Considerazioni sui complessi monumentali di Murlo e di Acquarossa - article ; n°1 ; vol.27, pg 961-972
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Publications de l'École française de Rome - Année 1976 - Volume 27 - Numéro 1 - Pages 961-972
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Publié le 01 janvier 1976
Nombre de lectures 192
Langue Romanian
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Romolo A. Staccioli
Considerazioni sui complessi monumentali di Murlo e di
Acquarossa
In: L'Italie préromaine et la Rome républicaine. I. Mélanges offerts à Jacques Heurgon. Rome : École Française de
Rome, 1976. pp. 961-972. (Publications de l'École française de Rome, 27)
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Staccioli Romolo A. Considerazioni sui complessi monumentali di Murlo e di Acquarossa. In: L'Italie préromaine et la Rome
républicaine. I. Mélanges offerts à Jacques Heurgon. Rome : École Française de Rome, 1976. pp. 961-972. (Publications de
l'École française de Rome, 27)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1976_ant_27_1_1848ROMOLO A. STACCIOLI
CONSIDERAZIONI SUI COMPLESSI MONUMENTALI
DI MURLO E DI ACQUAROSSA
Nel corso di questi ultimissimi anni sempre più frequente è stata la
tendenza degli studiosi ad accostare in qualche modo tra loro il grande
complesso rimesso in luce dagli scavi del Bryn Mawr College a Poggio Civi-
tate di Murlo e il complesso « monumentale » della zona F dell'abitato di
Acquarossa riesumato dagli scavi dell'Istituto Svedese di studi classici di Roma.
Scoperti, per singolare e fortunata coincidenza, negli stessi anni, a
partire dal 1966 1, i due « complessi » - cui fu riconosciuta in principio,
e sia pure con qualche perplessità, una destinazione di carattere sacro
(« santuario » per Murlo, tempio almeno per l'edificio A di Acquarossa) -
hanno finito con l'essere avvicinati soprattutto in concomitanza con l'affac
ciarsi, sia per l'uno che per l'altro, di una successiva « interpretazione laica ».
Tale interpretazione, peraltro ancora discussa 2, proposta da Giovanni Colonna
(per Acquarossa) e, quindi, da Mario Torelli (sia per Acquarossa che per
Murlo) negli interventi al Convegno di Studi etruschi di Orvieto del 1972 3
e, da ultimo (in modo specifico per Murlo ma con diretto richiamo anche
1 Per l'uno e per l'altro, v. le comunicazioni di sintesi (con la relativa bibliografia)
pubblicate in Aspetti e problemi dell'Etruria interna (Atti dell'VIII Convegno Nazionale di
Studi Etruschi e Italici, Orvieto 27-30 giugno 1972), Firenze 1974 (d'ora in avanti citato: Atti
Orvieto): C. E. Östenberg, / problemi dei centri minori dell'Etruria meridionale interna alla
luce delle scoperte dì San Giovenale e Acquarossa, pp. 75-87; Κ. Μ. Phillips, Poggio Civitate
(Murlo, Siena), 1966-1972, pp. 141-146.
2 Cfr. le cautele e le perplessità espresse da M. Pallottino in Atti Orvieto, p. 91 e ora,
nella prefazione al volume di C. E. Östenberg, Case etrusche di Acquarossa (Monografie della
Tuscia, Comitato per le attività archeologiche nella Tuscia), Roma 1975, p. 2 nella quale è
ribadita, per gli edifici monumentali della zona F, la difficoltà di « distinguere tipologicamente
la destinazione religiosa da altri aspetti di dimora ο rappresentativi».
3 Cfr. Atti Orvieto, pp. 89-90 (Colonna) e p. 274 (Torelli). ROMOLO A. STACCIOLI 962
ad Acquarossa) da Mauro Cristofani4, riguarda la possibile funzione di
« residenza civile » dei due complessi e, più in particolare, di « sede ufficiale »
dei « capi » delle rispettive comunità 5.
L'ipotesi della residenza - che non esclude, ovviamente, una « funzione »
almeno complementare e in qualche parte dell'edificio, di tipo sacrale e
cultuale, sia pure intimamente connessa con esigenze « private » (Cristofani)
6 - è, senza dubbio, non soltanto assai suggestiva di tipo gentilizio (Torelli)
ma, obiettivamente, la sola soddisfacente allo stato delle nostre conoscenze
e le motivazioni d'ordine socio-politico, economico e storico generale che
ad essa sono state variamente date sembrano assai convincenti. A questa
ipotesi, alla quale aderisco pienamente, non ho nulla da aggiungere 7 mentre,
anche ricollegandomi ad essa, mi propongo di esporre alcune considera
zioni sulle caratteristiche planimetrico-architettoniche dei due complessi in
questione, riprendendo e sviluppando suggestioni prospettate soltanto margi
nalmente dagli studiosi sopra citati per confortare con un altro argomento
la loro tesi appena ricordata.
