I Guardiani di Armonia : Zéphyr
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I Guardiani di Armonia : Zéphyr , livre ebook

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Description


Dopo essere sopravvissuta ad un assalto violento all'età di 15 anni, Melinda Violette pensò che non avrebbe mai più sentito parlare di questo strano segno sulla mano del suo soccorritore. Eppure, 10 anni dopo, quando il suo migliore amico, Nathan, gli offre un ciondolo in tutto e per tutto identico alla cicatrice a spirale dell'uomo che l'aveva invariabilmente salvata dalla morte, inizia a interrogarsi su di lui E quando la mattina dopo si sveglia invisibile, si affretta a chiamare Nathan in suo soccorso. Mentre continua a negare qualsiasi coinvolgimento in ciò che gli accade, è convinta di nascondergli qualcosa. Soprattutto perché non sembra così sorpreso di trovarla in questo stato.Questo libro è tradotto dal francese all'italiano da Sonia Frattarola e la storia si svolge in Francia nella regione parigina.

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Nombre de lectures 5
EAN13 9782490913015
Langue Italiano

Informations légales : prix de location à la page 0,0045€. Cette information est donnée uniquement à titre indicatif conformément à la législation en vigueur.

Extrait

1.
Questo libro è tradotto dal francese all'italiano d a Sonia Frattarola e la storia si svolge in Francia nella regione parigina. Zephyr è un vento francese
Olivia Sunway
I guardiani di Armonia Zephyr
Prologo
La sera dei miei quindici anni avrebbe potuto esser e ordinaria ma non è stato il caso... Dopo una serata piena di rideri, delle danze, et di karaoke, il pub ha annunciato la chiusura e i mi ei amici sono tornati da loro. Solo Ludo si era preoccupato di abandonarmi a un orario cosi tarda. Quando suoi genitori sono arrivati, gli avevo assicurati che mi o padre non avrebbe intenzione di ritardare. Nonostante la sua aria colpevole al mome nto di salire nella macchina familiale, lui era troppo stanco per insistere. Presto, impiegati lasciarono i locali. Il segno ver de che lampeggiava sopre la mia testa si spense e il vicolo è diventato molto piu s curo. Un po preoccupata aspettando mio padre, fissavo sen za fermarmi alla fine della piccola strada, sperando vedere apparire la sua Ford Mondeo. Il freddo di questo mese di Febbraio era abbastanza pungente. Sentivo le mie guancie raffrescarsie avere questa tonalità rossa c aratteristica mentre vai che il vento mi pingavo il viso. Mia bocca lasciavo sfuggire pic coli nuvoli di vapore. Nonostante il mio cappotto di cachemire nero, ero refrigerata. L’ aria gelida si stava infiltrando nella minima apertura, accettuando questa sensazione di f reddo che mi pareva sempre più insopportabile. Stringero i lati del mio cappotto. Dopo qualche min uto in più commiciavo a oscillare da un piedo all’altro per provare a riscaldarmi. Un rumore metallico suona fuori. Saltai reprimendo a stento un grido di angoscia. Le mie spalle se contrasse. Ho scannerrizato frenetica mento intorni a malapene a distinguere il marciapiede ancora innevato in alcun i punti, e le poche ombre oscillanti sotto i bassi aloni dei lampioni. Niente pareva sos petto. L’orecchio sull’orologio, ho aspettato. Siccome no sentivo niente altro che il t raffico da strade adiacenti, mi sono rillassata leggermente. Deve essere un gatto chi cerca nei bidoni della spa zzatura … I passi risuonarono alle mie spalle, che mi angosci ava ancorà di più. Presa dal panico, mi sono voltata a rivedere tutto quello che poteva succedermi. Oh ragazzo! Mà perche papa mette tanto tempo? Con sollievo, ho vista una piccolà silhouette femmi nile. Il suo passo franco e veloce tradito la sua ansia, che tiro fuori un debole sorr