Droits de l homme et Islam
286 pages
Français

Droits de l'homme et Islam , livre ebook

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286 pages
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Description

L'auteur, prêtre issu de l'Orient chrétien, s'interroge sur l'Islam en Occident au fur et à mesure de ses lectures, de ses rencontres et de ses voyages entre Orient et Occident. L'ouvrage offre une analyse des évolutions mais aussi des inquiétudes qu'ont suscitées certaines manifestations de l'Islam en Occident. Il est aussi une contribution à l'échange qui pourrait se nouer entre l'Islam et le Christianisme grâce et autour des Droits de l'Homme.

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Date de parution 01 janvier 2012
Nombre de lectures 9
EAN13 9782296479319
Langue Français
Poids de l'ouvrage 4 Mo

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Extrait

Droits de l’Homme et Islam
Simon Kassas Droits de l’Homme et Islam L’HARMATTAN
© L'HARMATTAN, 2011 5-7, rue de l'École-Polytechnique ; 75005 Parishttp://www.librairieharmattan.com diffusion.harmattan@wanadoo.fr harmattan1@wanadoo.fr ISBN :9782296557390 EAN :9782296557390
PREFAZIONE
È sotto i nostri occhi il gran numero di studi, dibattiti e summit internazionali per identificare i criteri sui quali fondare una convivenza effettiva tra concezioni differenti, tra fedi diverse, così da superare ostacoli e barriere che ostacolano la convivenza pacifica. Tutto mostra come sia anzitutto necessario un vero dialogo. Uno strumento che tanto appassiona credenti e non credenti, tutti animati dalla ricerca del vero e del bene. Probabilmente si tratta di una delle sfide più complesse della nostra èra. Uno scenario che non esclude il giurista e ancor più quel giurista che si dedica al peculiare profilo delle regole internazionali tra le quali hanno ormai un posto rilevante quelle relative alla protezione dei diritti umani, alla garanzia delle libertà fondamentali. In effetti questa particolare prospettiva si inserisce in modo diretto nella ricerca del dialogo tra visioni marcate da differenze, anche se non necessariamente contrapposte o ancora di più in conflitto, per offrire criteri di interpretazione, linee di metodologia e proposte di soluzione. Del resto la vita della famiglia umana nelle sue diverse forme di convivenza e strutturazione evidenzia come dialogare significa ricercare e costruire la comune umanità anche attraverso un sistema di principi e norme posti a garantire la persona e quindi i suoi diritti. Regole ispirate dalla ragione e dalle sue leggi, ma attente a scoprire il significato delle persona, il senso della sua dignità e la sua appartenenza attiva all’ordine della creazione dal quale si rileva la presenza del divino nello svolgersi dell’umana avventura. Dialogo, dunque, favorito da un incontro su un terreno comune : la persona e i suoi diritti inalienabili per consentire la coesistenza e governare la realtà del rapporti tra differenti concezioni etniche, politiche, giuridiche, socio-economiche, culturali e religiose. Questa differenza segna ormai alcuni degli aspetti più significativi delle nostre società, ad ogni latitudine del pianeta, dove alla presenza di una pluralità di culture, anche giuridiche, di concezioni differenti del diritto e delle leggi si accompagna la necessità di farle coesistere : l’alternativa è la contrapposizione, il conflitto, con conseguenze drammatiche a cui spesso assistiamo inermi. Ma, guardando proprio alla concezione dei diritti fondamentali ed alla loro espressione in categorie normative, emerge chiaro l’interrogativo : come possono coesistere visioni differenti di fronte all’azione legislative e, più ampiamente, di regolazione ? È sufficiente per l’ordinamento giuridico chiamato a garantire l’ordinata convivenza di un intero gruppo sociale utilizzare il criterio di salvaguardare allo stesso tempo (contemporaneamente) identità diverse ? Intolleranza, conflitto, assenza di reciprocità, mancata integrazione sono alcuni degli ostacoli che rendono difficile tale finalità. Eppure sono i dati oggettivi a ritenere tale traguardo ineluttabile : non è più solo un problema
