Roma, i Volsci e il Lazio antico - article ; n°1 ; vol.137, pg 135-154
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Publications de l'École française de Rome - Année 1990 - Volume 137 - Numéro 1 - Pages 135-154
Si prende in esame il problema della presenza volsca nella pianura Pontina : origine della popolazione e suoi primi contatti con il Lazio ; situazione economica e sociale del Lazio meridionale costiero in età arcaica; situazione politica dello stesso territorio prima e dopo l'arrivo dei Volsci, con particolare riguardo ai rapporti con Roma e con i Latini.
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Publié le 01 janvier 1990
Nombre de lectures 219
Langue Romanian
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Extrait

Filippo Coarelli
Roma, i Volsci e il Lazio antico
In: Crise et transformation des sociétés archaïques de l'Italie antique au Ve siècle av. JC. Actes de la table ronde de
Rome (19-21 novembre 1987). Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 135-154. (Publications de l'École
française de Rome, 137)
Riassunto
Si prende in esame il problema della presenza volsca nella pianura Pontina : origine della popolazione e suoi primi contatti con il
Lazio ; situazione economica e sociale del Lazio meridionale costiero in età arcaica; situazione politica dello stesso territorio
prima e dopo l'arrivo dei Volsci, con particolare riguardo ai rapporti con Roma e con i Latini.
Citer ce document / Cite this document :
Coarelli Filippo. Roma, i Volsci e il Lazio antico. In: Crise et transformation des sociétés archaïques de l'Italie antique au Ve
siècle av. JC. Actes de la table ronde de Rome (19-21 novembre 1987). Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 135-154.
(Publications de l'École française de Rome, 137)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1990_act_137_1_3901COARELLI FILIPPO
ROMA, I VOLSCI E IL LAZIO ANTICO
1. L'argomento che ho avuto io stesso l'incoscienza di proporre agli
organizzatori del colloquio è di quelli che pongono difficoltà immense :
anzi, allo stato attuale degli studi, praticamente insolubili. Affrontare lo
studio di una popolazione italica, come i Volsci, la cui vicenda è rac
chiusa quasi interamente entro uno dei periodi più oscuri della storia
dell'Italia, antica, come il V secolo, significa in primo luogo confrontars
i con un problema di fonti, che si identificano in questo caso quasi
esclusivamente nella tradizione annalistica, con tutti i problemi e le dif
ficoltà che ne derivano1. Dobbiamo inoltre fare i conti con una man
canza quasi totale di documenti epigrafici ed archeologici, anche se lo
scavo di Satricum, condotto dalla Scuola Olandese, comincia a restitui
re documenti di prim'ordine, ma anch'essi non esenti da gravi proble
mi di interpretazione. Finché non ci sarà un piano organico di ricerche,
e in particolare di scavi sistematici nel Lazio, in funzione di questa pro
blematica (la cui importanza, per lo studio - tra l'altro - della più anti
ca storia di Roma mi sembra evidente) non credo che vi potranno esse
re sostanziali progressi : penso a qualcosa di analogo a quanto è stato
fatto per la Lucania e per il Sannio, che pongono problemi analoghi -
se non identici - e che oggi conosciamo meglio proprio in grazia di
sistematiche esplorazioni archeologiche. Particolarmente urgente sa
rebbe - per la particolare struttura socio-politica di queste comunità -
l'identificazione e lo scavo dei santuari etnici; per i Volsci conosciamo
il nome e il sito approssimativo del principale centro del culto comunit
ario, Ecetra : questa non può essere identificata con Artena, come di
recente si è tornati a proporre, ma va localizzata - con i più antichi
1 L'unica sintesi recente sui Volsci è quella di G. Radke, Volsci, in RE, IX, A 1, cc.
773-827. Cfr. E. Manni, Le tracce della conquista volsca nel Lazio, in Athenaeum, η. s. 17,
1939, p. 233-79. 136 FILIPPO COARELLI
topografi, dal Cluverio in poi - nella zona del basso Sacco, nei pressi di
Supino e di Morolo2.
Ricordo anche il caso di Anagni, capitale religiosa degli Ernici, la
cui importanza in età arcaica comincia ad essere confermata da recenti
scoperte archeologiche3.
Considerate tutte queste premesse, quanto dirò in seguito andrà
preso col beneficio dell'inventario : cioè come una serie di ipotesi di
lavoro, che richiederebbero tutte ben più ampie indagini, e un vaglio
più accurato. Una sintesi organica dell'argomento è oggi impossibile,
date le enormi lacune della documentazione; di qui l'andamento desul
torio e frammentario mia esposizione, di cui mi scuso fin d'ora,
ma che comunque è inevitabile.
I temi che mi è sembrato di poter in qualche modo prendere in
esame (con i limiti già esposti) sono sostanzialmente i seguenti :
1) origine dei Volsci e loro arrivo nel Lazio meridionale;
2) situazione economica e sociale della pianura pontina in età
arcaica;
3)politica della pianura pontina prima e dopo l'arrivo
dei Volsci, in particolare per quanto riguarda i rapporti con Roma e
con i Latini.