iso. Eppure, quando lei si avvicino a me, qualcosa di pericoloso emanava da lei, che mi p rivava di simpatia per lei. Ho rischiato un occhio dietro di me, sperando che q uesta aria inquietante non era destinata a me, ma non c’era nessuno… Una brutta se nsazione mi ha compresso lo stomaco. Mi ci sono voluti diversi secondi per capi re che stava per attacarmi. Quando stavo per scappare, era già troppo tardi. Su oi occhi mi fissavano con determinazione e concentrazione. Il mio cuore è affola e non ho avuto tempo di reagire. Lei mi ha spinta brutalmente. Ho perso l’e quilibrio e la mia testa colpiva violentemento l’asfalto mentre un dolore ve scicanto irradiava il mio coccise. Prendendo un leggero capogiro, ho preso un momento per riprendermi. Ho provato ad alzarmi, ma la mia assalitore mi ha b loccata ancora una volta sul cranio facendomi male il cranio. Ho lanciato un gem ito di dolore. Mezzo buttata fuori, la guardava mettere le mie braccia lungo il mio corpo e siedersi su di me. Incapace di reagire, la fissai, senza capire cosa mi stava succ edendo. Nessun suono potrebbe incrociare le mie labbra … Quando ha tirato fuori una katana dal suo lungo cap potto beige, mancavo svenire. Il mio respiro era bloccato nella mia gola mentre cerc avo invano un modo per scappare. Ho spinto le mie gambe per inclinarla, st rettando i denti a ogni nuovo tentativo mentre le ferite mi facevano male. Nonost ante le sue piccole dimensioni, non
gli ha dato alcuno effeto … Speravo ingenuamente che qualcuno sarebbe venuto sa lvarmi, ma la realtà mi ha colpito duramente quando ha afferrato la sua arma c on entrambe le mani per sollevarla sopra la sua testa. Non puo terminarsi cosi … Ho fissato la lama con angoscia, sotto l’espression e determinata e concentrata dell mio agressore. Il mio cuore stava pulsando e una pa ura indescrivibile mi invade. La lama cadde all’ istante per rimanere incastrata nel mio spesso cappotto. Questa volte, ho emesso un grido di terrore, sentendo i mi ei occhi bagnarsi di lacrime. Una mana con una cicatrice a spirale improvvisamente af erro la spalla della matta e la proietto a quasi un metro da me.Frastornata, ho guardato l’uomo attaccare il mio ag ressore. In un esplosione di lucidità, mi sono trasferita a quattro zampe sul as falto. I miei vestiti intrisi di neve ghiacciata. Ho camminato per pochi metri, prima di fermarmi per ispezionare il danno. Mi metto una mano sul petto e ho notato con solliev o che la lama aveva solo squarciato il tessuto spesso. Allora ho fatto scivo lare le dita nei miei capelli e ho emesso un piccolo lamento sentento un liquido visco so. Una terribile snellezza si diffuse in tutto il mio cranio. Tremita di freddo e di paura, ho rivolto la mia att enzione alla battaglia. L’uomo mi ha attraversato gli occhi, probabilmente avvertito dal grido che avevo appena spinto. Ma è tornato molto rapidamente alla battaglia ; il suo a vversario aveva approfitatto di questo momento d’inattenzione per abattere la sua arma. Il sangue schizzo dal braccio sinistro del mio salvatore. Non sembrava disturbarlo eccesiv amente, mentre lo prendeva a calci nell’adome. La donna era squilibrata e si inginocch io. Teneva il ventre della sua mano libero, senza arrendersi. Chi è quest’uomo arrivato dal nulla?E perche questa donna mi ha attacata?Si concentrava sull’avversario, combattendo come un guerriero che lo avrebbe fatto per tutta la vita. Non sembravo armato. Nonos tante questo, paravavo gli attachi della bruna con precisione e abilità, come se fosse cente volte più forte di lei. La donna ha provato un colpo fatale che il mio salv atore non riesce completamente a evitare. L’estremita della lama affondo nel suo fia nco destro. Un forte gemito echeggia per tutta la notte mentre stringeva il