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INTERVISTA A FIORENZO PELOSO, NOSTRO RAPPRESENTANTE IN NUOVA ZELANDA “Il carroccio piace anche all’estero” - Da sempre gli esponenti delle comunità italiane all’ estero lamentano scarsa attenzione verso i loro problemi. Può, sinteticamente, indicarmi i tre problemi che, a suo avviso, si devono risolvere prima possibile? In un mondo in cui tutti si lamentano per ogni cosa che non e’ gradita, e in cui tutti vorrebbero sempre essere al centro dell’attenzione, non mi riesce di aggregarmi al coro. Penso che l’attenzione la si guadagni quando si e’ propositivi e collaborativi, e quando davanti ai problemi da risolvere si sottopongano buone e chiare soluzioni. Troppo ovvio. Credo inoltre che il lamentarsi abitualmente per la mancata attenzione sia un’attitudine “poco tipicamente padana”. Fondamentalmente poi le comunita’ italiane all’estero dovrebbero scrollarsi di dosso la vetusta e logora immagine di essere i nostalgici depositari locali degli antichi valori del popolo di santi, eroi e navigatori con l’esclusivita’ “etnica” relativamente al bel canto e al buon cibo. Non se ne puo’ piu’, basta guardare una qualsiasi trasmissione di rai international per capire cosa intendo. Gli stereotipi sono un gran problema quando soffocano la volonta’ di comunicare con autenticita’. L’ Italia, ormai da tempo, si è aperta ad una immigrazione che rischia di mettere in pericolo le sue radici culturali e religiose e la sua struttura sociale.

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INTERVISTA A FIORENZO PELOSO, NOSTRO RAPPRESENTANTE IN
NUOVA
ZELANDA
“Il carroccio piace anche all’estero”
-
Da sempre gli esponenti delle comunità italiane all’ estero lamentano scarsa attenzione verso
i loro problemi. Può, sinteticamente, indicarmi i tre problemi che, a suo avviso,
si devono
risolvere prima possibile?
In un mondo in cui tutti si lamentano per ogni cosa che non e’ gradita, e in cui tutti
vorrebbero sempre essere al centro dell’attenzione, non mi riesce di aggregarmi al coro.
Penso che l’attenzione la si guadagni quando si e’ propositivi e collaborativi, e quando
davanti ai problemi da risolvere si sottopongano buone e chiare soluzioni.
Troppo ovvio.
Credo inoltre che il lamentarsi abitualmente per la mancata attenzione sia un’attitudine
“poco tipicamente padana”.
Fondamentalmente poi le comunita’ italiane all’estero dovrebbero scrollarsi di dosso la
vetusta e logora immagine di essere i nostalgici depositari locali degli antichi valori del
popolo di santi, eroi e navigatori con l’esclusivita’ “etnica”
relativamente al bel canto e al
buon cibo.
Non se ne puo’ piu’, basta guardare una qualsiasi trasmissione di rai international per capire
cosa intendo.
Gli stereotipi sono un gran problema quando soffocano la volonta’ di comunicare con
autenticita’.
L’ Italia, ormai da tempo, si è aperta ad una immigrazione che rischia di mettere in pericolo le sue
radici culturali e religiose e la sua struttura sociale. Come questa cosa viene vissuta all’ estero, non
dimenticando che gli italiani che sono stati costretti ad emigrare lo hanno fatto spesso per trovare
migliori condizioni di vita?
Il problema immigrazione (fra cui bisogna sempre distinguere quella clandestina da quella
regolarizzata e sostenibile) e’ un dilemma planetario che tragicamente diventera’ fra breve
IL
problema principale per tutte le tremende implicazioni che porta con se’.
I 4/5 della popolazione mondiale vivono male nel luogo dove sono nati e ambiscono a vivere
meglio, anche cambiando paese.
La meta’ circa vive molto male, e un quarto vive cosi’ male che cambierebbe
immediatamente luogo di residenza alla prima occasione buona disposta anche a subire, o
procurare, ogni vessazione pur di cambiare l’ambiente di quotidiana ingiustizia, corruzione,
fame o guerra che e’ costretta a respirare.
