Educare ad essere esempio : la parola e l immagine parenetica nella formazione dei Borboni di Francia - article ; n°2 ; vol.107, pg 551-574
25 pages
Romanian

Découvre YouScribe en t'inscrivant gratuitement

Je m'inscris

Educare ad essere esempio : la parola e l'immagine parenetica nella formazione dei Borboni di Francia - article ; n°2 ; vol.107, pg 551-574

Découvre YouScribe en t'inscrivant gratuitement

Je m'inscris
Obtenez un accès à la bibliothèque pour le consulter en ligne
En savoir plus
25 pages
Romanian
Obtenez un accès à la bibliothèque pour le consulter en ligne
En savoir plus

Description

Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée - Année 1995 - Volume 107 - Numéro 2 - Pages 551-574
Monica Ferrari, Educare ad essere esempio : la parola e l'immagine parenetica nella formazione dei Borboni di Franda, p. 551-574. Il saggio vuole sottolineare che l'apprendistato al mestiere di re nella Francia del Seicento si potrebbe definire anche come apprendistato ad essere esempio, ad incarnare nelle parole e nelle azioni di un individuo - posto al centro di un meccanismo spettacolare - quell'icona di sovrano che è conforme all'immaginario politico del tempo. A questo itinerario formativo di fondamentale importanza per lo Stato concorrono strategie educative che sono a volte informali, a volte legate alle cadenze di un preciso curriculum istruzionale. Si è voluto pertanto andare alla ricerca - facendo ricorso ad una serie di fonti eterogenee nelle finalità, nel registro stilistico adottato - delle tracce di un dispositivo pedagogico che induce il futuro sovrano attraverso l'esempio a divenire esempio.
24 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

Informations

Publié par
Publié le 01 janvier 1995
Nombre de lectures 93
Langue Romanian
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

