Il Farnese ritrovato ed altri tipi di Eracle in riposo - article ; n°1 ; vol.94, pg 379-526
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1982 - Volume 94 - Numéro 1 - Pages 379-526
Paolo Moreno,~~ Il Farnese ritrovato ed altri tipi di Eracle in riposo~~, p. 379-526. Nella prima parte (p. 379-397) viene presentata l'identificazione della statua colossale di Eracle già a Palazzo Farnese e ritenuta scomparsa, con quella che oggi si trova a Caserta nell'atrio del Palazzo Reale : incisioni e documenti illuminano la vicenda della scultura dalla meta del Cinquecento fino al trasferimento nella sede definitiva. Nella seconda parte (p. 397-485) viene ricostruita l'iconografia di Eracle in riposo dalla ceramica attica alla scultura di età imperiale, nelle due principaii accezioni : con la mano destra sul fianco (A) owero dietro il dorso (B). In ciascun ambito, viene stabilita una nuova classif icazione delle copie secondo una serie di archetipi e varianti (A, 1-4; B, 1-8) che vanno dal IV secolo a.C. alla fine dell'ellenismo (p. 486-526).
148 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1982
Nombre de lectures 110
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 6 Mo

Extrait

Paolo Moreno
Il Farnese ritrovato ed altri tipi di Eracle in riposo
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 94, N°1. 1982. pp. 379-526.
Riassunto
Paolo Moreno, Il Farnese ritrovato ed altri tipi di Eracle in riposo, p. 379-526.
Nella prima parte (p. 379-397) viene presentata l'identificazione della statua colossale di Eracle già a Palazzo Farnese e ritenuta
scomparsa, con quella che oggi si trova a Caserta nell'atrio del Palazzo Reale : incisioni e documenti illuminano la vicenda della
scultura dalla metà del Cinquecento fino al trasferimento nella sede definitiva. Nella seconda parte (p. 397-485) viene ricostruita
l'iconografia di Eracle in riposo dalla ceramica attica alla scultura di età imperiale, nelle due principali accezioni : con la mano
destra sul fianco (A) ovvero dietro il dorso (B). In ciascun ambito, viene stabilita una nuova classificazione delle copie secondo
una serie di archetipi e varianti (A, 1-4; B, 1-8) che vanno dal IV secolo a.C. alla fine dell'ellenismo (p. 486-526).
Citer ce document / Cite this document :
Moreno Paolo. Il Farnese ritrovato ed altri tipi di Eracle in riposo. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 94,
N°1. 1982. pp. 379-526.
doi : 10.3406/mefr.1982.1325
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1982_num_94_1_1325PAOLO MORENO
IL FARNESE RITROVATO
ED ALTRI TIPI DI ERACLE IN RIPOSO
Identificazione della statua colossale di Èrcole nel Palazzo Reale
di Caserta con quella Farnese dalle Terme di Caracalla
già ritenuta scomparsa.
Al piano terreno della Reggia di Caserta, nella nicchia che fronteggia
lo Scalone, si trova una scultura antica, che forse non ha ottenuto l'atten
zione che merita. L'ombra dei pilastri non rende giustizia alla qualità
dell'opera, e le proporzioni appaiono ridotte dalla vastità dell'atrio, ma il
monumento è sotto gli occhi di tutti, al centro della vibrante fuga di
membrature e di volte, concepita da Luigi Vanvitelli come preludio ai
fasti regali, e si tratta di una delle statue più grandi che ci abbia lasciato
l'antichità, un Èrcole in riposo, alto una volta e mezzo il naturale1 (B. 7.1,
fig. 1, 2, 7, 104).
La sola figura, benché reclinata, raggiunge 3 m. L'eroe si appoggia
alla clava, sulla quale è drappeggiata la pelle del Leone di Nemea, in un
atteggiamento frequente nella statuaria antica. Ma alcune particolarità lo
distinguono dall'immagine più nota, l'Èrcole Farnese firmato da Glicone
nel Museo Nazionale di Napoli (B. 3.3, fig. 58, 71, 74, 76, 129), e dalla
maggior parte delle sculture di questo soggetto che si conservano nelle
collezioni d'Europa.
Il maggior peso del corpo cade sulla gamba destra, rigida e tesa, col
piede rivolto allo spettatore, ma anche la sinistra lavora: leggermente
flessa al ginocchio, essa è avanzata e insieme scartata lateralmente, sic-
1 G. Chierici, La Reggia di Caserta, Roma, 1937, p. 38, nota 10; M. Fagiolo
Dell'Arco, Funzioni simboli valori della Reggia di Caserta, Roma, 1963, p. 28, 42-
43; L. Vanvitelli jr., La vita di Luigi Vanvitelli, Napoli, 1823, a cura di M. Rotili,
Napoli, 1975, p. 167; L. Todisco, Un frammento di statua al Museo di Lecce e i tipi
di Eracle e Melpomene con testa taurina sotto la clava, in ArchCl, XXXI, 1979,
p. 141-157, p. 147, nota 9; V. Maderna, Gli scultori della Reggia di Caserta negli
anni della direzione di Luigi Vanvitelli (1773-1790), in Le arti figurative a Napoli nel
Settecento, Napoli, 1979, p. 155-170, fig. 61 ; V. Maderna, in Civiltà del Settecento a
Napoli, I, Firenze, 1980, p. 112, fig. 35; G.B. Rosso, in Campania, Guida d'Italia
del Touring Club Italiano*, Milano, 1981, p. 242; R. Vincent, La collection d'anti
ques, in Le Palais Farnese, I, 2, Roma, 1981, p. 329-351, 337, nota 37.
MEFRA - 94 - 1982 - 1, p. 379-526. 380 PAOLO MORENO
che il piede diverge, e l'appoggio della figura al suolo si allarga sensibi