Si tratta dunque di miliardi di persone e interi continenti che “premono” su un occidente gia’
dannatamente affollato per migliorare le proprie condizioni di vita.
Pochi nell’opulento occidente vogliono affrontare e risolverne le cause, tuttalpiu’ ci si
concentra sul curare (paternalisticamente e molto male) solo gli effetti.
La poverta’ non e’ una causa, la poverta’ infatti non esiste, esistono tragicamente solo i
poveri. Ed e’ proprio a casa loro, dei poveri che bisogna cominciare a lavorare con onesta’
solidarieta’ fornendo strumenti di lavoro, costruendo scuole, insegnando loro cioe’ “a
pescare” e smettendola una buona volta invece di far pagare a caro prezzo armi obsolete o di
regalare pesci ammuffiti e scaduti al fine di renderli dei popoli dipendenti e senza piu’ una
consapevolezza identitaria e una necessaria autostima .
La storia dei nobili e fieri popoli pellerossa spiega bene quanto questa storia sia una
ripetizione costante di film gia’ visti tante volte e tutte con la stessa drammatica e crudele
trama.Sotto questo aspetto credo che l’emigrazione italiana di fine ‘800 e inizio ‘900 non
abbia nulla a che vedere con quella attuale, violenta e crudele, gestita in toto da
organizzatissime e inumane associazioni mafiose di trafficanti di carne umana.
I Padani erano spinti anche loro da fame, guerra e miseria, ma avevano nella bisaccia lo
spirito laborioso e onesto dei loro antenati, fatto di una caparbia determinazione che mai ha
trasceso nel ricorso alla violenta sopraffazione per imporre ai popoli ospitanti le proprie
necessita’.
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La Lega ha sempre difeso gli interessi di chi vive nel nord del Paese, ma, allo stesso tempo,
ha sostenuto le istanze delle altri porzioni d’ Italia che vedono nel federalismo vero e
compiuto la sola strada per garantire a tutti uno sviluppo compatibile ed equo. Può
esprimere il suo giudizio su questo?
Per vincoli di lavoro e di molte amicizie conosco abbastanza bene le realta’ sociali e
politiche delle “altre porzioni d’Italia”, ma non ho mai percepito che tali “aree” potessero
“vedere nel Federalismo vero e compiuto la sola strada per garantire a tutti un sviluppo
compatibile”.
Al massimo ho incontrato delle volonta’ isolazionistiche, che sono una cosa assai diversa dal
Federalismo. Ma sarei davvero felicissimo di sbagliarmi.
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La vittoria della Nazionale di calcio ai recenti mondiali ha rinfocolato l’ orgoglio dell’
italianità, subito cavalcata da politici con pochi scrupoli. Fermo restando che se un italiano
primeggia in un settore (sport, cultura, economia), tutti ne sono felici, come giudica un
risveglio del patriottismo che molti hanno tentato di cavalcare per puri fini politici?
Un patriottismo che poggi le sue convinzioni sulle sorti di una sfera presa a pedate dai
titolari di 22 preziosissimi piedi e’ davvero un patriottismo assai misero.
Io comunque ho tifato per la Svizzera, una squadra dove sicuramente “girano” meno
miliardi, meno arroganze
e dove con tutta probabilita’ si sputa anche meno sugli avversari.
Quello che e’ stato risvegliato dalla nazionale di calcio italiana mi sembra sia piu’
assimilabile a un primitivo nazionalismo che si esterna principalmente suonando a manetta il
clacson, piuttosto che a un nobile patriottismo che fa palpitare il cuore.
Per me il patriottismo significa amore e difesa della propria terra, mentre il nazionalismo
invece e’ un sentimento piu’ proteso a detestare e combattere quelle altrui.
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La Lega ha conseguito, alle politiche, un buon risultato dai residenti all’ estero. Ma questo
risultato poteva essere più ampio e quindi migliore, anche se i partiti del centrosinistra
hanno potuto gettare sul tavolo risorse economiche esorbitanti. In cosa i padani all’ estero
potevano fare di più?
