La Basilica di S. Maria Maggiore di Roma prima delle innovazioni del secolo XVI(pl. I-III). - article ; n°1 ; vol.35, pg 15-40
27 pages
Romanian

Découvre YouScribe en t'inscrivant gratuitement

Je m'inscris

La Basilica di S. Maria Maggiore di Roma prima delle innovazioni del secolo XVI(pl. I-III). - article ; n°1 ; vol.35, pg 15-40

Découvre YouScribe en t'inscrivant gratuitement

Je m'inscris
Obtenez un accès à la bibliothèque pour le consulter en ligne
En savoir plus
27 pages
Romanian
Obtenez un accès à la bibliothèque pour le consulter en ligne
En savoir plus

Description

Mélanges d'archéologie et d'histoire - Année 1915 - Volume 35 - Numéro 1 - Pages 15-40
26 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

Informations

Publié par
Publié le 01 janvier 1915
Nombre de lectures 96
Langue Romanian
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

G. Biasiotti
II. La Basilica di S. Maria Maggiore di Roma prima delle
innovazioni del secolo XVI(pl. I-III).
In: Mélanges d'archéologie et d'histoire T. 35, 1915. pp. 15-40.
Citer ce document / Cite this document :
Biasiotti G. II. La Basilica di S. Maria Maggiore di Roma prima delle innovazioni del secolo XVI(pl. I-III). In: Mélanges
d'archéologie et d'histoire T. 35, 1915. pp. 15-40.
doi : 10.3406/mefr.1915.7111
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-4874_1915_num_35_1_7111LA BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE
DI ROMA
PRIMA DELLE INNOVAZIONI DEL SECOLO XVI
(PI. I-III)
Della monumentale basilica esquilina di S. Maria Maggiore
(Sancta Maria Major od anche ad Praesepe e più tardi ad Nives)
appellata comunemente Liberiana non abbiamo nei tempi dell'età
di mezzo altro che la sommaria descrizione di Giovanni Diacono,
dalla quale niente si può sapere di quanto, al gusto classico della
nostra basilica, aveva aggiunto lo spirito austero del Medioevo l.
Il Liber pontificalis ci rende noti ν ricchi doni dati alla nostra
basilica ed i lavori in essa fatti eseguire da vari pontefici e par
ticolarmente da Leone III e da Pasquale I, il quale, come dice il
sullodato Giovanni Diacono, la rinnovò: renovavit.
Dopo di lui non pochi pontefici si resero benemeriti della nostra
maggiore basilica mariana, e fra gli altri Eugenio III fi 145-1 15;5j
che ritornato a Roma (a. 1146) costruì il portico 2 clic, secondo lo
stile in uso allora, dovette rassomigliarsi a quello di S. Lorenzo
fuori le Mura ed agli altri eretti, in quei tempi, dinanzi a non
poche chiese romane dove tuttora si conservano nelle loro linee ar
chitettoniche originarie.
1 Le più importanti notizie di Giovanni Diacono su S. Maria Magg
iore sono le seguenti : In absida vero Sanctae Mariae est cathedra pont
ificalis in medio sub vitrea [quae quinque sunt in absida]. Haee absida
nimis pulchra de musivo est erecta. Nam videntur a pluribus pisces ibi in
floribus, et bestiae cum avibus, inter chorwm et altare (cf. Ph. Lauer, Le
Palais de Latrati, Paris, 1911, p. 404).
2 L'antica iscrizione dedicatoria di Eugenio III posta sul fronte del
portico di S. Maria Maggiore esiste tuttora murata nel cortile ad ovest
della basilica e misura m. 23,80 di lunghezza e m. 0,32 di altezza. 16 LA BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE DI ROMA
Nell'interno poi della basilica il pontificato di Nicolo IV (1288-
1292) fu un'epoca di grandiosi restauri.
La parte di fondo, compresa l'abside, fu rimaneggiata. Allora
forse scomparve l'antica schola cantorum, e tutto quanto costituiva
il mobilio liturgico dell'epoca carolingia, recinti presbiteriali e co
rali, cattedra, altare maggiore, ecc. fu miseramente manomesso e
disperso in modo cosi completo che appena se ne rinviene la traccia
negli oculi della facciata del sec. XIII. I lavori di quest'epoca non
si restrinsero solo alla parte occidentale della basilica, ma si este
sero a tutto il resto dell'edificio. Il rosone della grande facciata,
che vediamo nei disegni fatti della medesima dopo il sec. XIII ed
il mosaico, che ricopre tuttora questa, sono di quell'età. Tale opera
musiva e la coeva che riveste all'interno la tribuna sono di una
bellezza incomparabile 1.
La seguente iscrizione ricordava i lavori di Nicolo IV :
Quartus papa fuit Nicolaus Virginis aedem
hanc lapsam refìcit fitque vetusta nova . . .
Dopo Nicolo IV altro insigne benefattore di S. Maria Maggiore
fu il cardinale Guglielmo d'Estouteville, arcivescovo di Rouen. Lo
stesso fu per lunghi anni arciprete della nostra basilica, titolo questo
che gl'ispirò sensi di straordinaria generosità verso la medesima.
Ed invero, come lo confermò il sullodato nel suo testamento
(che, trascritto da una pergamena dell'Archivio Liberiano, viene
pubblicato in questo fascicolo dal dr. Gr. Marx), fece esso maxim as
impensas et sumptus pro reparatione et ornamento hasilicae Sanctae
Mariae Majoris ; cioè per la cappella dei Ss. Michele e Pietro ad
Vìncula v, e per l'altra di S. Antonio destinata alla custodia del
1 Questi mosaici sono gli ultimi raggi di luce che manda la tradi
