Peschiere romane - article ; n°1 ; vol.111, pg 51-66
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1999 - Volume 111 - Numéro 1 - Pages 51-66
Letizia Rustico, Peschiere romane, p. 51-66. Dopo la monografia sul tema dell'itticoltura nell'antichità che conteneva l'analisi territoriale di sette peschiere nel tratto di costa dell'Etruria meridionale, si è da più parti auspicata la redazione di un lavoro esaustivo, finalizzato a conferire agli impianti di piscicoltura del litorale tirrenico una importanza peculiare che, finora, è stata loro negata. Si sta dando corso quindi a questo nuovo studio, distinto in due fasi. In primo luogo è stato elaborato un censimento dei complessi ancora oggi esi- stenti, non ancora riconosciuti o purtroppo cancellati dai drastici interventi compiuti sul litorale, ma dei quali restano tracce nella bibliografia, nelle immagini d'epoca o nella letteratura antica. Nella maggior parte dei casi è stata redatta una documentazione grafica in scala 1:100 con la caratterizzazione dei particolari tecnico-costruttivi. Si propongono, infine, due esempi di peschiere, prive per ora dell'apparato critico e deU'indagine storico-archivistica che confluiranno nella prossima monografia.
16 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1999
Nombre de lectures 39
Langue Romanian

