Epigrafia dei santuari rurali del Latium vetus - article ; n°1 ; vol.104, pg 125-143
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Epigrafia dei santuari rurali del Latium vetus - article ; n°1 ; vol.104, pg 125-143

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1992 - Volume 104 - Numéro 1 - Pages 125-143
Maria Grazia Granino Cecere, Epigrafia dei santuari rurali del Latium vetus, p. 125-143.
Quanto si presenta è solo una revisione preliminare della documentazione epigrafica di carattere sacro del Latium vetus secondo le finalità proposte dal tema dell'incontro. Non intendendosi per santuari rurali né quelli federali tanto importanti nell'antico Lazio né quelli extraurbani, non risultano numerosi quelli conosciuti, ed in particolare attraverso le iscrizioni. Almeno due erano connessi a sorgenti sulfuree ed entrambi assai noti : il primo presso Tor Tignosa, l'altro alle Aquae Albulae, località dell'ager Tiburtinus, sempre considerata in realtà come suburbio di Tivoli stessa. Un luogo di culto dedicato a Minerva, probabilmente nell'epiclesi di Medica, appare quello rivelato da un'iscrizione rinvenuta tra strutture di un impianto termale presso le rive dell'antico Trerus (od. Sacco)
(v. retro) nell'ager Praenestinus. Isolato, tra Tivoli e Palestrina, in prossimità o sullo stesso mons Aeflanus sorgeva un santuario della Bona Dea. Ancora la documentazione epigrafica consente di individuare in una Duronia colei che probabilmente fece costruire o restaurare un luogo di culto di Cerere e Proserpina rinvenuto in localité Casaletto, non lontano da Ariccia.
19 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1992
Nombre de lectures 107
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

Maria Grazia Granino Cecere
Epigrafia dei santuari rurali del Latium vetus
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 104, N°1. 1992. pp. 125-143.
Riassunto
Maria Grazia Granino Cecere, Epigrafia dei santuari rurali del Latium vetus, p. 125-143.
Quanto si presenta è solo una revisione preliminare della documentazione epigrafica di carattere sacro del Latium vetus secondo
le finalità proposte dal tema dell'incontro. Non intendendosi per santuari rurali né quelli federali tanto importanti nell'antico Lazio
né quelli extraurbani, non risultano numerosi quelli conosciuti, ed in particolare attraverso le iscrizioni. Almeno due erano
connessi a sorgenti sulfuree ed entrambi assai noti : il primo presso Tor Tignosa, l'altro alle Aquae Albulae, località dell'ager
Tiburtinus, sempre considerata in realtà come suburbio di Tivoli stessa. Un luogo di culto dedicato a Minerva, probabilmente
nell'epiclesi di Medica, appare quello rivelato da un'iscrizione rinvenuta tra strutture di un impianto termale presso le rive
dell'antico Trerus (od. Sacco)
(v. retro) nell'ager Praenestinus. Isolato, tra Tivoli e Palestrina, in prossimità o sullo stesso mons Aeflanus sorgeva un santuario
della Bona Dea. Ancora la documentazione epigrafica consente di individuare in una Duronia colei che probabilmente fece
costruire o restaurare un luogo di culto di Cerere e Proserpina rinvenuto in localité Casaletto, non lontano da Ariccia.
Citer ce document / Cite this document :
Granino Cecere Maria Grazia. Epigrafia dei santuari rurali del Latium vetus. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome.
Antiquité T. 104, N°1. 1992. pp. 125-143.
doi : 10.3406/mefr.1992.1750
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1992_num_104_1_1750MARIA GRAZIA GRANINO CECERE
EPIGRAFIA DEI SANTUARI RURALI
DEL LATIUM VETUS
Non è certamente compito agevole prendere in esame una regione
come quella del Latium vetus, poiché racchiude in sé una realtà del tutto
particolare, vicina qual è a Roma ed alla vita della grande città strett
amente ed indissolubilmente legata, ieri come oggi : ieri perché per prima
entrata in contatto, spesso violento e drammatico, col mondo romano, ed
in esso e nella sua storia coinvolta, oggi, perché vittima della distruzione
ambientale che dalla grande area urbana s'irradia, distruzione che ha
interessato troppo di frequente quelle vestigia del passato che attualment
e con notevoli difficoltà si cerca di individuare e di recuperare alla vita
degli studi.
