Pianificazione urbanistica e costruzione della città in periodo napoleonico a Torino - article ; n°1 ; vol.96, pg 295-314
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Publications de l'École française de Rome - Année 1987 - Volume 96 - Numéro 1 - Pages 295-314
Il modello urbanistico barocco su cui si era formata e consolidata la città di Torino come capitale dello stato sabaudo subì nel periodo napoleonico una revisione profonda - in senso ideologico e in senso morfologico - che risultò molto condizionante sebbene siano stati pochi i progetti effettivamente realizzati.
Dalle proposte degli architetti, italiani e francesi, operanti derivò soprattutto una nuova concezione della città, le cui matrici culturali illuministiche denunciano l'aderenza al principio della utilità pubblica e della funzionalità, una attenzione inedita al senso della natura progettata e del giardino.
Tutti i piani urbanistici - e in ciò consiste la modernità della loro concezione - hanno saputo cogliere con acutezza i caratteri essenziali della città barocca, soprattutto la gerarchla fisica e funzionale dei grandi assi viari principali su cui appariva incardinata la griglia stradale attestata sulle quattro porte della città, ora demolite. I nuovi piani ne colgono il valore e la valenza progettuale, estendendoli nel territorio esterno e strutturandoli con i nuovi fulcri urbanistici delle grandes places fuori porta e con la griglia rigida delle promenade di circonvallazione.
Le soluzioni progettuali per i singoli settori urbani appaiono sempre condizionate dal piano urbanistico complessivo con un forte legame, quindi, tra edilizia e architettura della città che deciderà, con riferimenti fondativi e condizionanti, anche l'innovazione e l'espansione della città nella Restaurazione e lungo l'intero Ottocento (e oltre).
20 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1987
Nombre de lectures 153
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 2 Mo