lmente, rispetto all'Èrcole di Glicone, che ha i piedi allineati. Nel nostro
caso, la linea mediana del peso cade entro la proiezione dei piedi, per cui
la figura ha un proprio equilibrio: la clava non fa da puntello, come
nell'opera di Glicone, ma serve soltanto ad alleviare la stanchezza
dell'eroe. Il piegamento della gamba sinistra, determina un'inclinazione
del bacino che è del tutto coerente con la flessione del busto. Il braccio
sinistro scende lungo la leontea; il destro è girato dietro al dorso, e nella
mano sono i pomi delle Esperidi. La testa segue l'inclinazione del tronco,
accentuando la rotazione a sinistra.
Presso la gamba destra, è un sostegno in forma di ceppo d'albero.
Sono indicati i nodi del legno, e vi appare sospeso, con la correggia del
balteo, quello che non è un semplice turcasso, ma un gòrito, che unisce la
custodia per l'arco ad una coppia di faretre. Non sembra però che l'arma
fosse stata rappresentata nell'astuccio. Mentre si vedono le code delle
frecce che emergono dagli scomparti laterali, il corpo principale termina
con una scalpellatura regolare poco sopra l'orlo, dove sarebbe dovuto
sporgere l'arco: può darsi dunque che questo, realizzato in bronzo, fosse
tenuto da Èrcole nella mano sinistra (fig. 108, 110, 111).
Assai complesso è il gruppo degli attributi che rappresentano l'a
ppoggio della figura a sinistra. In luogo della roccia che troviamo nella
maggior parte delle immagini di Eracle in riposo, una testa di toro serve
da base alla clava: le orecchie pendono inerti, gli occhi sono spenti. Sulla
cervice grava la formidabile mazza, inquadrata dalla caduta della pelle
leonina: le zampe anteriori scendono simmetricamente fino a sfiorare
con gli artigli le corna della protome taurina, il muso si spalanca nella
stessa direzione. Nel risvolto della spoglia si scorge il lembo interno della
zampa anteriore, un viluppo ammorbidisce la pressione dell'ascella sulla
clava.
La struttura del colosso, allo stato attuale, non è omogenea. Vi è un
nucleo monolitico, certamente antico, che comprende il torso con la parte
superiore delle cosce, il braccio destro con la mano e la maggior parte dei
pomi delle Esperidi, e la spalla sinistra: tutto ciò è ricavato da un blocco
di marmo bianco a grana fina con ampie chiazzature grigio-azzurre e
rosate. Il resto è frutto di ricomposizione ο restauro.
È antica la parte interna del plinto, che è solidale con i piedi della
figura, con la testa di toro e forse anche col sostegno in forma di tronco
d'albero presso la gamba destra. Il nucleo originale del plinto è diviso in
due parti, lavorate separatamente. In origine esse dovevano essere unite
da grappe metalliche, che in età mo'derna sono state sostituite, ο ricopert
e, con due tasselli di marmo a coda di rondine, visibili tra i piedi di Erco- FARNESE RITROVATO ED ALTRI TIPI DI ERACLE IN RIPOSO 381 IL
Illustration non autorisée à la diffusion
Fig. 1 - Caserta, Palazzo Reale, B. 7.1. 382 PAOLO MORENO
le. Si può dunque pensare che già in antico il colosso non fosse monolitic
o, essendo state lavorate in un blocco a parte, con la rispettiva sezione
del plinto, la gamba sinistra di Èrcole, la testa di toro, la clava, la leontea
ed il braccio sinistro.
Sono di restauro, in marmo bianco statuario di Carrara, le facce
esterne del plinto; nel piede destro il mignolo, l'indice e l'alluce, la sezio
ne tra il collo del piede e la gamba, la parte alta anteriore della coscia,
con una sottile sezione di tutta la coscia, all'altezza in cui termina il soste
gno laterale ; nel piede sinistro, le prime tre dita e la punta del mignolo, la
sezione sopra il collo del piede, nella gamba la sezione sotto il ginocchio,
una grossa scheggia sulla rotula, nella coscia la di raccordo con
l'anca; nella mano destra, la parte superiore dei pomi delle Esperidi; nel
la mano sinistra il pollice, l'indice ed il medio; il collo e la testa; nella
protome del toro, l'orecchio sinistro e le corna; nella leontea, i due artigli
più avanzati della zampa anteriore destra e parte del terzo, la parte infe
riore della zampa sinistra, la mascella destra, schegge sull'orlo all'altezza
del ginocchio di Èrcole; nel sostegno presso la gamba destra, la parte
posteriore in alto, con parte del tronco d'albero e della sezione terminale
inferiore della custodia per l'arco.
In età moderna è stato inoltre scalpellato l'orecchio destro del toro, e
coperto il sesso con una foglia.
Il trattamento delle superfici antiche è per larghi piani. La muscolat
ura è resa organicamente, con senso della misura, pur nelle proporzioni
grandiose. Le vene sul ventre sono appenna accennate, mentre appaiono
esaltate sul braccio sinistro, che potrebbe essere stato rilavorato. I valori
pittorici sono concentrati nel gruppo laterale con la testa di toro sormont
ata dalla clava e dalla spoglia leonina. Profonde ombre segnano i risvolti
e le cavità della leontea, a contrasto con la massa della clava. Il sottosqua
dro è

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