Quello che si presenta è solo un primo tentativo di rivisitare la docu
mentazione epigrafica di carattere sacro della regione secondo la nuova
ottica che l'incontro propone. Tuttavia appare opportuno esporne i risult
ati, seppure limitati, senza alcuna pretesa di completezza sia riguardo al
numero dei luoghi di culto che alla loro struttura ed alle vicende di ognun
o. L'invito è stato accolto per mettere a fuoco qualche motivo di rifles
sione su alcuni luoghi più noti e per porre nella dovuta luce qualche altro
meno conosciuto. In via preliminare ho escluso dalla comunicazione tutte
quelle dediche sacre, rinvenute nel corso di scavi sistematici ο casualment
e, durante lavori agricoli ο edilizi, per le quali non si avevano elementi
che consentissero di inquadrarle in una struttura più complessa.
In un'area tanto densamente popolata ed urbanizzata sin dall'età più
antica parlare di santuari rurali appare quasi impensabile, dal momento
che per «rurale» non s'intende semplicemente «extraurbano». Al di fuori
del centro abitato sorgevano infatti i santuari federali1, nell'antico Lazio
1 In generale sul rapporto tra luogo di culto e territorio, I. E. M. Edlund, The
Gods and the Places. Location and Function of Santuaries in the Countryside of
Etruria and Magna Graecia (700-400 B.C.), Stockholm, 1987; sui «santuari di fron
tiera», vd. P. Guzzo, Schema per la categoria interpretativa del «santuario di frontie
ra», in Scienze dell'Antichità, 1, 1987, p. 373-379.
MEFRA - 104 - 1992 - 1, p. 125-143. 1 26 MARIA GRAZIA GRANINO CECERE
particolarmente prestigiosi e venerandi, quali quello di Iuppiter Latiaris
suìYAlbanus tnons, quello di Diana presso le sponde del lago di Nemi,
quello, probabilmente, delle XIII are di Lavinium, solo per indicare quant
i hanno a noi conservato documentazione epigrafica. Ancora, in prossi
mità dell'area urbana, anzi più precisamente appena fuori dal centro
stesso, sorgevano quei luoghi di culto nel cui ambito si svolgevano spesso
fiere e mercati2, sempre, almeno nella regione in esame, in stretto rap
porto genetico con l'area urbana di connessione : così, ad esempio, il san
tuario extraurbano probabilmente di Èrcole presso Praeneste, all'imbocco
della valle del Sacco, mediatore di scambi tra l'Umbria, la Sabina e la
Campania, sede molto di un grande mercato del bestiame 3
e quelli almeno altrettanto antichi dell'Acquoria, presso Tibur, sul passo
che dall'entroterra abbruzzese consentiva attraverso la stretta gola
dell'Amene di scendere al piano, di Corcolle, presso forse l'antica Quer-
quetula, sulla via pedemontana che dalla Sabina scendeva a collegare i
tracciati delle vie Tiburtina e Prenestina e quello presso Lavinium dedicat
o a Minerva4, che sorgeva lungo l'antico percorso dalla costa verso i Colli
Albani (v. infra); tutti luoghi di culto, questi, che hanno restituito docu
menti epigrafici di grande antichità e di notevole interesse5.
È quando il luogo di culto nasce in presenza di fenomeni naturali
(come sorgenti, fonti, voragini) ο è determinato da caratteristiche ambient
ali (quali luci, alture, promontori) quando, cioè, non è in connessione,
2 Sul rapporto tra centro urbano, luogo di culto e fiere e mercati, E. Gabba,
Mercati e fiere nell'Italia Romana, in SCO, 24, 1975, p. 141 sgg.