Monica Ferrari
Educare ad essere esempio : la parola e l'immagine parenetica
nella formazione dei Borboni di Francia
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 107, N°2. 1995. pp. 551-574.
Riassunto
Monica Ferrari, Educare ad essere esempio : la parola e l'immagine parenetica nella formazione dei Borboni di Franda, p. 551-
574.
Il saggio vuole sottolineare che l'apprendistato al mestiere di re nella Francia del Seicento si potrebbe definire anche come
apprendistato ad essere esempio, ad incarnare nelle parole e nelle azioni di un individuo - posto al centro di un meccanismo
spettacolare - quell'icona di sovrano che è conforme all'immaginario politico del tempo. A questo itinerario formativo di
fondamentale importanza per lo Stato concorrono strategie educative che sono a volte informali, a volte legate alle cadenze di un
preciso curriculum istruzionale. Si è voluto pertanto andare alla ricerca - facendo ricorso ad una serie di fonti eterogenee nelle
finalità, nel registro stilistico adottato - delle tracce di un dispositivo pedagogico che induce il futuro sovrano attraverso l'esempio
a divenire esempio.
Citer ce document / Cite this document :
Ferrari Monica. Educare ad essere esempio : la parola e l'immagine parenetica nella formazione dei Borboni di Francia. In:
Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 107, N°2. 1995. pp. 551-574.
doi : 10.3406/mefr.1995.4396
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9891_1995_num_107_2_4396MONICA FERRARI
EDUCARE AD ESSERE ESEMPIO :
LA PAROLA E L'IMMAGINE PARENETICA
NELLA FORMAZIONE DEI BORBONI DI FRANCIA
«Si quelqu'un des sa premiere jeunesse par quelque accident, ou fortune
est fort renommé, chacun iette les yeux sur luy, et s'enquiert de ce qu'il fait, et
comme il vit. Et ainsi rien de tout ce qu'il fait ou dit, ne peut estre caché»
(Louis XIII, Quaedam ex lectionibus Christianissimi francorum régis ex latinis
haec versa, Paris, P. Le Court, 1612, p. 4.)
Essere sovrano significa nella società francese di antico regime - e in
particolare nel siècle d'or - essere sotto gli occhi di tutti in ogni istante della
vita. La nascita e la morte sono eventi pubblici per un principe1, tutta la
corte presenzia al momento in cui il corpo reale del sovrano varca la soglia
del tempo umano, ma anche il suo lever, il suo coucher sono importanti tas
selli della ritualità diffusa che organizza, regola e legittima ruoli e compor
tamenti nel rispetto della gerarchla sociale2. L'assoluta visibilità del
sovrano che da in spettacolo il proprio corpo reale per sottolineare il
carisma del corpo mistico è connessa ad un iter formativo che aiuta Yenfant
royal ad interiorizzare precocemente norme e vincoli di un comportamento
adeguato alla sua doppia natura, umana e divina al tempo stesso. Luigi
XIII impara il latino traducendo i Precetti di Agapeto a Giustiniano ο del-
Qualora esista si riporta direttamente la traduzione italiana del testo; in tutti gli
altri casi si fa riferimento all'opera originale.
1 Si legga il racconto della nascita di Luigi XIII scritto da Louis Bourgeois. Cfr.
L. Bourgeois, Comment et en quel temps la Reine accoucha de Monsieur le Dauphin,
in Mémoires pour servir à l'histoire de France par MM Michaud et Poujoulat, Parigi,
1836-1839, Ire série, t. XI, p. 516-520. Si veda anche il récit del valletto Pierre de La
Porte relativo alla sua morte : P. de La Porte, Mémoires, Ginevra, 1756. Sul cerimon
iale alla morte dei re di Francia cfr. R. E. Giesey, Le roi ne meurt jamais, tr.
fr. Parigi, 1987.
2 Cfr. N. Elias, La società di corte, tr. it. Bologna, 1980; Id., La civiltà delle
MEFRIM - 107 - 1995 - 2, p. 551-S74. 38 552 MONICA FERRARI
l'imperatore Basilio a suo figlio3 ma anche una serie di massime morali4
selezionate dal suo precettore che lo aiutano a comprendere il complicato
meccanismo di un potere che si gestisce certamente con la parola ma
soprattutto con il gesto, con l'azione esemplare e che si gioca in fondo sulla
rappresentazione e sull'immagine. Nei suoi esercizi di traduzione, che, non
a caso, egli stesso volle pubblicare si legge :
«En quoy les princes vicieux desobligent plus pernicieusement le public,
qu'ils ne conçoivent pas seulement les vices en eux mesmes; mais aussi les
espandent par toute la cité : et ne sont pas seulement nuisibles en ce qu'ils
dépravent les autres : et font plus de mal par leur mauvais exemple, que par
