L Ara di Lucius Munius a Rieti - article ; n°1 ; vol.97, pg 295-323
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L'Ara di Lucius Munius a Rieti - article ; n°1 ; vol.97, pg 295-323

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1985 - Volume 97 - Numéro 1 - Pages 295-323
Monika Verzar Bass, ~~L'Ara di Lucius Munius a Rieti~~, p. 295-323. L'ara circolare di ~~Lucius Munius~~ è stata trattata finora soprattutto per la sua iscrizione; qui invece si analizza il monumento intero, la sua provenienza, la sua forma e in particolar modo l'iconografia di Ercole e la tematica del fregio (oggi perduto) in rapporto con l'iscrizione. Il monumento, eretto nella prima meta del I sec. a.C. da parte di un privato (~~coactor~~) in un santuario extraurbano di i, è dedicato a ~~Hercules Sanctus Victor~~, protettore délia transumanza, del commercio, ma anche divi-nità oracolare in zona sabellica.
29 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié par
Publié le 01 janvier 1985
Nombre de lectures 78
Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 2 Mo

Extrait

Monika Verzár Bass
L'Ara di Lucius Munius a Rieti
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 97, N°1. 1985. pp. 295-323.
Riassunto
Monika Verzar Bass, L'Ara di Lucius Munius a Rieti, p. 295-323.
L'ara circolare di Lucius Munius è stata trattata finora soprattutto per la sua iscrizione; qui invece si analizza il monumento intero,
la sua provenienza, la sua forma e in particolar modo l'iconografia di Ercole e la tematica del fregio (oggi perduto) in rapporto con
l'iscrizione. Il monumento, eretto nella prima meta del I sec. a.C. da parte di un privato (coactor) in un santuario extraurbano di i,
è dedicato a Hercules Sanctus Victor, protettore della transumanza, del commercio, ma anche divinità oracolare in zona
sabellica.
Citer ce document / Cite this document :
Verzár Bass Monika. L'Ara di Lucius Munius a Rieti. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 97, N°1. 1985. pp.
295-323.
doi : 10.3406/mefr.1985.5501
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1985_num_97_1_5501MONIKA VERZAR BASS
L'ARA DI LUCIUS MUNIUS A RIETI *
II monumento qui presentato à stato esaminato già in numerose occas
ioni, ma l'attenzione riguardava soprattutto la sua storia travagliata in
epoca moderna e i vari problemi posti dall'iscrizione (fig. 1)1. In questo
contributo saranno poste al centro della trattazione l'iconografia delle
rappresentazioni in altorilievo (oggi perdute), in particolare quella di
Èrcole, e la sua interpretazione.
Dato che si tratta di un monumento parzialmente distrutto (soltanto
la lastra contenente l'iscrizione è stata ritrovata (fig. 2), sembra opportun
o, al fine dell'analisi proposta in questa sede, ricostruire le peripezie dal
la scoperta in poi, ο meglio, la documentazione relativa ad esse. Di parti
colare importanza per un esame globale dell'ara di Munio sono quindi le
testimonianze sulle parti irrimediabilmente perdute, cioè sul fregio figu
rato.
Gli studiosi dell'800 hanno rivolto la loro attenzione più al contenuto
dell'iscrizione che al rilievo scolpito e il problema più discusso che
riguardava il nome del dedicante (L. Munius ο L. Mummius) è stato risol
to con la fortunata riscoperta della parte del monumento che contiene
l'epigrafe, salvatasi perché riutilizzata sul rovescio per un'iscrizione a
Mons. Èrcole d'Aragona, governatore di Rieti nel 17 IO2.
