Il bollo dell officina falisca «Tito Veltureno » in un inedito frammento di patera a vernice nera - article ; n°1 ; vol.193, pg 241-255
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Il bollo dell'officina falisca «Tito Veltureno » in un inedito frammento di patera a vernice nera - article ; n°1 ; vol.193, pg 241-255

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Publications de l'École française de Rome - Année 1994 - Volume 193 - Numéro 1 - Pages 241-255
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Publié le 01 janvier 1994
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Langue Italiano
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Ivan Di Stefano Manzella
Il bollo dell'officina falisca «Tito Veltureno » in un inedito
frammento di patera a vernice nera
In: Epigrafia della produzione e della distribuzione. Actes de la VIIe Rencontre franco-italienne sur l'épigraphie du
monde romain (Rome, 5-6 juin 1992). Rome : École Française de Rome, 1994. pp. 241-255. (Publications de l'École
française de Rome, 193)
Citer ce document / Cite this document :
Di Stefano Manzella Ivan. Il bollo dell'officina falisca «Tito Veltureno » in un inedito frammento di patera a vernice nera. In:
Epigrafia della produzione e della distribuzione. Actes de la VIIe Rencontre franco-italienne sur l'épigraphie du monde romain
(Rome, 5-6 juin 1992). Rome : École Française de Rome, 1994. pp. 241-255. (Publications de l'École française de Rome, 193)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1994_act_193_1_3082IVAN DI STEFANO MANZELLA
IL BOLLO DELL'OFFICINA FALISCA
DI «TITO VELTVRENO» IN UN INEDITO
FRAMMENTO DI PATERA A VERNICE NERA
Grazie alla disponibilità di un privato ho potuto studiare un in
teressante frammento di patera a vernice nera dell'agro falisco, marc
ato da un bollo (fig. 1) che credo inedito, formato dai duo nomina
del titolare della produzione ceramica Tito Veltureno. Il documento,
per la sua singolarità ed eccezionaiità si presta a qualche considera
zione di ordine non solo archeologico-antiquario, paleografico e lin-
guistico-onomastico, ma anche storico1.
Nella sua preziosa monografia Morel (p. 542) ha scritto che «i
rari marchi di fabbrica della ceramica a vernice nera, se si eccettua
la ceramica di Cales» (i famosi «vasi caleni» con figure a rilievo pro
dotti tra la seconda metà del III secolo e l'inizio del II a. C. nella omo
nima città campana)2 «non sono mai stati fatti oggetto di alcuno stu
dio d'insieme ο di dettaglio». Oltre alla ceramica a rilievi prodotta in
Cales - nella quale il nome del fìgulus non discende da una stampi-
1 Ringrazio quanti mi sono stati prodighi di consigli, aiuti, suggerimenti bi
bliografici : Francesco Buranelli, Piero Gianfrotta, Paolo Liverani, Marco Mancin
i, Marina Martelli, Jean Paul Morel, Maria Teresa Onorati, Marco Rendeli. Sono
particolarmente debitore a Mauro Cristofani e Ferruccio Schippa per il tempo e
l'attenzione che hanno voluto dedicarmi.
Bibliografia d'impiego più ricorrente :
Bernardini = P. Bernardini, La ceramica a vernice nera dal Tevere, (Museo Nazio
nale Romano. Le ceramiche), 1, V, Roma 1986.
CIE = Corpus inscriptionum Etruscarum
Cristofani = M. Cristofani, Etruschi nell'agro falisco, in : «PBSR», 56, 1988, p. 13-
24.
F alisci = AA. W., La civiltà dei F alisci, atti del XV convegno di studi etruschi ed
italici (Civita Castellana 28-31 Maggio 1987), Firenze 1990.
Giacomelli = G. Giacomelli, La lingua falisca, Firenze 1962.
Morel = J. P. Morel, Céramique campanienne. Les formes, Rome 1980.
Schippa = F. Schippa, Officine ceramiche falische, Bari 1980.
2 R. Pagenstecher, Die Calenische Reliefkeramik, Berlin 1909; le iscrizioni
(p. 147-151 = CIL, F, 405-417) sono assai estese e ricche di dettagli, come ad es. :
L. Canoleios L.f fecit Calenos (406); Retus Gabinio(s) C. s(ervos) Calebus fec(it) te-
(stam) 412a); K. Serconio(s) Caleb(us) fece(t), veqo Esqelino, C. s(ervos). 242 IVAN DI STEFANO MANZELLA
Fig. 1 - Bollo Tito Veltureno su vernice nera dell'agro falisco.
gliatura con punzone autonomo, ma è inserito nella matrice del vaso
assieme all'apparato decorativo, prevalentemente attorno alla ci
rconferenza del fondo - basterà ricordare a titolo di esempio i bolli
sinistrorsi Pleina e C. Cutri(us) attestati nell'agro falisco e Cel( )
da Capena3. Fuori di quest'area geografica, che ci interessa dirett
amente, citerò senza alcuna pretesa di completezza :
1) il gruppo noto come Heraclesschalen, fabbricato a Roma verso
la seconda metà del III secolo a.C. e contrassegnato dal bollo aerar4.
2) la produzione volsiniese di Fuflunz, al quale si devono anche
tegole5.
3) quella di Cales «ordinaria» (rispetto ai prodotti già citati)6.
4)prenestina dei secoli IV-III, di Q. Genucio(s), M. Orce-
vius, Q. Samiart(us) e altri7.