polso della matta. Lei urlo. Supponevo che si fosse appena rotto il polso per indurla a lasciare andare la Katana piantata nella sua carne. Senza perdere tempo, l’ha buttata fuori con il pugn o libero. Con mio grande sollievo, è crollato senza ulteriore resistenza. La lama scivolo via dalla ferita allo stesso momento e cadde sul bitume ghiacciato in un rumore metallico. L’uomo vacillo leggermente, prima di mostrare un sorrido soddisfatto, tuttavia teso con dolore. A questo momento, ho voluto alzarmi e ringraziarlo, ma lui ha preso l’arma e si avvicino dal corpo della donna. Senza preavviso gli taglio la gola, con un gesto rapido e preciso. La testa rotolo in un fascio di sangue pri ma di schiantarsi contro il muro. Ho ripreso un cuore alto di fronte a questo spettacolo orribile. Come si puo uccidere qualcuno con tale sangue fredd o? è un assassino…? Non sapevo più cosa pensare… Ha barcollato legermente e si apoggio al muro, prim a di crollare, fissandomi con un sorrido rassicurante. Pietrificata, lo fissai. Semb rava morto, mai i suoi occhi diventati vuoti continuavano a guardarmi. Mi sono seduta lentamente, ignorando l’enorme emato me che ha rallentato i miei movimenti. Avevo alcuna invidia di avvicinarmi da l ui eppure è precisamente quelle che ho fatto. Avevo difficoltà a capire da dove questo bisogno di verificare il polso mi veniva, mentre sarei scappata. Sono ispirata profondemente e ho chiuso gli occhi p er raccogliere il mio coraggio. Potevo farle; mi bastasse sentire la sua carotide. Ero spaventata con l’idea di toccare questo assassi no, ma per una ragione che non
sapevo, dovevo sapere. Ho passato la mia mano verso il suo collo… e come m i aspettavo, il suo cuore non batteva più. In stato di shock, ho fatto un passo i ndietro e fissai i due corpi che si trovavano ai miei piedi. Non avevo mai visto morti e, quella notte, ne avevo due davanti agli occhi. Paralizzata, che guada in una pozza di sangue, ho p alpito le palpebre diverse volte quando due fari mi accecarono. Qualcuno mi affero p er le spalle. — Melinda! Tutto bene ? Non hai niente ? Gridava m io padre, pazzo di preoccupazioni, ispezionando da ogni angolazione. Incapace di parlare, fece no con la testa. Mi ha os servata ancora per diverse seconde prima di chiudere in un abbracio fermo che mancava rompermi le ossi. Finisce per liberarme, scivolato una mano nella tasca della giacca e ha uscito il suo telefonino. Ha composto immediatamente il numero de i soccorsi senza fermarsi di persuadermi. Mi guidava nella macchina per riscalda rmi aspettanto loro. I soccorsi arrivarono qualchi minuti dopo in un fra stuono di sirene stridenti e luci lampeggianti blu. Un autista di ambulanze è venuto incontrarmi e m’avvolto in una coperta di sopravvivenza mentre mi guidava vers o il dietro del suo veicolo. I miei muscoli tremavano tanto che avavo difficoltà per co ntrolarli; sapevo che non era per causa del freddo, ma legato al mio stato di shock. Dopo un breve controlla, il medico m’informava che le mie ferite erano superfic iale e si è contentato di pulire la mia ferita alla testa con una semplice comprimere. Una volta che le mie cure sono finite, un poliziott o si avvicino da me per interrogarmi. Ascoltavo le sue domande con attenzio ne, ma non potevo impedermi di scoppiare in lacrime quando ho riassunto gli eventi specifici che avvevano appena avuto luogo. Mio padre, sempre cosi attento, mi ha tenuto la mano per riconfotarmi durante l’intero interrogatorio. Dopo un’ora, ha pr egato tuttavia il commissario di lasciarmi tranquilla. Uscendo dall’ambulanza, ho notato che i corpi erano stati raccolti dal team medico, che mi ha risparmiato una seconda visione d el’’ orrore d’horreur quando mio padre mi ha scortata dalla sua macchina.
