L Uffiziolo di Madonna rilegato da Benvenuto Cellini - article ; n°1 ; vol.29, pg 329-339
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L'Uffiziolo di Madonna rilegato da Benvenuto Cellini - article ; n°1 ; vol.29, pg 329-339

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Description

Mélanges d'archéologie et d'histoire - Année 1909 - Volume 29 - Numéro 1 - Pages 329-339
11 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1909
Nombre de lectures 15
Langue Italiano

Extrait

M. Pietro Fedele
L'Uffiziolo di Madonna rilegato da Benvenuto Cellini
In: Mélanges d'archéologie et d'histoire T. 29, 1909. pp. 329-339.
Citer ce document / Cite this document :
Fedele Pietro. L'Uffiziolo di Madonna rilegato da Benvenuto Cellini. In: Mélanges d'archéologie et d'histoire T. 29, 1909. pp.
329-339.
doi : 10.3406/mefr.1909.7004
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-4874_1909_num_29_1_7004DI MADONNA L'UFFIZIOLO
RILEGATO DA BENVENUTO CELLINI
11 5 aprile del 1536 Ciurlo V. tornando vittorioso dall'impresa
di Τ musi, entrava trionfalmente in Roma, «ria dimentica deirli orrori
e delle devastazioni che, appena nove anni prima, essa aveva sof
ferto dalle soldatesche imperiali. Se a Napoli Γ imperatore era stato
accolto splendidamente, ed i migliori artisti del tempo, come Giro-
lamo Santaeroee. O-iovanni da Noia ed Andrea da Salerno si erano
adoprati a rendere solenni .irli apparati di festa '. Roma che era
ancora il centro della cultura artistica italiana, dovette offrire all'im
peratore uno spettacolo di pompa e di bellezza incomparabile.
« Aspettandosi uno imperatore, in ima Roma,, da uno [tapa, stava,
oprili uno con speranza di vedere cose majrnifiche » 2. Va\ invero i
preparativi, furono oltremodo grandiosi. [ maestri delle stra.de. La
tino O-io venale Mannetti. ed Angelo del Bufalo, ai f|iiali era- stato
airidunto come sottomaestro L'architetto Bartolomeo lìaronino, si
erano posti alacremente all'opera per allargare ed abbellire la strada
per la quale doveva passare il corteo imperiale. .Secondo il Rabelais,
non meno di duecento case furono demolite e tre ο quattro chiese '.
1 Cf. (i. De Leva, Storia tloamientata di Carlo V, voi. [II, Venezia.
1867, p. 159. Su Carlo V in Napoli cf. Torraca in Rassegna settimanale,
l.y<Sl ed Archi-rio storico V-'i' la- Province Napoletane, VII, ì>i>ò sgjr.
2 (Jf. D. Orano, II diario di Marcello Alberini in Arclvir/io d. R. Soc
ietà- Tiomana di Storia patria,. XIX. 42.
3 F. Rabelais, Lettres écrites pendant son voyage en Italie, in Œuvres,
ed. H. Burgaud, Paris, 1870-73, II, 588 s g. L'autore più recente che tratti
del trionfo di Carlo V con molte nuove e preziose notizie, è E,. Lanciani, 330 l'uffiziolo di madonna
tanto che, scriveva l'Alberini \ « in molti lochi la cittate ha mutato
forma ». La via trionfale, dalla porta di S. Sebastiano per la quale
doveva entrare l'imperatore che veniva da Napoli, fino a S. Pietro,
era un seguito di pitture allegoriche, di trofei e di archi: mirab
ile quello descrittoci dal Vasari nella vita di Antonio da Sangallo,
e di Battista Franco, inalzato al palazzo di S. Marco « in sull'ul
timo canto che volge alla piazza principale », con colonne « messe
d'argento » e capitelli intagliati « con bellissime foglie, messi
d'oro » 2. Ne era stato architetto Antonio da Sangallo: lo avevano
ornato di pitture Francesco Salviati, Martino Heemskerk, ed altri
insigni artisti. Non s'era mai veduto arco trionfale « il più superbo
ne il più proporzionato », come dice il Vasari. Furono spesi a co
struirlo più di ventitremila ducati3!
Il papa che ai preparativi per i festeggiamenti prendeva una
parte vivissima, avendo in animo di fare un dono ali' imperatore,
si era consigliato con Benvenuto Cellini, il quale aveva suggerito
di donare a Carlo V una croce d'oro con un Cristo, adorna di tre
figurette d'oro, la Fede, la Speranza e la Carità, che il Cellini aveva
già incominciato per un calice di papa Clemente VII 4. Piacque
Storia, degli scavi di Eoma, vol. Π, 1903, p. 58 sgg. Vedi ivi la biblio
grafia sull'argomento. Gf. ora anche l'opera del Pastor, pubblicata mentre
correggevo le bozze, Geschichte Papst Pauls III., 1909, p. 170 sgg.
1 Op. cit., p. 44.
2 Vasari, Le vite, ed. Milanesi, V, 464: I. Dengel, Geschichte des Pa-
lii.zzo di S. Marco, genant Palazzo di Venezia, Leipzig, 1909, p. 97 sg.
3 Lanciani, op. cit., p. 63; Id., The golden days of the Renaissance
in Bom,, London, 1907, p. Ill sg.
4 Vita di Benvenuto Cellini, ediz. Bacci, Firenze, 1901. p. 174. Nel
Trattato dell'oreficeria, ed. Milanesi, Firenze. 1893, p. 53 sg., il Cellini
