Note sui criptoportici pubblici in Campania - article ; n°1 ; vol.14, pg 143-165
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Description

Publications de l'École française de Rome - Année 1973 - Volume 14 - Numéro 1 - Pages 143-165
La description et l'étude des cryptoportiques de Suessa, Allifae et Capua, s'élargit en une réflexion sur le problème de la fonction des cryptoportiques à trois ailes avec l'examen d'éléments comparables à Narbonne, Aoste, Arles, Minturnae, etc.
23 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

Informations

Publié par
Publié le 01 janvier 1973
Nombre de lectures 253
Langue Romanian
Poids de l'ouvrage 2 Mo

Extrait

Werner Johannowsky
Note sui criptoportici pubblici in Campania
In: Les cryptoportiques dans l'architecture romaine. Actes du Colloque de Rome (19-23 avril 1972). Rome : École
Française de Rome, 1973. pp. 143-165. (Publications de l'École française de Rome, 14)
Résumé
La description et l'étude des cryptoportiques de Suessa, Allifae et Capua, s'élargit en une réflexion sur le problème de la fonction
des cryptoportiques à trois ailes avec l'examen d'éléments comparables à Narbonne, Aoste, Arles, Minturnae, etc.
Citer ce document / Cite this document :
Johannowsky Werner. Note sui criptoportici pubblici in Campania. In: Les cryptoportiques dans l'architecture romaine. Actes du
Colloque de Rome (19-23 avril 1972). Rome : École Française de Rome, 1973. pp. 143-165. (Publications de l'École française
de Rome, 14)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1973_act_14_1_1590WE KNEE JOHANNOWSKY
NOTE SUI CRIPTOPORTICI PUBBLICI IN CAMPANIA
La description et l'étude des cryptoportiques de Suessa, Allifae et Capua, s'élargit en une
réflexion sur le problème de la fonction des cryptoportiques à trois ailes avec l'examen d'éléments
comparables à Narbonne, Aoste, Arles, Minturnae, etc.
I criptoportici pertinenti a complessi non privati individuati finora in Camp
ania sono relativamente numerosi e per la maggior parte abbastanza significativi
per la loro cronologia relativamente alta.
Ad un primo gruppo appartengono quelli a tre ali senza ambienti laterali, di
cui sono noti finora tre esempi, a Suessa (Aurunca) i1), ad Allifae (2), e a Capua (3).
Salvo quest'ultimo, a navata unica, essi rientrano nella categoria a due navate di
vise da pilastri, di cui sono noti altri significativi esempi oltre che in Italia in alcune
province (4). Tutti e tre hanno in comune dei lucernari verso l'area da essi circo
scritta, ma mentre a Suessa e apparentemente anche a Capua questi si aprono nella
* I disegni dei quali non è indicata la provenienza sono eseguiti dalla disegnatrice Eva
Nardella.
(x) V. su questo E. Sacco, L'antichissima Sessa Pometia, Napoli, 1640; p. 37; T. De Masi,
Memorie istoriche degli Aurunci antichissimi popoli d'Italia e delle loro principali città Aurunca
e Sessa, Napoli, 1761 e 1771, p. 181; G. Tommasino, La dominazione degli Aurunci in Campania,
S. Maria C. V., 1925, p. 278 s.; A. Maiuri in Bend. Acc, Napoli, 1961, p. 55 s.
(2) V. sul criptoportico di Allifae G. F. Trutta, Dissertazioni storiche delle antichità Alifane,
Napoli, 1776, p. 152 s.; M.I. Merolla in Arch. Class. XVI (1964), p. 42 s.
(3) C.· Pellegrino, Antichità di Capua, Napoli, 1651, p. 000; A. Sanfelice, Campania notis
illustrata, Napoli, 1726, p. 27; A. S. Mazzocchi, In mutilum amphitheatri titulum, Napoli, 1727,
p. 141, 143; 0. Einaldo, Memorie istoriche della fedelissima, città di Capua, Napoli 1753 p. 236 s.;
G. Eucca Capua Vetere Napoli 1828 p. 32 s.; J. Beloch Campanien II ed. Breslau 1890 p. 348.
(4) V. su tale tipo soprattutto E.A. Staccioli in Bend. Lincei, 1954, p. 645 s. e in Latomus,
XVI (1957) p. 275 s. con bibliografia precedente. Gli esempi più significativi sono quelli di Aosta
(P. Barocelli, Forma Italiae, Eeg. XI (Transpadana), I Eoma, 1948, col. 149), di Arles (F. Benoît
in Arts et Livres de Provence, XXIII (1957), p. 107 s.) di Eeims (M.E. Wattiez, in Bull. Soc.
Arch. Champenoise, XL Vili (luglio -dicembre 1955), p. 115) cui si è aggiunto recentemente
quello di Conimbriga (J. Alarçâo in Archeology, XXIII (1970), p. 47 s.). Il criptoportico di Bavai
(ν. bibliografia in Staccioli, art. in Latomus), a tre navate, è una variante del tipo in questione.
io 144 WERNER JO HANNO WSKY
parte alta del muro, ad Allifae sono quasi verticali. A Suessa, dove la decorazione
è in gran parte conservata e a Capua, dove si ha memoria di decorazioni dipinte
anche figurate (x) e delle nicchie ornano il muro di fronte alle finestre, essi erano
evidentemente accessibili e nel primo caso i grafititi fanno supporre almeno la vic
inanza di un locale dove funzionava per un certo tempo una scuola (2). Invece ad
Allifae l'uso doveva essere puramente utilitario, come dimostrano l'intonaco assai
