In margine al problema della traslazione delle ossa di Pietro e Paolo - article ; n°2 ; vol.98, pg 843-854
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1986 - Volume 98 - Numéro 2 - Pages 843-854
Bruno Luiselli, In margine al problema delta traslazione delle ossa di Pietro e Paolo, p. 843-854. 1. L'epigramma 20 (ed. Ferrua) di Damaso è da assumere non quale testimonianza di una passata temporanea conservazione delle sacre ossa di Pietro e Paolo sulla Via Appia, in Catacumbas, bensi quale testimonianza di una credenza veterocristiana in un temporaneo soggiorno dei due apostoli, da vivi, in quella stessa località. 2. I vestigia apostolorum citati dalla Passio sancti Sebastiani martyris corne esistenti in Catacumbas non erano i sacri resti di Pietro e Paolo, ma impronte (o supposte impronte) che la pietà veterocristiana riteneva miracolosamente lasciate dai due apostoli sempre in Catacumbas (cfr., sul piano tipologico, le impronte del Quo vadis?). 3. Si dimostra, sia sul piano linguistico sia sulla scorta di una testimonianza della citata Passio sancti Sebastiani martyris, che il significato (v. rétro) di Catacumbas era «alle cavità», «aile cave» e che in seguito il monaco Odilone di San Medardo, con operazione tipicamente grammaticale, interpretò il toponimo corne « alle barche » o « presso le barche ».
Bruno LUISELLI In margine al problema della traslazione delle ossa di Pietro Paolo 843-854 epigramma 20 ed Ferrua di maso da assumere non quale testimonianza di una passata temporanea conservazione delle sacre ossa di Pietro Paolo sulla Via Appia in Catacumbas bens quale testimonian za di una credenza veterocristiana in un temporaneo soggiorno dei due apostoli da vivi in quella stessa località vestigia apostolorum citati dalla Passio sancii Sebastiani martyris come esistenti in Catacumbas non erano sacri resti di Pietro Paolo ma impronte supposte impronte che la pietà veterocristiana riteneva miracolosamente lasciate dai due apostoli sempre in Catacumbas cf sul piano tipologico le impronte del Quo vadis?) Si dimostra sia sul piano linguistico sia sulla scorta di una testi monianza della citata Passio sancii Sebastiani martyris che il significato retro
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Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1986
Nombre de lectures 64
Langue Italiano

Extrait

Bruno Luiselli
In margine al problema della traslazione delle ossa di Pietro e
Paolo
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 98, N°2. 1986. pp. 843-854.
Riassunto
Bruno Luiselli, In margine al problema delta traslazione delle ossa di Pietro e Paolo, p. 843-854.
1. L'epigramma 20 (ed. Ferrua) di Damaso è da assumere non quale testimonianza di una passata temporanea conservazione
delle sacre ossa di Pietro e Paolo sulla Via Appia, in Catacumbas, bensi quale testimonianza di una credenza veterocristiana in
un temporaneo soggiorno dei due apostoli, da vivi, in quella stessa località.
2. I vestigia apostolorum citati dalla Passio sancti Sebastiani martyris corne esistenti in Catacumbas non erano i sacri resti di
Pietro e Paolo, ma impronte (o supposte impronte) che la pietà veterocristiana riteneva miracolosamente lasciate dai due apostoli
sempre in Catacumbas (cfr., sul piano tipologico, le impronte del Quo vadis?).
3. Si dimostra, sia sul piano linguistico sia sulla scorta di una testimonianza della citata Passio sancti Sebastiani martyris, che il
significato
(v. rétro) di Catacumbas era «alle cavità», «aile cave» e che in seguito il monaco Odilone di San Medardo, con operazione
tipicamente grammaticale, interpretò il toponimo come « alle barche » o « presso le barche ».
Citer ce document / Cite this document :
Luiselli Bruno. In margine al problema della traslazione delle ossa di Pietro e Paolo. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome.
Antiquité T. 98, N°2. 1986. pp. 843-854.
doi : 10.3406/mefr.1986.1522
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1986_num_98_2_1522BRUNO LUISELLI
IN MARGINE AL PROBLEMA DELLA TRASLAZIONE
DELLE OSSA DI PIETRO E PAOLO
ι
Damaso, epigr. 20, ed. A. Ferrua, Città del Vaticano 19421 :
Hic habitasse prius sanctos cognoscere debes
nomina quisque Pétri pariter Paulique requiris.
