Le armi e le lettere nell educazione del signore nelle corti padane del Quattrocento - article ; n°1 ; vol.99, pg 435-446
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Le armi e le lettere nell'educazione del signore nelle corti padane del Quattrocento - article ; n°1 ; vol.99, pg 435-446

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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes - Année 1987 - Volume 99 - Numéro 1 - Pages 435-446
Antonia Tissoni Benvenuti, Le armi e le lettere nell'educazione del signore nelle corti padane del Quattrocento, p. 435-446. La situazione socio-culturale delle corti padane nel Quattrocento anticipa alcuni problemi - e le relative soluzioni - che saranno propri délie corti europee rinascimentali : corne, per esempio, nell'ambito del rappor-to potere-cultura, la conquista del principe da parte delle lettere, o meglio, délia nuova cultura umanistica. Oltre all'opera degli educatori di professione, spesso reclutati tra gli umanisti più famosi (esempio eccelso Guarino a Ferrara) è interessante studiare l'attività di quei letterati che si affiancano al principe corne consiglieri culturali, proponendogli, quali modelli di vita, in traduzioni appositamente allestite, le Vite di Plutarco, le Orazioni di Isocrate o la Ciropedia di Senofonte. In proposito si è preso ad esempio il rapporto tra M. M. Boiardo ed Ercole d'Este. La figura del (v. rétro) principe letterato, che s'impone poi in tutta Europa, si incarna perfettamente in Francesco I re di Francia, non a caso lodato appunto per il suo amore per le lettere e i letterati dal Castiglione nel Cortegiano.
12 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1987
Nombre de lectures 66
Langue Italiano

