Racconto spontaneo o memoria costruita ? Testi a confronto in alcuni processi di canonizzazione del secolo decimoquarto - article ; n°1 ; vol.108, pg 259-319
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Racconto spontaneo o memoria costruita ? Testi a confronto in alcuni processi di canonizzazione del secolo decimoquarto - article ; n°1 ; vol.108, pg 259-319

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age - Année 1996 - Volume 108 - Numéro 1 - Pages 259-319
Paolo Mariani, Racconto spontaneo o memoria costruita? Testi a confronto in alcuni processi di canonizzazione del secolo decimoquarto, p. 259-319. Attraverso l'analisi di alcune testimonianze, escusse in occasione dei processi di canonizzazione di s. Nicola da Tolentino, s. Tommaso d'Aquino e s. Chiara da Montefalco, abbiamo tentato di determinare quale fosse, nel racconto di un evento, il peso della soggettività e quale, invece, quello degli elementi condizionati da schemi mentali e interpretativi propri di specifiche collettività. Evidente, è apparso, corne i diversi gruppi sociali avessero un grado di omologazione direttamente proporzionale all'ipotetico isolamento da altri contesti. L'importanza, e al contempo i limiti, di queste fonti per una storia delle mentalità, la persistenza del ricordo del «nocciolo duro» di un accadimento nell'arco di ca. quarant'anni, l'esplicito (v. rétro) sforzo compiuto dalle parti per comprendersi - dunque lo sforzo di mediare l'incontro di differenti culture con schemi dialogici «aperti», «fluidi» -, l'apparizione dell'«oralità» in un documento scritto, il significato di «memoria di un evento» e di «ricostruzione», il valore del concetto di «memoria collettiva», sono inoltre i risultati cui crediamo essere giunti con questo studio.
61 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1996
Nombre de lectures 21
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 4 Mo

