Un problema di topografia storica alle porte di Panormos antica . Lectio facilior o lectio difficilior - article ; n°2 ; vol.103, pg 377-404
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Un problema di topografia storica alle porte di Panormos antica . Lectio facilior o lectio difficilior - article ; n°2 ; vol.103, pg 377-404

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1991 - Volume 103 - Numéro 2 - Pages 377-404
Paolo E. Arias et Gaetano Pottino, Un problema di topografia storica alle porte di Panormos antica. Lectio facilior o lectio difficilior ?, p. 377-404. Si confuta la tesi che identifica l'Eircte di Polibio (ove sarebbe avvenuto nel 247 a.C. lo sbarco di Amilcare) o con il promontorio del Pellegrino o con il monte Castellazzo. Il Pottino, alla luce delle indicazioni di Polibio, suppone di avère individuato la località dello sbarco sulla costa di ponente del Golfo di Castellamare tra il fiume Nocella e Punta Raisi. Nel vasto altipiano del Palmita stanno i resti dei fortini cartaginesi e dei basamenti delle palizzate a protezione delle truppe mercenarie. A cinque stadi, proprio corne indicato da Polibio, nell'altipiano di Mircene, si trova la pars antica dei castra roma- (v. rétro) ni ; e le pendici di ponente del monte Pecoraro, delimitante Mircene, ospitano la pars postica. È un accampamento proporzionato aele ingenti forze del nemico, ed è identico allo schéma polibiano.
28 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1991
Nombre de lectures 54
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 3 Mo

