Tollere liberos - article ; n°1 ; vol.102, pg 107-127
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Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité - Année 1990 - Volume 102 - Numéro 1 - Pages 107-127
Luigi Capogrossi Colognesi, «Tollere liberos», p. 107-127. Il presente contributo riguarda un problema già ampiamente dibattuto dai moderni romanisti : la portata précisa dal punto di vista giuridico della cerimonia del tollere liberos con cui il pater accoglie simbolicamente il neonato nella sua famiglia. È questa cerimonia essenziale per l'acquisto della patria potestas sul figlio o essa ha un valore meramente sociale ? È possibile che a taie quesito debba darsi una risposta articolata che tenga conto anzitutto di una possibile evoluzione e mutamento di significato col passaggio da una fase arcaica di una struttura sociale di tipo gentilizio all'età dell'ordinamento cittadino in cui probabilmente taie cerimonia dovette perdere rapidamente il suo contenuto legale. Tale schema interpretativo deve comunque tener conto dzlla persistente pratica attestata dai diplomi militari carica di una forte valenza anche pratica (v. rétro) e, inoltre, deve altresi essere valutata alla luce della normativa arcaica in ordine all'ius vitae et necis del pater e al suo potere di esposizione degli infanti.
21 pages
Source : Persée ; Ministère de la jeunesse, de l’éducation nationale et de la recherche, Direction de l’enseignement supérieur, Sous-direction des bibliothèques et de la documentation.

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Publié le 01 janvier 1990
Nombre de lectures 61
Langue Italiano
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Extrait

