Lettere di principi bambini del Quattrocento lombardo - article ; n°1 ; vol.109, pg 339-354
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée - Année 1997 - Volume 109 - Numéro 1 - Pages 339-354
Monica Ferrari, Lettere di principi bambini del Quattrocento lombardo, p. 339-354. Il carteggio Sforzesco conservato all'Archivio di Stato di Milano contiene, tra l'altro, informazioni preziose per chi voglia studiare le modalità formative delle élites e le pratiche dell'educare alla corte degli Sforza nel tardo Quattrocento. Il saggio ne analizza alcuni aspetti sottolineando corne istruire con la lettera e attraverso la lettera, moltiplicando le occasioni di dialogo con istanze formative assenti, sia in questo periodo una modalità essenziale della pratica educativa. Le missive dei principi bambini del Quattrocento lombardo - di Galeazzo Maria e di Ludovico il Moro, ad esempio - inducono a riflettere sui nessi tra un esercizio retorico-didattico e una strategia pedagogica che mira a costruire il carattere di chi è destinato a giocare un ruolo importante nella gerarchia sociale.
16 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1997
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Langue Italiano
Poids de l'ouvrage 1 Mo

Extrait

Monica Ferrari
Lettere di principi bambini del Quattrocento lombardo
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée T. 109, N°1. 1997. pp. 339-354.
Riassunto
Monica Ferrari, Lettere di principi bambini del Quattrocento lombardo, p. 339-354.
Il carteggio Sforzesco conservato all'Archivio di Stato di Milano contiene, tra l'altro, informazioni preziose per chi voglia studiare le
modalità formative delle élites e le pratiche dell'educare alla corte degli Sforza nel tardo Quattrocento. Il saggio ne analizza alcuni
aspetti sottolineando come istruire con la lettera e attraverso la lettera, moltiplicando le occasioni di dialogo con istanze formative
assenti, sia in questo periodo una modalità essenziale della pratica educativa. Le missive dei principi bambini del Quattrocento
lombardo - di Galeazzo Maria e di Ludovico il Moro, ad esempio - inducono a riflettere sui nessi tra un esercizio retorico-didattico
e una strategia pedagogica che mira a costruire il carattere di chi è destinato a giocare un ruolo importante nella gerarchia
sociale.
Citer ce document / Cite this document :
Ferrari Monica. Lettere di principi bambini del Quattrocento lombardo. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Italie et
Méditerranée T. 109, N°1. 1997. pp. 339-354.
doi : 10.3406/mefr.1997.4490
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9891_1997_num_109_1_4490MONICA FERRARI
LETTERE DI PRINCIPI BAMBINI
DEL QUATTROCENTO LOMBARDO *
Le pratiche di alfabetizzazione e di formazione culturale delle élites
nelle corti padane tra Quattro e Cinquecento offrirono modelli di rifer
imento non solo in campo educativo alla società di antico regime; inaugu
rarono infatti un'immagine di «cortegiano», esperto di armi e di lettere,
che segnò una svolta nell'itinerario educativo delle élites* e della nobiltà de
race. Sul finire del secolo XV le corti padane divennero i centri elettivi di
costruzione di opere con finalità precipuamente didattiche, finemente min
iate, in cui il testo e l'immagine cooperano nella trasmissione di contenuti
formativi. Libri di testo scritti da ο per l'educazione dei figli del signore,
corredati da preziose miniature, furono costruiti per farsi strumento ed
esempio vivo agli occhi dell'allievo. Tali testimonianze di una didattica che
coniuga l'uso dell'immagine e della parola, che salda l'uso del libro a quello
dell'icona ha molti nessi con una pedagogia che mutua risorse dalla storia
e della retorica. La storia si configura infatti come un repertorio di esempi
che l'arte della persuasione abilmente utilizza per indurre l'allievo a con
templare illustri modelli e contromodelli di comportamento del passato e a
cogliere i riflessi che tali immagini rimandano sul presente per meglio
* Nelle lettere ricorrono frequentemente alcune abbreviazioni; tra esse si ricor
dano :
D., D.ne, D."* = Domine, Domina; E., Ex., Ex.üa = Excellentia; Excellenti.1™/™ =
Excellentissime/ma; Ill.me/ma, Illustri.111«/™ = Illustrissime/ma; M.a, M."* = Madona; M.«1
= Magnifica; M.ro = Maestro; N.r/ra/ro = Noster/Nostra/Nostro; S., S.3* = Signora/e;
S./S.ria = Signoria; V.,V.er, V.er/ra/ro = Vester/Vostra/Vostro. Quanto alla trascrizione lad
dove si è reso necessario si è proceduto all'ammodernamento della punteggiatura ai
fini di una migliore comprensione del testo. Nei casi rimanenti si sono adottati crite-
ri di trascrizione strettamente conservatori.
1 Quanto all'influenza delle corti italiane sulla cultura europea cfr. A. Prosperi
(a cura di), La corte e il «Cortegiano». II Un modello europeo, Roma, 1980; A. Tissoni
Benvenuti, Le armi e le lettere nell'educazione del signore nelle corti padane del Quatt
rocento in AA.W., L'Éducation des roL· : pédagogie et pouvoir, in MEFRM, 99, 1,
1987, p. 435-446. Cfr. inoltre per quanto riguarda ad esempio la cultura francese :
