La diocesi di Mazara nel 1430 : il Rivelo dei benefici - article ; n°2 ; vol.92, pg 511-554
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes - Année 1980 - Volume 92 - Numéro 2 - Pages 511-554
Diego Taranto, ~~La diocesi di Mazara nel 1430: il «Rivelo» dei benefici~~, p. 511-554. La découverte dans les archives de la Curia vescovile de Mazara d'un Rivelo des bénéfices ecclésiastiques du diocèse occidental de l'île de Sicile, compilé à l'occasion d'une imposition extraordinaire sur le clergé sicilien, ouvre des perspectives importantes sur l'histoire religieuse (recrutement du clergé, hagiotoponymie, développement des confréries) et sur celle de l'économie rurale. Dans une Sicile occidentale sous-peuplée, sous-exploitée, où le revenu de la terre est encore très faible et la mise en culture irrégulière, vignes, jardins et locations d'immeubles constituent l'essentiel du revenu d'un clergé encore peu nombreux, déjà nettement plus riche qu'au XIVe siècle et qui contrôle efficacement, par le biais des confréries, la piété des fidèles.
44 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

Informations

Publié par
Publié le 01 janvier 1980
Nombre de lectures 38
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 3 Mo

Extrait

Diego Taranto
La diocesi di Mazara nel 1430 : il Rivelo dei benefici
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 92, N°2. 1980. pp. 511-554.
Résumé
Diego Taranto, La diocesi di Mazara nel 1430: il «Rivelo» dei benefici, p. 511-554.
La découverte dans les archives de la Curia vescovile de Mazara d'un Rivelo des bénéfices ecclésiastiques du diocèse
occidental de l'île de Sicile, compilé à l'occasion d'une imposition extraordinaire sur le clergé sicilien, ouvre des perspectives
importantes sur l'histoire religieuse (recrutement du clergé, hagiotoponymie, développement des confréries) et sur celle de
l'économie rurale. Dans une Sicile occidentale sous-peuplée, sous-exploitée, où le revenu de la terre est encore très faible et la
mise en culture irrégulière, vignes, jardins et locations d'immeubles constituent l'essentiel du revenu d'un clergé encore peu
nombreux, déjà nettement plus riche qu'au XIVe siècle et qui contrôle efficacement, par le biais des confréries, la piété des
fidèles.
Citer ce document / Cite this document :
Taranto Diego. La diocesi di Mazara nel 1430 : il Rivelo dei benefici. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age,
Temps modernes T. 92, N°2. 1980. pp. 511-554.
doi : 10.3406/mefr.1980.2567
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1980_num_92_2_2567DIEGO TARANTO
LA DIOCESI DI MAZARA NEL 1430 :
IL «RIVELO» DEI BENEFICI*
I - II Manoscritto
II manoscritto, che viene qui pubblicato integralmente, ancora inedito, si
appartiene all'Archivio della Curia vescovile di Mazara del Vallo ed è inserito
nel volume miscellaneo, rilegato in pergamena « Scritture attinenti alla mensa
vescovile - Voi. VI - Volumen sextum ».
Sul foglio di protezione, aggiunto in epoca posteriore, sta scritto : « Riveli
di tutti li benefica di questa diocesi di Mazara dell'anno 1430».
Il fascicolo è costituito da 40 fogli con doppia numerazione arabica in alto
a destra. I numeri da 1 a 40 sono quelli propri del fascicolo, che in origine era
a se stante, mentre gli altri 317-357 sono di grafia diversa e apposti all'atto
dell'inserimento del fascicolo nel volume sopradetto.
Ogni foglio misura cm 30 χ cm 22.
Le pagine 10, llv°, 17, 17v° coeve alla stesura del testo e le 316v°, 328,
328v° aggiunte in seguito sono in bianco.
Il resto è occupato totalmente ο parzialmente da scrittura che misura
cm 27 x cm 12 e talora 27,50 χ cm 18, lasciando un margine superiore gene
ralmente di cm 2, laterale di cm 3,5, inferiore di cm 4,5 e tra rigo e rigo di
mm 3.
La filigrana è varia. I fogli 2, 3, 7, 8, 9 recano una corona regale sormontat
a da una croce e 6 righe verticali distanti cm 3 e cm 3,5, mentre i fogli 14, 17,
19, 21, 22, 23, 27, 28, 29, 33, 36, 37, 40 sono contrassegnati da due cerchi
concentrici tagliati al centro da una saetta, che iniziando dalla parte destra
della circonferenza esterna oltrepassa di poco la parte sinistra. Questi fogli
sono inoltre sbarrati da sei righe verticali di cui una passante per il centro dei
cerchi.
* La seconda parte del « manoscritto » verrà pubblicata nel prossimo fascicolo dei
MEFRM.
MEFRM - 92 - 1980 - 2, p. 511-554. DIEGO TARANTO 512
Sul foglio 316, di epoca posteriore, sta al centro un cavaliere, su cavallo,
con asta in mano in posizione orizzontale; così il foglio 328 ha nel centro un
bue, è sbarrato da nove righe verticali distanti cm 2,2 tra loro e due S
intrecciate al margine inferiore.
La carta è del tipo bambagina, spessa, consistente e si conserva nitida,
mentre nero è il colore dell'inchiostro.
La scrittura è cancelleresca piccola, eretta, nitida, fluente, bellissima; le
lettere maiuscole arrivano fino a mm 9 di altezza, mentre le minuscole
variano da mm 3 a mm 5.