1
Dieci anni in più Seduta di fronte al mio compiuter, ho scritta una m ail per chiedere al mio capo una nuova missione. Per una volta, lei mi ha risposto n el secondo, a significare che manda messagi : "Faremo il punto questo pomeriggio". Il p roblema, è che sono a mala pena le undici della mattina… Il mio CDD stava finendo tra due giorni e la chiama ta che avevo ricevuta al inizio del mese sull’annuncio del responsabile marketing mi av eva tolto tutte le motivazioni. Quel giorno, sono quasi caduta dalla sedia quando l a giovane donna al telefono m’aveva annunciata la sua candidatura. Avevo immedi atamente lanciato una ricerca  su Go o g le per accorgermi che l’annuncio in questi one datato non solo del giorno prima, ma che ha anche ripreso in gran parte la mia missione. Sotto schock, ho iniziato a tremare come una foglia, persuaso che avrei racco lto il CDI che mi avevano fatto scintillare durante questi ultimi 12 mesi.Il giorno dopo, avevo chiesto un intervista per can cellare questa misteriosa chiamata. Quando avevo menzionato il colpo di telef ono, il viso della signora Consel si era letteralmente rotto. E là, stavo pensando che q ualcosa fosse seriamente sbagliato. Di più, non felice di essere stato colto in flagrante, lei aveva osato dire che non sapeva ancore se mi ha tenuta! Dopo questa breve conversazione, non avevo più sper anza per quanto riguarda l’esito del mio contratto. Per tornare al momento presento, la sua risposta al la mia email me confirmava più o meno che non saro preso, e avevo l’impressione spia cevole da mettere nell’armadio. Vedendolo che mi restava un ora di te mpo libero prima il pranzo, ho depresso. Alle 13:00, tornavo al mio posto e cominciavo una p arte del solitario. Alle 15:00, mi annoiavo fermamente e ero più che st ressato, senza osare disturbare la signoraConsel per ricordarla che abbiamo dovuto fare il punto. Quando venne 16:55, ho aspettato le cinque ultimi m inuti con ansia, per spegnere tutto e tornare a casa. E a quel momento che lei sc oppià in perfetto stato d’animo, cosa che succedeva molto raramente. Si è sistema di fronto a me, torno con un energico movimento della testa lo stopino che gli sbarrava la faccia e mi gettava allegramente: — Allorà, Melinda! Di fronte alla sua faccia giocosa, me lo dico che, o lei aveva una brutta notizia a annunciarmi che la sua entrata sconvolgente e il su o comportamento falsamente simpatico aiuterebbero a fare passare la pillola, o lei mi avrebbe annunciato effetivamente una buona notizia. Ho dubitato per il secondo punto. La fissai, diffidante, mentre lei stava addebitando un sacco di argomenti per giustificare la sua scelta di non mantenermi. La si gnoraConsel ha citato l’assenza di lavoro a darmi, la mia mancanza di esperienzia, evi denziando i numerosi sforzi che ho compiuto questi ultimi sei mesi. Senza dimenticare di baratinarmi sul avvenire de la sua impresa di consulting, rivendicando la fin di un gr ande contratto in cui il declino dell’attività. Ingenua come ero, ho deglutito una gran parte del s uo discorso. D’altro canto, ho riviso il mio giudizio il giorno dopo quando al mat tino presto, l’ho sentita all’altro capo dell corridoio: — Vi presento Virginie, la nuova responsabile mark eting.
Sorpresa, ho quasi stragolato con il mio caffè. Li, lei davvero non mi importava della mia bocca! Sfortunatamente, non avevo altra scelta che di fare buona figura se volevo ricuperare la mia lettera di raccomandazione. I suoi passi si avvicinarono lentamente del mio uff icio, dove lei spiccava come un fiore, accompagnato del mio sostituito. Mi sono sfo rzato di mostrare un sorriso accogliente quando lei ha informato Virginie che me ne andavo dall’impresa lo stesso giorno e che il mio lavoro come assistente marketin g era sostituito dal suo. Come me l’ho aspettavo, la rendeva estremamente a disagio. Da altrove, non capivo bene lo scopo di questa piccola giostra. Il comportamento della signora Consel n’essere un p overo riflesso dei suoi molti sbalzi d’umore, quando vado attraverso la porta a v etri per l’ultima volta quella sera, ho sentito un po di sollievo. Rilassato dopo questo ultimo scontro, ho lasciato i l MIN di Rungis a bordo del Tram. Trovandomi di nuovo disocuppata, ho rapidamente int rapreso un’ intensa attività di ricerca nel campo del marketing. Dopo qualche setti mane infruttuoso, ci riesco a ottenere la mia prima intervista per una posizione di assistente. L’appuntamento era per il lunedi seguente alle ore 9:00, alla Défense. Dopo un intervista di due ore, sono uscita della to rre Ariane con sollievo e buon umore. Il sole brillava e la temperatura era dolce, annunc iando un estate promettente in questo inizio di luglio. Nathan mi aspettava sul parcheggio dei Quatre Temps . Lo avevo chiamato in emergenza per portarmi al mio appuntamento, perché il mio treno era stato cancellato e il traffico completamento fermato per causa di un incidente