zione romana, la quale non fu affatto interrotta per il sopravvenire di
artisti bizantini ο educati all'arte bizantina.
2 P. Bacci in Boll. art. M. P. 1.. 1914, Gli affreschi inediti di Be-
nozzo Gozzoli a Legoli, conferma il mio asserto su gli affreschi di questo DELLE INNOVAZIONI DEL SECOLO XVI 17 PRIMA
Santissimo edificata dal suddetto cardinale, per la riparazione dell'al
tare di S. CHrolamo, per la costruzione degli organi ', delle fine
stre 2, pro vitris 3 et campants grossis 4, per il campanile noviter
instaurato 5 et pro aedificio chori 6 et pro tectis et voltis in duàbus
celebre pittore in S. Maria Maggiore. Infatti le residue figure della cap
pella dei Ss. Michele e Pietro ad V'incula in detta basilica sono somiglian
tissime ad alcune della cappella Catanti di Legoli. Tutti questi affreschi
sono della seconda maniera di Benozzo ; ossia quando esso, « perduti gli
ultimi misticismi, le ultime chiarezze e languidezze dell'Angelico, sembra
avere dinanzi agli occhi la visione continua dei modelli di Piero della
Francesca ».
1 Di uno degli organi fatti dal cardinale suddetto, e che trovavasi
a sinistra di chi guarda l'abside vicino all'arco trionfale, ne abbiamo me
moria in un istrumento del 3 gennaio 1573 col quale il Capitolo Libe
riano assegnava per l'erigendo monumento di Nicolo IV, a spese del car
dinale Montalto (Sisto V), locum ad petitum effectum sub organo dictae
busilicae a fronte, juxta altare majus (cf. De Angelis, Basilicae S. Mariae
Majoris de Urbe dese.riptìo etc., llomae, 1621, p. 158).
1 In S. Maria Maggiore, come ci risulta da antichi disegni e stampe,
le antiche finestre ch'erano di stile basilicale romano, nel medio-evo, fu
rono adattate allo stile gotico, e così rimasero fino a Benedetto XIV. Qui
forse; si accenna a restauri ο rifacimenti di tali finestre ogivali.
3 Per la parola vitrum a quell'epoca s'intendevano i vetri colorati,
<; tali dovettero essere quelli cui accenna il testamento dell'Estoutc-
ville.
* In Muratori (li. I. S., t. Ili, p. 2, col. 1032) si riporta un passo di
(Raspare Veronese (in op. De gestis tempore Pauli II), dove parlandosi del
cardinale d'Estouteville si dice;: « Hic campanas opere atque labore fra-
tris Roberti, sonoras, gratas, suaves confici jussit >.
r> Nelle chiavi delle volte dei vari piani del detto campanile si osserva
ancora l'arma del munifico porporato scolpita finemente in marmo circon
data da corona di frutta e fiori.
6 Qui si accenna alle volte fatte costruire dall'Estoiiteville per chiu
dere il transetto dove, nelle ali, si vede tuttora nel centro di esse il suo
stemma cardinalizio ravvivato da policromia. Nello stesso coro poi rifece
il ciborio dell'altare maggiore, vero capolavoro di eleganza e di ricchezza,
come ce lo descrive Francesco Albertini, contemporaneo di Mino da Fie-
sole, nell'opuscolo De mirabilibus (ed. Schmarsow, 1886, p. 16) : in Basilica
S. Mariae majoris in capella ma Jori est pulclierrimum tabernacidum mar-
moreum, manu Mini Fiorentini, impensa vero Guliermi de Estoutevilla Ca-
mararii. Questo tabernacolo fu eretto nel 1461. Riguardando con atten
zione i frammenti di questa scultura si riconosce in essa l'opera di mani
M<;l<in<jen d'Ardi, et d'Ilist. 1915. 2 i
LA BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE DI ROMA 18
alis 1 et pro varii s par amenti s aureis et sericis qiiae omnia ascen-
dunt ad summam quinqiie milita ducatorum et ultra.
Dopo il cardinale Estouteville, insigne benefattore della basilica
fu il cardinale Rodrigo Borja y Doms, che successe come arciprete
di S. Maria Maggiore al sullodato e che poi divenne papa sotto il nome
di Alessandro VI. Questi completò ed arricchì il magnifico soffitto
della navata centrale quale tuttora si ammira.
In tale stato, salvo alcuni mutamenti di poca entità, trovavasi
la nostra basilica quando visse Onofrio Panvinio, dell'ordine di S. Agos
tino, altissimo ingegno, che aveva l'intenzione di scrivere la storia
delle chiese romane, e perciò veniva prendendo appunti sulle prin
cipali fra le medesime, descrivendole sommariamente quali esso le
vedeva ai suoi tempi. La morte che lo colpì nel 1568 all'età ancor
fresca di anni 89 interruppe il grandioso progetto dell'eruditissimo
frate. Fortunatamente, fra le schede riguardanti alcune chiese di
Roma, quella che descrive la basilica di S. Maria Maggiore si con
serva nel Codice Vaticano latino, 6781, f. 151 recto e verso. È un
foglietto che misura ni. 0,14 X 0,22. La calligrafìa di essa, come
delle altre simili schede ebbe a rilevare Giov. Batt. de Rossi 2,
è mista di parti calligrafi che con parti quasi stenografiche : è quasi
sempre minuta e scritta in fretta, sul luogo, ciò che ne rende dif-
diverse e non di una sola, ciò che ci fa credere che il ciborio fosse ideato
e diretto da Mino da Fiesole ed eseguito, se non in tutto, a

  • Univers Univers
  • Ebooks Ebooks
  • Livres audio Livres audio
  • Presse Presse
  • Podcasts Podcasts
  • BD BD
  • Documents Documents