Glosse etrusche: qualche problema di trasmissione - article ; n°1 ; vol.27, pg 1001-1008
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Publications de l'École française de Rome - Année 1976 - Volume 27 - Numéro 1 - Pages 1001-1008
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Publié le 01 janvier 1976
Nombre de lectures 110
Langue Italiano

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Monsieur Mario Torelli
Glosse etrusche: qualche problema di trasmissione
In: L'Italie préromaine et la Rome républicaine. I. Mélanges offerts à Jacques Heurgon. Rome : École Française de
Rome, 1976. pp. 1001-1008. (Publications de l'École française de Rome, 27)
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Torelli Mario. Glosse etrusche: qualche problema di trasmissione. In: L'Italie préromaine et la Rome républicaine. I. Mélanges
offerts à Jacques Heurgon. Rome : École Française de Rome, 1976. pp. 1001-1008. (Publications de l'École française de
Rome, 27)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1976_ant_27_1_1852MARIO TORELLI
GLOSSE ETRUSCHE: QUALCHE PROBLEMA DI TRASMISSIONE
Tra i vari e complessi aspetti della sopravvivenza della cultura etrusca
in epoca romana vi è quello, singolare e frutto di molteplici stratificazioni,
costituito dalle glosse etrusche (o credute tali) in opere greche e latine
di carattere dottrinario, in lessici e raccolte di glosse; a Jacques Heurgon,
che di quella sopravvivenza è stato acuto indagatore e maestro, è dedicata
questa nota, che intende contribuire alla ricerca delle fonti di tali glosse
e dei possibili equivoci che da queste fonti sono derivati.
Le glosse etrusche, raccolte da M. Pallottino nel volume dei Testimonia
linguae Etruscae (= TLE2), comprendono categorie di vocaboli ben precise,
ciascuna delle quali riproduce aspetti culturali ed interessi scientifici ο
storiografici proprii di ambienti ed epoche diverse.
Un primo e più antico gruppo è costituito da glosse etimologiche di
varia natura, tramandateci perlopiù dall'epitome festiana, da tardi grammatici
come Isidoro e Carisio, da commentatori tardo-antichi, quali Servio e
Macrobio. La fonte è in qualche circostanza dichiaratamente l'opera varro-
niana1; nella maggior parte dei casi è possibile risalire sempre allo stesso
Varrone 2, mentre alcune glosse dipendono forse da Verrio Fiacco ο da altri
antiquari di tarda età repubblicana e augustea3.
1 Direttamente da Varrone derivano: TLE2 814, atrium (ripetuto come etimo di città
in Serv. Aen. I, 726 e in Fest. Paul. p. 12 L);TLE2 838 a, idus da Macr. Sat. I, 15,
14-7); TLE2 851 a (ripetuto in Fest. p. 402 L); Varrone è citato come fonte in TLE2 816,
baltea (in Caris. I, 77). Si noti però come Varrone tenda a ritenere greci (TLE2 819) ο sabini
(TLE2 838) vocaboli da altri con certezza considerati etruschi.
2 Risalgono forse a Varrone le glosse: TLE2 821, capys (etrusco in Serv. Aen. X, 145,
non TLE2 etrusco 822, cassidam in Fest. Paul, (Isid. p. XVII, 38 L, 14, «antiqui 1); TLE2 nostri», 831, falado e in Isid. (Fest. XII, Paul. 7, p. 57, 78 «Itala L); TLE2 lingua»); 841,
lanista (Isid. X, 159); TLE2 843, lucumones (Serv. Aen. II, 278, e Vili, 475).
3 Da Verrio Fiacco deriva probabilmente la glossa festiana TLE2 848, nepos (Fest. p. 162 L),
ove è una vasta digressione sul costume economico-familiare etrusco non particolarmente 1002 MARIO TORELLI
Lo specchietto qui sotto riprodotto riflette in maniera chiara gli in
teressi spiccatamente antiquarii che hanno raccolto e tramandato queste
glosse e mette bene in luce anche l'idea, tutt'altro che vaga ed imprecisa,
che la ricerca antiquaria romana si era fatta dei profondi processi di int
erazione culturale tra Etruschi e Latini, nonché la conoscenza posseduta
della storia arcaica d'Etruria: basti notare da un lato il cospicuo numero
di glosse relative al mondo dello spettacolo (TLE2 837, 841, 851), e dall'altro
il preciso grado di informazione sulla estensione e sull'importanza dei dominii
etruschi in Campania e nella Valle Padana (TLE2 811, 814, 821).
Istituzioni Armamento Mondo dello Toponimi Varie politiche Istituzioni e sociali religiose abbigliamento spettacolo
lucumones camillus baltea hisier arimo s mantisa
TLE2 843 TLE2 819 TLE2 816 TLE2 837 TLE2 811 TLE2 844
nepos falado cassidam lanista atrium
TLE2 848 TLE2 831 TLE2 822 TLE2 841 TLE2 814
idus laena subulo capys
TLE2 838 TLE2 840 TLE2 851 TLE2 821
Un secondo, più cospicuo gruppo di glosse ci deriva da lessicografi
e glossatori tardo-antichi. All'interno di questo gruppo distinguiamo:
A) otto glosse relative al calendario etrusco;
B) quindici glosse di nomi di piante tramandateci tutte da Dioscoride,
tranne due nell'erbario dello Pseudo-Apuleio;
C) quattordici glosse di vario argomento contenute nel lessico di Esichio;
D) tre glosse contenute negli scolli all'Alessandra di Licofrone compilati
dal dotto tardo-bizantino Tzetze.
