Simon e Brunozzi
NONOV VIO
Ediz ione Integra leQuesto libr o è opera di Simone Brunoz zi,
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I edi zione – novemb re 20 06
Stampato da Tipolito Properzio S.r.l. - As sisi (PG )
Copi a n° __ ____________Alla mia fam iglia.
A Mar co.
A chi mi vuole bene.
Alle persone che amo.
A chi ha bisogno di affetto.
A chi mi ha supportato, sug gerito, corretto, criticato.
A chi non mi leg gerà mai .“Venti anni fa, nessuno avrebbe mai im maginato
una rivoluz ione di tale portata.
Eppure, eccolo qu i:
tutte le funz ioni di un moderno computer,
racchiuse in un cintur ino
da portare c omodamente al polso.
Chi oggi non usa un Giwiki è destinato all’isol amento globale.
A non esistere. A non viver e.
E’ una nuova prote si naturale , un secondo cervello,
anche migliore del primo,
di cui nessuno può più fare a meno.
Il Giwiki fa ormai parte del nostro ste sso DNA.”
Arthur J. B allmer, CEO, Microso ft Corporation ,
8 luglio 2025.
(Nota: Giwiki si legge “gi-ui- chi”)00 0 00 1
Aprì gli occhi.
Il brillante sole estivo lo aveva destato delicatamente, e la brezza
sembrava averlo cullato per tutta la notte, tanto si sentiva
riposato.
16 Luglio. Quarto anniversario.
Stropicciò gli occhi assonnati, poi d’improvvis o li spalancò ben
sveglio, fissand o il soffitt o bianco a lla ric erca di invisib ili dettagli.
Quattro anni. I suoi pensieri li percorsero uno ad uno, come
quadri d a fissare per sempre a d una parete importante del salot to
di casa.
Puntuale come un gallo, risuonò la voce che lo aveva svegliato
ogni santa mattina, alla stessa immodificabile ora. Una voce così
autoritaria e assoluta da rendere superfluo l’usarla con un volume
più alto del normale.
“Ore 7:00, m artedì 1 6 luglio 202 5. Tutti in piedi! Tra dieci minuti
esatti fuori per il controll o.”
Caporeparto Luisa Mira, ex maggiore nei lagunari, tre anni di
guerre in Israele, due in Congo, sei mesi sotto le torture dei
Contras salvadoregni. Dovevi darle retta per forza. Ma era
corretta, e non si a pprofittava mai del suo manganello.
Leone si alzò malvolentieri; dopo una lenta pisciata nell’ angolo
bagno, si presentò fuori della cella con i soliti tre minuti di
anticipo. Il gruppo di detenuti v enne portato a mensa.
In estate le colazioni erano abbondanti: frutta, cornetti fragranti,
succo d’ar ancia. I carcerati soffrivano meno il caldo se idratati a
sufficienza, ed erano meno inclini alla violenza, preferendo
godersi il sole e le nuotate in piscina. Mic a f essi.
Il giorno in cui lo portarono in quel carcere, il “Redenzione” di
Pantelleria, si stupì non poco quando si v ide consegnare costume
da bagno, cuffia e sapone battericida. Era un carcere, o un
1resort?
Mezz’ora dopo era in acqua, silenziosamente in cerca di una
qualche D ea da poter ringraziare. Sì, D ea: era certo che, se fosse
esistita una qualche entità sovrannaturale, doveva essere donna
per forza.
Il “Redenzione”, non a caso, era il primo carcere sperimentale
d’Italia: biblioteca aperta sedici ore al giorno, computer collegati
ad Ultranet , lezioni gratuite e seminari, spazi di culto per sette
religioni diverse, armadio personale, mensa ben gestita da
aziende private, guardaroba rinnovato ogni anno. Rimanev a pur
sempre un c arcere, seppur più morbido dei tanti carceri itali ani di
quegli anni. Come recitava il direttore in ogni incontro pubblico,
dava a chiunque la possibilità di utilizzare quel tempo, di
reintegrarsi. Di ‘redimersi’.
Addentò un’albicocca, riflettendo che quella sospirata
‘redenzione’ rimaneva in re altà un beneficio per pochi.
Da quel carcere uscivano assassini convertiti a sarti, stupratori
divenuti artisti... Ben pochi, tuttavia, credevano davvero nelle
loro nuove professioni, e poco di quello che apprendevano lì
dentro av rebbe f atto parte d el loro futuro.
Il carcere ti uccide, ti consuma, ti annienta. Ti atterra, che si
chiami Redenzione oppure no. Le docce erano sempre un posto
da agguati, le lavanderie un posto da pestaggi. Senza famiglia,
amici, donne, come puoi consolarti col tuo ipotetico futuro di
cittadino onest o?
Per lui non era stato facile, in quel mondo di farabutti. Non era
un carcerato come gli altri, non ragionava come loro, non aveva
lo stesso background sociale. Un a volta uscito si sarebbe
ricostruito una vita normale. Era un pesce fuor d’a cqua. Una
pecora bianca in un gregge di lupi.
La vita in ca rcere è crudele, ma brutalmente semplice: basta non
invadere la vita altrui. Il resto viene di conseguenza. Il mondo, là
fuori, ha molte più regole, forse meno ferree ma ugualmente
spietate. La differenza è una, an zi due.
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