The Project Gutenberg EBook of I sogni dell'Anarchico, by Ugo MioniThis eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it,give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online atwww.gutenberg.netTitle: I sogni dell'AnarchicoAuthor: Ugo MioniRelease Date: April 26, 2008 [EBook #25175]Language: Italian*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I SOGNI DELL'ANARCHICO ***Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net(This file was produced from images generously made available by Biblioteca Nazionale Braidense - Milano)UGO MIONII sogni dell'AnarchicoROMANZOMONZALIBRERIA EDITRICE ARTIGIANELLIPROPRIETA' LETTERARIASCUOLA TIPOGRAFICA ARTIGIANELLIPREAMBOLOI.Il salotto era molto elegante. Nel caminetto ardevano le legna e crepitavano allegramente. Su di un piccolo tavolo eracollocata una bottiglia sturata con due bicchieri riempiti di vino ed un servizio da fumo. Al tavolo sedevano due uomini,l'uno beatamente sprofondato in una gigantesca sedia a bracciuoli, che ne celava quasi tutta la persona, l'altro seduto acavalcioni di una sedia di cuoio, colle braccia incrociate sul davanzale.Quei due uomini erano del tutto dissimili tra di loro, come diverso era il modo, nel quale stavano seduti.Il primo era un uomo di mezza età, alto, slanciato, magro, con un volto molto espressivo, ...
PROPRIETA' LETTERARIA SCUOLA TIPOGRAFICA ARTIGIANELLI
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*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I SOGNI DELL'ANARCHICO ***
Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by Biblioteca Nazionale Braidense - Milano)
PREAMBOLO
Title: I sogni dell'Anarchico Author: Ugo Mioni Release Date: April 26, 2008 [EBook #25175] Language: Italian
Il salotto era molto elegante. Nel caminetto ardevano le legna e crepitavano allegramente. Su di un piccolo tavolo era collocata una bottiglia sturata con due bicchieri riempiti di vino ed un servizio da fumo. Al tavolo sedevano due uomini, l'uno beatamente sprofondato in una gigantesca sedia a bracciuoli, che ne celava quasi tutta la persona, l'altro seduto a cavalcioni di una sedia di cuoio, colle braccia incrociate sul davanzale. Quei due uomini erano del tutto dissimili tra di loro, come diverso era il modo, nel quale stavano seduti. Il primo era un uomo di mezza età, alto, slanciato, magro, con un volto molto espressivo, sbarbato e ad eccezione di un paia di piccolissimi mustacchi neri, che aveva tollerato sul labbro superiore. Qualche raro filo d'argento tra quelli. L'occhio grigio era freddo; come una di quelle antiche lame di Damasco, così grigie, così fredde, eppure così taglienti, che formano la delizia dei collezionisti e ti fendono i macigni. Le labbra erano lunghe, pallidissime; bella la dentatura di neve, un po' canina. I capelli molto corti, a spazzola, leggermente brizzolati; le mani fine, aristocratiche, con unghie lunghe, a mandorla, ben curate. Aveva indossata un'ampia veste da camera, di seta azzurra, coperta di certi fiori strani, di certe figure umane più strane ancora, con cappelli a cono ed ombrellini fantastici, e tra fiori e mandarini si arrampicavano certi animali, che non hanno mai figurato nella natura e che erano dovuti alla pazza fantasia di qualche ricamatore cinese, perchè quella veste da camera singolare, era stata certo importata dal regno della coda. L'altro era molto più giovane, tra i venti ed i trent'anni, vestito, con affettata noncuranza, a nero, con una gigantesca cravatta nera, annodata al collo; il suo volto era sbarbato, magro, dalle guancie infossate, dagli zigomi sporgenti, e con certe chiazze rosse, che si accentuavano quando egli s'infervorava nel discorso. L'occhio bello, di un nero carico, si accendeva allora di certe luci strane; le labbra un po' tumide, erano pallidissime; la dentatura pessima; le unghie non coltivate; i capelli arruffati, spettenati. All'esterno dei due uomini corrispondeva anche il loro modo di parlare. L'uomo dalla veste da camera cinese era breve, conciso, imperioso, autoritario; sembrava avvezzo a comandare. I pensieri gli uscivano dal cervello e poi dalle labbra, sotto forme di sentenze brevi, concise; egli era un uomo che aveva un'opinione propria non solo, ma era persuaso, che quella fosse la sola opinione giusta e perciò da seguirsi, e la voleva imporre a tutti. L'altro invece balzava col suo dire di palo in frasca; si agitava per ogni inezia; s'infervorava, diventava tragico, ed allora le chiazze rosse andavano accentuandosi, l'occhio prendeva strani bagliori, egli agitava le mani, muoveva le dita, stringeva il pugno, si dimenava…. —Ripeto: La vita del sogno è qualche cosa di stranamente misterioso. L'anima è allora sciolta dai lacci del tempo e misura gli eventi in un altro modo. Vive alle volte una vita di mesi e mesi ed anzi di anni ed anni in uno spazio infinitesimale di tempo, in mezzo secondo, in un secondo. Dal che si deduce, che la vita dell'anima è del tutto diversa da quella del corpo. La vita del corpo si misura da aurora a tramonto e da tramonto ad aurora, a giorni, a mesi, ad anni, e quella dell'anima invece…. e s'interruppe bruscamente. L'altro rise. Il suo riso era così beffardo. —Non continui? domandò. —Mi manca il termine. —Od il concetto. Pazzo! L'uomo non ha anima. È un animale rapace, sentenziò l'uomo dagli occhi grigi. Le chiazze sul volto dell'altro si accentuarono. —La ho. La sento! esclamò con persuasione. —Ed allora fatti frate! L'altro fece un gesto di scherno. —Studio filosofia. Appunto perchè ho un'anima sono ateo, sono anticlericale, sono libertario! esclamò.—Come devo odiare tutti coloro i quali metterebbero in ceppi il mio corpo, così devo odiare la religione, perchè essa mette i ceppi al mio spirito. Schiavo di nessuno, nè nell'anima nè nel corpo! —Già. Ma intanto, mentre c'è tanto bisogno di chi diffonda le nostre idee, i nostri sani e santi principi, tu perdi il tuo tempo studiando filosofia, osservò l'altro con scherno. —Io lavoro. —Che cosa fai? —Parlo! Propagando le nostre idee….. —Non abbiamo bisogno di ciarloni. Vogliamo gente che lavori! —E tu, che cosa fai? domandò il più giovane, mentre un grande colpo di tosse ne scuoteva lo scarno petto. —Questo, disse l'altro e, alzatosi, avvicinò un elegante stipo di legno lucidato, dalle grosse borchie di bronzo giallo, caldo.