Extrait

Letizia Rustico
Peschiere romane
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 111, N°1. 1999. pp. 51-66.
Riassunto
Letizia Rustico, Peschiere romane, p. 51-66.
Dopo la monografia sul tema dell'itticoltura nell'antichità che conteneva l'analisi territoriale di sette peschiere nel tratto di costa
dell'Etruria meridionale, si è da più parti auspicata la redazione di un lavoro esaustivo, finalizzato a conferire agli impianti di
piscicoltura del litorale tirrenico una importanza peculiare che, finora, è stata loro negata. Si sta dando corso quindi a questo
nuovo studio, distinto in due fasi. In primo luogo è stato elaborato un censimento dei complessi ancora oggi esi- stenti, non
ancora riconosciuti o purtroppo cancellati dai drastici interventi compiuti sul litorale, ma dei quali restano tracce nella bibliografia,
nelle immagini d'epoca o nella letteratura antica. Nella maggior parte dei casi è stata redatta una documentazione grafica in scala
1:100 con la caratterizzazione dei particolari tecnico-costruttivi. Si propongono, infine, due esempi di peschiere, prive per ora
dell'apparato critico e dell'indagine storico-archivistica che confluiranno nella prossima monografia.
Citer ce document / Cite this document :
Rustico Letizia. Peschiere romane. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 111, N°1. 1999. pp. 51-66.
doi : 10.3406/mefr.1999.2068
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1999_num_111_1_2068LETIZIA RUSTICO
PESCHIERE ROMANE
Nel 1994 usciva a cura dell'ENEL una monografia1 dedicata in parte al
tema dell'itticoltura nell'antichità, e in parte all'analisi territoriale di sette
peschiere romane dislocate lungo le coste dell'Etruria meridionale2. Se il
primo argomento è stato svolto per esigenze editoriali in maniera generica,
affrontando solo per grandi linee lo sviluppo della pratica di allevamento
delle varie specie ittiche presso le principali civiltà mediterranee, si è
voluto dare, d'altra parte, un maggior peso al fenomeno esclusivamente
romano, stigmatizzato dalle fonti antiche come una vera e propria mania,
di adibire grandiosi bacini artificiali in riva al mare per la coltura di pesci e
molluschi. Per questo motivo la seconda parte della pubblicazione com
prendeva l'indagine approfondita di alcuni impianti marittimi di piscicol
tura, corredata dal rilievo diretto e da ipotesi sul loro funzionamento.
Il volume, tuttavia, come spesso accade nel caso in cui l'editore è un
ente non direttamente interessato a problematiche archeologiche, è stato
stampato con una tiratura limitata, priva di un piano commerciale, e non
ha avuto, pertanto, una adeguata diffusione.
In seguito alla insistenza e alla sollecitazione dei colleghi per estendere
e completare la ricerca3, già da tempo chi scrive, in collaborazione con
Barbara Belelli Marchesini, sta lavorando a uno studio complessivo finaliz-
1 L. Giacopini, B. Marchesini e L. Rustico, L'itticoltura nell'antichità, Roma,
1994.
2 Nel territorio preso in esame, più esattamente nella centrale ENEL di Torre
Valdaliga è attivo un centro sperimentale di itticoltura che sfrutta le acque reflue del
circuito termoelettrico, opportunamente raffreddate. Questa parte di litorale era sta
ta inoltre oggetto di ricerca da parte delle autrici, per una attività di catalogazione in
collaborazione con la Soprintendenza archeologica per l'Etruria meridionale.
3 Desidero ringraziare su tutti Piero Gianfrotta, che già nella prima monografia
ha avuto parole di elogio per il metodo e le finalità dell'indagine e che continua a d
imostrare il suo interesse di studioso perché venga portato a termine un lavoro esaus
tivo sulle peschiere romane. Nel frattempo mi ha invitato a partecipare al seminario
di studi La saveur de la mer : luxe et consommation des produits de la mer organizzato
dall'École française de Rome il 25 e 26 maggio 1998, dove ho presentato questo in
tervento.
MEFRA - 111 - 1999 - 1, p. 51-66. 52 LETIZIA RUSTICO
zato, questa volta, all'analisi degli impianti di piscicoltura presenti lungo il
litorale tirrenico, tentando di conferire a queste strutture, peculiari per d
islocazione e realizzazione tecnica, l'importanza di classe monumentale a
sé stante che finora la letteratura archeologica ha loro negato.
La fase iniziale del lavoro ha previsto l'elaborazione di un censimento
delle peschiere ancora oggi esistenti o, purtroppo, cancellate da incontroll
ati e drastici interventi sul litorale, ma delle quali resta ancora testimo
nianza nella bibliografìa ο anche solo in qualche foto d'epoca4. Più rara
mente è la sola notizia delle fonti a costituire l'indizio dell'esistenza delle
peschiere che vengono indicate dagli autori antichi come proprietà di per
sonaggi famosi dell'aristocrazia romana ο di rango imperiale. Questo gene
re di riferimenti risultano circoscritti per lo più all'area dei Campi Flegrei,
dove il livello di immersione delle strutture antiche, a causa del bradisi
smo, rende diffìcile il riconoscimento degli impianti di piscicoltura5.
Nella maggior parte dei casi, per fortuna, l'entità dei resti archeologici
ο la necessità di un aggiornamento della situazione già esistente hanno
reso possibile e indispensabile l'esecuzione di rilievi grafici in scala 1 : 100
con la caratterizzazione dei particolari tecnico-costruttivi. I rilievi, effet
tuati su base analitica topografica, hanno tutti un orientamento relativo e,
ove è stato possibile, presentano un rapporto di quote assolute sul livello
del mare6.
Il metodo applicato in questa indagine è il riflesso dell'indirizzo di stu
di intrapreso da Ferdinando Castagnoli, a cui va il mio ricordo affettuoso, e
messo in atto in alcuni volumi della Forma Italiae1 che hanno costituito un
4 II caso più emblematico è costituito da tre bellissime peschiere lungo il tratto
di costa di Nettuno cancellate dall'opera di ripascimento delle spiagge a fini turistici
delle quali restano la pubblicazione di L. Jacono, Piscinae in litore constructae, in
NotSc, 1924, p. 333-340. Su queste strutture cfr. da ultimo P. A. Gianfrotta, Le pes
chiere scomparse di Nettuno, in Atti del Convegno nazionale di archeologia subacquea
(Anzio 1996), Bari, 1997 p. 21-24.
5 Per quanto riguarda questa area il censimento delle peschiere si è basato sulle
indicazioni, generiche, della tradizione letteraria, mentre il riscontro diretto di
queste strutture si deve all'eccezionale lavoro di documentazione scaturito dalle in
dagini subacquee in corso ormai da molti anni. Cfr. da ultimo G. Di Fraia, Baia som
mersa. Nuove evidenze topografiche e monumentali in Archeologia subacquea, I,
Roma, 1993, p. 21-53; E. Scognamiglio, Aggiornamenti per la topografia di Baia som
mersa, in Archeologia subacquea, II, Roma, 1997, p. 35-45.
6 II reticolo dei punti topografici e il raccordo con i capisaldi moderni sono stati
effettuati dall'arch. Roberto Di Re e dalla collega Alessandra Pollio a cui va la mia r
iconoscenza.
7 F. Castagnoli, Astura, in Studi romani, XI, 1963, n. 6, p. 637-644; G. Lugli
Circeii, Roma, 1928 (Forma Italiae. Regio I, volumen I, pars secundo); P. Mingazzini e PESCHIERE ROMANE 53
imprescindibile punto di partenza per l'avvio dell'analisi territoriale. Altra
opera considerata fondamentale è lo studio di Giulio Schmiedt su una serie
di strutture litoranee, tra cui moltissimi esempi di peschiere, distribuite
dalla Liguria alla Sicilia e corredate da una notevole documentazione grafi
ca e fotografica8. Tuttavia la metodologia d'indagine dello Schmiedt riguar
do all'aumento di livello del mar Tirreno, è ormai superata e non completa
mente condivisibile. Le misurazioni su determinate parti delle peschiere,
considerate sicuramente emerse in antico come le crepidini, la sommità
dei muri di alcune suddivisioni interne ο la base delle cataratte, non sem
brano attendibili9. Nel prendere in considerazione gli impianti situati lun
go il litorale, sarebbe necessario, invece, dare un peso rilevante ai fenomeni
locali di erosione, e di insabbiamento, dovuti anche alla costruzione di
opere marittime moderne che hanno alterato quella parte di territorio co
stiero ove insistono le strutture antiche10, e comunque analizzare la natura
geomorfologica del sito e i movimenti a cui sono soggetti i fondali e le piat
taforme costiere, cercando di circoscrivere l'area archeologica presa in esa
me.
In preparazione dell'indagine sul campo, lo studio delle peschiere del
mar Tirreno, ha previsto la raccolta, sistematica e rigorosa, delle fonti anti
che e delle notizie, a volte eterogenee e contrastanti, desunte dalla biblio
grafia recente sull'argomento. Parallelamente è stata avviata una ricerca di
immagini territoriali consistenti in cartografia d'archivio, mappe catastali,
F. Pfister, Surrentum, Firenze, 1946 (Forma Italiae. Regio I, volumen II); P. A. Gian-
frotta, Castrum Novum, 1972 {Forma VII, VII); F. Pic-
carreta, Astura, Firenze, 1977 {Forma Italiae. Regio I, volumen X

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