grossolano e la possibilità di accedervi solo per due cunicoli presso le estremità che,
insieme ad altri elementi, farebbero pensare ad una sua eventuale funzione di
cisterna.
A Suessa, dove il lato aperto è verso S., il braccio centrale è alquanto più lungo
degli altri e sulla spina centrale costituita da una serie di archi a pieno centro pog
giano delle volte a botte ad arco leggermente depresso (3). L'estremità del braccio E.,
appoggiato a strutture preesistenti, è in gran parte distrutta, mentre il O.,
non scavato, come del resto gli accessi originari e l'area centrale, è incorporato in
un fabbricato. Verso l'area compresa fra i tre bracci, in corrispondenza degli archi,
si aprono delle finestre (4) rettangolari strombate verso l'interno, che interrompono
la trabeazione e intaccano la volta e sono appaiate negli interassi ai due lati degli
angoli e, sempre verso lo spazio centrale, dovevano aprirsi, alle estremità dei bracci
minori, gli accessi. A S. i bracci minori del criptoportico raggiungono quasi il muro
di fortificazione, (5) il cui andamento dev'esser stato determinante per l'andamento
obliquo del braccio O., parallelo al pendio naturale, mentre sul lato opposto due
compartimenti a terrapieno in corrispondenza delle navate occupano il breve spazio
fino alla cortina in blocchi di tufo (6). Mentre i pilastri e i cunei degli archi sono in
blocchi di tufo grigiastro uniti senza malta, le altre strutture hanno paramenti in
(χ) Rucca, op. cit., parla di una pittura con Europa sul toro.
(2) Sui grafititi del criptoportico di Suessa v. M. della Corte, in Campania romana I, p. 187 s.
(3) All'interno il lato Ν misura m 75,90 e quello E m 40,70, la larghezza è di m 7,40,
e quella di ogni navata 3,25, il piede di misura usato è evidentemente quello romano (spina cen
trale spess. 3 p., ogni navata larga 11 p. = largh. tot. 25 p.). La spina centrale ha 14 arcate
a Ν e 8 a E.
(4) In corrispondenza della penultima arcata di ogni lato tali aperture sono due, come
ad Arles.
(5) È esclusa a priori ogni altra possibilità almeno per il braccio E.
(6) 11 muro di fortificazione a cortina unica, è conservato in più punti. La struttura originaria
è in assise regolari alte 0,59 di blocchi di tufo con disposizione alternata per testa e per taglio.
Una fase successiva con paramento in quasi-reticulatum di tufo con ricorsi orizzontali a risega
va invece datata ad età sillana. NOTE SUI CRIPTOPORTICI PUBBLICI IX CAMPANIA 145
rispetto alla parasta, dei capitelli in stucco del frigidario femminile delle terme
stabiane e del sacello per l'acqua del Nilo nel santuario di Iside a Pompei, che rien
trano nell'ultima fase del terzo stile, di età claudia inoltrata i1). Ma per il carattere
più manieristico della decorazione, di gusto ancora sostanzialmente classicistico, i
capitelli di Suessa sono più vicini ad alcuni fra quelli in marmo di dimensioni mi
nori, pertinenti anch'essi a paraste, a quelli di una decorazione della fase media
del terzo stile al museo di Napoli, in cui ritroviamo anche la palmetta con contorno
cuoriforme (2). D'altra parte l'altezza piuttosto notevole del fregio rispetto alle
altre membrature della trabeazione è un elemento assai tipico del terzo stile che
appare, fra l'altro, anche nella trabeazione in stucco, assai simile, del criptoportico
sotto Piazza Tani a Tivoli (3) e in molti monumenti di età giulio-claudia della ne
cropoli puteolana, nonché in numerose decorazioni dipinte, per non parlare della
scarsa rilevanza plastica e della prevalenza data alla linearità in tutta la decorazione.
Tutto ciò concorre a rendere probabile una datazione in età tiberiana ο claudia
non inoltrata, all'incirca nel periodo 20-40 d.C. Ma per la tecnica muraria è poco
probabile che questo sia anche il periodo di costruzione del criptoportico, anche se
un muro di rampa in quasi-reticulatum a piccoli conci, coperto dalle strutture del
braccio orientale (4) rende improbabile una datazione anteriore al 70 a.C. circa,
mentre d'altra parte non credo ad una contemporaneità con il vicino teatro, costruito
in buon opus reticulatum fra la fine della repubblica e l'età augustea (5).
Passando alla situazione urbanistica, ancora mal conosciuta a causa del restri
ngimento dell'area urbana nell'alto medio evo e della successiva espansione fra il
XIII e XV secolo, è tuttavia possibile delineare certi fatti in via d'ipotesi. Il cripto
portico si trova nella parte S. di un saliente delle fortificazioni, la cui prima fase, a
cortina unica in blocchi di tufo uniti senza malta, sarà da datare con ogni proba-
(!) Ronczewsky, in ΑΛ, 1931 cit., col. 43, fig. 35; col. 8, fìg. 12.
(2) R. Herbig, Nugae Pompeianorum, Tübingen, 1962, flg. 53-54.
(3) C. F. Giuliani, Forma Ital

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