M. E. Motley, Becoming a French Aristocrat, Princeton, 1990.
MEFRIM - 109 - 1997 - 1, p. 339-354. 340 MONICA FERRARI
comprendere il proprio posto nella gerarchla sociale. Vergerio nel De inge-
nuis moribus...2 espone i presupposti di questo itinerario formativo che as
segna largo spazio a procedure di rispecchiamento in positivo ed e contrar
io :
«Ottimo, quindi è l'avvertimento dato da Socrate ai giovanetti, di guar
darsi spesso alla luce dello specchio per non imbrattarsi coi vizi, se belli; e per
rendersi graziosi mediante la virtù se brutti. E questo vantaggio potranno an
che ottenere se, non contenti di rimirare la loro immagine, guarderanno ai co
stumi ed allo specchio vivente di uomini virtuosi».
1 - La pedagogia speculare e l'arte del comporre lettere
Storia e retorica sono discipline che fanno leva sul modello e sull'
esempio, coerenti con una pedagogia speculare fondata sull'uso didattico
dell'immagine riflessa del padre, dell'uomo virtuoso ma anche del buon
maestro e del buon allievo, della stessa relazione educativa.
In un commento della pseudo ciceroniana Rhetorica ad Herennium -
un testo chiave della pedagogia quattrocentesca3 - ora conservato alla Bi
blioteca Reale di Torino, trascritto da Ludovico Maria Sforza adolescente a
Cremona nel 14674 per ispirazione del Filelfo, suo precettore, la cornice di
ogni pagina è costituita da miniature che raffigurano le gesta di grandi
condottieri dell'antichità (Ciro, Serse, Temistocle, Leonida, Romolo, Bruto,
Camillo, Fabio, Scipione, Alessandro, Annibale, Vespasiano) intenti soprat
tutto a combattere. La scarsa relazione tra l'esercizio retorico ricopiato a
2 Cfr. P. P Vergerio, Dei nobili costumi e degli studi liberali della gioventù, in
E. Garin, L'educazione umanistica in Italia, Bari, 1949, p. 57. Per una disamina più
approfondita della funzione esemplare della storia cfr. G. Crevatin, La «virtus» del
condottiero tra retorica e romanzo, in Rivista storica italiana, 96, 1984, p. 338-359;
R. Guerrini, Tipologia di fatti e detti memorabili : dalla storia all'«exemplum» , in Mat
eriali e discussioni per l'analisi di testi classici, IV, 1980, p. 76-90; M. Ferrari, Edu
care ad essere esempio : la parola e l'immagine parenetica nella formazione dei Borboni
di Francia, in MEFRIM, 106, 2, 1995, p. 551-574. In particolare su Francesco Sforza,
esempio per i figli cfr. G. Lopez, Una Signoria fra due epoche, in G. Lopez, G. A. del
l'Acqua, L. Grassi e G. Bologna, Gli Sforza a Milano, Milano, 1979, p. 38.
3 Va detto che secondo il Woodward {La pedagogia del Rinascimento tr. it. Firenz
e, 1923, p. 43) la Rhetorica ad Herennium «era considerata la quintessenza della pu
ra dottrina oratoria» e che anche a Ferrara alla scuola di Guarino era «il punto di
partenza e il modello permanente».
4 Si veda in proposito : Ludovico Maria Sforza, Rhetorica, Biblioteca Reale di
Torino, ms. Varia 75 riprodotto nel seguente testo : L. Firpo (a cura di), Francesco
Filelfo educatore e il «Codice Sforza» detta Biblioteca Reale di Torino, Torino, 1967. LETTERE DI PRINCIPI BAMBINI 341
mano dall'allievo e gli episodi proposti nelle miniature induce a riflettere
su un duplice uso del libro, eserciziario didattico e testo figurato al tempo
stesso, pensato soprattutto come occasione della relazione pedagogica tra
il maestro e l'allievo. Non a caso i due protagonisti dell'itinerario formati
vo, il precettore e il suo pupillo, compaiono l'uno di fronte all'altro nell'ult
ima pagina della Rhetorìca, un libro trascritto dal discente per un uso non
certamente individuale che postula la glossa délYexemplum figurato, la vo
ce di chi insegna.
L'importanza del dialogo e dell'immagine nel dialogo maestro-allievo
per quanto concerne il modello educativo delle corti padane quattrocente
sche viene confermata anche dai biografi del Vittorino. Francesco Prendi-
lacqua infatti afferma che la ben nota «casa giocosa» voluta a Mantova da
Gianfrancesco Gonzaga e Paola Malatesta fu definita appunto «giocosa»
«a picturae varietate, quum in ea multae ludentium puerorum imagines vi-
deantur5». La scuola che si fa repertorio di immagini, che diviene un libro
figurato offre nuovi spazi all'ermeneutica, alla capacità del maestro di deci
frare le immagini attraverso la parola ed inaugura inedite occasioni educat
ive.
Tuttavia al di là di alcuni preziosi residui dello strumentario didattico
e di una serie di documenti che consentono di ricostruire gli intenti del
l'intervento educativo e la svolta che la cultura umanistica seppe imprimer
e alla pratica formativa6, poche sono le tracce dell'operatività pedagogica
quotidiana del maestro e ancora più scarsi i segni del procedere del curr
iculum dell'allievo che sono stati finora reperiti.
Per meglio individuare alcune caratteristiche di quello che si configura
come un modello educativo di lunga durata e che, grazie ai suoi prodotti
più preziosi e più noti - i libri -, arrivò nelle più importanti corti europee
del Cinquecento va meglio praticata, a mio pare

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