descrive questa croce con maggiori particolari : « A me pareva che il
papa dovessi donare all'imperatore un bel Crocifisso d'oro posto in su
una croce di lapislazzulì...; et il piede di questa croce fussi d'oro ricc
amente lavorato, et adornato di gioie, secondo il valore che piaceva a
Sua Santità. E perche io avevo tre figure d'oro già fatte con grandis
simo studio, le qual figure sarieno servite per una maggior parte del
piede della detta croce ». RILEGATO DA BENVENUTO CELLINI 331
grandemente la proposta a Paolo III ; ma messer Latino Griovenale,
con »rande sdegno di Benvenuto, fece mutar proposito al pontefice:
ed alla croce ideata dal Cellini, si preferì « uno ufitiuolo di Ma
donna, il quale era miniato maraviglio.samente, e ch'era costo al
cardinal de' Medici a farlo miniare più di dumila scudi; e questo
sarebbe a proposito per fare un presente alla imperatrice, e che
allo imperadore farebbon poi quello che havevo ordinato io, che
veramente era presente degnio di lui ; ma questo si faceva per haver
poco tempo, perché lo imperadore s'aspettava in Roma in fra un
mese e mezzo. Al ditto libro voleva fare una coperta d'oro mas-
sieio, ricchamente lavorata, e con molte gioie addorna. Le gioie
valevano incirca sei mila scudi: di modo che, datomi le gioie e
l'oro, messi mano alla ditta opera, e sollecitandola, in brevi giorni
io la feci comparire di tanta bellezza, che il papa si maravigliava,
e mi faceva grandissimi favori, con patti che quella bestia del'
luvinale non mi venissi intorno ».
Messer Latino f-J-iovenale de' Mannetti al quale il Cellini dava
così allegramente della bestia e del pazzo ', non era poi l'ultimo
fra i Romani del suo tempo. Tenne le più alte cariche del comune:
fu priore dei caporioni, maestro delle strade, conservatore, commiss
ario generale delle antichità romane. Compose versi latini e volgari,
e fu in corrispondenza col Bembo, col Berni. col Bibbiena, col Casti-
glione, insomma con i principali, scrittori del suo tempo 2. Ma il
Cellini non guardava tanto per il sottili;, e non aveva poi tutti i
torti, se veramente, come egli ci narra, non contento il C-Jlovenale
di aver « disturbato » tutto quello che egli aveva ordinato di fare
d'accordo col pontefice, aveva anche tentato di soppiantare il Cellini,
affidando l'opera dell'uffiziolo ad un altro orefice.
1 « Messer Ladino haveva una gran vena di pazo ». Cellini, Vita, p. 174.
2 Cf. (τ. Marini, Begli Archiatri Pontifiai. Roma. 1H74, I, p. 384 sg. ;
D. Orano, op. cit., p. 44, η. 4; Lanciani, op. cit., p. 33 ed altrove. ■
L'UFFIZIOLO DI MADONNA ?j\2
Quando l'imperatore giunse in Roma, l'opera del Cellini << ricea
di assai figure e fogliami e smalti e gioie » non era ancora compiuta.
E cosi imperfetta fu presentata a Carlo V dallo stesso artista, il
quale nel suo breve discorso all'imperatore disse che il libro era
« scritto a mano e miniato jjer man ο de il maggior liuomo die mai
facessi tal professione ». — « II libro m'è grato e voi anchora »,
rispose Carlo V all'artista, e si distese poi in ragionamenti « di
molte diverse cose tutte virtuose e piacevoli ». Dopo la partenza
di Carlo V da Roma, il Cellini attese a finire il libretto che fu poi
mandato, per un nipote del pontefice 1, all'imperatore che « l'ebbe
gratissimo ».
Nel trattato Ό eli' Oreficeria 2 il Cellini ripete, con lievi varianti,
lo stesso racconto. Degna di nota è la notizia che l'uttiziuolo di
Madonna, miniato, del quale volle servirsi Paolo III, lo « aveva fatto
fare il cardinal Ippolito de' Medici per donare alla signora (riulia
di casa (ìonzaga ».
Ippolito de' Medici, figliuolo naturale del duca di Xemours, Giu
liano, nipote di Leone X e di Clemente VII dal quale ebbe la por
pora cardinalizia, ci sta vivo dinanzi nel meraviglioso ritratto di
palazzo Pitti che ne dipinse il Tiziano, in abito di guerriero ungher
ese. Cardinale, soldato valoroso, poeta non inelegante, traduttore
di Virgilio, amante della musica e della vita gaia e spensierata,
1 Sforza Sforza, figlio di Costanza Farnese e del conte di Santafiora.
Cf. Cellini, Vita, p. 180, η. 21. Il libretto fu mandato all'imperatore nei
primi di giugno del 1536. Nei registri della Tesoreria Segreta di Paolo III,
1536-1588, fol. 27 a si legge in proposito la seguente notizia: « a di 4
giugno 1536. Et più due. uno b. diece a messer Pier Giovanni ["Aleotto,
guardarobba] per taffetà comprato per lo offitiolo che sua Santità manda
allo Imperatore, et per una borsa di cordovano per lo detto ->. Cf. Leon
Dorez, Psautier de Paul III. lieprod/action des peintures et des initiales
du man

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