Extrait

Antonia Tissoni Benvenuti
Le armi e le lettere nell'educazione del signore nelle corti
padane del Quattrocento
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 99, N°1. 1987. pp. 435-446.
Riassunto
Antonia Tissoni Benvenuti, Le armi e le lettere nell'educazione del signore nelle corti padane del Quattrocento, p. 435-446.
La situazione socio-culturale delle corti padane nel Quattrocento anticipa alcuni problemi - e le relative soluzioni - che saranno
propri delle corti europee rinascimentali : corne, per esempio, nell'ambito del rapporto potere-cultura, la conquista del principe da
parte delle lettere, o meglio, della nuova cultura umanistica. Oltre all'opera degli educatori di professione, spesso reclutati tra gli
umanisti più famosi (esempio eccelso Guarino a Ferrara) è interessante studiare l'attività di quei letterati che si affiancano al
principe corne consiglieri culturali, proponendogli, quali modelli di vita, in traduzioni appositamente allestite, le Vite di Plutarco, le
Orazioni di Isocrate o la Ciropedia di Senofonte. In proposito si è preso ad esempio il rapporto tra M. M. Boiardo ed Ercole
d'Este. La figura del
(v. rétro) principe letterato, che s'impone poi in tutta Europa, si incarna perfettamente in Francesco I re di Francia, non a caso
lodato appunto per il suo amore per le lettere e i letterati dal Castiglione nel Cortegiano.
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Tissoni Benvenuti Antonia. Le armi e le lettere nell'educazione del signore nelle corti padane del Quattrocento. In: Mélanges de
l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 99, N°1. 1987. pp. 435-446.
doi : 10.3406/mefr.1987.2916
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1987_num_99_1_2916ANTONIA TISSONI BENVENUTI
LE ARMI E LE LETTERE NELL'EDUCAZIONE
DEL SIGNORE NELLE CORTI PADANE
DEL QUATTROCENTO
Ho scelto di occuparmi delle corti padane oltre che per mio interesse
personale anche perché sono convinta che si tratti di un modello cultural
e, meno noto, ma valido almeno quanto il notissimo «umanesimo civile»
fiorentino, e più di quello importante nel panorama europeo rinasciment
ale per la diretta influenza che ha avuto - per ragioni di maggiore affini
tà sociopolitica - sulle grandi corti europee, prima di tutte quella frances
e. Per rendersene conto basta leggere le stupite relazioni dei cortigiani al
seguito di Carlo Vili al momento della sua discesa in Italia : destava in
loro meraviglia e ammirazione non solo l'eleganza, il lusso ostentato dalle
dame e dai signori italiani, ma anche il genere di vita che si conduceva a
corte, l'aspetto spettacolare che assumevano le entrate dei signori, i banc
hetti, le nozze; e il teatro vero e proprio. Si pensi poi alla totale adesione,
pochi decenni dopo, di Francesco I a questo tipo di cultura, anche a livel
lo personale : il re di Francia è infatti autore di rime in cui imita ο tradu
ce poesie di italiani, oltre che amico e mecenate di artisti (p.es. Benvenuto
Cellini; è italiana in gran parte la decorazione pittorica di Fontainebleau)
e di letterati, dall'Alamanni al Castiglione. Alla corte di Francesco I, con
dottiero e letterato, le armi e le lettere coesistono : è questa è una conse
guenza dell'opera educativa esercitata dai letterati di corte in Italia per
tutto il Quattrocento1.
1 In molti casi il paragone tra i signori italiani quattrocenteschi e Francesco I
torna addirittura a favore di quest'ultimo. Non abbiamo molti esempi di principi
letterati (Lorenzo il Magnifico è un grande banchiere, un mercante che arriva alla
signoria, non è un principe e non è stato educato come tale); piuttosto, di principi
che vengono fatti passare per letterati (oppure essi stessi come tali si propongono)
con l'aiuto dei poeti di corte : penso per esempio alla raccolta di rime che va sotto
il nome di Alessandro Sforza signore di Pesaro. È forse più facile trovare principi
letterati e guerrieri tra i signori di piccoli e piccolissimi feudi : proprio per la
MEFRM - 99 - 1987 - 1, p. 435-446. 436 ANTONIA TISSONI BENVENUTI
Non è certo mio compito passare qui in rassegna i trattati quattro
centeschi «de liberorum educatione», già molto noti2. Del resto non tutti
questi trattati si occupano in modo specifico dell'educazione del principe,
anche se talvolta sono a un principe dedicati : ricordiamo che il trattato
di P. P. Vergerlo è diretto a libertino da Carrara; il De liberorum educatio
ne scritto da Pio II quando era vescovo di Trieste (1447-50) è dedicato al
principe Ladislao re di Ungheria (ed è forse il trattato più specifico in
materia). E sono altrettanto importanti le lettere di Guarino a Ludovico
Gonzaga (8 giugno 1424); le molte lettere dello stesso al suo allie
vo Leonello d'Esté (1430-35); le più tarde lettere di Francesco Filelfo a
Matteo da Trevi, pedagogo a Milano di Gian Galeazzo Maria (1475); a
Bona di Savoia (1477); a Filiberto I duca di Savoia (1479). E qui farei una
rapidissima parentesi ricordando il trattato di Leonardo Bruni, dedicato
ad una principessa, Battista da Montefeltro, e auspicando una ricerca
anche sull'educazione della «principessa»: ma forse questo è già stato
fatto e non è a mia conoscenza.
Parimenti autorevoli sono nel Quattrocento alcuni testi classici che
vengono tradotti e studiati a questo scopo, come il De liberis educandis,
dai Moralia di Plutarco; alcune orazioni di Isocrate (Nicocles e Ad Nico-
clem ; Evagoras ; e quella Ad Demonicum a lui attribuita). Anche le tradu-
pochezza del loro dominio dovevano far più conto delle loro doti individuali, sia
nel campo delle armi, diventando capitani per di signori più importanti, sia
nel lettere, facendosi consiglieri culturali in corti più grandi. È questo
il caso di Nicolo da Correggio (1450-1508), nipote degli Estensi per parte di madre
e allevato in quella corte; prode capitano per conto d'altri e autore di un nutrito
corpus di rime e di testi teatrali che danno inizio al teatro di corte. Abbiamo circa
trecento lettere del da Correggio che ci informano particolarmente anche sulla sua
educazione. La prima letterina scritta a 12 anni è diretta allo zio Borso d'Esté e
contiene la richiesta di un appezzamento di terra e di uno sparavero per andare a
caccia; ma nel 1468, a 18 anni rivolge a Pier Candido Decembrio due lettere in
latino, sottoponendogli l'interpretazione di un passo dei Trionfi del Petrarca, inter-
pretazione che era stata discussa a lungo da Nicolo con i suoi amici. Il fatto che in
quei giorni egli fosse immobilizzato a letto per una caduta da cavallo giustifica in
parte queW'otium letterato; ma già in un inventario di manoscritti della corte
Estense del 1471 troviamo «uno libreto volgare in versi» di messer Nicolo da Cor
reggio : la sua educazione era evidentemente stata molto accurata anche in campo
letterario.
2 Quasi tutti questi trattati si possono vedere nel volume di Eugenio Garin,
Umanesimo, Firenze, 1958, in «/ classici della pedagogia italiana·»; le lettere di Guar
ino, nel suo Epistolario edito da R. Sabbadini, 3 volumi, Venezia, 1915-9; per il
Filelfo: Francesco Filelfo educatore e il «Codice Sforza» della Biblioteca Reale di
Torino a cura di Luigi Firpo, Torino, 1967. LE ARMI E LE LETTERE NELL'EDUCAZIONE DEL SIGNORE 437
zioni di queste opere sono spesso dedicate a principi : Guarino dedica a
Leonello d'Esté le sue traduzioni in latino di Isocrate, oltre alle Vite di
Lisandro e Siila, di Plutarco, e al De assentatoris et amicis differentia, dai
Moralia di Plutarco; Bartolomeo Facio volgarizza per Ferdinando d'Ara-
gona ì'Ad Nicoclem (1444-5) e si potrebbe continuare3.
Mi limiterò quindi a sottolineare alcuni tratti comuni a queste opere,
che mi sembrano essenziali alla composizione dell'immagine del principe
rinascimentale. Le armi continuano ad avere in tutti i trattati grande
importanza : il principe deve, in quanto dux del suo esercito, essere in
grado di far fronte a qualsiasi situazione non solo dal punto di vista orga
nizzativo e strategico, ma anche da quello dell'impegno di lotta in prima
persona; di qui la larga parte del tempo dedicata (penso soprattutto a
quanto si conosce del programma educativo di Vittorino e di Guarino, ma
anche di Pio II) a rinvigorire il corpo con il gioco della palla, il nuoto, il
cavalcare, oltre al più specifico addestramento nell'uso delle armi (neces
sario questo anche in tempo di pace, per partecipare ai frequenti tornei ο
agli spettacoli-giostra). Questa è la parte più tradizionale dei trattati, la
più ovvia, ma è presentata in modo nuovo : si insiste sul fatto che questo
addestramento è autorizzato dagli esempi di grandi duci e imperatori
antichi - Ciro, Alessandro Magno, Cesare -; si utilizza la trattatistica anti
ca sull'arte militare (Vegezio e Frontino) ο la si imita (è il caso del Valtu-
rio e del Cornazzano)4. Anche in campo pedagogico dunque si assiste a
quel travestimento «all'antica»

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