Extrait

Paolo E. Arias
Gaetano Pottino
Un problema di topografia storica alle porte di Panormos antica .
Lectio facilior o lectio difficilior
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 103, N°2. 1991. pp. 377-404.
Riassunto
Paolo E. Arias et Gaetano Pottino, Un problema di topografia storica alle porte di Panormos antica. Lectio facilior o lectio difficilior
?, p. 377-404.
Si confuta la tesi che identifica l'Eircte di Polibio (ove sarebbe avvenuto nel 247 a.C. lo sbarco di Amilcare) o con il promontorio
del Pellegrino o con il monte Castellazzo.
Il Pottino, alla luce delle indicazioni di Polibio, suppone di avère individuato la località dello sbarco sulla costa di ponente del
Golfo di Castellamare tra il fiume Nocella e Punta Raisi. Nel vasto altipiano del Palmita stanno i resti dei fortini cartaginesi e dei
basamenti delle palizzate a protezione delle truppe mercenarie. A cinque stadi, proprio come indicato da Polibio, nell'altipiano di
Mircene, si trova la pars antica dei castra roma-
(v. retro) ni ; e le pendici di ponente del monte Pecoraro, delimitante Mircene, ospitano la pars postica. È un accampamento
proporzionato aele ingenti forze del nemico, ed è identico allo schema polibiano.
Citer ce document / Cite this document :
E. Arias Paolo, Pottino Gaetano. Un problema di topografia storica alle porte di Panormos antica . Lectio facilior o lectio
difficilior. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 103, N°2. 1991. pp. 377-404.
doi : 10.3406/mefr.1991.1722
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1991_num_103_2_1722AVANT ROME L'ITALIE
PAOLO E. ARIAS ET GAETANO POTTINO
UN PROBLEMA DI TOPOGRAFIA STORICA
ALLE PORTE DI PANORMOS ANTICA
LECTIO FACILIOR Ο LECTIO DIFFICILIOR?
In un'antica e ben nota memoria di Johannes Schubring che tutti i
« sicilianisants » (per dirla con un termine caro ai nostri amici francesi)
conoscono, l'autore conclude, dopo una accurata e diretta perlustrazione
del non facile periplo intorno al Monte Pellegrino : « La descrizione poli-
biana punto per punto corrisponde alle contrade menzionate del Monte
Pellegrino»1. L'allusione, come sanno gli studiosi di topografia, si riferi
sce ai noti passi del I libro delle Storie di Polibio che qui rileggiamo.
1,56,1-11 :
«Dopo questi avvenimenti i Cartaginesi dessero loro stratego Amilcare,
soprannominato Barca e gli affidarono il comando della flotta. 2. Avendo
preso le forze navali, si diresse a saccheggiare l'Italia. Era il diciottesimo
anno della guerra. 3. Dopo avere saccheggiato la Locride ed il Bruzio, ritor
nò e sbarcò con tutta la flotta nei dintorni di Palermo e si impadronì del
luogo detto «Heirkte» che si trova fra Erice e dal lato del mare; che sembra fra gli altri da preferire assai rispetto agli altri per la sicu
rezza degli eserciti e per una permanenza degli accampamenti. 4. Esiste
infatti un monte ripido tutto all'intorno che si eleva a conveniente altezza sul
circostante territorio. Il suo perimetro dal basso all'alto fino alla corona non
è inferiore a cento stadi; sotto di essa il circostante terreno è fornito di buon
i pascoli ed è adatto alle colture, difeso bene dalle brezze marine, del tutto
privo di animali nocivi. 5. È delimitato tutto intorno sia dalla parte del mare
che da quella dell'entroterra da precipizi inabbordabili, mentre le parti
intermedie richiedono un'opera di difesa scarsa e breve. 6. Esiste pure in
questo (monte) un mammellone che serve da acropoli e anche di vedetta su
tutto il territorio circostante. 7. Domina inoltre opportunamente una baia
sulla rotta da Drepanon a Lilybaion in direzione dell'Italia, nella quale vi è
abbondanza di acqua perenne. 8. Possiede in tutto tre strade di accesso,
assai disagevoli, due dalla parte di terra ed una dal mare. 9. Amilcare, dun-
1 Schubring Historische Topographie von Panormos, I prog., Lubecca, 1870,
p. 24 sq.
MEFRA - 103 - 1991 - 2, p. 377-404. 378 PAOLO E. ARIAS ET GAETANO POTTINO
que, avendo posto l'accampamento in modo rischioso, non avendo in com
penso una città propria né alcuna altra speranza, essendosi collocato da solo
in mezzo ai nemici, tuttavia procurò ai Romani attacchi non lievi né occasion
ali, e pericolosi. 10. Anzitutto, infatti, spingendosi da quel luogo per mare,
saccheggiava il litorale italico fino al territorio dei Cumani. 11. In secondo
luogo, dalla parte di terra, poiché i Romani si erano accampati prima della
città di Palermo circa cinque stadi di fronte a lui, sostenne molti e diversi
attacchi per terra durante tre anni. Non è possibile raccontarli per iscritto in
dettaglio ».
La altre due testimonianze di Diodoro non hanno davvero la consi
stenza di quella polibiana, ma vanno ricordate; la prima (XXII, 10,4) è
inserita nella descrizione dell'avanzata in Italia ed in Sicilia di Pirro (e,
quindi, si tratta di un evento naturalmente posteriore a quello polibia-
no) :
«Avendo collocato un nucleo di guardia nella città (Erice) proseguì per
Iatia (Monte Jato) celebre per la sua fortezza, situata in luogo favorevole per
attaccare Panormo. Gli latini avendolo volentieri accolto, subito giunse alla
città di Panormo, che ha il più bel porto della Sicilia dal quale prende il
nome. Anche questa la conquistò con la forza, ed essendosi impadronito del
la fortezza del luogo chiamato Heirkte prese il sopravvento su tutto il domin
io cartaginese, ad eccezione di Lylibaion».
Di una fortezza chiamata «Herkte», fra Hermai e Lipari, parla anco
ra Diodoro (XXIII, 20) :
«Invano assalita dai Romani con quattromila uomini e mille cavalieri».
Ma la identificazione non è davvero chiara, e non ci sembra che
abbia da fare con quella di Polibio, se non per l'identità del toponimo.
Non è da dimenticare che il nome ha significato che si può applicare
anche a simili situazioni topografiche, come vedremo.
Il problema dell'identificazione del luogo, dove, per almeno tre anni
(247-244 a.C. circa), i Cartaginesi si accamparono sotto la guida di Amilca-
re alle porte di Palermo, è stato sempre considerato fondamentale per la
topografia palermitana. Già prima di Schubring, a partire dal XVIII secol
o l'elenco degli interessati è lungo : dal Fazello al Massa, al Cluverio, a
Vito Amico all'Amari, ecc. Non staremo qui a riprenderlo, perché non
faremmo che ripetere idee che appartengono alla storia di una ricerca
erudita che molto spesso non si è preoccupata di verificare sul terreno la
situazione. Ma lo Schubring, che pure fu certamente sul luogo, ha fondat
o una teoria che mette in primo piano quel tipico monte da tutti conside
rato così caratteristico della grande baia palermitana, cioè il Pellegrino. E PROBLEMA DI TOPOGRAFIA STORICA ALLE PORTE DI PANORMOS ANTICA 379 UN
da quel momento, il promontorio2 continuò tenacemente ad essere la
soluzione decisiva. Venne tirato in ballo il « Porto », considerato Mondello,
attraverso il quale «le vettovaglie predate in Italia. . . venivano fatte giun
gere da Amilcare sul monte per mezzo dell'Allaura». . . in esso [Monte]
Amilcare si accampò col suo esercito e da lì ora si muoveva con la sua
flotta per saccheggiare la costa della Campania, ora si dava alla guerri
glia nella pianura di Palermo» (da Mondello, si badi, sotto gli occhi dei
Romani, mettendosi nella loro trappola, appena sbucava dai due unici
sentieri che poteva percorrere) «combattendo in ogni modo con scara
mucce, tendendo imboscate, adoperando stratagemmi»3. È chiaro che qui
lo studioso si riferisce agli « attacchi occasionali e pericoli » menzionati da
Polibio (1,56,9) : όμως ού μικροώς ουδέ τους τυχόντας 'Ρωμοαίοις αγώνας
και κινδύνους παρεσκεύασε.
È veramente singolare che nei decenni intercorsi fra le idee dello
Schubring e gli interventi di questi ultimi anni, nessuno abbia considerata
fondamentale la lunga critica che il Kromayer rivolgeva alla monografia
siciliana del 1870 su questo punto, e non ne abbia tenuto conto. L'analisi
puntuale del Kromayer è conosciuta (almeno, è citata) ma sembra pro
prio che non sia stata letta.
È per questo che ne riferiamo qui nella speranza, poi, di pubblicarla
in Italia, nella traduzione da noi fatta, ancora oggi di fondamentale
importanza per il nostro problema.
Rileggendo quel capitolo dedicato a Schubring4 appaiono subito
l'acribia critica e la finezza delle considerazioni topografiche generali
proprie dello studioso. Egli inizia la salita dalla cosiddetta 'scala'. I due
visitatori, lui e l'inseparabile Veith (coautore e compagno di sopraluoghi
2 Cfr. J. Schubring e V. Giustolisi, Panormos, I, Palermo, 1987, con dettagliata
descrizione dello stato dei luoghi, ma in un contesto che non si accorda con le
testimonianze di Polibio.
3 Per la serie dei sostenitori del ruolo del Monte Pellegrino nell'assedio carta
ginese, si veda fra l'altro: A. Holm Geschichte Siziliens, III, 1, 161, 83; G. De San-
ctis, St

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