Lo strano segreto di Marie Cloarec
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Lo strano segreto di Marie Cloarec , livre ebook

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Description

Quando il Dottore Le Fort, notaio a Quimper, gli chiede di scrivere la sua storia, Gwenn Rosmadec è ben lungi dall’immaginare che è sul punto di riaprire un passato doloroso, a tal punto che persone mal intenzionate non esiteranno a farlo fuori per impedirgli di scoprire il famoso segreto di Marie Cloarec.


Tuttavia Gwenn non sarà il tipo di persona che si arrende senza lottare. Determinato a capire,andrà ovunque a cercare la verità, per quanto strana possa sembrare. Saprà così scovare i segreti del passato, con il prezioso aiuto di Soazic, la sua affascinatenonché temeraria sposa.


Primo romanzo della collana Indagini in Bretagna, Lo strano segreto di Marie Cloarec Ci farà conoscere Gwenn e Soazic Rosmadec, i simpatici inquirenti bretoni, sempre appassionati nell’inseguimento dei criminali.

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Publié par
Nombre de lectures 3
EAN13 9782374534992
Langue Italiano

Informations légales : prix de location à la page 0,0045€. Cette information est donnée uniquement à titre indicatif conformément à la législation en vigueur.

Extrait

Presentazione
Quando il Dottore Le Fort, notaio a Quimper, gli chiede di scrivere la sua storia, Gwenn Rosmadec è ben lungi dall’immaginare che è sul punto di riaprire un passato doloroso, a tal punto che persone mal intenzionate non esiteranno a farlo fuori per impedirgli di scoprire il famoso segreto di Marie Cloarec.
Tuttavia Gwenn non sarà il tipo di persona che si arrende senza lottare. Determinato a capire, andrà ovunque a cercare la verità, per quanto strana possa sembrare. Saprà così scovare i segreti del passato, con il prezioso aiuto di Soazic, la sua affascinate nonché temeraria sposa.

Primo romanzo della collana Indagini in Bretagna, Lo strano segreto di Marie Cloarec, Ci farà conoscere Gwenn e Soazic Rosmadec, i simpatici inquirenti bretoni, sempre appassionati nell’inseguimento dei criminali.


***




Alex Nicol
Indagini in Bretagna
LO STRANO SEGRETO DI MARIE CLOAREC
Alex Nicol
Traduzione di Marie-France Briant
38, rue du Polar Les éditions du 38
A Annick, Morgane, Marine e Océane
Capitolo 1
Con il suo sguardo da tipico Bigouden 1 , l’ometto gioviale che stava di fronte a Gwenn Rosmadec esprimeva tutta la gratitudine del mondo.
— Caspita, Signore Rosmadec, la Sua relazione è fantastica. Ha trovato delle notizie incredibili sulla storia della nostra famiglia, gliene sono molto grato.
Sono lieto di avere contribuito a dare una nuova prospettiva su elementi del Suo passato che Lei ignorava. Ma sa, capita spesso nel mio mestiere. Sono un semplice traghettatore di parole che trascrive sulla sua macchina da scrivere e che restituisce poi fedelmente a Lei.
— Sarà, ma Lei, Signore Rosmadec scrive divinamente. Rileggendo la storia della mia famiglia, stavo quasi per credere che si trattasse di un bel romanzo.
— Spesso la realtà supera la fantasia. D’altronde, gli scrittori possono solo limitarsi ad inventare ciò che l’anima umana tenta di forgiare. Ma Le devo confessare che la mia indagine si è rivelata relativamente semplice. Tutti quelli che sono stati sollecitati da me per l’intervista, hanno accettato di buon grado e non hanno mai tentato di nascondermi nulla. E poi, le parole sono come una buona musica che si scrive su uno spartito. Detto ciò, mi ha fatto molto piacere svolgere questo lavoro per Lei. La pratica rilegata che Le ho consegnato dovrebbe piacere a tutti coloro che hanno contribuito alla sua elaborazione e sono tanti.
Gwenn Rosmadec scosse la sua capigliatura rossa e si alzò come per fare cenno al suo interlocutore che l’incontro era finito. L’anziano contadino fece lo stesso, stringendo al petto l’intera storia della sua vita.
— Quanto le devo, Signore Rosmadec ?
— Le manderò la parcella per posta. Non ho avuto ancora il tempo di fare tutti i miei calcoli.
— Benissimo, La ringrazio. Arrivederci, Signore Rosmadec.
— Arrivederci, caro signore.
Gwenn accompagnò il suo cliente sull’uscio e lo guardò allontanarsi verso la sua macchina, prima di entrarvi lanciò un allegro “Kenavo 2 ” , avviò il motore e si dileguò velocemente nella curva della viuzza del quartiere residenziale dove Gwenn aveva allestito il suo studio.
Sulla quarantina, sportivo, apprezzava l’indipendenza che gli procurava il suo nuovo mestiere. Era alto e forte, quel giorno indossava una T shirt bianca con il logo del Bagad 3 locale, un jean ampiamente passato di moda con una larga cintura di pelle messicana.Mordeva la vita, da buon epicureo, assaporando ogni attimo che il buon Dio gli accordava. Una lunga pratica del rugby gli aveva insegnato i fondamentali del gioco di squadra, la capacità ad analizzare velocemente la situazione e l’arte compiuta dell’anticipo. Il suo naso rotto testimoniava, tra l’altro, la sua partecipazione attiva alle mischie insieme ai festeggiamenti del terzo tempo.