Extrait

Paolo Mariani
Racconto spontaneo o memoria costruita ? Testi a confronto in
alcuni processi di canonizzazione del secolo decimoquarto
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 108, N°1. 1996. pp. 259-319.
Riassunto
Paolo Mariani, Racconto spontaneo o memoria costruita? Testi a confronto in alcuni processi di canonizzazione del secolo
decimoquarto, p. 259-319.
Attraverso l'analisi di alcune testimonianze, escusse in occasione dei processi di canonizzazione di s. Nicola da Tolentino, s.
Tommaso d'Aquino e s. Chiara da Montefalco, abbiamo tentato di determinare quale fosse, nel racconto di un evento, il peso
della soggettività e quale, invece, quello degli elementi condizionati da schemi mentali e interpretativi propri di specifiche
collettività. Evidente, è apparso, corne i diversi gruppi sociali avessero un grado di omologazione direttamente proporzionale
all'ipotetico isolamento da altri contesti. L'importanza, e al contempo i limiti, di queste fonti per una storia delle mentalità, la
persistenza del ricordo del «nocciolo duro» di un accadimento nell'arco di ca. quarant'anni, l'esplicito sforzo compiuto dalle parti
per comprendersi - dunque lo sforzo di mediare l'incontro di differenti culture con schemi dialogici «aperti», «fluidi» -,
l'apparizione dell'«oralità» in un documento scritto, il significato di «memoria di un evento» e di «ricostruzione», il valore del
concetto di «memoria collettiva», sono inoltre i risultati cui crediamo essere giunti con questo studio.
Citer ce document / Cite this document :
Mariani Paolo. Racconto spontaneo o memoria costruita ? Testi a confronto in alcuni processi di canonizzazione del secolo
decimoquarto. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 108, N°1. 1996. pp. 259-319.
doi : 10.3406/mefr.1996.3485
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9883_1996_num_108_1_3485PAOLO MARIANI
RACCONTO SPONTANEO O MEMORIA COSTRUITA?
ΤΕβΉ A CONFRONTO
IN ALCUNI PROCESSI DI CANONIZZAZIONE
DEL SECOLO DECIMOQUARTO
I ceti dominanti, laici ο ecclesiastici che siano, sono stati, general
mente, quelli che hanno avuto l'onore e l'onere di parlarci attraverso i
secoli.
Nel corso degli ultimi decenni, a più riprese, si è tentato di occuparsi
di coloro che, se nella storia "esistevano", esistevano comunque, nella
migliore delle ipotesi, come pedine, ο semplici comparse : erano gli eserc
iti, i contadini, le masse indistinte, etc.; erano i senza nome, quelli che
non facevano notizia, quelli che incidevano solo di riflesso nella vita econo
mica, politica e culturale. Ma dove trovarli? Le istituzioni giudiziarie sem
brarono fornire la chiave e, come ricordano Jean-Claude Maire Vigueur e
Agostino Paravicini Bagliani nell'Introduzione a La parola all'accusato,
«alcuni fra i migliori successi della storiografia contemporanea» sono pro
prio il prodotto dello studio degli atti dei tribunali, primo fra tutti quello
dell'Inquisizione, alla «ricerca del mentale e del quotidiano»1. In quell'oc
casione (era il 1991) i curatori, presentando il volume, misero l'accento su
fonti lasciate un pò in disparte - gli atti dei tribunali ordinali - e su nuove
piste d'indagine - lo studio dell'evoluzione delle procedure giuridiche e del
l'interazione tra giudice, testimone e accusato, da una parte, l'esplorazione
degli «schemi di pensiero, di percezione, e anche di azione, propri
dell'individuo»2 nel suo rapportarsi con il sociale, dall'altra.
Anche in ambito religioso, già dal 1975, ci si era cominciati seriamente
a interrogare sul valore storico di una massa di documenti ben conosciuti -
sermoni, testamenti, processi di canonizzazione, etc... - e sulla loro possi
bile utilizzazione per una storia sociale e della mentalità : occasione ne fu,
1 J.-Cl. Maire Vigueur e A. Paravicini Bagliani (a cura di), La paróla all'accusato,
Palermo, 1991, p. 12.
2/vi.,p. 13-14.
MEFRM - 108 - 1996 - 1, p. 259-319. 260 PAOLO MARIANI
come ricorda Giulia Barone in una rassegna del 19773, il convegno di Fan-
jeaux La religion populaire en Languedoc du XIIIe siècle à la moitié du XIVe
siècle4. Da allora più voci si sono levate a rivendicare l'attendibilità di
queste testimonianze anche se, a tutt'oggi, non sono molti gli studi fatti in
questa direzione.
I processi - inquisitoriali, informativi, giudiziali, di canonizzazione -
rivelarono, dunque, la loro natura di fonte "democratica" : tutti hanno il
diritto - a volte il dovere - di dire la loro. Il contadino analfabeta, il chie
rico vagante, il notaio del paese, il commerciante e sua moglie, la figlia del
l'allevatore sono chiamati a raccontare quello che sanno, a illustrare le ci
rcostanze, a esporre quanto udito ο visto, a testimoniare, a rendere conto
delle accuse mosse loro, a ricostruire, insomma, un evento frugando tra
quegli elementi che si sono fissati nella propria memoria. Abbiamo a
voce" di un "quasi-muto". disposizione la "viva
Ma le interferenze sono più d'una. Quante volte è necessario che il
notaio, una volta formulata la domanda in latino, la traduca in volgare per
il teste e di nuovo in latino per poterla trascrivere sugli atti?! Sicuramente
un'operazione di tal fatta non è scevra da volontarie ο involontarie, conscie
ο inconscie, manipolazioni, ma risulta spesso evidente una difficoltà del
notaio stesso a una traduzione letterale che si risolve, dunque, sovente, in
una latinizzazione piuttosto ardita del termine volgare5. Si assiste non di
rado a «un adattamento linguistico al fatto narrato» e, studiando accurata
mente le deposizioni, appare evidente come «l'ambiente originario, lo stato
sociale e soprattutto il grado di cultura dell'interlocutore interferisc[a]no in
maniera decisiva sulla situazione, sui temi ed in generale sulla qualità del
discorso registrato»6. È, dunque, proprio attraverso un'attenta disamina
3 G. Barone, / convegni di Fanjeaux, in Rivista di storia della Chiesa in Italia,
XXXI, 1977, p. 504-507.
4 Cfr. gli atti del convegno pubblicati in Cahiers de Fanjeaux, XI, Tolosa, 1976.
5 «Sono senza dubbio varie le circostanze che concorrono a creare questa mute
vole attenzione e fedeltà alle norme della grammatica e della sintassi latine : innanz
itutto l'immediatezza della registrazione e quindi l'esigenza per il notaio d'improv
visare e di tradurre espressioni proprie della parlata quotidiana nei modi di una li
ngua che, sebbene conosciuta nelle sue principali strutture, era pur sempre diversa da
quella abituale e familiare; poi una probabile difficoltà di 'grammaticalizzare' quelle
espressioni; ed ancora la necessità di usare lessico e forme dell'uso vivo per restar
letteralmente fedeli alla testimonianza pronunciata.» : E. Menestò, Ricostruzione
linguistica del testo del processo apostolico, in Id., // processo di canonizzazione di
Chiara da Montefalco, Scandicci (Fi), 1984, p. CV.
6 Ivi, p. CVTL Anche se Menestò si riferisce, nel caso particolare, all'inchiesta
svolta per la canonizzazione di Chiara da Montefalco, ci sembra che le sue note pos
sano essere ritenute valide per buona parte della documentazione processuale. RACCONTO SPONTANEO Ο MEMORIA COSTRUITA? 261
dell'apparato linguistico che si può tentare un approccio con il vocabolario
utilizzato non solo dal notaio ma dai testimoni stessi; dietro l'apparente
monotonia schematica e lessicale delle testimonianze si nascondono,
spesso, sfumature che ci danno il senso di quanto lo stesso fattore di
mediazione costituito dal notaio venga, in realtà, influenzato dalla strut
tura del racconto e dalla terminologia utilizzata dal teste. Avremo, quindi,
"livelli dialogici" diversi, a seconda degli interlocutori, che riusciremo -
anche se con non poche difficoltà - a cogliere persino dopo la mise en
forme notarile. A ciò si aggiungono : la trasposizione del soggetto che passa
dalla prima persona, nella testimonianza, alla terza persona, nella stesura;
le probabili omissioni od aggiunte; la possibile incomprensione della
domanda ο della risposta stessa7. Un processo poi, è anche fatto di errori,
di false testimonianze, di idee guida; è utile a creare precedenti, può dimos
trarsi esemplare nel suo giudizio; può avere valenza politica ο politico-
religiosa, e, nel caso, rispondere all'esigenza di edificare una sorta di
monumento commemorativo, una memoria collettiva propria, di volta in
volta, di ambiti sociali diversi per grandezza numerica e status civile.
Dunque fonti da maneggiare con cura, ma, al contempo, che danno la
possibilità di leggere tra i labirinti delle domande - espressione della ment
alità dominante - e i meandri, a volte "troppo" illuminati, delle risposte -
teorica espressione della mentalità "collettiva" (vedremo nel corso del
lavoro quale valore attribuire all'aggettivo teori

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