L architettura degli Ordini Mendicanti nel principato salernitano - article ; n°2 ; vol.93, pg 605-681
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes - Année 1981 - Volume 93 - Numéro 2 - Pages 605-681
Joselita Raspi Serra, ~~L'architettura degli Ordini Mendicanti nel principato salernitano~~, p. 605-681. Il saggio analizza il fenomeno dell'insediamento degli edifici religiosi e conventuali degli Ordini Mendicanti nel territorio del principato salernitano, considerandone il significato assunto nel tessuto urbano, i caratteri iconografici e morfologici, il rapporto con la cultura cistercense e l'innesto nella realtà fenomenologica locale. Questa lettura ancora inedita dell'aspetto è realizzata da una analisi critica del problema corredata da appendici ed ampie schede sui monumenti analizzati, da un regesto e da una completa documentazione illustrativa dei centri e dei monumenti realizzata da fotografie, grafici e, nei casi oggi compromessi e non più conservati, da antiche immagini.
77 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1981
Nombre de lectures 60
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 4 Mo

Extrait

Joselita Serra Raspi
L'architettura degli Ordini Mendicanti nel principato salernitano
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 93, N°2. 1981. pp. 605-681.
Riassunto
Joselita Raspi Serra, L'architettura degli Ordini Mendicanti nel principato salernitano, p. 605-681.
Il saggio analizza il fenomeno dell'insediamento degli edifici religiosi e conventuali degli Ordini Mendicanti nel territorio del
principato salernitano, considerandone il significato assunto nel tessuto urbano, i caratteri iconografici e morfologici, il rapporto
con la cultura cistercense e l'innesto nella realtà fenomenologica locale.
Questa lettura ancora inedita dell'aspetto è realizzata da una analisi critica del problema corredata da appendici ed ampie
schede sui monumenti analizzati, da un regesto e da una completa documentazione illustrativa dei centri e dei monumenti
realizzata da fotografie, grafici e, nei casi oggi compromessi e non più conservati, da antiche immagini.
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Serra Raspi Joselita. L'architettura degli Ordini Mendicanti nel principato salernitano. In: Mélanges de l'Ecole française de
Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 93, N°2. 1981. pp. 605-681.
doi : 10.3406/mefr.1981.2620
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1981_num_93_2_2620JOSELITA RASPI SERRA
L'ARCHITETTURA DEGLI ORDINI MENDICANTI NEL
PRINCIPATO SALERNITANO1
Una analisi relativa alla realtà rappresentata dai Minori, come evento
nella edilizia e nella compagine cittadina, si imponeva sia riguardo a più
ampie indagini della cultura strutturale ed urbana, in un ambito così fecondo
quale quello della Campania meridionale, sia per l'istanza stessa che il rapport
o cultura-edilizia minorità ed habitat proponeva.
L'essenza del rapporto portava ad una necessità di verifica, del resto
ancora inedita, tesa a ritrovare al di là dell'immagine ristrutturata, compro
messa ο anche distrutta, il primo valore di carattere e di qualità insediativa.
Premeva verificare il riscontro nella città, il tema icnografico e, fondamenta
le, la tipicità lessicale acquistata, la relazione con la cultura cistercense ed il
suo innesto nella realtà fenomenologica locale.
Dallo studio degli insediamenti da Amalfi a Ravello e a Salerno, da Nocera
ad Eboli, Teggiano e Padula, è emersa la tendenza dei Minori, anche altrove
dimostrata2, a porsi sul confine urbano : esternamente, in corrispondenza con
l'antica torre di guardia ad Amalfi, ai limiti della collina sovrastata dal castello
a Nocera Inferiore, su una strada di transito, all'esterno, a Padula, ai margini
del nucleo a Ravello, nei pressi delle mura a nord-est dell'antica città di
S. Domenico di Salerno. . A
1 La presente ricerca è stata realizzata anche grazie ad un contributo C.N.R. Si
ringrazia il soprintendente dr. arch. Mario De Cunzo (Soprintendenza per i beni
ambientali, architettonici, artistici e storici di Salerno e Avellino) perché ha reso
possibile questo studio, sul quale sarà allestita a Salerno, in collaborazione con la
Soprintendenza, una mostra storica.
Le schede che analizzano gli edifìci sono a cura di Massimo Bignardi e di Adriano
Carfaro i quali hanno condotto la campagna fotografica a cura di U. D'Amore ed A.
Tateo. I rilievi sono stati realizzati dagli studi degli architetti R. Bignardi-C. Tamburino,
Salerno; F. Campolongo-V. Valisena, Salerno.
2 Per il rapporto insediamenti minoriti e nuclei urbani e per la relativa bibliografia
si rimanda a : J. Raspi Serra, Le confraternite nella realtà strutturale ed urbana, in Atti del
V convegno internazionale. Centro di studi sul teatro medioevale e rinascimentale, Viterbo,
22-25 maggio 1980.
3 Per un'analisi dettagliata si rimanda alle schede e alle cartografie (figg. 13; 45b;
46; 54). Si rimanda inoltre al Regesto per una completa analisi delle presenze attestate.
