in pericolo Nora, e non glielo perdonerò mai. E la sua fottuta lista di nomi? Può anche scordarsela. Non lo ricompenserò mai per avermi tradito in questo modo, nonostante le promesse che gli ha fatto Nora.
"Dai, tesoro, svegliati" insisto, usando il braccio destro per abbassarmi di nuovo sul letto. Le costole mi fanno male per quel movimento, ma stavolta un po’ meno. Mi avvicino lentamente a Nora, spingendo il mio corpo al suo da dietro. "Va tutto bene. È tutto finito, te lo giuro."
Fa un respiro profondo, e sento la tensione allentarsi dentro di lei, mentre si rende conto di dove si trova. "Julian?" sussurra, girandosi per guardarmi, e vedo che sta piangendo, e che ha le guance tutte bagnate dalle lacrime.
"Sì. Sei al sicuro ora. Va tutto bene." Allungo la mano destra e le passo le dita sulla mascella, restando meravigliato davanti alla fragile bellezza del suo viso. La mia mano sembra gigante e rozza sul suo viso delicato, con le mie unghie rovinate e piene di lividi lasciati dagli aghi che Majid ha usato su di me. Il contrasto tra noi è evidente—sebbene neanche Nora sia del tutto incolume. La purezza della sua pelle dorata è scalfita da un livido sulla guancia sinistra, nel punto in cui quei figli di puttana di Al-Quadar l’hanno colpita.
Se non fossero già morti, li ucciderei con le mie stesse mani per averle fatto del male.
"Che cos’hai sognato?" chiedo sottovoce. "Beth?"
"No." Scuote la testa, e vedo che il suo respiro sta tornando alla normalità. La sua voce, però, conserva ancora i residui dell’orrore, mentre dice con voce roca: "Ho sognato te, questa volta. Majid ti stava cavando gli occhi, e io non potevo fermarlo."
Cerco di non reagire, ma è impossibile. Le sue parole mi riportano a quella stanza fredda e senza finestre, alle sensazioni di nausea che ho cercato di dimenticare negli ultimi giorni. La mia testa comincia a pulsare al ricordo dell’agonia, mentre il mio occhio sinistro brucia ancora una volta per la sensazione di vuoto. Sento il sangue e altri liquidi rigarmi le guance, e mi sento male a quei ricordi. Sono abituato al dolore, e perfino alla tortura—mio padre credeva che suo figlio potesse sopportare qualunque cosa—ma perdere l’occhio è stata l’esperienza più traumatica della mia vita.
Da un punto di vista fisico, se non altro.
Da un punto di vista psicologico, l’apparizione di Nora in quella stanza probabilmente detiene quel primato.
Ci vuole tutta la mia forza di volontà per riportare la mia mente al presente, lontano dal terrore di vederla trascinata dagli uomini di Majid.
"L’hai fermato tu, Nora." Mi fa male ammetterlo, ma se non fosse stato per il suo coraggio, probabilmente in questo momento mi starei decomponendo in qualche discarica del Tajikistan. "Sei venuta a salvarmi."
Faccio ancora fatica a credere che l’abbia fatto—che si sia consegnata di proposito nelle mani di terroristi psicopatici per salvarmi la vita. Non l’ha fatto per qualche ingenua convinzione che non le avrebbero fatto del male. No, la mia gattina sapeva perfettamente di cosa fossero capaci, e tuttavia ha avuto il coraggio di agire.
Devo la mia vita alla ragazza che ho rapito, e non me ne capacito.
"Perché l’hai fatto?" chiedo, accarezzandole il labbro inferiore con il pollice. In realtà lo so, ma voglio sentirlo dire da lei. Mi guarda, con gli occhi velati dalle ombre per via del sogno. "Perché non posso vivere senza di te" dice sottovoce. "Lo sai, Julian. Volevi che ti amassi, e ti amo. Ti amo così tanto che andrei all’inferno per te."
A quelle parole, provo un avido piacere privo di vergogna. Non ne ho mai abbastanza del suo amore. Non ne ho mai abbastanza di lei. All’inizio la volevo per la sua somiglianza con Maria, ma la mia amica d’infanzia non mi aveva mai suscitato nemmeno un’unghia delle emozioni che mi fa provare Nora. Il mio affetto verso Maria era innocente e puro, proprio come Maria stessa.
La mia ossessione per Nora è tutto il contrario.
"Ascoltami, gattina mia . . ." Tolgo le mani dal suo viso per poggiarle sulla sua spalla. "Ho bisogno che tu mi prometta che non farai mai più una cosa simile. Ovviamente sono contento di essere vivo, ma avrei preferito morire che metterti in pericolo. Non devi più rischiare la vita per me. Hai capito?"
Il cenno con la testa che mi rivolge è debole, quasi impercettibile, e vedo un barlume nei suoi occhi. Non vuole farmi arrabbiare, quindi non mostra dissenso, ma ho il forte sospetto che farebbe ciò che riterrebbe giusto a prescindere da quello che sta dicendo in questo momento.
Questo, ovviamente, richiede ulteriori misure pesanti.
"Bene" dico. "Perché la prossima volta, ammesso che ci sia una prossima volta, ucciderò chiunque ti aiuti contro i miei ordini, e lo farò in modo lento e doloroso. Mi hai capito, Nora? Se qualcuno osa mettere in pericolo un capello della tua testa, per salvare me o per qualsiasi altra ragione, quella persona morirà in un modo molto sgradevole. Sono stato chiaro?"
"Sì." È pallida ora, con le labbra serrate come se volesse trattenere una protesta. È arrabbiata con me, ma è anche spaventata. Non per sé stessa—ha superato quella paura ormai—ma per gli altri. La mia gattina sa che intendo mettere in pratica quello che ho detto.
Sa che sono un assassino privo di coscienza con un solo punto debole.
Lei.
Stringendole le spalle, mi chino in avanti e la bacio sulla bocca chiusa. Le sue labbra sono rigide per un momento, mi resistono, ma appena le faccio scivolare la mano sotto al collo e le prendo la nuca, sospira e rilassa le labbra, facendomi entrare. L’ondata di calore che mi attraversa è forte e immediata, e il suo sapore mi fa indurire il cazzo in maniera incontrollabile.
"Ehm, mi scusi, signor Esguerra . . ." Il suono della voce di una donna è accompagnato da un t

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