2. Sul carattere «italico» (nel senso corrente) dei Volsci non vi pos
sono essere dubbi, come pure sulla loro originaria estraneità alle sedi
che essi occuparono storicamente nel Lazio meridionale : si tratta di
una migrazione avvenuta in un momento recenziore, e quindi docu
mentabile con sicurezza. Quanto alla provenienza, i dati principali sono
di natura linguistica, e sono stati esaminati da tempo, sulla base
dell'unica iscrizione sicuramente attribuibile ai Volsci, la 'tabula veli-
terna'4. I risultati di queste ricerche sono univoci, e mi esimono da
una disamina del problema, per il quale del resto non sarei in alcun
modo qualificato. Rimando, per brevità, al saggio di Poultney, che
2 Su Ecetra, cfr. RE V, e. 1907. La vecchia e insostenibile identificazione con Artena
(la medioevale Montefortino) è stata di recente riproposta da L. Quilici, La civita di Arte
na, Roma, 1982, p. 168-71. La posizione della città risulta chiarita, tra l'altro, dal colleg
amento con Ferentinum (Liv. IV 61, 5-6).
3 L. Biddittu, Rinvenimento di facies orientalizzanti ad Anagni, in Boll. Lazio Merid.,
10, 1978, p. 5-7.
4 J. W. Pultney, Volscians and Umbrians, in AJPh, 72, 1951, p. 113-27. I VOLSCI E IL LAZIO ANTICO 137 ROMA,
costituisce la sintesi recente più completa : da questa risulta che la li
ngua volsca è del tutto distinta dall'osco, e in genere dalle lingue sabelli-
che meridionali, e invece strettamente imparentata con l'umbro, ciò
che era ben chiaro già alla cultura antica : si ricordi il fr. di Titinius (in
Fest. p. 204 L. : «qui obsce et volsce fabulantur») che conosce la diversi
tà delle due lingue.
Un dato nuovo è fornito dalla recente scoperta a Satricum di una
breve iscrizione, trovata in una tomba del V secolo a.C. e che si può
qualificare con certezza di 'volsca'. Rimando per questa allo studio del
Colonna, di cui riassumo qui solo le conclusioni essenziali5. Si tratta di
una piccola accetta di piombo, su cui sono tracciate tre parole. I rap
porti più precisi, anche sul piano paleografico, sembrano rinviare
all'area sabina, intorno a Cures e alla cosiddetta area medio-adriatica.
È anche importante ribadire, con Colonna, che i Volsci, contrariamente
a quanto in genere si ritiene, erano in possesso di una scrittura già al
momento del loro arrivo nel Lazio : infatti la data della nuova iscrizio
ne non può essere di molto più tarda rispetto a questo avvenimento sto
rico, che si colloca, come è noto, all'inizio del V secolo a.C. Solo più
tardi dunque (probabilmente nel corso del IV secolo a.C.) i Volsci adot
teranno l'alfabeto latino.
La conclusione di Colonna è che si tratta di « una scrittura nazional
e dipendente da quella attribuita a Capena per l'uso del samech e da
quella sabina di Cures. . . Una scrittura dipendente da modelli «tiberi
ni», elaborata nelle originarie sedi appenniniche di quel popolo, proba
bilmente nella conca del Fucino». Quest'ultima affermazione è sconcert
ante, e contrasta con gli stessi risultati dell'indagine di Colonna, che
rimandano per l'appunto all'area sabino-capenate. La menzione del
l'area del Fucino costituisce, in questo contesto, un evidente omaggio
alla teoria tradizionale che fa provenire i Volsci da quest'ultima zona.
Ora, se è indubbio che la penetrazione avvenne tramite la zona marsica
e l'alta valle del Liri, non è necessario pensare a un'origine prima della
popolazione della stessa zona. La documentazione linguistica, come si è
visto, conduce necessariamente a tutt'altra conclusione.
La recente scoperta di un'iscrizione arcaica sabina, con caratteri
stiche del tutto analoghe a quelle cosiddette medio-adriatiche ο sud-
5 G. Colonna, La nuova iscrizione di Satricum, in Archeologia laziale, 7, 1984,
p. 104-6. 138 FILIPPO COARELLI
picene6, dovrebbe a mio avviso indurre a riesaminare la possibilità di
rivalutare la tradizione storiografica antica, che collega con la Sabina
la totalità delle apoikiai italiche. Ma su questo non posso che lasciare il
campo a più esperti di me7.
Quella che mi sembra accertata, comunque, è la provenienza dei
Volsci da un'area al confine tra Sabina e Umbria. Non escluderei che
l'elaborazione dell'alfabeto utilizzato in età arcaica in quest'area possa
esser avvenuta proprio in un'area di confine tra Etruria e Sabina, e
cioè tra Capena e Cures : viene immediatamente a mente l'importantis
simo centro cultuale di Lucus Feroniae, al quale la tradizione antica
attribuiva una funzione centrale nei rapporti

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