Esaminiamo ora ciascuno di questi sottogruppi. Il sottogruppo D, le
glosse di Tzetze, è quello fra tutti meno rilevante, praticamente privo di
frequente nell'opera varroniana. Così pure verriana potrebbe essere l'altra glossa di Festo
TLE2 844, mantisa (Fest. Paul. p. 119 L), malgrado il suo sapore fortemente linguistico (e
dunque varroniano). Da documentazione aruspicale ο anche da tradizione orale deriva TLE2 803,
aesar (in Suet. Aug. 97 e Cass. Dio LVI, 29, 4); certamente orale è TLE2 812
(raccolta da Afranio e spiegata da Fest. Paul. p. 17 L; cfr. Placid. V, 7, 16). È infine da non
ritenere etrusca TLE2 857, vorsum, poiché la lezione Tusci è errore di tradizione manoscritta
per Osci, attestato nella stessa tradizione e da Varr. r. r. I, 10. .
GLOSSE ETRUSCHE: QUALCHE PROBLEMA DI TRASMISSIONE 1003
valore: TLE2 839 ( . . . ίταλον τον ταυρον . . . ), riportato come voce greca anche
da Apollodoro (II, 10), risale presumibilmente a Timeo, ma è riconosciuta
parola italica; TLE2 ad 855, τύρσις, deriva dalla speculazione di Dionigi di
Alicarnasso sui « Tirreni » 4; TLE2 847 (ό 'Οδυσσεύς παρά Τυρσηνοΐς Νάνος . . . ),
oscura ed attestata dal solo Tzetze, potrebbe essere anche parola greca5.
Passando al sottogruppo B, cominciamo con l'osservare che dei tredici
nomi etruschi di piante in Dioscoride, come ebbe a riconoscere V. Bertoldi
in un vecchio studio su tali termini botanici6, almeno 4 di questi nomi,
e cioè σπίνα αλβα {TLE2 850), κικένδα-κομιτιάλις {TLE2 825), απιουμ ρανίνουμ
{TLE2 {TLE2 852), sono certamente latini, come pure forse 809), σουκίνουμ
{TLE2 853); latini sono γαρουλεου 833), λάππα μίνορ {TLE2 842), τάντουμ
dubbia è γίγοφουμ {TLE2 834), che per Marcello Empirico sarebbe termine
gallico 7, mentre per φαβουλώνιαμ, dal chiaro aspetto latino (faba suilla),
abbiamo la concordanza, che discuteremo poi, con lo Pseudo-Apuleio
{Herb. 5... Tusci fabulongam). Di parole etrusche ο apparentemente tali
{TLE2 {TLE2 846), ραδία {TLE2 849), e, restano solo καυτάμ 823), μούτουκα
forse, μασούριπος {TLE2 845). Delle glosse dello Pseudo-Apuleio, apianam
{TLE2 808) è verosimilmente latina, come dimostra il confronto con TLE2 809,
e carofis (TLE2 826) sembra essere adattamento ο trascrizione (che potrebbe
essere tanto etrusco quanto latino) del greco χλωρόπιον.
Da questa breve disamina balza evidente il fatto che tanto Dioscoride
quanto lo Pseudo-Apuleio (o le loro fonti) avevano davanti agli occhi dei
testi in cui accanto a parole etrusche autentiche comparivano parole latine
e che facilmente queste ultime potevano essere etichettate come « etrusche ».
Il sottogruppo B, le glosse esichiane, possiede ugual caratteristica. In
esse infatti dodici parole possono ritenersi genuinamente etrusche, vuoi perché
come TLE2 804 (άϊσοί ■ ϋεοί) hanno preciso riscontro in fonti diverse
(TLE2 803: aesar . . . Etrusca lingua deus) ο addirittura nella tradizione diretta
etrusca (ais-, aiser-, etc.), vuoi perché è possibile ricostruirne una forma
corretta etrusca8, mentre due, κάπρα · αϊξ {TLE2 820) e δέα · ϋεά (TLE2 828),
4 La fonte di Tzetze è Dion. Hal. I, 26, 2 (TLE2 855): τΰρσις... παρά Τυρρηνοΐς αϊ έντείχιοι
και στεγαναί οικήσεις . .
5 Cfr. νάνναζον · παιζόμενον, Hesych.
6 V. Bertoldi, «Nomina Tusca» in Dioscoride, in St. Etr. X, 1936, p. 295 ss.
7 Marc. Empir. X, 50; cfr. V. Bertoldi, art. cit., p. 297 ss.
8 La radice ais- ritorna più volte nel rituale di Zagabria (cfr. ad es., II, 12; IV,
IV, 20, 21; V, 8, 18; VI, 7; VII, 11, 20; etc.) e in iscrizioni sacre (cfr. ad es. TLE2 359a, 740):
da tempo essa è stata messa in rapporto con le glosse TLE2 803-4. 1004 MARIO TORELLI
sono altrettanto sicuramente latine. Il curioso fenomeno, che abbiamo r
iscontrato per le glosse botaniche, si ripete in Esichio, anche se con fr
equenza virtualmente inversa: la circostanza ci induce a scartare spiegazioni
di « convergenza linguistica », come quella proposta dal Bertoldi 9, e ricercarne
invece la ragione in un problema di fonti, di trasmissione e di modo di
compilazione.
Una volta stabilito che, come ormai universalmente accettato 10, il sott
ogruppo A deriva da una fonte etrusca genuina ove compariva, lacunoso
nei quattro mesi finali, un calendario etrusco iniziante, al pari di quello
romano arcaico, da marzo11, possiamo tentare di affrontare un discorso
globale sulle fonti di queste glosse tardo-antiche: a questo scopo sarà
opportuno classificare le glosse del sottogruppo esich

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