MEFRM - 93 - 1981 - 2, p. 605-681. JOSELITA RASPI SERRA 606
Identità ad una volontà di realizzazione a cerniera del nucleo, come è
noto, sempre presente che, nel suo stesso insediarsi in rapporto alla chiesa
cattedrale, potrebbe dar adito ad ipotesi interpretative nella consapevole
organizzazione dell'assetto urbano.
Recuperare il valore icnografico riesce di particolare significato per trova
re la riprova di una realtà tipologica che evidenzia, non i valori dell'aula a
pseudo-sala ο a sala, ο della chiesa granaio4, ma la morfologia a pianta a nave
unica dall'abside rettilineo coperto a crociera, icnografia che dal S. Francesco
di Amalfi e di Ravello, si ritrova a Nocera Inferiore e ad Eboli, comprendendo
anche, con probabilità, il S. Domenico di Salerno. La planimetria della chiesa
cortonese prevale tipologicamente improntando in una unica tipicità icnograf
ica l'evoluzione degli edifici di entrambi gli Ordini e realizzandosi in una ben
definita realtà costruttiva che prevede l'abside unico, rettilineo, non affiancato
da cappelle, indicizzando una tipologia planimetrica meridionale.
Il significato sembra fondamentale sia per la stessa scelta che per la sua
volontà di affermazione nell'arco cronologico, dimostrando una presenza
attiva e partecipante alle prime decisioni di divulgazione strutturale dell'Ordi
ne francescano che sente come programmatica la propria scelta nell'ambito
salernitano.
Ne emerge il valore di affermazione tematica della presenza minorità che
denuncia in questa sua essenza campana una autenticità ideale che con
difficoltà può essere verificata altrove. Indubbiamente l'idea ripetitiva di un
modulo, rispetto alla casistica varia denunciata nel centro Italia, prova la
volontà decisionale di imporsi in un habitat sottoposto ad una altra cultura e
di realizzarsi attraverso un'identità che nella sua emblematicità sceglie di
essere ripetitiva.
L'innesto, tuttavia, a carattere decorativo si realizza da una parte con un
recupero della cultura formale locale, dall'altro con un chiaro rimando ad
esempi tematici d'oltralpe.
Il canale per entrambe le soluzioni rimane, come provato, la realtà
formale cirstercense che si realizza anche nella nuova strutturazione urbana.
Abbiamo, anche altrove, indicato come il passaggio ad un modulo di
divulgazione dei caratteri cistercensi avvenga secondo un significato di diffu
sione proprio degli Ordini nella mediazione tra realtà strutturale e nuova
volontà costruttiva assunta da essi5.
4 Si veda in proposito W. Kroenig, Caratteri dell'architettura degli Ordini mendicanti
in Umbria, in Storia e arte in Umbria nell'età comunale (Atti del VI Convegno di studi
umbri, Gubbio 26-30 maggio 1968), Perugia, 1971, p. 165-198.
5 Cfr. J. Raspi Serra, La Tuscia Romana, Milano-Roma, 1972, p. 132. L'ARCHITETTURA DEGLI ORDINI MENDICANTI NEL PRINCIPATO SALERNITANO 607
Fermo il continuo rapporto, più volte dimostrato, tra lessico civile e
religioso, verificabile, specie nel centro Italia, ambito nel quale i tessuti sono
oggi più conservati, leggibile nella tipicità delle strutture cittadine che ripeto
no, nell'uso di volte costolonate, di arconi pausanti lo spazio, nella prevalenza
di semplificati esempi strutturali, anche in moduli decorativi, caratteri present
i nell'architettura cirstercense come negli esempi dei Minori6.
Puntualizza il rapporto, scelta di gusto-tematica di base, architettura
urbana-struttura monastica, il più aggiornato corso della edilizia del '200, il
significato che elementi decorativi di origine musulmana assumono nell'ambi
to strutturale salernitano. In effetti nella diffusione rilevata dalle membrature
a rincassi sovrapposti presenti nella sala della parte superiore del «Palatium»,
oggi Pinacoteca della Badia della Santissima Trinità a Cava dei Tirreni (fig. 1)
(fig. 6)7, nella sala, detta da pranzo, a Villa Rufolo a Ravello (fig. 2) (fig. 7c)8,
nelle volte dei bracci dei chiostri del convento amalfitano di San Pietro ad
Tuczulum9, del duomo di Amalfi, del «Paradiso» (figg. 3; 7b)10, del convento
di S.Francesco di Salerno11, non è solo da rilevare la diffusione di un
elemento di chiara origine musulmana12, ma il valore che tale elemento
assume nella realizzazione architettonica. Non una sovrapposizione di cultura,
ma un assorbimento tematico in chiave culturale.
In effetti nella presenza quasi coeva in esempi di edilizia cirstercense e
civile e nei successivi elementi dei Minori emerge, costante, una identità
tematico- strutturale. In realtà il carattere della realizzazione delle crociere che
pausa le aule cistercensi ο gli assetti urbani con i noti rapporti con il
6 Si rimanda allo studio citato alla n. 2.
7 La sala della parte superiore del « Palatium » attualmente Pinacoteca, fu costruita
dall'abbate Tommaso (1255-1264) per raccogliervi i pellegrini : cfr. A. Venditti, Architettu
ra bizantina dell'Italia meridionale, Napoli, 1967, II, p. 624.
8 Vedi appendice IL
L'elemento appare anche nella cripta del duomo di Scala (vedi appendice III) e nel

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