3 A. Zevi Gallina, Santuari della valle del Sacco, in Arch. Laz-, 2, 1979, p. 213;
P. Zaccagni, Palestrina. Materiali votivi di Piazza Ungheria, ibid., 3, 1980, p. 188-191 ;
L. Quilici, Palestrina; luoghi di ritrovamento di materiale votivo, ibid. 5, 1983, p. 88-
103 ; P. Pensabene, Necropoli di Praeneste. Storia degli scavi e circostanze di rinveni
mento dei cippi a pigna e dei busti funerari, in ArchClass, 35, 1983, p. 230-231;
M. Torelli, Topografia sacra di una città latina-Praeneste, in Urbanistica ed architet
tura dell'antica Praeneste, Atti Convegno Palestrina 16-17 aprile 1988, Palestrina,
1989, p. 24.
4 F. Castagnoli, // culto di Minerva a Lavinium, in Quaderni Acc. Lincei, 246,
Roma, 1979; Id., Ancora sul culto di Minerva a Lavinium, in BCAR, 90, 1985, p. 7-
12; M. Fenelli, Lavinium, in Aa.Vv., Viae publicae Romanae. Roma, Costei Sant'An
gelo 11-25 aprile 1991, Roma, 1991, p. 89-92.
5 Per il santuario prenestino, CIL XIV 2891-2893 = F 61-63; per quello tiburti-
no, la base CIL F 2658 (per l'ampia bibliografia vd. G. L. Gregori, in Aa.Vv., La
grande Roma dei Tarquini, Roma, Palazzo Esposizioni 12 giugno-30 settembre 1990,
Roma, 1990, p. 24; per la lex arae dell'altare di Corcolle, CIL F 2833a; per l'iscrizio
ne del santuario lavinate di Minerva, M. Fenelli, Lavinium, in Arch. Laz., 6, 1984,
p. 336. EPIGRAFIA DEI SANTUARI RURALI DEL LATIUM VETUS 127
anzi, talvolta in antitesi con il centro urbano che si possono individuare
santuari rurali, per quanto mi riguarda nell'accezione più ampia del te
rmine ; a maggior ragione, poi, quando siamo in presenza di « culti agricol
i».
Ebbene, almeno due erano nel Latium vêtus i santuari connessi a sor
genti sulfuree, ma, in base alla documentazione non solo epigrafica conos
ciuta, sembrano aver avuto vita, frequentazione, struttura e finalità ben
diverse. Il primo è quello assai noto di Tor Tignosa, presso le sorgenti
sulfuree della Solforata, luogo di culto di tria fata (Neuna Fata, Henna,
Parca Maurtia) e, a quanto sembra, di Enea6, come indicano i cippi lì rin
venuti, editi da Margherita Guarducci e successivamente al centro di
numerosi studi ed interpretazioni non sempre concordi7. Tale luogo di
culto si trova sulla via, di origine quasi certamente arcaica, che, partendo
dallo scalo nella laguna costiera alla foce del Numicus presso Lavinium,
univa i maggiori santuari dei Latini (fig. 1), giungendo, attraverso anche
il caput aquae Ferentinae, fino aìì'Albanus mons, al santuario di Iuppiter
Latiaris*. È perciò ammissibile che ad un certo momento, secondo l'op
inione espressa dalla stessa Guarducci9, fosse destinato alla venerazione di
divinità collegate ai destini di Roma, per quanto in particolare sembra
suggerire il cippo con la dedica al Lar di Enea, databile nell'ambito del III
secolo 10 ; ma ebbe vita in precedenza, come rivela la presenza di numerosi
ex voto fittili (accanto a tegole, antepagmenta, un altare di peperino, relat
ivi tutti ad un edificio templare) risalenti anche al V secolo a.C. Prima,
dunque, che il santuario possa aver assunto un carattere pubblico, e que
sto è da acc

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