di persona. Come sempre, era venuto al mio soccorso, nonostante il fatto che lo avevo risvegliato. Quando mi aveva depositato, era succes so qualcosa d’insolito. Per la prima volta da sette anni, aveva voluto farmi un regalo. Cosa che ci proibiamo. Sul posto, la mia morbosa curiosità mi aveva quasi obbligata a ac cettare immediatamente. Sono stata costretta a rimandere questa, perché l’orario del mio appuntamento si avvicinava e questa battuta d’arresto probabilmente ritardereb be. Mentre riguadagno il parcheggio sotterraneo, mi ric ordavo il nostro primo incontro e non ho potuto impedermi di sorridere. Avevo diciott’anni e ero appena stata carricata dal mio primo ragazzo. Dopo avere passato diversi mesi insieme a lui, credevo che lui mi amava. Il giorno in cui avevo finalmente dormito con lui, mi rese conto che tutte le sue dichiarazione d’amore erano solo una scusa per arrivare alle sue estremità e la nciarmi il giorno dopo. E stato durante le ferie di aprile. Depressa, avevo preso rifugio nel parco di Villeroy , a un banco di pietra, lontano da occhi indiscreti. Piangevo senza fermarmi, ma non v olevo mostrare ai miei genitori, né a nessun altro. I giorni passavano senza il mio dolore lenisce. Mi è capitato di incontrare alcuni passanti, ma era abbastanza raro a quel peri odo dell’anno. Eppure, un giorno, uno di loro si era se duto accanto a me. Non avevo osato guardarlo, ma sapevo che era un uom o. Un giovane. Non diceva nulla, come se lui volesse semplicemente regalarmi la sua presenza come segno di sosteno. Ero a disagio di piangere in fronte a un estraneo. Facevo il mio possibile per riportarmi in dietro quando aveva meso un pacchetto di fazzoletti tra noi due. Era andato via qualchi minuti dopo, ma questo brevo sca mbio mi aveva un po sollevato il morale. L’indomani, sono tornata a questo banco nel mezzo d ella foresta … e un’altro
pacchetto di fazzoletti era meso al mio posto. Dopo questo brevo incontro, non era con il stesso sentimento che tornavo al banco. Speravo rivederlo. Ogni giorno, c’era un nuovo pacchetto di fazzoletti . Ogni volta che lo vedevo, il mio cuore stava accelerando. Questa piccola attenzione mi ha toccato enormemente anche se non conosco affatto quest’uomo. Alla fine della settimana, pensavo ritrovare un alt ro pacchetto, ma questa volta, era lui che mi stava aspettando. Prima indecisa, lo ave vo osservato in detaglio prima che mi noti. Alto, muscoloso, la carnagione opaca e i capelli sc uri, stava cadendo. I suoi occhi sono stati improvvisamente posti su di me con quest o caldo bagliore che mi caldava sempre il cuore. Mi aveva indirizzato un sorriso ab bagliante e il mio respiro era blocato nella mia gola. Era precisemente a quel momento che avevo cominciat o attacarmi a lui. Lui rilasciava qualcosa che mi rassicurava et mi sembra va familiare. Timidamente, ho continuato a avanzare da lui. Quando mi era seduta sul banco, le mie guancie si igniterano, la mia pancia era legata e le mie mani erano diventate umide. No ho potuto guardarlo. — Ti senti meglio? Mi aveva chiesto. Gli occhi sempre inchiodati di fronte a me, avevo a cconsentito debolmente. — Mi chiamo Nathan, e tu? — Melinda. Abbiamo cominciato a discutere e a vedersi di nuovo ogni giorno. La sera quando tornavo a casa, aspettavo con ansia il nostro appun tamento del giorno dopo. Come vai tu, una specie di gioco si era installato tra di noi, l’obiettivo è quello di provocare l’altro per farlo cagna il più possibile. Lo amavo per anni, anche se sapevo che lui non ved eva la nostra relaziona come lo volevo. Aveva 4 anni più di me e ero persuasa che m i considerava come la sorellina che non ha mai avuta … Quando ho raggiunto la sua macchina, la mia ansia e ra alla sua altezza. Morivo d’invidia per prendere dalla sua borsa e cercare fi nché non trovo il mio regalo. Nathan mi conosceva abbastanza per avere anticipato il mio gesto e stava bene di riordinare la sua borsa sul sedile posterioro, fuori portata. Mi fissa e mi sparava un sorriso diabolico. Ho deli beratamente ignorato il suo scherzosamente. — Allora, quale è questo regalo che volevi regalarmi? Lasciava scivolare un piccolo ridere. — Troppo tardi. Devi aspettare un poco, adesso. — Cosa, sei. Sai che ho orrore di aspettare e che la mia curiosità mi farà diventare matta. Devo sapere! Avviava senza lasciarmi tempo negoziare di più. — Peccato… Avresti dovuto accetarlo tutto in una v olta. Gli ho dato un occhiata infastidito, anche se questa lotta con lui mi diverta molto. — Sei veramente un fastidio quando mettilo! — Ti annoierrebbe se non era il caso. Conservavo un sorriso, invano. Arrivato a Mennecy, ha fatto un gancio dal ristoran te giapponese Okiwu. Era quasi mezzogiorno e morivo di fame. Al momento di uscire dalla machina, mi ha dato una delle sue occhiate beffarde e i suoi occhi bruni scintillavano. — Aspettami qui, né ho per qualchi minuti. — Fuori questione! Vengo insieme a te.