Discipulos Oriens misit, quod sponte fatemur;
sanguinis ob meritum Christumque per astra secuti
5 aetherios petiere sinus regnaque piorum :
Roma suos potius meruit defendere cives.
Haec Damasus vestras referai nova sidéra laudes.
È il ben noto epigramma damasiano in onore degli apostoli Pietro e
Paolo, collegato, nelle fonti medioevali che lo conservano, con la basilica
di San Sebastiano2. Particolarmente ci interessano i primi due versi (ma
più avanti dovremo volgere la nostra attenzione anche ai versi successivi),
che sono stati utilizzati - è risaputo - come autorevole testimonianza del
la temporanea presenza sulla via Appia, in Catacumbas, delle venerate
ossa dei due apostoli. Infatti coloro che sostengono la tesi della traslazio-
ne, nel momento della persecuzione anticristiana di Valeriano, dei corpi
di Pietro e Paolo dalle rispettive tombe vaticana e ostiense al sito appio
detto Catacumbas e della conseguente loro cautelare conservazione in
questa sede fino al momento del loro ritrasferimento (forse in età costant
iniana) alle originarie tombe3, attribuiscono ad habitasse del v. 1, attesta-
1 Qui e in seguito cito gli epigrammi del corpus damasiano (autentici e apparte
nenti all' appendix damasiana) dall'edizione e secondo la numerazione del Ferrua.
2 Vedi le testimonianze della tradizione manoscritta in Ferrua, ed. cit., p. 139.
3 Per la storia di questa tesi vedi M. Guarducci, Pietro e Paolo sulla via Appia e
la tomba di Pietro in Vaticano, Città del Vaticano, 1983, p. 4 sg.; Pietro in Vaticano,
Roma, 1984, p. 117 sg. ; e // culto degli apostoli Pietro e Paolo sulla via Appia : rifles
sioni vecchie e nuove, in questo stesso volume, supra, p. 811 sg.
MEFRA - 98 - 1986 - 2, p. 843-854. 844 BRUNO LUISELLI
to dalla migliore tradizione manoscritta4, il valore di abitare nella tomba,
cioè di esservi sepolti. Secondo tale interpretazione, il pontefice Damaso
(che scriveva quando le spoglie dei due apostoli erano ormai da tempo
nuovamente nei loro pristini e definitivi sepolcri), rivolgendosi ai visitator
i del santuario in Catacumbas (cognoscere debes e quisque Petri pariter
Paulique requiris), direbbe che nel luogo da loro venerato (hic) furono
sepolti (habitasse), un tempo (prius), i santi Pietro e Paolo5. Ma questa ese
gesi non è accettabile. L'attribuzione ad habitasse del valore di aver abita
to nella tomba, cioè di essere stati sepolti, è infatti inammissibile per varie
ragioni :
1. Il valore di abitare nella tomba è ovviamente metaforico. Ma per
ché una espressione sia metaforica e venga recepita come tale dal lettore
ο dall'ascoltatore, è necessario che lo scrittore realizzi una situazione con
testuale capace di sollecitare il fruitore a recepire quella stessa espressio
ne non già nel senso proprio, naturalmente comportato dalla comune tra
dizione linguistica, bensì nel voluto senso traslato. Ciò non può non valere
soprattutto per una parola come il verbo habitare, del cui uso in senso
funerario si ha solo qualche eccezionale esempio in tutta la latinità6.
Ebbene, nel caso dell'epigramma in questione Damaso, letterariamente
tutt'altro che sprovveduto, ha prodotto un contesto letterario in cui, al di
fuori di habitasse, non c'è assolutamente nulla di funerario. Attribuire
dunque a questo verso la nozione dell'abitare nella tomba, cioè del giace
re sepolti, è retoricamente improponibile.