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delle società occidentali o legato alla mobilità umana, per quanto ad esso sia collegato e dipenda per qualche aspetto, ma è sempre più di ordine strutturale poiché tocca i fondamenti della convivenza, fino al punto di mettere in discussione concezioni e stili di vita, aspettative e sicurezza, accoglienza e confronto, garanzia delle libertà fondamentali e valore dei diritti medesimi. La rapida diffusione di notizie ed immagini, veicolo privilegiato di visioni culturali, giuridiche, religiose, sociali molteplici, si riscontra a volte nei mutati comportamenti che se inizialmente possono apparire solo ripetizioni indotte, sul lungo periodo diventano concezionialtre, che toccano cioè le tradizionali impostazioni, i punti di vista e gli obiettivi consolidati, modificandoli spesso in modo irreversibile. Un quadro di fronte al quale tornano alla mente concetti come lalongue duréeapplicata alla storia resa nel presente dalle gesta degli uomini (Braudel) o ilclash of civilizations concepito intorno all’idea dell’inevitabile contrapposizione (Huntington) ridotta poi a ritenere la religione come causa di ogni conflitto e la tolleranza come panacea per ogni dissidio. È invece la struttura delle nostre società a mostrare il volto – il riferimento anche qui è al dato oggettivo – di rapporti tra culture, storie e civiltà giuridiche che si intersecano quotidianamente attraverso la vita delle persone, dei gruppi, delle comunità. Realtà da cui prendono vita inquietudini, discriminazioni, forme di intolleranza che sembrano ormai parte del gioco, quasi altrettanti fattori concorrenti alla ricerca di quei valori comuni in base ai quali delineare criteri e regole per garantire una convivenza ordinata tra una congerie di concezioni della persona, visioni religiose, culture che domandano allo strumento giuridico di proteggere identità differenti. I fatti dicono che nonostante siano reali sul piano teorico e programmatico le tentazioni di chiusura o i desideri di innalzare barriere, magari applicando la categoria del “nemico” a tutto ciò che non è decodificabile secondo i parametri preesistenti, nella pratica – meglio si direbbe nelle “funzionalità del quotidiano” – si mostrano di difficile attuazione. Crescono invece, e sempre più si affinano, le realistiche tendenze volte a studiare fenomeni divenuti ormai socialmente rilevanti e quantitativamente consistenti che lasciano emergere l’esigenza di garantire ad identità diverse una effettiva coesistenza partendo dal riconoscere il significato profondo della persona e dei suoi diritti. La conseguenza è il supermento di atteggiamenti di pregiudizio, magari di superiorità spesso identificata nel rapporto maggioranza-minoranza, o più semplicemente collegati al nuovo che l’altrorappresenta. Si tratta di un processo che tocca anche le società ritenute tradizionalmente chiuse o quelle che si auto-identificano con concezioni considerate inalterabili, o quelle ancorate a visioni definite incompatibili con i più elementari standard di tutela della
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persona umana. Certo tutto questo con quella naturale gradualità e con diverso tipo di assorbimento tra le fasce di popolazione. Ma è quanto avviene. A consentire tale lettura concorre certamente il paradigma della società multiculturaleche offre al giurista e quindi al legislatore un ulteriore vantaggio : cogliere l’esistenza di identità molteplici anche all’interno di sistemi di società ritenuti compatti e aggregati intorno a visioni, fondamenti e regole comportamentali ritenute tradizionalmente consolidate e comuni. In questo scenario complesso e non privo di contraddizioni, si inserisce l’idea del Dottore Simon Kassas di proporre la riflessione su quale sia il significato (o i significati) della protezione dei diritti fondamentali e quale valore tale processo rappresenta in un contesto dove spesso è ritenuto un fattore debole o solo uno strumento per il dialogo, dimenticando che la coesistenza di culture, religioni, diritti porta con sé legami e conflitti che richiedono soluzioni di ordine giuridico. Una ricerca che sul piano metodologico propone l’approccio volto a definire un modello di società multiculturale di fronte a chi sostiene che ne esistano modelli diversi, preferendo dimenticare che ogni identità è portatrice non solo di cultura, ma anche di valori che se studiati a fondo risultano ancorati a presupposti etici comuni alla famiglia umana. È l’idea dellalegge naturale, che ricompare ed affascina allo stesso tempo. Nel quotidiano funzionamento delle nostre società dove è ritornante la richiesta di condividere parametri irrinunciabili, vanno poi attentamente valutate le relazioni tra le differenti identità e il criterio della società democratica divenuto strumento chiamato a garantire non solo l’ordinata coesistenza, ma anche istanze, rivendicazioni lontane da un desiderio di unità. Questo perché è insufficiente rinviare ad unadimensione multiculturaleche è