— Ordoni sempre la stessa cosa. — E allorà? Ho forse voglia di cambiare, giustamen te. — Bene, come vuoi. Dopotutto, non sono io che sono schiacciato di scoprire il tuo regalo … — Non perdi niente da aspettare, tipo di feccia! Non ha potuto trattenere sua risatta, cosa che mi h a infastidita ancora di più. Attraversando il parcheggio, passava un bracci o intorno alle mie spalle. Mon cœur s’accéléra subitement. Mi sforzo di mantenere un ar ia distaccato cagnando deliberatamente. — Perdermi! Non sono un bracciolo! — Fermati, sai che puoi fare peso contro di me, dice stringendo il suo abbraccio. Ho provato nascondere il mio respiro un po troppo v eloce mentre le mie guancie tandis que mes joues irradiavano. Se non ti ricupera rapidamente, sarai alla grilla. Purtroppo, continuavo di credere che Nathan ignorav a tutto del mio problemo, anche se quello si vedeva come il naso nel mezzo della fa ccia; gli uomini sono a volte ciechi alle prove. Nathan ha ordinato il suo menu prima di estendi la carta d’aria di sfida. Assorbandomi nella lettura di questa, lo ign oravo per provare a decidarmi. Ho alla fina scelto un assortimento di sushi, come al mio s olito. Ha ritenuto un sorriso mentre il suo sguardo scintillava, cosa che mi faceva guardare il cielo. Tornata al mio appartamento, Nathan ha smaltito cos cienziosamente ognuno dei nostri piatti sulla tavola. L’osservo, impaziente, aspettando il momento lui fermarsi ignorarmi. Siccome questo non succedeva, sono parti ta lavarmi le mani nel bagno. Comminciavo a strofinare i miei palmi saturati di s apone quando Nathan entrava e mi ha spingata deliberemente per prendere il mio posto . — Ah no! Non ti lasciero il mio posto, tu vas devo ir attendre, tipo di macho! Mi sorriva attraverso lo specchio mentre lottevo pe r mantenere il mio corpo di fronte al lavandino. Nonostante la mia volontà di guardare grave, non ho potuto tenere un sorriso. Il suo aria superiore e divertito mentre s i appogiava legermente alla mia destra per farmi deviare dell’asse aumentava la mia voglia di resistere a lui. Siccome non mi muovevo, ben fisso sui miei supporti , rinunciava alla sua prima idea e si stava dietro di me. Le sue braccia scivol arono intorno alla mia vita per farsi strada fin’all acqua. Ha fatto schiumare il sapone nel cavo dei suoi palmi e diffonderava volentieri sulle mie proprie mane. Io rido più bello, senza riuscire a mostrare il mio sguardo arrabiato. Inizio allorà una lotta sotto il rubinetto per ricuperare il massimo di acqua. Lui ha vinta ampiamente la battaglia e finisceva per stringere le sue mani sop ra di me. Lo ho spingato via quando sentivo le piccole gocce d’acqua cadere sulla mia pelle. — Fermati! gridavo senza fiato, le guance ghiaccia te in un sorriso permanente. Ha preso un asciugamano e si è pulito, prima di rin viare la sua attenzione su di me. Il suo sorriso trionfante annunciava un altro scherzo da parte sua. Mi lanciava l’asciugamano alla faccia e approfitava della mia c ecità momentanea per corsa fuori dalla stanza, che mi provocava una risata. tinentemente che non avevoNon perdi niente da aspettare! gridavo, sapendo per alcuna possibilità contro di lui.Quando l’ho uniscito, lui aveva ripreso il suo post o e mi ignorava di nuovo. Dovevo ammeterlo, era molto più forte di me quando si trattava di attormentarmi. Predendo un aria infelice e sforzandomi soffocare i resti della mia ilarità, ho chiesto: — Mi fai aspettare ancora lungo? Dettagliava la mia postura e ha risposto in un tono di disapprovazione: — No lo so, dipende da te.