2. Si potrebbe osservare che il riferimento funerario si abbia nell'ini
ziale avverbio hic, attraverso il quale Damaso intenderebbe dire : in que-
4 La tradizione deteriore ha invece habitare. Va da sé che, se si volesse acco
gliere questa lezione, l'avverbio prius andrebbe legato a cognoscere debes. Sul carat
tere deteriore della lezione habitare si veda la lucida dimostrazione della Guarduc-
ci, Pietro e Paolo, cit., p. 13 sg.
5 Questa interpretazione è ora difesa da C. Carletti, commentatore di epigram
mi damasiani tradotti in italiano da A. Ferrua, a sua volta sostenitore della tesi del
la temporanea sepoltura in Catacumbas delle ossa di Pietro e Paolo (ed. cit. degli
epigrammi di Damaso, n. ad loc.) : Damaso e i martiri di Roma. Anno Damasi saecu-
lari XVI, traduzioni di A. Ferrua, introduzione e commento di C. Carletti, Città del
Vaticano, 1985, p. 30 sg. Incerto sull'esatto significato della testimonianza damasia-
na è invece Ch. Pietri, Roma christiana, Roma, 1976, p. 371 sg.
6 Vedi Thes. ling. Lat. VI 2476, 21-26 : la documentazione qui raccolta com
prende anche l'habitasse di Dam. epigr. 20,1. È interessante constatare che i pochi
usi di habitare in senso funerario raccolti dal Thesaurus sono tutti inseriti in contes
ti, letterari ο epigrafici, inequivocabilmente funerari, con una sola eccezione :
quella appunto di habitasse di Dam. epigr. 20,1. IN MARGINE ALLA TRASL AZIONE DELLE OSSA DI PIETRO E PAOLO 845
sto luogo funebre, in questa tomba. Ma, a parte il fatto che al tempo di
Damaso una tomba di Pietro e Paolo in Catacumbas era comunque
inesistente, in tal modo si verrebbe a presupporre implicitamente dimos
trata la stessa tesi che si intende dimostrare : la petitio principii ne risu
lterebbe evidente.
3. Certamente non mancano nel corpus dei testi damasiani (autentici
ο di tradizione damasiana) usi dell'avverbio hic in inizio di carme indicativ
i del sito tombale: 10 hic Damasi mater posuit Laure[ntia memb\ra; 122
hic Festus iacet cognosc[ite ; 16 hic congesta iacet, quaeris si, turba piorum;
45 hic votis paribus tumulum duo nomina servant1; cui si aggiunga, in
sede non incipitaria di carme, ma comunque in inizio di verso : 16,5 hic
numerus procerum (sottinteso iacet ricavabile dal v. 1); 16,6 hic positus
longa vixit qui in pace sacerdos; 16,7-8 hic confessor es sancii . . . hic iuve-
nes puerique senes castique nepotes (sott, iacent ancora una volta ricavabil
e dal v. 1); 17,2 hic positus rector caelestia iussa docebat; 28,9 hic placuis-
se magis sanctissima condere membra. Ma in ciascuno di questi numerosi
luoghi l'avverbio hic è sempre accompagnato da verbi ed espressioni di
carattere funerario, esplicitamente enunciati ο sottintesi {iacet, iacent,
tumulum duo nomina servant, positus, condere membra). Solo nel nostro
epigr. 20, 1 abbiamo habitasse : eppure Damaso avrebbe potuto benissimo
e del tutto naturalmente usare il verbo iacuisse, il quale si sarebbe collo
cato altrettanto bene che habitasse nel contesto metrico (hïc iacuïssë). Se il
pontefice ha scritto hic habitasse, vuoi dire che egli intendeva esprimersi
in senso non funerario.
4. A riscontro di habitasse interpretato in senso funerario si adduce
Dam. epigr. 32,4 inveniet vicina in sede habitare beatos, dove habitare ha
senso funerario8. Ma questo uso metaforico di habitare, pienamente con
fermando quello che ho detto nel precedente punto 1, in tanto è recepibi-
le, in quanto la situazione contestuale presentata dall'epigramma 32 è
chiaramente e inequivocabilmente funeraria (vv. 1 sg. martyris hic tumul
us . . . Gorgonium retinet servai qui altana Christi ; ν. 3 hic quicumque
venit sanctorum limina quaerat). Il confronto di habitasse di 20,1 con
habitare di 32,4

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