Era metà luglio. Un periodo di sole splendente inondava tutta la Bretagna, in particolare modo il porticciolo di Sainte Marine 4 dove lo scrittore pubblico Gwenn Rosmadec aveva eletto domicilio. La sua casa bianca dal tetto di ardesie luccicanti s’integrava perfettamente al paesaggio; con l’andare del tempo le ortensie, l’erica e la vecchia quercia avevano addirittura finito per darle l’aria di un gioiellino incastonato nel suo scrigno. Gwenn guardò il verde tenero del prato, tagliato qualche giorno prima, e odorò l’aria che profumava di salsedine satura d’iodio che una brezza leggera trasportava dall’oceano vicino. Questo contatto con gli elementi della natura gli era necessario soprattutto dopo il lungo incontro che aveva appena avuto con l’anziano contadino. Respirò a pieni polmoni un’aria che sapeva di avventure e di alghe strappate dalle scogliere delle Glenan 5 . In un angolo del giardino, sua moglie Soazic, con le cesoie in mano, tagliava un cespuglio di rose. Alcuni gabbiani argentati con il loro grido stridulo le passarono sopra dirigendosi verso una misteriosa meta.
Gwenn aveva lavorato a lungo come giornalista, coprendo tutti i punti caldi del mondo. Aveva acquisito sul terreno una solida esperienza d’investigazione e di scrittura, così un giorno, considerando che era tempo di trovare un po’ di stabilità, aveva deciso di stabilirsi nella casa che suo padre aveva fatto costruire e di mettere le sue competenze al servizio del pubblico.
A Gwenn piaceva molto andare incontro alla gente, così il successo arrivò molto presto.
Egli sapeva trovare le parole semplici per instaurare un contatto. Poi, nel corso degli incontri, creava un legame di fiducia necessario perché i suoi interlocutori accettassero di dipanare i fili della loro storia.
Con il suo talento di vero reporter, verificava con particolare cura e attenzione l’esattezza delle informazioni che le venivano date, in modo da imbastire un testo solido, preciso, rigoroso che consegnava infine al suo cliente. Ogni storia era diversa ; eppure, ogni pezzo di vita gli regalava emozioni e infatti, con immensa gioia consegnava al cliente il suo prodotto finito .
Tuttavia , conosceva abbastanza bene la mente umana per «dimenticare» alcune rivelazioni che avrebbero potuto risvegliare vecchie ferite, ormai cicatrizzate dal tempo, anche se mai si sarebbe permesso di distorcere la verità. Non era un romanziere ,si limitava a scrivere le storie degli altri avendo l’obbligo e il dovere etico di rispettarle.
Chiamò Soazic, sempre china sulla sua siepe di rose.
— Tesoro, andiamo a fare un giro al porto ?
La donna della sua vita interruppe la sua attività, appoggiò le cesoie sul tavolo del giardino e gli rispose:
— Va bene, sto arrivando !.
Dal periodo in cui aveva vinto tutte le gare di nuoto di Bretagna, Soazic aveva mantenuto una linea atletica e una vivacità splendente con i suoi lunghi capelli neri che incorniciavano il bel viso.
Qualche istante più tardi, si incamminarono tutti e due nel viale delle Querce che costeggiava il retro della loro casa e raggiunsero l’accesso al pontile del porticciolo.
Adagiato sul fiume Odet, soprannominato «il più bel fiume di Francia» da un pubblicitario geniale, il porticciolo godeva di un fantastico rifugio sicuro dove i marinai, dai dilettanti ai più esperti, potevano rifugiarsi quando le onde diventavano minacciose. A contatto diretto con l’oceano, questa foce subiva l’influenza delle maree, così, a seconda dell’ora, le navi attraccate al largo orientavano la loro prua verso sud o verso nord, in base alla corrente. Solo i privilegiati, che avevano ottenuto un attracco sul pontile, mantenevano immutabilmente la stessa posizione.Dovevano comunque essere in grado di gestire le correnti contrarie durante le manovre d’ormeggio quando, molto spesso, il motore ausiliario rimaneva la migliore soluzione per questi capitani della domenica.
Con l’arrivo dei turisti, il porto aveva fatto il pienone. Tutte le imbarcazioni si dondolavano al ritmo delle onde del mare mentre i pescatori cercavano di pescare, con la lenza, orate o muggine nascoste sotto le alghe gigantesche. Al largo erano attraccati i natanti provenienti dalla Gran Bretagna, dall’Olanda e d’altri Paesi.Una musica brasiliana echeggiava in fondo alla baietta: cantanti e musicisti, attrezzati con chitarra e maracas, coprivano con le loro sonorità tropicali le conversazioni dei clienti del bar del porto. Un cagnolino bianco, sdraiato sul pavimento di legno del bar teneva la sua padrona a guinzaglio mentre una parigina, truccata come per la prima dell’Opera e con in testa un largo cappello degno di figurare alla hit parade del Derby Epson, sorseggiava un aperitivo con una cannuccia di plastica. Alcuni bambini si divertivano a giocare a Tarzan sul vecchio albero in riva al molo, mentre il via vai degli zodiachi della capitaneria iniziava a ricuperare gli skippers e i loro equipaggi che avevano i velieri attraccati al largo. In fondo al pontile, Marcel il pescatore di granchi, scaricava la sua pesca in vasconi di poliestere giallo e grigio con lo stampo della camera di commercio di Quimper. La pizzeria si accingeva a fare il suo pienone serale e i ritardatari tentavano di trovare un posto o di prenotarlo.
Gwenn et Soazic si accomodarono al loro tavolo prediletto del caffè del porto, leggermente appartato, di fronte al mare. Il cameriere
chiese loro, avvicinandosi :
— Il solito ?
Gwenn sorr

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