— Dai, non sei simpatico. — Méli, sai che più insisterai, e meno cedero. Dai , sedati e mangia. Il suo viso sembrava impassibile, ma i suoi occhi l o tradivano, riflettendo questa nota di umorismo che mi faceva vibrare. — No ho più fame! Bronciavo. — Meno male, mi farà di più. Senza darmi tempo di protesta, ha preso uno dei mie i sushi e l’ha palato in bocca. — Mmm, è tanto buono, hai torto di non volerne. Horrifiée, je me ruai à ma place et protégeai mon p lat contre toute nouvelle attaque, tout bon sens m’ayant désertée dès l’instant où le sushi avait disparu dans son estomac. — Se tocchi ancora uno dei miei sushi, te rimpiang erai! Mi fissava un momento. La sua aria vacillava legerm ente e un sorriso canzonatura illuminava la sua faccia, saliendo fino ai suoi occ hi glitter oro. — C redevo che non avevi, disse prima di prendere un sorso del suo brodo miso. — Non è il problema, replicavo infastidato. — Dai, smetila di fare la tua testa di mulo et man gia. Quello che ho fatto il più rapidamente possibile, c redendo ingenuamente che il mio piatto finito avrei saputo cosa era. Mentre ingoiavo il mio ultimo morso, ero scandaliza tta di notare che Nathan prendeva un piacere intelligente saporir e il suo piatto con una eccessiva lentezza. Tuttavia, ho tenuto bene di fargli osserv aziones siccome lui provava chiaramente di spingermi. Ho preso la mia cattiva pazienza e ho provato di pe nsare a altre cose che quel famoso regalo, ma confesso che la mia morbida curio sità tornava sempre su questo problematico e che, senza accorgermi, fissavo ognun i dei suoi gesti fino non aveva più niente da mangiare. Persuaso che il momento finalmente viene, mi sono r ecuperata, attenta a seguirava. Sfortunatamente per me, Nathan ha contin uato farmi camminare. — Mi fai un caffè? — Hum, lasciami pensare… No! — No caffè, no regalo. — Infine, mi chiedo se tu non hai inventato questa storia per obbedirti. — Fammi un caffè e avrai la tua risposta. Il suo mezzo sorrise enigmatico ha avuto ragione de lle mie proteste. Ho corsato alla cucina per preparare quelle mi aveva chiesto. — E buono, sei soddisfatto? chiedevo posando la su a tazza di fronte a lui. — Non essere cattivo gioccatore, Méli. Sai che gli uomini saranno sempre i più forti. Non muoverti, continuava finalmente predendo la sua borsa. Non notavo la sua osservazione macho, assicurata ch e facceva ogni sforzo per ritardare il momento che aspettavo. Ricercava nella sua borsa, che mi sembrava durare p er sempre. Quando mi ha allungato una piccola scatola di veluto di notte bl u, il mio respiro si è bloccato nella mia gola. La fissai durante lungue minuti, prima di chi edere: — Cos’è? La vista di quest’oggetto avava docciato il mio entusiasmo. — Vai li, apri il. Il suo sguardo scintillava, senza essere in grado d i determinare si era per causa della mia testa o per il regalo che mi faceva. Ho preso la scatola con una mano tremita, ho sollev ato il copperchio… e mancavo strangolare quando ho scoperto un piccolo amuleto a spirale identica a quella che indossava il mio salvatore — Dove l’hai trovato? Ho chiesto dubbioso.
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