5) quella più recente aretina di numerose botteghe che tra II e I
secolo firmano con abbreviature8.
A distanza di più di dieci anni dall'opera di Morel non mi risulta
che questa lacuna bibliografica sia stata colmata, e non è mia inten
zione porvi qui rimedio. Spero infatti che altri più esperti di me in
questo settore di studio sapranno impegnarsi a tal fine, tuttavia non
ho voluto rinunziare da un lato ad offrire un contributo personale a
un ipotetico, futuro corpus delle iscrizioni su vernice nera, dall'altro
ad aggiungere un nuovo tassello al mio programma di studio sulla
storia dell'agro falisco.
34 CIL, CIE 8289 I2, 426, : Pleina, P. Bernardini, CIE 8290 La : C. ceramica Cutrì(us), a CIE vernice 8449 nera : Cel( dal Tevere ). (Museo
Nazionale Romano. Le ceramiche, V, 1), Roma 1986, pp. 174-181.
5 G. Colonna, Società e cultura a Volsinii, in : Volsinii e la dodecapoli etnisca
(Annali per la fondazione del Museo «Claudio Faina», II), Orvieto 1985, p. 113 e
pp. 128-129 e nota 109.
6 L. Pedroni, Ceramica a vernice nera da Cales, Napoli 1986, p. 379-382 e Nap
oli 1990, p. 177-183.
7 S. Gatti, M. T. Onorati, in : AA. W., La necropoli di Frenesie (atti II conve
gno di studi archeologici, Palestrina 21-22 Aprile 1990), Palestrina 1992, p. 169-
252.
8 Bernardini, op. cit., η. 665 (ν. p. 207 η. 234) Q. Af.; η. 666 (ν. p. 207 η. 233)
C. Sep.; η. 672 (ν. ρ. 208 η. 236) P. Q.; η. 672 (ν. ρ. 208 η. 239) Ρ. bollo dell'officina falisca di «tito veltvreno» 243 il
1 - La provenienza
Da quanto mi è stato assicurato verbalmente, posso riferire che
il frammento fu scoperto in modo del tutto casuale qualche anno fa
presso la località Ponzano Cave (Comune, RM) nell'ager Faliscus.
Poiché si tratta di un rinvenimento di superficie, non è dato cono
scere le caratteristiche del contesto archeologico originario (sepol
cro? villa?).
2 - II manufatto
Nella descrizione del reperto, per ragioni di coerenza seguirò la
terminologia convenzionale adottata da Ferruccio Schippa nella sua
monografia sulla ceramica a vernice nera dell'agro falisco.
Il frammento, che misura cm. 10,5 χ 3, conserva una porzione
della curva (12 cm.) dell'orlo pendulo e una minima parte della vasca
(fig. 1-2) separati da una leggera solcatura circolare. Grazie a questi
elementi, che hanno permesso di eseguire il disegno, realizzato per
me dall'amico Paolo Liverani, sappiamo che il frammento appartie
ne a una patera del diametro di circa cm. 16, la cui vernice (data per
immersione) nella parte interna dell'invaso è omogenea, ben distesa,
di colore nero, lucente, con bei riflessi metallici; nella parte esterna
è meno brillante. La superficie lavorata dell'argilla appare satinata
all'interno e finemente rugosa all'esterno. La terracotta, se osservata
nello spessore fratturato, risulta compatta, ben depurata (con rare
intrusioni di signino), di color camoscio arancio. Sorprende la sim
metria delle due fratture (i cui margini sono netti) che fiancheggia
no la porzione superstite del bordo occupata dal bollo, ma non vo
glio fantasticare su questo aspetto che non saprei come spiegare se
non attribuendolo alla bizzarria del caso.
Il manufatto, benché esiguo e mancante di parti determinanti,
quali il fondo e il piede, potrebbe essere attribuito - per quel che ci
suggerisce la caratteristica lavorazione del bordo - alla specie che
Morel, nel suo repertorio di forme ceramiche a vernice nera, con
trassegna convenzionalmente col numero 1120 (p. 82) ο 1130 (p. 87),
differenziate dalla presenza ο meno nel fondo di una depressione a
coppetta ο se si preferisce a «ombelico». Fra le due specie, fatti i do
vuti confronti con la produzione di ceramica a vernice nera dell'agro
falisco sinora conosciuta (solo in parte purtroppo), ha qualche poss
ibilità teorica in più la prima (1120), che comprende - traduco da
Morel - «patere a coppetta centrale, con vasca dal profilo estrema
pesce' (plats à mente teso, persino rettilineo», i cosiddetti 'piatti da
poissons) e relative varianti.
Alla specie Morel 1120, che riunisce otto serie (dalla 1121 alla 244 IVAN DI STEFANO MANZELLA
ι ι ι 3cm
Fig. 2 - Rilievo del bollo (dis. P. Liverani).
229 (e 230)
Fig. 3 - Patere a vernice nera dall'agro falisco (dis. F. Schippa). IL BOLLO DELL'OFFICINA FALISCA DI «TITO VELTVRENO» 245
1128) distinguibili da piccoli dettagli, sono riconducibili sei patere
conservate a Civita Castellana nel Museo del Forte, edite da Schippa,
il quale per una di esse ha ritenuto opportuno aggiungere alle otto di
Morel una nona serie (codificata col n. 1129) per classificare la pate
ra di cui alla sua scheda 189. Le rimanenti patere sono state ricon
dotte a serie già n

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