l’esclusivo frutto di regole o di diritti se a questi manca l’apporto di presupposti effettivamente condivisi. Ecco perché dalla ricerca di P. Kassas non poteva restare estranea la relazione tra le diverse concezioni dei diritti umani espresse dal mondo islamico e dall’occidente, la dimensione religiosa e non solo per l’uso di quest’ultima come criterio di identificazione di persone e gruppi o istanze anche giuridiche, quanto piuttosto per rimarcare il ruolo positivo che le religioni sono chiamate a svolgere nei processi di coesistenza e nelle esperienze dialogo. Certo questo significa anche che l’autonomia della religione – come la tutela delle libertà che da essa derivano – va garantita rispetto al tentativo ricorrente di identificarla con i processi culturali. E la multiculturalità se non delineata nella sua vera natura, rischia di essere un veicolo privilegiato per tale tendenza. Una ricerca interessante e ricca di sane provocazioni che ho avuto il privilegio di vedere nascere e delinearsi nel tentativo, riuscito, di ripercorrere non solo la concezione originaria dei diritti umani e il confronto con visioni
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diverse, ma di collocare i possibili effetti della tutela di quei diritti nella nostra quotidianità e nel nostro agire. Un compito che sollecita la responsabilità del giurista chiamato nello specifico a salvaguardare il vero senso della relazionalità che esprime la dimensione di persona e consente quel rapporto profondo e fecondo tra le differenti identità. VINCENZOBUONOMOProfessore di diritto internazionale Decano della Facoltà di Diritto Pontificia Università Lateranense, Roma
PRÉFACE
Nous avons sous les yeux un grand nombre d’études, de débats et de sommets internationaux ayant pour but d’identifier les critères sur lesquels fonder une cohabitation effective entre conceptions différentes, entre fois diverses, ainsi que pour dépasser les obstacles et les barrières qui entravent le cours de la cohabitation pacifique. Tout cela montre la nécessité d’un vrai dialogue : instrument qui passionne avant tout tant de croyants et de non croyants, tous animés par la quête du vrai et du bien. Il s’agit probablement de l’un des défis les plus compliqués de notre temps : un scénario qui n’exclut pas le juriste qui se plie au schéma particulier des règles internationales, parmi lesquelles ont désormais une place prépondérante celles relatives à la protection des droits de l’homme ainsi qu’à la garantie des libertés fondamentales. En effet, cette perspective particulière s’insère en mode direct dans la recherche du dialogue entre visions marquées de différences, voire d’oppositions ou de conflits et permet d’offrir critères d’interprétations, lignes de méthodologie et propositions de solutions. Pour le reste, la vie de la famille humaine, dans ces diverses formes de cohabitation et de structuration, souligne que dialoguer signifie rechercher et construire l’humanité commune, même à travers un système de principes et de normes ayant pour but de garantir la personne et donc ses droits. Règles inspirées par la raison et par ses lois, mais qui visent à découvrir la signification de la personne, le sens de sa dignité et son appartenance active à l’ordre de la création où se révèle la présence du divin dans le développement de l’aventure humaine. Dialogue, donc, encouragé par une rencontre sur un terrain commun : la personne et ses droits inaliénables, pour assurer la coexistence entre différentes conceptions ethniques, politiques, juridiques, socio-économiques, culturelles et religieuses. Ces différences confirment désormais quelques-uns des aspects les plus significatifs de nos sociétés sous toutes les latitudes. D’où la présence d’une pluralité de cultures, même juridiques, de conceptions différentes du droit et des lois qui ajoute à la difficulté de les faire coexister. L’alternative en est l’opposition, le conflit, avec des conséquences dramatiques auxquelles, bien souvent, nous assistons sans défense. Mais si nous évaluons la conception des droits fondamentaux et leurs expressions en catégories normatives, nous voyons surgir les interrogations suivantes : comment peuvent coexister des visions différentes face à l’action législative et plus largement, aux règlements différents ? Suffit-il, pour le système juridique appelé à garantir la cohésion d’un groupe social entier, d’utiliser le critère de sauvegarde d’identités diverses en même temps ? Intolérance, conflit, absence de réciprocité, intégration manquée : autant d’obstacles qui rendent difficile une telle finalité.