Queste considerazioni traggono lo spunto da un brevissimo scambio di
idee avuto a Grosseto, l'ultimo giorno del maggio 1975, con Kyle M. Phillips,
in occasione del X Convegno nazionale di Studi etruschi e italici. Le dedico,
come modesto omaggio, a Jacques Heurgon, il maestro che mi onora della
sua stima ed amicizia e verso il quale sono debitore di tanti insegnamenti.
4 Considerazioni su Poggio Civitate (Murlo, Siena), in Prospettiva, I, 1975, pp. 9-17.
5 «... la residenza ufficiale (Ιαιιχιιηιηα) del piccolo re di Acquarossa » (Colonna); «... grandi
residenze aristocratiche, dove il "feudatario" locale (il capo della gens) amministrava i propri
interessi, rendeva giustizia fra i clientes e svolgeva i regolari sacra gentilizi...» (Torelli); «... una
residenza "dinastica"...», «... una sorta di insediamento-castello...» (Cristofani) in locc. citt.
alle note 3 e 4. Anche il Phillips, peraltro, nella sua relazione al Convegno di Orvieto (cit. sopra
alla nota 1) p. 145, dopo aver ricordato che il complesso di Murlo è stato fino ad ora consi
derato un santuario, osserva come in realtà la sua funzione non sia chiara e accenna ad altre
possibili ipotesi: palazzo, centro amministrativo di una città, residenza comunale ο centro di
una lega. Ora poi anche lo Ostenberg, per quanto riguarda Acquarossa, parla della possibilità
di pensare a « raggruppamenti di edifici, sul tipo dei palazzi » (cfr. Case etrusche di Acquarossa,
cit. sopra alla nota 2, p. 26 e p. 45).
6 Anche se né a Murlo né ad Acquarossa sia stato per ora possibile riconoscere tracce
di culto (ma a Murlo potrebbe essere stato destinato a scopi cultuali l'ambiente isolato sul
lato nord-ovest della corte che, tra l'altro, sembra concomitante con particolari soluzioni inte
ressanti tutta l'ala del complesso con la quale è planimetricamente in relazione).
7 Ma, forse al termine del mio discorso essa potrà risultare, sia pure in maniera indiretta,
ulteriormente rafforzata. COMPLESSI MONUMENTALI DI MURLO E DI ACQUAROSSA 963
Vale la pena di prendere le mosse dal complesso di Murlo che è, senza
dubbio, il più « grandioso », formalmente meglio definito e, si potrebbe dire,
in una parola, il più « completo ».
Il complesso, come è noto (Fig. 1), appare caratterizzato da un « blocco »
compatto di costruzioni che occupano un'area pressoché quadrata e si dispon
gono allungate su quattro ali attorno a una grande corte con portici a
colonne per tre lati. Gli edifici dei tre lati porticati appaiono articolati, al
loro interno, in modo vario e senza particolari corrispondenze mentre l'edi
ficio del quarto lato appare suddiviso regolarmente e simmetricamente in tre
nuclei: uno centrale, tripartito, con un ambiente mediano interamente
« aperto » sulla corte e fiancheggiato da due ambienti « chiusi », identici,
e due laterali, entrambi ugualmente bipartiti con un ambiente più grande,
rettangolare, verso l'esterno, e uno più piccolo, quadrato, verso l'interno.
L'unica anomalia in tanta regolarità e simmetria è costituita dal corridoio
che dall'esterno immette direttamente nella corte (e che sembra essere l'i
ngresso principale di tutto il complesso) il quale separa e stacca dal nucleo
centrale uno dei due laterali. Differenze minori, del tutto trascurabili, sono
costituite dalle aperture, verso l'esterno e tra i due ambienti, esistenti nel
l'altro dei due nuclei laterali bipartiti.
La ricca e ordinata articolazione di quest'ala e l'esistenza in essa del
l'entrata principale a tutto il complesso inducono a considerare questa come
la più importante del complesso stesso, tanto più che proprio davanti e in
asse con l'ambiente mediano aperto del nucleo centrale di essa si trova,
nella corte, il piccolo ambiente quadrato e isolato che si sostituisce in certo
qual modo e con molta evidenza al portico mancante in questo lato.
La singolarità planimetrica del complesso di Murlo e la presenza
caratterizzante della grande corte porticata sono state già sottolineate ed
espressamente chiamate in causa a sostegno della tesi della «residenza»;
soprattutto la corte porticata per la quale è stato osservato, da ultimo e
più particolarmente dal Cristofani8, come nell'economia degli edifici per
l'appunto « residenziali » essa assuma « il ruolo più significativo ». E a tal
proposito non poteva non essere fatto un diretto riferimento a quei « palazzi »
del mondo microasiatico e cipriota, come Larisa e Vouni, dove la corte
Art. cit. in Prospettiva, I, .1975, p. 11. 964 ROMOLO A. STACCIOLI
rappresenta « il centro ideale per costruzioni in cui svolgevasi la vita aristo
cratica del dinasta » (Cristo

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