Extrait

Vera Comoli Mandracci
Pianificazione urbanistica e costruzione della città in periodo
napoleonico a Torino
In: Villes et territoire pendant la période napoléonienne (France et Italie). Actes du colloque de Rome (3-5 mai
1984). Rome : École Française de Rome, 1987. pp. 295-314. (Publications de l'École française de Rome, 96)
Riassunto
Il modello urbanistico barocco su cui si era formata e consolidata la città di Torino come capitale dello stato sabaudo subì nel
periodo napoleonico una revisione profonda - in senso ideologico e in senso morfologico - che risultò molto condizionante
sebbene siano stati pochi i progetti effettivamente realizzati.
Dalle proposte degli architetti, italiani e francesi, operanti derivò soprattutto una nuova concezione della città, le cui matrici
culturali illuministiche denunciano l'aderenza al principio della utilità pubblica e della funzionalità, una attenzione inedita al senso
della natura progettata e del giardino.
Tutti i piani urbanistici - e in ciò consiste la modernità della loro concezione - hanno saputo cogliere con acutezza i caratteri
essenziali della città barocca, soprattutto la gerarchla fisica e funzionale dei grandi assi viari principali su cui appariva incardinata
la griglia stradale attestata sulle quattro porte della città, ora demolite. I nuovi piani ne colgono il valore e la valenza progettuale,
estendendoli nel territorio esterno e strutturandoli con i nuovi fulcri urbanistici delle grandes places fuori porta e con la griglia
rigida delle promenade di circonvallazione.
Le soluzioni progettuali per i singoli settori urbani appaiono sempre condizionate dal piano urbanistico complessivo con un forte
legame, quindi, tra edilizia e architettura della città che deciderà, con riferimenti fondativi e condizionanti, anche l'innovazione e
l'espansione della città nella Restaurazione e lungo l'intero Ottocento (e oltre).
Citer ce document / Cite this document :
Comoli Mandracci Vera. Pianificazione urbanistica e costruzione della città in periodo napoleonico a Torino. In: Villes et territoire
pendant la période napoléonienne (France et Italie). Actes du colloque de Rome (3-5 mai 1984). Rome : École Française de
Rome, 1987. pp. 295-314. (Publications de l'École française de Rome, 96)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1987_act_96_1_2930VERA COMOLI MANDRACCI
PIANIFICAZIONE URBANISTICA E COSTRUZIONE DELLA
CITTÀ IN PERIODO NAPOLEONICO A TORINO
Per Torino, lungo il Seicento e il Settecento, la questione strategica
era stata un elemento determinante per la definizione morfologica del
le mura e per la stessa conformazione urbanistica dell'abitato; il carat
tere di œuvre architecturale achevée della fortificazione aveva misurato
infatti anche la struttura fisica della città ed aveva ostacolato la realiz
zazione dei progetti di espansione che il secondo Settecento aveva ipo
tizzato.
Il modello urbanistico su cui si era formata e consolidata la città
subì all'inizio dell'Ottocento una revisione profonda, per cui i quattord
ici anni del Consolato e dell'Impero napoleonico risultano connotati
da progetti urbanistici che - pur in presenza di poche realizzazioni -
riflettono un nuovo quadro politico di ideale rinnovamento della piani
ficazione del territorio, intesa in senso globale, e una concezione dello
spazio urbano meno gerarchica rispetto al modello sabaudo. Appariva
in ogni modo radicalmente mutata sia la dimensione territoriale sia la
dimensione culturale delle proposte e degli interventi, passati dalla sca
la degli Stati regionali a quella dell'Europa. Subito dopo la battaglia di
Marengo, Napoleone promulgò da Milano (23 giugno 1800) l'editto rela
tivo al disarmo completo e radicale delle fortezze piemontesi di primar
ia grandezza, Bard, Ceva, Cuneo, Exilles, Ivrea e Torino, innescando
un processo di profonde modifiche strutturali nelle città piemontesi.
Del secolare apparato strategico sabaudo, dislocato all'imbocco delle
vallate alpine di passo e polarizzato sulla capitale, Napoleone non salvò
che le cittadelle di Torino ed Alessandria.
Sul significato di quell'editto si è discusso con interpretazioni di
vergenti, con attenzione sia al significato strategico dell'operazione, sia
a quello simbolico : anche se appare implicito l'intento di avviare la
distruzione della immagine emblematica del potere assoluto sabaudo,
non va sottovalutato il fattore tattico, soprattutto a fronte della necessi- VERA COMOLI MANDRACCI 296
tà contingente di un veloce ed efficace disarmo sul territorio appena
occupato.
Per Torino, come altrove, l'editto comportò modifiche urbanistiche
irreversibili, determinate dallo stravolgimento profondo del significato
e della consistenza fisica, istituzionale, funzionale delle cinte fortificate.
Scaduti i princìpi di una struttura urbana ad uso dell'assolutismo mo
narchico, e tipica dell'assetto territoriale dell'antico regime, gli archit
etti protagonisti del periodo francese lavorarono a Torino alle propos
te per la città inglobando i temi - e le utopie - del periodo illuminista
con adesione al concetto d'arte come propaganda, e con una importan
za accresciuta rivolta allo spazio per l'intervento pubblico, soprattutto
per le attrezzature di servizio e per i luoghi collettivi.
Il concetto di utilità pubblica era apparso implicito nella elabora
zione culturale della Rivoluzione al riguardo della discussione sull'arte,
caricandola di nuovi significati per un ruolo morale da svolgere nella
società e legittimando il nuovo interesse dato alle opere di utilità pub
blica : l'attenzione verso le esigenze pratiche di percorribilità delle arte
rie cittadine, soprattutto periferiche, per accelerare i traffici e diminuir
e i tempi di attraversamento delle città, caratterizza per esempio tutti i
piani napoleonici e dimostra la mutata sensibilità dell'epoca per gli
aspetti funzionali.
La nuova concezione della città implicava anche un inedito accor
do con la natura ed, insieme, la garanzia dell'igiene fisica e sociale del
la comunità, elemento, questo, utile per la comprensione della politica
del verde effettuata da Napoleone : il milieu naturel appare infatti uno
degli assi portanti della nuova idea di città.
Il confronto tra il valore primario assunto dalla natura e la nuova
filosofia che conformava la creazione dell'opera d'arte diedero una
svolta decisiva anche a intenti e a risultati nelle trasformazioni urbanis
tiche. Il mito del progresso - e non solo il mito, ma anche la ricerca
razionale, la fiducia nella cultura e nella scienza come conquista e cer
tezza - misurano dunque le proposte per la nuova architettura e per la
nuova città, ancorando anche la riproposta del monumentale al senso
dello spazio risolto da Ledoux e al nuovo ventaglio di temi concepiti
dall'Età della Ragione. Fondamentale risultò, anche per Torino, il ri
nnovo del codice architettonico e figurativo in senso laico, sia nella
costruzione reale del nuovo volto della città, sia nella definizione del
suo progetto in divenire.
Napoleone lasciò ad una Commissione governativa il compito di
decidere le modalità della demolizione della fortificazione, incomin- PIANIFICAZIONE URBANISTICA E COSTRUZIONE DELLA CITTÀ A TORINO 297
ciando dalle opere esterne e di livellamento del fossato, fino all'area
occupata dai contrafforti e dai passaggi coperti1. Agli inizi del 1801
demolizioni e livellamenti risultavano tuttavia ancora ben lontani
dall'essere completati, se non in corrispondenza delle quattro porte
dove erano stati focalizzati i lavori in vista di rendere fattivamente
aperta la città. I primi progetti di risistemazione misero subito in
discussione il problema di ristabilire il recinto chiuso e di attestare il
sistema stradale esterno e interno sulle cerniere obbligate dei rondò
fuori porta2. Oltre alle legittime proteste del rappresentante del re a
Parigi per la decisione di abbattere la fortificazione, si andò presto pre
cisando la dicotomia fondamentale tra la tendenza locale indirizzata
alla tutela degli interessi comunali e la del governo francese
che già intendeva l'urbanistica come strumento promozionale di un
preciso disegno politico di grande tenuta.
La Commissione esecutiva prese nel 1802 l'iniziativa di formulare
un bando per nuovi progetti di pianificazione della città tramite un
concorso pubblico, che avrebbe dovuto essere vagliato da una commiss
ione giudicatrice della Accademia subalpina di storia e belle arti, pre
sieduta da Carlo Botta. Egli ne presentò il rapporto al generale Jourdan
subito dopo l'annessione del Piemonte alla Francia (11 settembre 1802).
Tra i quattro progetti presentati (Ferdinando Bonsignore, Ferdinando
Boyer e Lorenzo Lombardi; Giacomo Pregliasco; Carlo Randoni; Luigi
Bossi), i commissari diedero la preferenza a quello di Bonsignore,
Boyer e Lombardi, lodando ed assumendo indicazioni e spunti anche
dalle altre proposte. Dei quattro p

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