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De plus, il y a des données objectives qui sont inéluctables : ce n’est plus seulement un problème des sociétés occidentales ou lié à la mobilité humaine, mais ce problème devient de plus en plus lié à la structure sociale. En effet, il touche les fondements de la cohabitation, jusqu’au point de mettre en discussion des conceptions et des styles de vie, des sécurités d’accueil et de confrontation, la garantie des libertés fondamentales et des droits qui lui sont liés. La diffusion rapide des nouvelles et des images, porteuses privilégiées de visions culturelles, juridiques, religieuses, sociales multiples, met parfois en parallèle des comportements qui peuvent apparaître au début comme de simples répétitions, mais qui, à la longue, se transforment en conceptions différentes qui touchent les planifications et les coutumes traditionnelles, les modifiant souvent en modes irréversibles. Une image devant laquelle viennent à l’esprit des concepts comme lalongue duréeappliquée à l’histoire et rendue actuelle par les gestes des hommes (Braudel) ou leclash of civilizations, conçu autour de l’idée d’un conflit inévitable (Huntington). Ceci peut amener à considérer la religion comme étant la cause de tous les conflits et la tolérance comme la panacée de tous les conflits. Par contre, c’est le propre de nos sociétés de montrer le visage – la référence, ici aussi, est une donnée objective – des relations entre les cultures, les histoires et les civilisations juridiques qui se croisent quotidiennement à travers la vie des personnes, des groupes et des communautés. Les réalités qui donnent vie aux inquiétudes, discriminations, formes d’intolérance qui semblent désormais faire partie du jeu : autant de facteurs qui contribuent à la recherche de ces valeurs communes, en fonction desquelles doivent être établis critères et règles, pour garantir une coexistence harmonieuse entre une pléthore de conceptions de la personne et les cultures et les religions qui demandent à l’instrument juridique de protéger des identités différentes. Bien que les faits montrent que sur le plan théorique les tentations de fermeture sont réelles, ainsi que le désir d’intensifier les barrières, appliquant peut-être la catégorie d’“ennemi” à tout ce qui n’est pas déchiffrable selon les paramètres préexistants, dans la pratique, c’est-à-dire dans le quotidien, tout cela se révèle d’actualisation difficile. Naissent par contre, et toujours plus aiguisées, des tendances réalistes pour étudier des phénomènes désormais socialement émergents et quantitativement consistants. Ces phénomènes laissent apparaître l’exigence de garantir à des identités diverses une coexistence effective, en reconnaissant la signification profonde de la personne et de ses droits. La conséquence en est la foule d’attitudes de préjugés, peut-être de supériorité souvent identifiée dans le rapport majorité-minorité, ou plus simplement lié à la nouveauté quel’autreIl représente. s’agit d’un procès qui touche autant les sociétés reconnues
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