Il danno piu’ grande alla LN e’ stato fatto intenzionalmente dai grandi media (Rai
international in primis e i giornaloni nazionali a seguire). Si sa che nelle elezioni il 90% dei
consensi deriva dall’immagine di se’ che un partito e’ riuscito a presentare alla gente.
Diciamo che forse si sarebbe potuto cercare di proporre una connotazione piu’ marcata e
visibile delle vere peculiarita’ della LN (unico partito che propone valori e ideali autentici),
tralasciando magari di schierarsi un po’ dispersivamente su altri temi, temi che risultano piu’
marginali rispetto a quello fondante e vincente del Federalismo.
Cosa è che oggi la lega veramente all’ Italia? Ricordi, nostalgia, rivendicazioni?
Un sacco di sentimenti, di amicizie e lavoro (e’ appena uscito in tutta Italia uno splendido
catalogo con il frutto del nostro lavoro in NZ).
Nostalgia ... nessuna. Avevo piu’ nostalgia della mia terra quando ci vivevo sopra che non
da quando vivo ai piedi delle Alpi dell’emisfero sud, qui in capo al mondo.
Rivendicazioni ... nemmeno, la mia piu’ grande aspirazione e’ solo di poter essere utile alla
causa comune.
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Se avesse la possibilità di stare a quattr’ occhi con Umberto Bossi per qualche minuto cosa
vorrebbe suggerirgli per aiutarlo a vincere le sue battaglie?
Le stesse cose che ci siamo detti le altre due volte che abbiamo parlato a 4 occhi a BG, e
cioe’ in sintesi un grande “Grazie” a nome di mio padre e mio.
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Il 2006 si sta chiudendo con una situazione politica in Italia assolutamente precaria, con il
centrosinistra dilaniato da polemiche interne e il centrodestra che sta riprendendo a
raccogliere consensi. Cosa manca alla Lega e ai partiti della Casa delle Libertà per tornare a
vincere?
A prescindere che molti leader politici (casini e affini, ma anche della LN, come ad es.
Maroni) affermano da tempo che la CdL non esiste piu’,
considerato che con l’UDC e’ impossibile e antitetica ogni intesa in senso autenticamente
Federalista,
constatato che gli elettori di FI e AN
per certo
NON
amano le idee e gli obiettivi della LN,
anzi (all’estero loro vivono la nostra presenza piu’ come una convivenza obbligata da fattori
contingenti ed esigenze elettorali, che non come un’alleanza),
preso atto che il centrosinistra piu’ che dilaniato e’ in realta’ nato gia’ defunto, poiche’
trattasi di un agglomerato rissoso senza ideali, aggregatosi unicamente come cartello
elettorale incollato dall’anti-berlusconismo,
insomma se ne deduce tristemente che l’unica vera forza degli avversari della LN e’
purtroppo sempre e solo la nostra divisione.
Ergo la LN tornera’ grande e vincente se riuscira’ a fornire di nuovo un’immagine di
compattezza e di unita’ di intenti, e cio’ potra’ avvenire concentrandosi maggiormente sui
quei temi fondanti la sua stessa esistenza, magari evidenziando un po’ meno altri temi
politici secondari rispetto al suo fine statutario.
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La convention di dicembre è l’ appuntamento principale dell’ attività della Lega verso i
padani all’ estero. Cosa si attende da questo evento?
L’entusiasmo e’ il carburante principale di ogni battaglia politica vincente, mi piacerebbe
pensare di poter tornare In Nuova Zelanda alla fine della Convention col serbatoio pieno e il
cuore ricaricato.
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IN poche parole, cosa significa per lei fare parte del grande progetto che la Lega sta
portando avanti?
Concedermi la bella soddisfazione di poter raccontare ai miei figli che la rassegnazione e
l’accondiscendenza all’ingiustizia non hanno mai fatto parte della vita dei loro genitori, e
che e’ davvero grande la gioia che nasce nel cuore dal lottare disinteressatamente e con
coerenza a sostegno di quegli ideali che i loro nonni e bisnonni hanno amorevolmente
mescolato al latte materno.
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