L'ara sarebbe stata trovata nel 1483 a Contigliano presso Rieti, (o,
come dice Antonio da Sangallo il Giovane, in un castello, che però è stato
identificato con il castello di Contigliano3, in presenza dell'umanista Pom-
* Desidero ringraziare per utili consigli e le discussioni stimolanti i colleghi
F. Coarelli, G. F. Gianotti, G. Tedeschi e M. Torelli.
1 Da ultimo A. Reggiani, Rieti, museo civico, rinvenimenti della città e del terri
torio {Cataloghi dei musei locali e delle collezioni del Lazio, 2), Roma, 1981, p. 50 ss.,
scheda 87. Per l'iscrizione : B. Riposati, in Epigraphica, 11, 1979, p. 137 ss.
2 A. Sacchetti Sassetti, Le ultime vicende di un antico monumento reatino, Riet
i, 1952, p. 13 (rist. in Rieti, 7, 1974, p. 15 ss.). Trascrizione dell'iscrizione settecen
tesca in A. Reggiani, cit. a nota 1, p. 50.
3 Cfr. A. Sacchetti Sassetti, cit. a nota 2, p. 45 ; per il Castello di Contigliano,
P. Angelotti, Descrittione della città di Rieti, Roma, 1635, p. 118. Inoltre F. Gori,
MEFRA - 97 - 1985 - 1, p. 295-323. 296 MONIKA VERZAR BASS
ponio Leto che ne copiò l'iscrizione). Il monumento fu portato sotto il
portico della cattedrale di Rieti, dove lo videro Pietro Marso, l'allievo di
Pomponio Leto, forse anche Fra' Giocondo (cod. Veron. a. 1488, f. 171) e,
ancora, nel 1534, Pietro Apiano4. Invece Antonio da Sangallo il Giovane e
Pirro Ligorio, alla metà del '500, parlano del monumento come situato in
mezzo alla piazza del Vescovado5. Mentre ai tempi di J. Gruter, che com
prese l'epigrafe nella sua raccolta pubblicata nel 1603, dando come luogo
di conservazione la cattedrale, i due semicerchi che formavano il monu
mento intero si trovavano già nel Monte di Pietà, dove li nota ancora lo
studioso reatino P. Angelotti, nel 1635 6. Infine Loreto Mattei, anch'egli
testimone oculare, in un discorso la menziona come conservata nel Palaz
zo priorale; sempre lì si trovava il monumento nel 1710, quando ne fu
tolta l'iscrizione per incidere sul retro di essa l'iscrizione a Èrcole d'Ara-
gona, e nel 1721, quando furono rimessi insieme i rilievi, privati della
lastra con epigrafe, e nel 1755, quando S. Catenacci lo vide in mano di
P. Secchi, che fece distruggere i rilievi7.
Descrizione del monumento
Forse la descrizione più remota del monumento ci è trasmessa da
J. Gruter, che raccolse le notizie di Metello e Apiano8. P. Apiano dovrebbe
aver visto l'ara nel 1534 (per la trascrizione dipende da Pomponio Leto,
direttamente, ο da Fra Giocondo9) e il suo commento è il seguente : «Rea-
te, ante fores summi templi, in capite pilae marmoreae, quae piena est viro-
rum varii habitus choreas ducentium et ascendere conantium, quidam inte-
Relazione delle ultime scoperte di Antichità nella regione Sabina, in Vita Sabina, II,
1900, p. 5 (cfr. anche per i ripostigli).
4 A. Sacchetti Sasseto, cit. a nota 2, p. 4 ; T. Mommsen, in CIL IX 4672,
(p. 441).
5 Per A. da Sangallo il Giovane, cfr. Uff. Firenze dis. 2091 A. Pirro Ligorio : cfr.
nota 15.
6 P. Angelotti, cit. a nota 3, p. 89.
7 A. Sacchetti Sasseto, cit. a nota 2, p. 11 ss., a p. 13 cita un articolo di M. Mi
chaeli, intitolato «Di un antico monumento reatino» (Pisa, 14. die. 1876). Cfr. inol
tre M. Michaeli, Memorie storiche della città di Rieti, Rieti, 1898, I, pp. 91 e 111 ss.
Cfr. anche CIL IX 4672.