Si riscontrano sei diverse grafie : la la dal fol. 1 al 13° rigo del fol. 8v°, la
2a comprende il 14°, 15° rigo e 19° 23° del fol. 8v°, e i fogli 9, 9v°, la 3a i righi
16-18 del fol. 8v°, la 4a i fogli ll-28v°, la 5a il fol. 29, la 6a i fol. 29v°-30v°.
Le correzioni sono rare, le imbreviature presentano poche difficoltà di
lettura.
La lingua adoperata in genera è la latina e la siciliana.
L'indizione inizia con il 1° settembre.
Il manoscritto si apre con Yinvocatio « Jesus Christus », ο « Jesus », ripetuta
all'inizio dei « riveli » di ogni singola « terra », salvo qualche omissione.
II - Genesi del « Rivelo » e contesto storico
La Sicilia, sotto la dominazione di Alfonso I di Aragona, diviene la base
per le conquiste nell'Italia meridionale.
Per tali imprese occorrono una politica accorta e mezzi ingenti.
Il fisco attinge ai redditi delle terre della Corona, alle tonnare, alle sparute
imposte feudali, ai dazi di esportazione, ma anche i beni ecclesiastici possono
costituire una buona fonte.
L'obbedienza aragonese all'antipapa è determinata da interessi economici
più che da motivi di fede.
In Sicilia, i due poteri, civile e religioso, sono per effetto della «Legazia
sicula» nelle stesse mani.
Uguccione da Pisa nella « Summa super decretum » ricorda le prerogative
del re di Sicilia - quale legato apostolico - in materia beneficiarla e di
imposizione di tributi ecclesiastici1.
Ma il Concilio di Costanza (1414-1418) che inculcava con maggior vigore
l'osservanza delle disposizioni che riservavano soltanto al papa il potere di
1 Catalano Gaetano, La regia monarchia in Sicilia, in Archivio storico siciliano, Ser.
Ili, voi. XVII, 1967, pag. 26. LA DIOCESI DI MAZARA NEL 1430 513
imporre decime e altri pesi sulle persone ecclesiastiche (Sessio XLIII, 21
marzo 1418) appariva come uno scoglio.
Per superarlo interviene, nel 1429, la riconciliazione tra Alfonso I e
Martino V. Il governo aragonese ottiene certamente nuove e più ampie
concessioni per imporre sugli ecclesiastici altri gravami.
Il successore di Martino V, Eugenio IV, permette ad Alfonso I di imporre
un tributo sul clero secolare e regolare ; « fu spedito a tal fine in Sicilia Simone
Salvatore, quale vicelegato della Santa Sede, con apostolica e regia autorità, il
quale convocata nel 1433 un'assemblea dei prelati del regno, stabilì la porzio
ne da ciascuno di essi dovuta. Ci fan fede di questo sinodo non solo molti
diplomi del re Alfonso, ma ben anche le lettere del 2 sett. 1435 dell'infante
Pietro che reggeva a nome del fratello Alfonso la Sicilia, non che quelle dello
stesso Simone date a Girgenti a 27 aprile 1431 e dirette a tutti gli arcivescovi,
vescovi e abbati del regno esortandoli al bonario pagamento onde evitare
l'uso della coercizione»2.
Alla luce di queste notizie e seguendo il nostro manoscritto «Riveli di
beneficii ...» ricostruiamo la vicenda di questa imposta straordinaria nella
diocesi di Mazara.
Per l'accertamento dei redditi dei beneficii ecclesiastici, delle chiese,
monasteri, confraternite, il capitolo della Cattedrale di Mazara « de mandato »
di Simone Salvatore, vicelegato nel regno di Sicilia, e del Vescovo di Mazara
Giovanni La Rosa, aveva eletto tre inquirenti : i canonici Stefano Cutrono, Balsamo e Leonardo Miciletto3.
Essi compiono nel 1430 il giro della diocesi sostando il 27, 28, 29 luglio a
Trapani, il 30 e 31 a Monte S. Giuliano, il 1° agosto a Salemi, il 3 a Calatafimi,
il 4 ad Alcamo, il 6 a Gibellina e Partanna e Castelvetrano, Γ8 a Mazara.
Il viaggio non è certo tanto piacevole per il caldo soffocante. Tutto è fatto
con celerità, tenuto conto delle distanze, dei mezzi di trasporto e del numero
delle persone da interrogare.
Vengono visitate anche Carini e Marsala, ma la data non è stata segnata.
Trascorrono 4 anni e il 19 ottobre 1434, 13a indizione i tre canonici
presentano al Capitolo della Cattedrale il risultato di quella inchiesta perché
si stabilisca il quantum da pagarsi dai rispettivi beneficiati4.
2 Trombetta Giovanni, Elementi di diritto canonico, Palermo 1859, pag. 325.
3 II canonico Cutrono ha in Mazara il beneficio di S. Stefano in Cattedrale, la
Chiesa dell'Annunziata, ed in Trapani la Chiesa dei Santi Andrea e Placido.
Il canonico Miciletto è beneficiale in Trapani delle chiese di S. Giuliano a la
Punta e di S. Maria di Monserrato; mori il 3-9-1459 parroco di S. Lorenzo in Trapani.
Il canonico Balsamo Giovanni è arciprete di Marsala.
4 Questa prassi venne seguita fedelmente anche dopo, anzi si associarono al
capitolo dei delegati ecclesiastici di ogni terra. DIEGO TARANTO 514
Nel manoscritto si trova nell'agosto 1435 un prospetto riassuntivo della
consistenza patrimoniale : si ha così un quadro immediato.
Per Marsala si credette opportuna una seconda inchiesta che venne
effettuata il 9 luglio e il 28 ottobre 1435, ma questa volta dai canonici Stefano
Cutrono e Antonino Putatore «de ma

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