l'offence»5.
I principi, i «grandi» - corne diranno poi Nicole e Pascal6 - procurano
danno alla nazione proprio attraverso l'esempio, non tanto e non sol
amente tramite il comportamento; è la ricaduta del comportamento, molti
pllcata dall'effetto speculare connesso al ruolo del sovrano, che fa il male,
che è il male.
LO SPECCHIO DELLA NAZIONE
Molti autori di Institutions e Miroir du prince concordano nell'asserire
che il re è simile ad un grande specchio che riflette l'intero Paese. Nel 1657
Jean de Loyac scrive :
«Car les Roys sont semblables à ces grands miroirs, qui représentent en
mesme temps plusieurs choses; on y voit tout à coup des beaux visages, des
campagnes, des Palais, et des representations bizares ou difformes : et avec
buone maniere, tr. it., Bologna, 1982 : Ε. Η. Kantorovttz, Chiens Augusti - Lever du
roi, in Dumbarton Oaks Papers, New York, 17, 1963, p. 119-177.
3 David Rivault de Fleurance, terzo precettore di Luigi XIII da alle stampe due
diversi testi nel 1612 : cfr. Préceptes d'Agapet à Justinien mis en français par les très
chrétien Roy Louis XIII en ses leçons ordinaires, Parigi, Le Court, 1612 ed inoltre Re
monstrances de Basile empereur des romains à Léon son cher fils et compagnon pour
servir à l'éducation non seulement des Rois, mais encore de tous leurs sujets, Parigi, Le
Court, 1612.
4 Mi riferisco al seguente testo : Quaedam ex lectionïbus Chrìstianissimi franco-
rum régis Ludovici XIII, Parigi, Le Court, 1612.
5 Ivi, p. 5.
6 Si ricordi il trattato che Nicole pubblicò sotto lo pseudonimo di Sieur de la
Chanteresne, De l'éducation d'un prince, Parigi, Savreaux, 1670. Cfr. inoltre il testo
del principe Armand di Borbone-Conti, Les devoirs des Grands, Parigi, Thierry,
1665. EDUCARE AD ESSERE ESEMPIO 553
une mesme œillade on contemples en un Prince l'image de Dieu, les vertus de
l'homme, et l'interets de ses sujets»7.
Nel principe si specchiano le campagne e la gente, i palazzi e i monum
enti, tutta la città degli uomini con le sue bizzarrie, le sue bellezze, le sue
deformità; ma al tempo stesso egli rimanda alla città di Dio, di cui egli è
immagine, ad un mondo fatto di benessere e di virtù atemporale. La specu-
larità del sovrano, tramite di due mondi, viene ripresa e sottolineata da
Lpyac nei suoi aspetti propositivi e deittici nei confronti del popolo che
viene così incitato all'amore della virtù e al rispetto dell'autorità. Jean Bau
doin scriverà negli stessi anni :
«II ne faut donc pas douter que le Prince ne serve de Miroir à ses Subjets,
toutes les fois qu'il les instruit par son Exemple»8.
Il sovrano istruisce il popolo attraverso l'esempio; il suo ruolo anzi
tutto pedagogico deve essere pertanto sostenuto da un meccanismo rappre
sentativo che fa del fasto e della pompa una necessità connessa al mestiere
e al governo degli uomini. Senault in un altro speculum principis accennerà
al modello di tale ritualità nelle cerimonie pubbliche :
«II semble que nostre Dieu mesme, dont ils - i sovrani - ne sont que les
ombres en ait usé de la sorte dans l'ancienne Loy, quand il se monstroit aux
hommes; Car il paroissoit dans une lumiere si éclatante, que les yeux avoient
peine à le souffrir... Ce grand Exemple autorise la pompe des rois...»9.
Se pure Senault prosegue ricordando che questi abiti sono la conse^
guenza del peccato originale e della perdita dell'innocenza e che pertanto il
sovrano deve usare la magnificenza con modestia nella memoria di un
tempo in cui l'uomo era rivestito solo dalla giustizia naturale, tuttavia la
spettacolarità del fasto viene qui presentata come un obbligo ineluttabile.
Il sovrano, miroir della nazione, esempio parenetico per il popolo, immag
ine di Dio deve abbagliare di splendore i suoi sudditi a sua volta memore
dell'esempio di Dio.
Specchio e tramite tra due mondi, esempio di virtù, modello di magnif
icenza, questi sono alcuni degli attributi di un re che sia degno del proprio
ruolo che sia, cioè, immagine di Dio. Ma in che misura si differenziano
nella società di antico regime i campi semantici di questi termini che
spesso ricorrono in una stessa frase?
7 J. de Loyac, Les advis d'un fidèle conseiller . . . Parigi, D. Estienne Pepingué,
1657, p. 48-49.
8 Cfr. J. Baudoin, Le prince parfait et ses qualitez les pl

  • Univers Univers
  • Ebooks Ebooks
  • Livres audio Livres audio
  • Presse Presse
  • Podcasts Podcasts
  • BD BD
  • Documents Documents