*CIL I 2,12, p. 507 n°632. Mommsen ha già riconosciuto che il monumento è
stato visto da Metello, mentre Pighius, che secondo lo stesso studioso l'avrebbe
visto, certamente non ha potuto fare un'autopsia del pezzo.
9 A. Sacchetti Sassetti, cit. a nota 2, p. 5. Per Apiano cfr. CIL IX, p. 441. L'ARA DI LUCIUS MUNIUS A RIETI 297
rim Ulte muliebri vestitu manu clava tenet». Il personaggio con vestiti
femminili e clava in mano è indubbiamente Èrcole.
Metello - e da lui J. Pighius : la fonte comunque risale a L. Budaeus10
- riferisce : «(pila marmorea) est piena virorum et hominum (= mulierum)
varii habitus choreas ducentium et scalam quandam conscendentium et
ascendere conantium. Quidam illic mulieris habitu manu clavam tenens . . .
Hercules putatur, sed vix prae nimia attritione agnoscitur».
Verso la fine del 1545, dopo gravi alluvioni provocate dal fiume Veli
no, Antonio da Sangallo il Giovane si recò due volte a Rieti11, incaricato
del progetto per la correzione del Velino allo scopo di impedire le disa-
strose alluvioni, ben conosciute già in epoca antica. Di Sangallo è conser
vato un foglio che contiene soltanto una trascrizione dell'epigrafe
(Uff. 2091 A) con la seguente notizia12 : «Questa si è un tondo come saria
una boche de un pozo alto velcircha palmi 4 che lo tutto si è lo diametro
di palmi 10 dove è intagliato una storia de un sacrificio e da una banda si
è questo epitaffio et è adesso in Rieti sulla piaza del Vescovado».
Sullo stesso foglio in basso è disegnata l'ara di Valerio Menandro
dedicata a Nettuno, proveniente dal lago di Piediluco (oggi conservata
nell'antiquario di Terni) 13. Sangallo nella sua nota non menziona la figura
di Èrcole, ma allude soltanto a un sacrificio e a una « banda », ovviamente
il «coro» delle altre descrizioni.
Pochi mesi dopo, il 5 maggio 1546, nella città sabina, giunse Pirro
Ligorio, in occasione della consegna di un gonfalone alla città 14. Fu ovvia
mente durante questa visita che Pirro Ligorio disegnò e commentò la
10 Cod. Vat. 6039 f. 351.
11 A. Sacchetti Sassetti, Antonio da Sangallo e i lavori delle Marmore, in Archivi
d'Italia, Quad. 4, Roma, 1958, p. 5 ss. M. Michaeli, cit. a nota 7, p. 85 s., data però
erroneamente il disegno di A. da Sangallo al 1544.
12 Uffizi dis. 2091 A, neg. 66616. Il disegno è soltanto citato in G. Giovannoni,
Antonio da Sangallo il Giovane, Roma, 1959, p. 25 e non è stato incluso nel catalogo
di 0. Vasori, / monumenti antichi nei disegni degli Uffizi (Xenia, Quad. 1), Roma,
1981. Cfr. invece : P. N. Ferri, Indice geografico-analitico dei disegni di architettura
civile e militare esistenti nella R. Galleria degli Uffizi in Firenze, Roma, 1885,
p. 121.
13 Per il soggiorno di A. da Sangallo al lago di Piediluco, cfr. A. Sacchetti Sas
setti, cit. a nota 11, p. 12 s.
Anche Pirro Ligorio ha diseganto l'ara di cfr. E. Mandowsky,
Ch. Mitchell, Pirro Ligorio's Roman Antiquities, Londra, 1963, n° 55, (Cod. Neap.)
p. 341, PI. 31 b. (Cod. Urs. f. 135 ν.).
14 A. Sacchetti Sassetti, Le ultime vicende, cit. a nota 2, p. 5 s. ; Id., Un gonfalo
ne di Pirro Ligorio a Rieti, in

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