Luigi Capogrossi Colognesi
Tollere liberos
In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 102, N°1. 1990. pp. 107-127.
Riassunto
Luigi Capogrossi Colognesi, «Tollere liberos», p. 107-127.
Il presente contributo riguarda un problema già ampiamente dibattuto dai moderni romanisti : la portata precisa dal punto di vista
giuridico della cerimonia del tollere liberos con cui il pater accoglie simbolicamente il neonato nella sua famiglia. È questa
cerimonia essenziale per l'acquisto della patria potestas sul figlio o essa ha un valore meramente sociale ? È possibile che a tale
quesito debba darsi una risposta articolata che tenga conto anzitutto di una possibile evoluzione e mutamento di significato col
passaggio da una fase arcaica di una struttura sociale di tipo gentilizio all'età dell'ordinamento cittadino in cui probabilmente tale
cerimonia dovette perdere rapidamente il suo contenuto legale. Tale schema interpretativo deve comunque tener conto della
persistente pratica attestata dai diplomi militari carica di una forte valenza anche pratica
(v. retro) e, inoltre, deve altresi essere valutata alla luce della normativa arcaica in ordine all'ius vitae et necis del pater e al suo
potere di esposizione degli infanti.
Citer ce document / Cite this document :
Capogrossi Colognesi Luigi. Tollere liberos. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 102, N°1. 1990. pp. 107-
127.
doi : 10.3406/mefr.1990.1662
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1990_num_102_1_1662LUIGI CAPOGROSSI COLOGNESI
«TOLLERE LIBEROS»
Sappiamo bene quanto la potestas del poter familias romano costitui
sca un tema su cui i romanisti, da più di un secolo, si sono particolarment
e accaniti, accumulando un materiale veramente imponente. Inutile ag
giungere come alcuni dei presenti, ancora ai giorni nostri, siano venuti
aggiungendo il loro mattone a questo monumento della nostra tradizione
scientifica.
Mi sembra tuttavia che, malgrado ciò, un aspetto sia restato relativ
amente in ombra. Mi riferisco precisamente ai problemi relativi a quelli
che io chiamerei i «confini», le «zone marginali» della patria potestas.
Malgrado le promesse che i titoli di certi recenti contributi potevano farci
sperare1, resta infatti abbastanza incerto il modo in cui i cittadini romani
«entravano» ed «uscivano» dalla sfera di azione di questa potestas.
Certo, i relativi schemi generali sono noti ed è ugualmente noto
come, in linea di massima, fossero i fatti naturali della nascita e della
morte a far funzionare questi meccanismi di «entrata» e di «uscita». Inut
ile ripetere le rapide righe di un qualsiasi manuale.
Se però la dissoluzione della antica potestas a seguito della morte del
suo titolare e il formarsi di nuove potestates in capo ai sui non solleva, dal
nostro punto di vista, problemi particolari, già l'elemento opposto, l'i
ngresso nella famiglia con la nascita sembra porsi diversamente.
Per la fase più risalente dell'esperienza giuridica romana è almeno
dubbio che il mero dato naturalistico della nascita dell'infante comportass
e la sua automatica sottoposizione al pater della sua famiglia e il suo
inserimento in questa a pieno titolo. Come sappiamo, da molti anni si
discute infatti se il rituale successivo alla nascita del tollere liberos non
fosse esso qualificante al fine dell'entrata nella familia romana del neonat
o e della conseguente sua sottoposizione al potere del pater. Allo scettic
ismo in proposito espresso da Silvio Perozzi in un saggio ancora ben pre-
1 Mi riferisco in particolare ad A. M. Rabello, Effetti personali della «patria
potestas», Milano, 1979.
MEFRA - 102 - 1990 - 1, p. 107-127. 108 LUIGI CAPOGROSSI COLOGNESI
sente alla nostra attenzione e che si ricollega alla posizione di molti altri
studiosi, da Marquardt sino a Bonfante, trovando poi eco nella riflessione
di autori più recenti, quali A. Berger e, in maniera più approfondita, il
nostro F. Lanf ranchi2, si contrappongono le ipotesi di P. De Francisci e di
Edoardo Volterra3. Sull'argomento è ora tornata una giovane studiosa
napoletana riaffermando, mi sembra, le antiche idee sull'insignificanza
giuridica del rituale in questione.
E tuttavia A. Romano, piuttosto che addurre nuovi elementi a confer
ma di questa riaffermata insignificanza, mi sembra tutta protesa a soste
nere un diverso valore del tollere liberos, interpretato come testimonianza
di un originario rito di «couvade» nell'esperienza sociale romana4. Certo,
2 Cfr. in particolare S. Perozzi, Tollere liberum, in Studi Simoncelli, 1917, ora
in Scritti giuridici, III, Milano, 1948, p. 95 ss.; istituzioni di diritto romano, 2a ed., I,
Roma, 1928, p. 437 e nota 3. Sugli autori che già in precedenza avevano negato
efficacia giuridica al rituale del tollere liberos e sugli ulteriori sviluppi della dottri
na in tal senso, v. le puntuali indicazioni contenute in G. Gualandi, «Tollere liberos»
in un passo di Petronio, in RISG, 89, 1952-53, p. 413 e nota 3-5 Più di recente ritor
na per esteso sull'argomento, sempre con lo stesso orientamento negativo, F. Lan-
franchi, Ricerche sulle azioni di stato in diritto romano, II, Bologna, 1964, p. 14 ss.,
con utili ed ampie indicazioni sulla letteratura precedente. Cfr. anche A. Watson,
The Law of Persons in Later Roman Republic, Oxford, 1967, p. 77 ss., e M. Käser,
Das römische Privatrecht, I, 2a ed., Monaco di Β., 1971, p. 65, secondo cui il tollere
liberos serviva a confermare l'acquisto della patria potestas già effettuatosi con la
mera nascita.
3 Cfr. in particolare, oltre al più vecchio saggio, assai datato peraltro, di J. De-
clareuil, Paternité et filiation légitimes, in Mèi. Girard, I, Parigi, 1912, p. 326 ss.;
E. Volterra, Un'osservazione in tema di «tollere liberos», in Festschr. Schulz, Wei
mar, 1951, p. 388 ss.; Ancora in tema di in IVRA, 3, 1952, p. 216 ss.,
e P. De Francisci, Primordia civitatis, Roma, 1959, p. 280, nonché il rapido accenno
in G. I. Luzzatto, Nota minima sul Diploma militare del 306 rilasciato ad un preto
riano di origine italiana, in St. Biondi, II, Milano, 1965, p. 106; nonché il già cit.
contributo del Gualandi.
4 Cfr. A. Romano, « Tollere liberos » : uomo, donna e potere, in St. Guarino, II,
Napoli, 1984, p. 881 ss., con ulteriore panorama bibliografico. L'a., partendo
dall'ambivalenza di significato della terra, a livello simbolico, e dalla «sua carica
negativa contagiosa e debilitante » (p. 889), si spinge a interpretare tutto il rituale in
oggetto come simbolizzante «una nuova nascita che, a livello rituale, poneva in
risalto la figura, ora dominante, del padre» (p. 891), in relazione al tramonto della
antica cultura matrilineare (p. 890). Tutto ciò avrebbe corrispondenze in quei ritual
i di couvade ben noti agli antropologi (p. 891 s.). Ora quello che a me sembra manc
hi nel tollere liberos è appunto una analogia morfologica con la chiara simbolizza
zione del parto propria della couvade. Certo, è interessante l'idea di un sistema
patriarcale che si sovrappone alle precedenti strutture matriarcali e, pertanto,
postula Γ« appropriazione» del neonato da parte dell'uomo «attraverso un rito di TOLLERE LIBEROS » 1 09 «
in un convegno dedicato ai «riti di passaggio», nel quadro di una ricerca
comune fra storici ed antropologi, nulla di più suggestivo di una tesi del
genere. Né ad essa potrebbe opporsi alcuna obiezione di fondo. Manca
tuttavia, mi sembra, nel saggio della Romano il supporto di una adeguata
analisi delle forme del rituale romano onde convincerci della sua origina
ria identità di funzione rispetto alla couvade nelle sue varie forme. Non
basta, evidentemente, lo svolgimento di una cerimonia del padre avente
per oggetto il figlio neonato perché si debba identificare necessariamente
questa con altre cerimonie, in altri contesti, dissimili nella forma, avvenut
e all'atto della nascita ο prima di questa. Occorre qualcosa di più : la
identificazione di possibili analogie strutturali ο funzionali e su questo
punto il discorso della Romano mi sembra francamente insufficiente 5.
investitura che, svolgendosi secondo le forme del parto, potesse testimoniare in
modo efficace la sua qualità di padre di fronte alla comunità» (p. 892). Il discorso
dovrebbe essere ulteriormente approfondito : resta però l'ostacolo di fondo, per
quanto concerne più specificamente il nostro problema, della mancanza di corr
ispondenza fra il rito del tollere liberos e la forma della couvade.
A ciò si deve aggiungere che la citazione di Sereni effettuata dalla Romano a
conferma della sua interpretazione che ho da ultimo ricordato appare abbastanza
debole giacché in alcun modo il grande storico delle comunità liguri si rifaceva a
schemi analoghi ο in qualche modo avvicinabili al tollere liberos (che di questo,
ricordo, si sta discutendo), riferendosi egli espressamente a ve

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